Da Frisco a L.A. passando per i parchi

Viaggio emozionante del Berto e del Rova da Frisco a L.A. passando per i pachi Death Valley, Zion, Bryce, Antelope, Granda Canyon e tanti altri e naturalmente Las Vegas.
Scritto da: steber
da frisco a l.a. passando per i parchi
Partenza il: 01/05/2010
Ritorno il: 15/05/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Ascolta i podcast
 
1 maggio 2010 Partenza da Milano Linate con la British, scalo a Londra e dopo 10 ore di volo arrivo a San Francisco alle ore 16.45. Non voleremo più con la British, avevamo chiesto due posti vicini lato corridoio e il sig. Daniele del check in nel primo tratto per Londra ci mette lontano e vicino al finestrino e nella seconda tratta ci assegna due posti lontani. Inoltre, nessun film in italiano! Ma, in suomi, cinese, giapponese ed altre lingue sconosciute, sì! Ci rechiamo immediatamente alla Hertz, dove preleviamo la macchina (700 euro dall’Italia): Toyota Coralla, una berlina immensa, dotata di navigatore, che si rivelerà indispensabile per la scarsa segnaletica. Chiediamo al portiere come utilizzare il cambio automatico e partiamo per l’Hilton a Union Square – due notti prenotate dall’italia per 60 euro a notte cadauno. Il tempo di sistemare le valigie in camera, prendere un cable car ed arrivare finalmente al Fisherman’s Warf. Il Rova è stanchissimo, camminiamo per una decina di minuti e ci fermiamo in un ristorante per la cena. Pensando che nei futuri giorni mangeremo sempre carne, ci buttiamo sul salmone alla griglia, che si rivelerà un’ottima scelta. Riprendiamo il cable car ad Hyde Street ed il Rova si addormenta sul tram… arriviamo all’Hilton dove sprofondiamo nei nostri due letti matrimoniali dotati di 4 cuscini a testa. 2 maggio 2010 Sveglia al canto del gallo: 6 del mattino, causa fuso orario non siamo mai riusciti a dormire qualche ora in più al mattino, ed il Rova propone di utilizzare la macchina per gli spostamenti dato che è domenica mattina ed è pure molto presto. Facciamo colazione da Starbucks dentro l’hotel con un ottimo succo di frutta mango-tanto ed un maffin e recuperata l’auto che ci costa 40 dollari al giorno, partiamo per il Golden Gate Bridge. Ci fermiamo alla spiaggia davanti al Presidio per le foto di rito e attraversiamo il ponte. Il cielo è terso , temperatura estiva, ed il panorama ci affascina, siamo dall’altra parte del mondo e stiamo ammirando niente di meno che San Francisco. Impostiamo di nuovo il navigatore in inglese, solo dopo tre giorni scopriamo che c’era anche l’italiano, per Alamo Square. Qui si trova una delle meraviglie della città, anzi sette… le Seven Sister, queste case in stile, che si vedono in tutti i film, incantevoli. Una è in vendita per circa 3.800.000 di euro. Dalla collina si vede San Francisco dall’alto, bellissimo panorama. Passiamo dal Japan Center, ma non è niente di particolare, solo un centro commerciale. Arriviamo a Lombard Street, che ci delude, ma decidiamo di fare come gli altri turisti e di percorrerla in macchina urlando dal finestrino. Arriviamo aTelegraf Hill per vedere la Coit Tower, parcheggiata la macchina, prendiamo il sentiero che sale verso l’alto e qui incontriamo sei/sette ubriachi che seduti per terra si stanno preparando un cocktail! Cerchiamo di fare gli indifferenti, ma questi ci parlano in inglese, diciamo di non capire e tra le loro risate ci defiliamo. Intanto arriva un poliziotto solitario in bici che fattosi la salita e arrivato tutto sudato tira fuori il manganello e caccia i tipi. Saliamo sulla Coit Tower ed ammiriamo il panorama su tutta la città, da vedere. Ottima vista sul grattacielo Transamerica Piramid. Ripartiamo e arriviamo a Nob Hill per vedere la Grace