Costa Rica… Pura Vida 4

Una splendida esperienza in Costa Rica
Scritto da: giovanni panza
costa rica... pura vida 4
Partenza il: 02/08/2006
Ritorno il: 31/08/2006
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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“Quasi quasi vengo anch’io…” – fu quasi senza accorgermene, distrattamente, che nell’estate del 2006 promisi all’amico di vecchia data Francesco la mia partecipazione alla spedizione che stava organizzando nel Costa Rica. Si trattava di trascorrere un mese in una riserva naturale per svolgere attività di volontariato nella foresta. Nulla poteva essere più lontano da quelle che erano le mie propensioni e le mia idea di “vacanza”, sempre associata agli splendidi mari della Croazia, alle affascinanti città d’arte europee o alle dinamiche metropoli americane. Ma quell’anno, complice il desiderio impulsivo di vivere un’esperienza forte, mi lasciai tentare dall’entusiasmo di Francesco verso questo mondo per me sconosciuto. Sono partito da solo (Francesco si era mosso la settimana prima), ho preso tre aerei, che dopo quasi 15 ore di volo mi hanno portato di notte a San Josè, la capitale del Costa Rica. Il giorno dopo ho incontrato Louis, il mio contatto per la riserv,a in una palazzina alla periferia della città, dopo di che sono corso a prendere un autobus per Puntarenas, da dove, sotto un caldo torrido, ho atteso 2 ore un battello per la penisola di Nicoya; da qui, sempre zaino in spalla, ho viaggiato per tre ore e mezzo in piedi su un pulmino lungo un tratturo che attraversava la fitta vegetazione. Quando alla fine, verso sera, sono arrivato a Montezuma, un villaggio che fino agli anni ’80 era ancora meta di hippies, artisti e sognatori, ho atteso, sfinito, che il conducente del carro per la riserva naturale assoluta di Cabo Blanco, la mia meta finale, terminasse di sorseggiare la sua birra fresca, sdraiato sull’amaca in riva all’oceano Pacifico. Arrivato alla riserva troppo tardi per cenare mi sono sistemato nella mia capanna facendomi luce con la torcia e cacciando una famiglia di granchi marini che occupava indebitamente la stanza prima di crollare spossato sul mio nuovo letto! Così è partita la mia avventura! Quelli che potrebbero apparire come disagi, fatica, difficoltà, si sono rivelati essere niente altro che il preludio necessario a recuperare (o meglio, guadagnare per la prima volta!) un rapporto vero ed intenso con la natura, con se stessi e col modo di interagire col mondo esterno. All’interno della riserva, lavorando sotto il sole durante il giorno e ascoltando la marea la sera, ho scoperta un approccio diverso alla vita. Ho spostato sassi per costruire un viale, ho piantato semi, ho perlustrato spiagge semideserte in cerca di rifiuti, ho trasportato sacchi di ghiaia e assi di legno su e giù lungo i sentieri della foresta… una briciola rispetto al duro lavoro dei rangers della riserva, che probabilmente avrebbero fatto in tre giorni quello che io ho fatto in un mese… ma questa briciola per me ha significato tanto! Ho avuto la possibilità di condividere tutto con giovani di tanti Paesi, con abitudini profondamente diverse dalle mie… ho vissuto a contatto con quei piccoli animali che normalmente provocano ribrezzo, imparando che sono, come te, parte dell’ambiente in cui vivi… Ho cominciato a considerare normale l’urlo delle scimmie la sera e la notte, molto meglio dei tanti clacson che disturbano le nostre serate… sono andato a dormire alle nove la sera per poi svegliarmi alle cinque del mattino con le onde a farmi da sveglia ed il sole già caldo a togliermi ogni velleità di continuare a dormire… ho trascorso serate su un’amaca nel folto della foresta con solo due persone nel raggio di 10 chilometri… ho imparato a chiacchierare per ore con davanti solo il mare scuro ed un temporale in lontananza! Credo che un’esperienza come quella che ho avuto la fortuna di vivere, un po’ per caso un po’ per curiosità, ti lasci molto più delle pur splendide bellezze naturali visitate. Le spiagge sterminate di Cabo Blanco, il mare cristallino dell’isola Tortuga, gli animali esotici della foresta, la vegetazione lussureggiante, i villaggi di pescatori; tutto questo, e molto altro, resterà sempre impresso nella mia memoria insieme alle tante altre bellezze, culturali e naturali, che ho potuto ammirare in giro per l’Europa ed il mondo. Ma Cabo Blanco mi ha fatto un dono grande, che spero di non sciupare mai: un’immensa fiducia in me stesso, la consapevolezza di poter vivere modellando le mie esigenze sulle mie ambizioni, la certezza di essere in grado di vivere fino in fondo il bello della vita, che troppo spesso avevo considerato oltre la mia portata. Il Costa Rica ha rappresentato un’importante cesura nella mia vita. Quello che prima mi sembrava troppo difficile, troppo lontano, dopo ha continuato ad essere difficile e lontano, ma non “troppo”. Sulla via del rientro, a Montezuma, aspettando il primo pulmino per la prima parte del lungo viaggio verso San Josè, incontrai in un bar sulla spiaggia lo stesso conducente che all’andata mi aveva costretto ad attendere che finisse di bere per partire verso la riserva. Quello che un mese prima mi era parso un atteggiamento folle e mi aveva causato una brutta mezz’ora di nervosismo, quel giorno mi parve la cosa più naturale del mondo. Gli chiesi se potevo sedermi accanto a lui e offrirgli un’altra birra, visto che stavo andando via. Il carattere della gente del Costa Rica, dei ticos, come loro amano chiamarsi, mi resterà sempre nel cuore. Chiacchierammo, e alla fine brindammo, come si usa laggiù, con una semplice espressione: “Pura vida”


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