Bruxelles, dolce, dolcissima
Sconsigliata solo ai diabetici
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Il vostro fisico ha bisogno di recuperare immediatamente energie, la votra glicemia è nei limiti, la transaminiasi pure? altro non vi resta che concedervi un wek-end lungo a bruxelles, rientrerete dolcemente soddisfatti. E’ ciò che è accaduto a noi, due anni fa. Dopo aver passato mesi di tribolazioni sia fisiche che psicologiche sentivamo il bisogno di qualche giorno di svago. Non siamo amanti de mete esotiche e lontane, i villaggi turistici non fanno per noi, tanto meno i centri bellezza, amiamo l’Italia e la vecchia europa con tutto ciò che offrono. Tra le capitali che ancora ci mancavano bruxelles era una di queste; acquistare un volo in offerta su Ryaniar è stata cosa semplice, più complesso si è verificato la prenotazione dell’hotel. Causa viaggio non previsto il nostro budget era un pò risicato. Ci abassiamo: da un tre prenotiamo un due stelle, confidando nel fatto che spesso le foto di internet non sono molto attendibili… Speranza immediatamente sconfessata all’arrivo. Decolliamo di buon mattino da Orio, anche questa volta un acquazzone, ma ormai lo consideriamo di buon auspicio. L’alcquazzone italiano si è tramutato in una insistente pioggia con vento freddo; fa pure freddo: 16°. La consegna bagagli si protrae il giusto per farci perdere il bus della compagnia che ci porterà in città. Il ragazzo della biglietteria, super fiscale, non riaprirà lo sportello se non 20 minuti prima della corsa sucessiva. Se ci si siede sulle poltroncine accanto alla biglietteria si perde la priorità della fila, quindi o si sta in piedi per 45′ o se si è in due ci si alterna nella fila. Finalmente arriva anche il nostro momento per salire sul bus sotto una pioggia sempre incessante. Un’oretta e più di tragitto ed eccoci a bruxelles-midi. Qui, spiove. Per prendere la metro dovremmo raggirare tutta la stazione, praticamente dalla parte opposta alla fermata del nostro bus, taxisti un pò annoiiati sono in attesa, noi siamo umidicci,decidiamo per il taxi,il tragitto è breve e la vista dell’hotel è sconfortante; il personale che ci attende multietnico è molto gentile, meno male, la camera pulita e confortevole. Disbrigo delle formalità e dopo poco, complice un sole pallidino, siamo già in strada. Il centro è vicino, da subito ci rendiamo conto che anche qui non soffriremo la fame; tantissimi punti di ristoro di tutti i generi si susseguono l’un l’altro. Pochi passi e siamo al palazzo della Borsa, luogo di appuntamento degli abitanti del posto, Grand Place è dietro l’angolo.Visto che tanto grande non è potevano chiamarla semplicemente Place, in compenso è molto caratteristica con le sue costruzioni gotigo-fiamminghe con una punta di stile italiano. I palazzi delle corporazioni che la circondano hanno la loro storia. Siè fatto pomeriggio e ancora dobiamo pranzare; ci facciamo il primo gauffre con panna montata e fragoline, una delizia alla quale nessuno deve sottrarsi; la birra è buona e non tanto alcolica, saremo stati fortunati. Alla sera ritorniamo in piazza, illuminata è molto caratteristica,le cioccolaterie dei dintorni lo sono ancora di più. Dopo una salutare dormita scendiamo per la colazione un pò scettici. Veniamo subito sconfessati da cestoni di panini di ogni specie, brioches biscottie dolci tipici a volontà, pure i vassoi del salato sono in abbondanza; su ogni tavolo possenti thermos di latte o caffè ci attendono. Al termine di cotanta colazione siamo pronti per il museo di belle arti; poca gente e nulla di particolarmente interessante, ad eccezione dei quadri di magritte; dal prossimo anno l’artista avrà il suo museo, nella piazza reale, ora è ancora in ristrutturazione. All’uscita ci andiamo a rilassare nei giardini circostanti non prima di essere passati da Paul, il fornaio, ed aver fatto incetta di pane all’uva, allo zucchero e treccine salate, una delizia. La birra aromatica non è per me, preferisco quella normale. Ci proponiamo di stare leggeri, questo pomeriggio vorremmo fare un salto da Godiva, una delle tante