Cathedral, copia di Notre Dame, carina. Torniamo in hotel per parcheggiare l’auto, ma questa volta utilizziamo un parcheggio pubblico che costa 28,50 al giorno. Prendiamo il cable e torniamo al Fisherman’s Warf. Camminiamo fino al Pier 39. Molo famoso e zeppo di negozi e ristoranti, ma l’attrazione principale sono i leoni marini sul pontile. Ti emozionano, li vedi a pochi metri da te dormire sul pontile, tuffarsi in acqua e risalire con un balzo sul pontile. Entriamo anche nel Pampanito, un sottomarino ormeggiato li vicino della seconda guerra mondiale, esperienza molto interessante. Vediamo Ghirardelli Square e torniamo al Union Square dove compro un paio di Nike al Nike store. Costano la metà che in Italia. Doccia in hotel, e torniamo per cena al Fisherman’s Warf. Memori di una formidabile mangiata di gamberi fatta a New York a Time Square, decidiamo di provare il Bubba Gump. Ma qui non è la stessa cosa, mangiamo male e rassegnati torniamo in hotel. 3 maggio 2010 Sveglia all’alba e partenza per il Sequoia Park, ci attendono ben 420 Km. Ci perdiamo più volte, solo grazie al navigatore riusciamo a trovare la strada giusta. Rispettate i limiti di 75 miglia, la polizia è sempre in agguato e ferma macchina in continuazione, infatti tutti vanno piano. La strada passa tra vigneti e aranceti in fiore che emanano un profumo inebriante. Ci fermiamo a comprare arance e fragole che si rileveranno ottime. Al parco c’è ancora neve per terra, e alcuni punti panoramici tipo Moro point sono chiusi, ma riusciamo a vedere tutte le sequoie in particolare il Generale Sherman, la pianta più grande del mondo: 11 m di diametro e 86 m di altezza! Impressionante! Il Rova parte in discesa e dopo pochi metri urla che la macchina non frena, mentre si avvicina un burrone. Preso dal panico tiro il freno a mano e blocco l’auto, per scoprire che il Rova era partito in folle! Attenzione a fare benzina nei tempi giusti, nei parchi non ci sono distributori, la benzina costa pochissimo. Al primo distributore pensavamo che la pompa fosse rotta: i dollari aumentavano lentamente! Con 20 dollari fai il pieno! Volevamo fermarci a dormire a Tree Rivers, ma scopriamo che è un paesino di poche case. Non pensavamo che i paesi fossero così piccoli, quindi proseguiamo e arriviamo a Linday e ci fermiamo in un motel 8 costo 86 dollari. Pulito e dignitoso. Ceniamo in un ristorante messicano, l’unico che troviamo dopo aver girovagato un’ora per il paese con 40 dollari e ci rechiamo in hotel ignari della sorpresa del giorno dopo. 4 maggio 2010 Sveglia come al solito alle 6, oggi ci attende la Death Valley e sono 570 km. Dopo aver fatto colazione mi reco in camera mentre il Rova rimane a fumare una sigaretta. Non riesco ad aprire la camera, ma non mi stupisco, in America tutto è diverso: bisogna inserire le carte in modi strani e per fare la doccia è un’impresa. Rubinetti particolari che si tirano si spingono si girano… tutte le volte mezzora per iniziare una doccia. Pensate che in un hotel avevano un rubinetto alla reception per mostrare come fare la doccia, e nonostante le spiegazioni siamo riusciti solo dopo molti tentativi a far uscire l’acqua. Chiamo il Rova ma neanche lui riesce ad aprire la porta, chiamiamo il tipo della reception che armato di tester, cacciavite e pinza cerca di aprire la porta. Cerco di aiutarlo da dopo mezzora mi innervosisco e con mio inglese stentato gli dico che non abbiamo tempo da perdere e di buttare giù la porta o rompere il vetro. Il tipo si arrabbia e prende il telefono e chiama. Io penso che chiami un fabbro o qualcosa di simile, il Rova capisce che ha chiamato la Polizia. Io gli dico: la polizia, ma figurati. Dopo due minuti arrivano due pattuglie di polizia! Alla fine per farla breve la polizia dice al tipo che non può tenerci lì ad aspettare oltre, così rompono il vetro e noi possiamo ripartire. La strada si rileva ottima, lunga ma vuota e dritta. Passiamo per il lago Isabella e arriviamo al primo punto: sand dunes. Ci sono 36 gradi, quindi decidiamo di non addentrarci tra le dune. Il paesaggio è surreale, splendido. Volevamo andare allo Scotthy’s Caste, ma la strada è interrotta. Arriviamo a Furnace Creek pensando di trovare un paese, invece ci sono solo un ranch e un hotel. Optiamo per il ranch e ci partono 220 dollari! Ranch bellissimo, con maneggio, piscina riscaldata che sfruttiamo, campi da golf, museo, ecc. Posate le valigie partiamo per il punto più bello: Zabrinskie point. Proseguiamo per Dante view e visto l’orario torniamo in hotel. Bagno in piscina doccia e via al ristorante. Miglior cena della vacanza: filetto cotto sulla brace con buffet di verdure e vino californiamo, 100 dollari, ma spesi bene. Non sono mancate le avverture: il Rova perde le chiavi bancomat della camera, che ci sarebbero costate 50 dollari, ma che fortunatamente ritroviamo. Per ridere provo a chiamare un cavallo che incredibilmente si avvicina e si fa accarezzare. 5 maggio 2010 Sveglia di buonora si parte per Las Vegas – la tappa più breve 210 km. Attraversiamo la Death Valley: golden canyon, devils golf couse – insolite formazioni di sale, ashford mill – resti di una miniera lavorazione oro, bad water – punto a meno 86 metri sotto il livello del mare. Arriviamo a Las Vegas, al Circus Circus prenotato dall’Italia a 20 dollari cadauno, il tempo di sistemare le valigie e via per le strade della città. A Vegas tutti i parcheggi degli hotel, i self park, sono gratuiti, mentre se prendete i vallet dovete dare la mancia al vallet, appunto. Quindi giriamo in auto i vari casino. Visitiamo Mirage, Venezia – incredibile il canal grande con gondole gondoliere, meglio di Venezia reale, Paris – saliamo sulla torre Eiffel, Bellagio, Treasure Island. Ci colpisce la quantità di panni verdi a perdita d’occhio! Per cena andiamo a Freemont street per vedre lo spettacolo di luci. Proseguiamo per la Stratosfera, dove da solo non me la sento di fare le giostre, il Rova ha dato forfait. Se volete fare le giostre dovete comprare i biglietti prima di salire. Ammiriamo Las Vegas da 350 m di notte, è incredibile e pensare che non volevamo nemmeno passarci ed ora vorremmo restare un altro giorno, ma il tempo è tiranno. Ci attende il New York, ma il Rova mi crolla e all’una andiamo in camera, il giorno dopo ci attendono 440 km. 6 maggio 2010 La sveglia alle 7 e si parte per lo Zion park e Bryce park. Arriviamo allo Zion, dove scopriamo che per visitare il parco bisogna prendere un bus e fermarsi alle varie fermate. Ci fermiamo in tutti i punti del parco, e al capolinea prendiamo il sentiero e risaliamo il fiume: ci attendono montagne rosse, cascate… e scoiattoli che si mettono in posa per le foto. Nei parchi non si può dare cibo agli animali, non si può fumare e in alcuni nemmeno mangiare. Infatti, sono tenuti benissimo e non vedi carte o mozziconi a terra. Lo Zion è suggestivo e simile alle nostre dolomiti. La visita ci porta via molto tempo a causa del bus, ripartiamo e dopo una sosta per un panino ripartiamo per il Bryce. Difficile descrivere le emozioni che ci ha dato il Bryce, è il parco che ci è piaciuto di più. I suoi pinnacoli dai mille colori sono qualcosa di magico. La temperatura è cambiata, con pile e giubbotto, ci fermiamo in tutti i punti e ritorniamo al Sun set point, dove parte un sentiero che scende ai pinnacoli, ci addentriamo un poco, ma visto l’orario, dobbiamo trovare da dormire e da mangiare, ritorniamo alla macchina. Nei parchi i ristoranti chiudono prestissimo alle 9/10. La scelta è tra pochi hotel, optiamo per il Bryce Canyon Resort a 95 dollari. Fa freddo, la temperatura è scesa a zero gradi, siamo a 2.700 metri, accendiamo il riscaldamento. Ceniamo in un ristorante vicino molto spartano, dove non hanno nemmeno la birra! Finita! 