cioccolaterie che abbiamo notato lungo il percorso. Da Godiva non arriviamo, ci fermiamo prima. In centro una signora con un banchetto propone gauffre di sua produzione, le caramella al momento, come fare a resistere? E’ il nostro aperitivo prima di sederci ad un tavolo di uno dei tanti ristoranti del l’Ilot sacrè dove ceniamo con un piatto di Mules et frites innaffiato da un’ottima birra, una marca a noi sconosciuta, e a complemento della cena ci viene offerto il dolce della casa: una delizia di creme e cioccolato. Abbiamo inteso che qui si andrà avanti per gli altri tre giorni a dolci. Oggi che è sabato lo dedichiamo ai mercati di antiquariato. Il più accreditato di tutta europa, così narrano le guide, è quello di Grand Sablon, e hanno veramente ragione. La merce esposta sia negli stands che nei negozi è di livello alto, ci accontentiamo di guardare, le nostre finanze non ci permettono acquisti. Il quartiere è elegante, i palazzi signorili, anche qui tante confetterie e pasticcerie. Visto che qui per noi è troppo caro ci dirigiamo a Marolle: dalle stelle alle stalle. Ambulanti di ogni ceto sociale, i più quotati espongono su miseri banchetti, ma la moltidutine ha la propria mercanzia in terra.Non ci crederete ma qui riusciamo a trovare due candelieri in ottone e due vasetti di ceramica, veramente bellini. Non tiriamo nemmeno sul prezzo, tanto poco ci chiedono.La nostra intenzione è di pranzare in zona, ma le brasserie del circondario non ci ispirano. Rientramo in centro, strada facendo ammiriamo ii vari murales a fumetti dipinti ad ogni angolo di strada. Una buona baguette al salmone rucola e pomodori per me, e una al poulette per Achille ci riempiono lo stomaco. Il pomeriggio lo passiamo agli antichi moli, quartiere molto caratteristico, dove all’imbocco del grande molo un ambulante di pesce cucina i suoi prodotti in vario modo.Cena assicurata. Non senza fatica riusciamo a trovare posto su un grande sgabello e ci facciamo antipasto freddo di pesce, aringhe fritte e birra. Solitamente le città di domenica sono un pò tristi, decidiamo quindi per l’Atomnium. Costruzione veramente imponente, nemmeno la torre eiffel dà una sensazione di potenza così grande. Siamo fortunati, oggi non piove, per il momento, quindi gironzoliamo nei paraggi, ci spingiamo fino allo stadio dell’Hysel, tristemente famoso, e contiamo di pranzare nei giardini antistanti l’atomnium dove una sfilza di produttori bilogici stanno esponendo i loro prodotti. Facciamo giusto in tempo a pranzare con pane, fragole e speculos che si scatena l’ennesimo temporale. Cambiamo zona, ad est sembra che ci sia sereno, andiamo al quartiere europeo, la visita è doverosa. Il gigante di vetro è imponente e deserto, siamo in pochissimi ad ammirarlo, durante la settimana è un brulicare infernale di persone, ma alla domenica…. Ora siamo stnchi, non ci resta altro che rientrare. Piove fino a sera; non lo facciamo mai, ma complice il tempaccio, entriamo in una pizzeria del quartiere per la cena. Ne usciamo piacevolmenti sorpresi e con in pancia un’ottima pizza cucina ta da pizzaioli salernitani con i quali ci siamo intrattenuti parecchio. Lunedì è il nostro ultimo giorno. La mattina è dedicata all’itinerario dell’Art nouveau, picevole vista di palazzi diversi dai soliti, facciamo incetta di dolci e cioccolato e biscotti nei negozi che più ci appagano e ci dirigiamo alla stazione dove uno spiriosissimo autista ci accampagnerà a Charleroi. Il volo è per la sera, vorremmo cenare in aeroporto, ma i prezzi priobitivi ci fanno cambuare idea. Dal nostro zaino leviamo qualcosa di dolce che ci siamo comprati e ci addolciamo per l’ultima volta il corpo e lo spirito con tutte le loro buone cose. La cena è rovinata dall’acquisto della bottiglietta d’acqua: 2,70!!! I belgi, sono sempre cugini dei franesi, a Beauvais l’anno prima la pagammo 2,90!. Inconveniente a parte, consigliamo vivamente questa capitale, anche se è un pò caruccia, e il tempo molto variabnile, però sopperisce con le sue dolcezze alla poca cultura che dispone, d’altronde non sempre si deve viaggiare solo per acculturarsi!!