7 maggio 2010 Oggi ci attendono altri 400 km per arrivare a Moab e visitare Arches, Canyonlands e dead horse point – punto di Thelma e Louise. Prendiamo la strada di montagna, evitando l’autostrada, scelta azzeccata visto il panorama mozzafiato. Inoltre passiamo per capitol reef dove vedremo delle incisioni rupestri sulla roccia. Arriviamo sul pomeriggio e subito visitiamo Canyonlands. Parco interessante e con vista sul fiume colorado. Uscendo si trova sulla destra Dead Horse Point che si paga a parte, non è compreso negli 80 euro della tessera dei parchi che potete fare al primo parco che visiterete. E’ una curva molto suggestiva del fiume colorado, merita sicuramente una visita. Il Rova sceglie l’hotel a Moab: AArchway Inn a 139 dollari compresa la colazione. Mangiamo a Moab in un ristorantino: bene e spendiamo 50 dollari. 8 maggio 2010 Sveglia alle 7 e colazione. Questa volta perdo io le chiavi della stanze e non contento metto il pancake nel tostapane sbagliato facendo uscire una nuvola di fumo. Questa fa scattare l’allarme antincendio e un attimo prima che scenda l’acqua la tipa della reception blocca l’allarme e ci salva da una doccia mattutina. Andiamo alla reception convinti di pagare la chiave persa, ma qualche buon samaritano l’aveva trovata e riconsegnata. Partiamo per visitare Arches e poi dobbiamo arrivare a Mexican Hat, quindi fare circa 250 km. La visita di Arches ci entusiasma, archi di roccia rossa creati dall’erosione degli agenti atmosferici, impressionante! Non riusciamo ad arrivare al delicate arch, dista 3 ore di cammino! Ma facciamo il sentiero di 1.30 andata e ritorno e arriviamo al Landscape arch, l’arco più lungo. La temperatura è estiva, ma in ogni piazzola ci sono delle fontanelle per bere e bagni pubblici. Ci lascia a bocca aperta la roccia in bilico… il doppio arco, la finestra… partiamo per Mexican Hat, una roccia con uno strano cappello: divertente. Ci fermiamo a dormire all’hotel Hat Rock inn per 115 dollari. Cena nell’unico ristorante, bistecca alla brace con contorno per un totale di 60 dollari compresivi di tasse e mancia. Usciti dal ristorante prendo la strada contromano, mi confondo dato che le strisce sono l’opposto che da noi. Al centro hanno la striscia gialla continua e ai lati bianca. Solo l’intervento del Rova ci evita un frontale! 9 maggio 2010 Oggi ci attende la Monument Valley e poi dopo 270 km Page. Tempo sempre ottimo, temperatura estiva. Arriviamo dopo 30 km alla Monument Valley, davvero unica e spettacolare. Sembra di essere in un film, l’occhio spazia avido nella valle cercando di memorizzare più particolari possibili. Paghiamo l’ingresso e percorriamo con la nostra auto i 30 km di sterrato, attenzione alle buche! Ci fermiamo in tutti i punti indicati e le foto si sprecano. Da non perdere il Ford point. Compriamo dalle bancarelle ricordi e regali dagli indiani Navajo. Ricordate che in Utah c’è un ora in più rispetto agli altri stati. Partiamo per Page e dopo 270 km ci sistemiamo al Motel 6 per 76 dollari. Abbiamo tempo per visitare la diga del lago Powell – impressionate – e horse shoe bend – curva del fiume colorado imperdibile, siamo tornati anche la mattina dopo per rivederlo. Costeggiamo per qualche chilometro il lago Pawell immersi in un’atmosfera surreale. Cena in un ristorante messicano per 50 dollari. Il Rova segna tutte le nostre spese su un taccuino, ma non riesce a fare le somme… chiede il mio aiuto, dice che essendo ragioniere non dovrei avere problemi. Faccio la somma e prendo paura! Ma è una vacanza magnifica e come dice la pubblicità: non ha prezzo! Inizio a sognare abeti e roccia rossa… mentre a L.A. sognerò macchine ed incroci. 10 maggio 2010 Sveglia di buon mattino e dopo aver attraversato Page – da noi soprannominato il paese delle chiese, nella via principale ne abbiamo contate una decina di varie religioni – torniamo a horse shoe bend e poi al particolare Upper Antelope Canyon. Si parcheggia l’auto si pagano 26 dollari a testa più il parcheggio e si sale sopra un camion con guida indiana. Si arriva ad una spaccatura nella roccia di immensa bellezza. Si cammina sulla sabbia del deserto e si attraversa questa crepa scolpita dagli agenti atmosferici in modo da regalare emozioni incredibili. L’orario migliore è mezzodì poiché il sole entra direttamente a novanta gradi dall’alto, noi ci accontentiamo del sole delle 9,30 del mattino. Partiamo subito per il Grand Canyon ci separano circa 224 km. Arriviamo da est, e ci fermiamo in tutti i punti panoramici del west rim – bordo est. Siamo a quota 2.200 e il pile torna in auge. Un po’ ci delude, dopo aver visto altri parchi, questo è talmente immenso che visto da lontano è vissuto meno e forse perde… ci perdiamo al Grand Canyon village, non ci sono molti cartelli alla fine decidiamo di cercare un hotel e di tornare per il tramonto. Prima prendiamo il bus verde e raggiungiamo due punti panoramici chiusi ai veicoli privati. Arriviamo a Tusayan paesino a pochi km dal parco ed il Rova sceglie un hotel da vacanze di natale: con tanto di mega caminetto e teste d’alce appese alle pareti. Ci chiedono 127 dollari con colazione, pensavamo peggio. Grand Hotel Grand Canyon. Torniamo per il tramonto e vediamo le rocce incendiarsi di rosso per poi diventare piano piano buie… cerchiamo un ristorante a Tusayan e ceniamo con bistecca e vino californiamo. Esagero con quel vino da 14 gradi e passo la notte agitato e sudato… 11 maggio 2010 Sveglia al levar del sole, colazione e la stanchezza inizia a farsi sentire con i primi segni di cedimento. Dobbiamo visitare la parte più interessante del Canyon la west. Solo che bisogna prendere il bus. Ci sono tre linee di bus. Cerchiamo di raggiungere il parcheggio del bus rosso, ma ci perdiamo e dobbiamo prendere il bus blu e cambiare con il rosso. Perdiamo un sacco di tempo ma riusciamo a prendere il bus rosso ed iniziare il giro. Inizia a nevicare con il sole, ci mettiamo tutti i vestiti a nostra disposizione, cuffia e sciarpa e proseguiamo il tour. Ci fermiamo a tutte le fermate per arrivare al capolinea. La temperatura è scesa a zero gradi ed il vento è gelido, ma nonostante tutto riusciamo ad ammirare la vastità del canyon. Volevamo fare un giro in elicottero – 185 dollari cadauno – ma visto il tempo rinunciamo e ripartiamo. Ci attendono circa 800 chilometri per arrivare a L.A.. Come deciso in precedenza faremo un pezzo di route 66 con tappa a Oatman. Dopo circa 450 km arriviamo verso le 6 di sera a Oatman, paesino incantevole dove il tempo si è fermato alla corsa dell’oro. Poche case in stile western attorniate da splendide montagne. Come in tutti i posti visitati i turisti sono pochissimi, così apprezziamo maggiormente l’atmosfera che si respira. Il Rova non riesce a scendere dall’auto, uno dei muli liberi per il paese gli blocca la portiera… è presente un unico hotel, il Rova visto le condizioni in cui versa e il cartello con la pistola barrata e la scritta: niente armi, si fa intimorire e vuole proseguire. Allarmato anche da numerosi harleysti che bevono birra con coltelli a vista! Passiamo dalla neve all’aria condizionata! Proseguiamo esausti per arrivare a Needles. Al primo Motel – River Valley Inn – entriamo e per 35 dollari totale abbiamo la camera! Motel senza pretese ma dignitoso e molto economico. Noto un signore tipo serial killer sulla porta che mi incute strane sensazioni, lo dico al Rova che tranquillo: stai calmo Berto, si sta solo fumando un sigaretta! Andiamo a mangiare ed al ritorno troviamo la porta del tipo spalancata con dentro un poliziotto, mentre un altro era fuori sull’auto della polizia. Spiamo dalle tende, ma non capiamo cosa possa essere successo. Mettiamo una sedia contro la porta e ci tuffiamo nelle lenzuola stranamente profumate. 12 maggio 2010 Si riparte per L.A. dove arriveremo nel primo pomeriggio. Impressionati da 6 corsie di auto che ti passano da tutte le parti, cerchiamo di trovare un hotel. Impresa ardua. Dopo aver vagato per le tangenziali, strade, quartieri… stanchi di girare senza meta, decidiamo di andare in zona aeroporto. Infatti, troviamo subito l’Holiday Inn Airport che per 137 dollari ci dà una stanza. Abbiamo tempo per un giro a Venice Beach – uno zoo, divertente e suggestiva – ma è ancora presto per i primi bagni, anche se qualche matto si tuffa. Si sta bene in maglietta, e non azzardiamo oltre. Passiamo a Santa Monica e visitiamo il molo che ci ricorda il Pier 39 di Frisco. 13 maggio 2010 Sveglia al mattino presto, e qui crollo dopo colazione. Il Rova mi lascia dormire fino alle 10.30 viste le mie condizioni fisiche. Partiamo per gli Universal Studios, dopo avere trovato posto all’Hilton Univesal Studios – salassata di 230 dollari – entriamo agli Universal – salassata di 178 totale per due, entrando dopo le due del pomeriggio. Ingresso giornaliero 120 dollari a testa! Rimaniamo delusi, meglio Gardaland. A parte il giro in trenino, si vedono alcuni set di film e televisivi, le giostre e gli spettacoli ci deludono. A mezzogiorno provo prima di entrare negli Studios, per cambiare dieta, un piatto di spaghetti, ma la scelta si rileva fallimentare. Torniamo il hotel, doccia e si esce a cena. Proviamo un ristorante mandarino… ottima scelta! Mangiamo un riso buonissimo – Panda Rise – e paghiamo 40 dollari. 14 maggio 2010 Visitiamo Hollywood Bl dove ci sono le stelle con i nomi dei vari attori, ecc. e Rodeo dr, ma non ci convincono. Compro un altro paio di Nike in offerta a 57 dollari. Torniamo in spiaggia a Santa Monica per un po’ di relax, senza toglierci la felpa. Cena in un ristorante thai e a letto, ormai sfiniti. Hotel Hilton Airport prenotato dall’Italia per 120 euro tot. Rimaniamo alla finestra a guardare tutte le strade a 6 corsie stracariche di macchine. Guidare a L.A. è stata veramente un’impresa! 15 maggio Ultima mattinata disponibile, decidiamo di visitare i farmer’s market ed il centro commerciale a fianco per l’ultimo shopping da abercrombie. Riconsegnamo l’auto con 4.600 km alla Hertz e facciamo il chek in. Anche in questo caso non riusciamo ad avere posti vicini, ma almeno la hostess ci avvisa. E’stato un viaggio indimenticabile, degli eccessi dalla neve all’aria condizionata, dal mangiare bene al non mangiare, da camere da 35 dollari a 200 dollari, dal deserto alle sequoie, dalla pianura alle montagne di roccia rossa. Emozioni, ricordi splendidi e indelebili per tutta la vita. Note: componenti del viaggio Berto e Rova, 15 giorni, 4.500 km, spesa 2.800 euro compreso volo – auto – mangiare – dormire – ingressi ecc. – Parco più spettacolare Bryce, città preferita Frisco, città ludica Las Vegas (quanti matrimoni), punto più emozionate horse shoe bend. Se volete altre informazioni: stefano-ber@libero.it


    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche