L’incato dell’Oman
Alcuni approfondimenti sull’Oman:
L’Oman si sta aprendo fortemente al turismo negli ultimi due anni: un mondo che è rimasto chiuso per millenni inizia a vedere sul suo territorio i primi gruppi di turisti, i crocieristi che si fermano a Muscat, oltre naturalmente ai classici turisti fai-da-te che non sono mai mancati. L’impressione, è che l’Oman vada visitato nel più breve tempo possibile, prima che perda (qualcosa si è già perso), la sua profonda anima autentica.
Molti mi dicono: si, ma cosa c’è da vedere in Oman? Brevemente: la cittadina fortificata di Nizwa, forse la più legata alle antiche tradizioni, con il caratteristico souk e la compravendita di bestiame, i vicini forti di Bahla, Jabrin, Nakhal e Rustaq, sembrano miraggi di sabbia nel deserto con le loro pareti lisce e levigate e le torri elaborate, circondati da fitti palmeti. Le selvagge montagne dell’interno, con piste sterrate mozzafiato che ne scalano canyon e pendii. Gli splendidi wadi, profondi e rigogliosi canyon ricchi d’acqua e di palme, dove si può praticare trekking unito da splendide nuotate nelle acque cristalline. Le infinite spiagge deserte, da quelle bianche bagnate da acqua turchese, a quelle di sabbia gialla ed acque verde smeraldo, dalle distese infinite a sud di Sur abitate dalle tartarughe giganti, fino alle incontaminate e sconosciute isole Daymanyat, simili ad atolli maldiviani, ricchi di barriere coralline ma prive di vegetazione. Per finire, la caratteristica capitale Muscat, divisa in diversi quartieri, alcuni dei quali sembrano villaggi, con le forti contraddizioni, dal tipico mercato del pesce e dal souq, allo stravagante palazzo del Sultano per finire alla strabiliante Grande Moschea. Tutto questo condito dal sorriso e dalla gentilezza di un popolo curioso, che non attende altro che un vostro saluto per darvi un caloroso benvenuto.
Eccetto Muscat, i servizi turistici non sono molto sviluppati: si trovano pochi hotels, concentrati nella cittadine più grandi, come Nizwa e Sur, non si trovano ristoranti internazionali e in alcuni luoghi il ristorante dell’hotel è l’unico a disposizione. Il servizio negli hotel è cortese ma spartano, eccetto le grandi catene alberghiere.
Le strade principali sono bellissime e ben tenute, ma per raggiungere alcuni tra i luoghi più affascinanti è necessario un fuoristrada, come il Jebel Shams (il Grand Canyon dell’Oman), l’attraversamento dei monti Hajar, per percorrere le piste non impegnative del Wahiba Sands e per raggiungere alcune incantevoli spiagge tra Sur e Oman, come la White Beach.
Le strade sterrate sono divertenti e in buone condizioni, attenzione, in montagna spesso sono esposte e non protette, mentre quella che attraversa il Wadi Bani AWF a volte guada piccoli e bassi torrenti, che si possono trasformare in qualcosa di pericoloso se ha piovuto da poco. Da evitare in questo caso.
Le segnaletiche sono scarse, anche quelle per i luoghi turistici: noi avevamo il notebook con antenna gps per avere la posizione in tempo reale su google earth, molto comoda, ma non indispensabile. Una buona mappa è sufficiente. Attenzione, molti parlano solo arabo.
Abbigliamento: sicuramente rispettoso ma non obbligato. Anche le donne possono girare tranquillamente in canottiera e pantaloncini, ed indossare il bikini in qualsiasi spiaggia. Naturalmente ciò riguarda i turisti, le donne del luogo indossano esclusivamente abito tradizionale nero con volto coperto, anche in spiaggia.
La benzina costa pochissimo (circa € 0,24 al litro) ed il prezzo è fisso in tutto il paese. Le auto sono solitamente di grossa cilindrata. Il cambio valuta è da rapina legalizzata (la differenza tra acquisto e vendita raggiunge il 30%). Appena arrivati all’aeroporto, dovrete obbligatoriamente passare prima dal cambio per l’acquisto del visto, il consiglio è di cambiare lo stretto necessario: la soluzione più conveniente in Oman è utilizzare la carta di credito e prelevare dagli sportelli con anticipo contante (commissione del 4%, nulla in confronto ai tassi applicati in loco).
Da prenotare in anticipo l’escursione per vedere le tartarughe a Ras al Jinz, esperienza unica da non perdere assolutamente. (trovate l’email sul sito ufficiale). Stessa cosa se volete fare diving o snorkeling alle Daymanyat.
Nizwa – Oman, giovedì, 1/04/2010
Lasciamo all’alba Dubai e gli Emirati in direzione dell’aeroporto di Sharjah, che raggiungiamo in circa 40 minuti di taxi (20 euro), mentre la carreggiata opposta è completamente paralizzata: un avvertimento: evitare di percorrere le strade da nord a sud la mattina, e da sud a nord verso sera, per via del traffico pendolare. Il volo Sharjah-Muscat con Air Arabia (€ 60) è puntuale ma le pratiche per l’immigrazione sono piuttosto lunghe: prima è necessario cambiare la valuta per l’acquisto del visto, poi si passa al controllo passaporti. Il consiglio è di cambiare il minimo indispensabile in aeroporto, visto che i cambi sono da veri strozzini (addirittura sfavorevoli del 20%), meglio prelevare dagli sportelli automatici con commissione del 4%. Ci rechiamo al banco Europcar dove ritiriamo il fuoristrada che ci accompagnerà sulle strade dell’Oman (9gg di 4×4 € 385, con upgrate in loco). Ci consegnano un’enorme Land Cruiser, eccezionale, piacevolmente sporca ed ammaccata, così non avremo problemi alla riconsegna. Faccio annotare tutte le parti danneggiate sul foglio di noleggio, praticamente una X unica sul disegno….
Colleghiamo il gps al notebook, il segnale prende in 5 minuti ed eccoci apparire su google earth: l’avvenuta inizia. Raggiungiamo l’antica capitale Nizwa, lasciamo i bagagli all’hotel Al-Diyar (€ 88 tripla con colazione, direttamente con l’hotel) e andiamo a visitare il centro nel primo pomeriggio. C’è un caldo pazzesco, 38 gradi, superiore alla media del periodo: Nizwa sembra una città fantasma e visto il caldo, capiamo il motivo: ma purtroppo il forte chiude alle 16 e dobbiamo affrettarci per la visita. L’ingresso costa 1 euro: i forti dell’Oman, ne visiteremo diversi, appaiono come miraggi di sabbia tra le oasi del deserto. Perfettamente ristrutturati, forse troppo, visto che sembrano piuttosto recenti nonostante i secoli che hanno alle spalle. La visita è un susseguirsi di stanze, alcune spoglie altre semplicemente arredate, scalinate, torri e terrazze con viste mozzafiato: in cima al forte di Nizwa si ammira uno splendido colpo d’occhio della città, cinta da mura e della caratteristica moschea, oltre che sui palmeti che si chiudono all’orizzonte con gli imponenti monti Hajar. Il souq è chiuso, ci dicono aprirà la sera. Torniamo la sera ma è ancora chiuso, ci dicono che aprirà la mattina seguente, con tanto di souq del bestiame, visto che è venerdì ed è festa.
Jabrin, Bahla, Jebel Shams, venerdì, 2/04/2010
Oggi programma intenso: prima tappa il forte di Jabrin che, essendo venerdi, chiuderà alle 11. Il forte è uno dei meglio conservati dell’Oman, risale al 17esimo secolo ed è stato costruito dall’Imam Bil’arub bin Sultan. All’interno si visitano le cucine con utensili dell’epoca, le stanze dell’Imam, con soffitti riccamente decorati e pareti con iscrizioni in arabo, i canali per il trasporto dell’acqua e del succo di dattero, oltre alla scuola coranica e l’immancabile terrazza con vista sul palmeto e sulle montagne. Proseguiamo in direzione Bahla, con uno dei forti più imponenti del Paese, purtroppo chiuso da anni per restauro (Patrimonio dell’Unesco) e le botteghe di ceramica di cui non troviamo traccia. Verso le 11 ci inerpichiamo per la strada che sale al Jebel Shams, attraversando gli imponenti e selvaggi monti Hajar, fino ai 2000 metri di quello che viene definito, giustamente, il Gran Canyon dell’Oman. Strada facendo facciamo una deviazione per il villaggio montano di Misfat Al Abrein, arroccato sul fianco della montagna e circondato da una lussureggiante oasi. Le foto viste valevano di più di quanto abbiamo in realtà ammirato, ad ogni modo, si può osservare uno spaccato di vita di questa popolazione ancora fortemente legata alle antiche tradizioni e dove la quotidianità trascorre in modo lento e semplice. Il primo tratto di strada per il Canyon è asfaltato ma piuttosto ripido, per poi trasformarsi in una pista sassosa che taglia letteralmente la montagna, con qualche passaggio ripido ed esposto. Con un po’ di attenzione, e assolutamente con un fuoristrada, nessun problema per percorrere la strada, anche se in alcuni punti è necessario procedere in prima. Arrivati in cima lo spettacolo è straordinario e le somiglianze con il Gran Canyon americano più famoso sono evidenti, seppur in scala minore: si può costeggiare il bordo del canyon senza protezione, con strapiombi vertiginosi di oltre 1.000 metri. La temperatura in vetta è fortemente calata: dai 38 ai 23 gradi, molto ventosi.
Da Nizwa a Sur, sabato, 3/04/2010
Quella che ci aspetta sarà davvero una giornata memorabile, attraversando paesaggi mozzafiato completamente diversi l’uno dall’altro, dai deserti infuocati del Wahiba Sands, alla rigogliosa oasi del Wadi Bani Khalid, fino alle stupefacenti tartarughe diRas al Jinz. Procedendo in ordine: breve sosta alla località di Birkat al-Mauz, dove alle spalle del moderno abitato si trovano i resti di un villaggio di case di fango, in posizione spettacolare. Procediamo fino a vedere in lontananza le prime dune del deserto, che circondano la statale: da un lato si perdono in alte dune dorate, mentre dall’altro lambiscono le montagne sembrando immense vallate sabbiose. Lasciamo la statale e proseguiamo lungo una pista sabbiosa nel deserto, con le dune che diventano sempre più alte e rossastre: è un luogo straordinario, desolato ma affascinante, la nostra auto sembra un puntino nell’universo.
Attorno a mezzogiorno imbocchiamo la deviazione per il Wadi Bani Khalid, uno dei wadi più affascinanti del Paese: l’ultimo tratto di strada sta per essere asfaltato e si procede senza problemi fino al parcheggio. Il wadi è molto agevole: lasciata l’auto si raggiunge in 5 minuti la prima enorme pozza d’acqua, trasparente e circondata da palme. Qui partono dei ponticelli che attraversano il fiume: da una parte si trova uno snack bar, mentre dall’altra il sentiero procede lungo il wadi, raggiungendo fantastiche piscine naturali tra le rocce, con acqua verde smeraldo dove si possono fare splendide nuotate e tuffi.
Proseguimento verso Sur e raggiungiamo l’hotel Ras Al Hadd (€ 88 camera tripla, direttamente con l’hotel), poco distante dalla spiaggia delle tartarughe. Dopo un’ottima cena nel ristorante dell’hotel, raggiungiamo il Visitor Center di Ras al Jinz, una riserva naturale in cui arrivano circa 35 000 tartarughe all’anno a deporre le uova. Abbiamo prenotato, con un mese di anticipo direttamente dall’Italia, la visita guidata delle ore 21, visto che l’accesso è limitato a 100-120 persone divise in piccoli gruppi (ho incontrato alcune persone che, non avendo prenotato in anticipo, non hanno potuto visitare la spiaggia). Viviamo questa esperienza straordinaria, ammirando enormi tartarughe che escono dal mare, depongono le uova, scavano buche gigantesche per poi tornare verso il mare. Riusciamo anche a vedere le piccole tartarughine appena nate, che con notevole sforzo riescono a raggiungere il mare. Questa sera siamo fortunati, pur non essendo il periodo ideale, riusciamo a vedere in circa un’ora tutte queste fasi. Unico neo, da poco non è più possibile scattare foto, evidentemente molti turisti hanno esagerato con il flash severamente vietati.
Pensavamo di perdere mezza nottata, invece alle 23.30 siamo già di ritorno in hotel. Straordinaria sorpresa: alla reception ci spiegano che un gruppo di tartarughe appena nate hanno spagliato direzione, ed invece di seguire la strada per il mare hanno puntato dritto verso l’hotel: ora sono lì, di fronte noi, in un secchio in attesa di essere portate in mare all’indomani: le possiamo prendere in mano, ammirare e coccolare!
Da Sur a Muscat, domenica, 4/04/2010
Percorriamo la nuova hwy che attraversa montagne selvagge e suggestivi paesaggi costieri. Siamo sulla costa dell’Oman, nel tratto tra Muscat e Sur che si affaccia direttamente sul mare arabico. Il paesaggio è caratterizzato da montagne aride, rocciose, desertiche, ma ad un tratto, come per miraggio, appare un canyon incantato: tra le alte pareti rocciose scorre un fiume verde smeraldo, circondato da palme lussureggianti, in un ambiente altamente spettacolare.
Fino ad un paio di anni fa questo luogo era difficilmente raggiungibile: solo un pista sterrata ed accidentata di svariati chilometri che si snodava tra spiagge e montagne. Ora, grazie alla costruzione della nuova autostrada, che deturpa tra l’altro parzialmente il paesaggio, la partenza per l’escursione lungo il wadi è decisamente più agibile. Tra i numerosi wadi che si trovano in Oman, questo è senza dubbio il più spettacolare: si tratta di canyon spettacolari che spezzano le catene montuose, dove nel corso dei secoli, l’acqua che scorre ha creato gole mozzafiato rendendo fertile il paesaggio circostante: si tratta di acqua cristallina ed incontaminata, dai colori incredibilmente surreali e circondata da pareti verticali. Spesso, per raggiungere il punto più estremo del wadi, è necessario un trekking che si trasforma presto in una vera e propria avventura: è il caso del Wadi Shab, dove il paradiso incontaminato va sudato non poco e conquistato lentamente..
Lasciata l’auto sotto il cavalcavia dell’autostrada, ci si trova di fronte alla foce del fiume: per raggiungere l’inizio del sentiero è necessario attraversare il corso dell’acqua con un barca trainata con una corda da un ragazzo del luogo, che chiede l’equivalente di circa 50 centesimi di euro. Giunti nella sponda opposta, il sentiero segue dapprima il corso del fiume in mezzo alle palme ma improvvisamente l’acqua sparisce e si procede lungo il letto asciutto nel canyon. Dopo circa una ventina di minuti di cammino si raggiunge un bivio: il sentiero procede sulla destra lungo un tratto cementato sopraelevato, mentre procedendo nel canyon si raggiungono le prime piscine naturali dove è possibile rinfrescarsi. Il sentiero inizia ad offrire splendide viste sulle prime pozze d’acqua dai colori incantevoli. Si procede per circa 15 minuti lungo il percorso cementato, dopo di che si riscende nuovamente nel fondo del canyon asciutto, intervallato talvolta da piccole piscine naturali. Questa è la parte più faticosa del percorso: il sentiero a tratti sparisce ed è necessario procedere su grossi massi o in mezzo a delle rocce scivolose. La fatica si comincia a sentire, tanto più che le temperature sono spesso proibitive ed i punti ombra assenti: inizio di aprile, termometro sui 36 gradi. Riguadagnato il sentiero, si raggiunge nuovamente il fiume che si costeggia ad un’altezza di circa 10 metri e che in questo tratto scorre in uno stretto canyon. Il sentiero termina qui: per procedere è necessario trovare un punto per scendere dalle pareti rocciose e proseguire nuotando nel wadi, dove di tanto in tanto si formano delle spiaggette di sassi. L’acqua ha un colore meraviglioso, passa dal blu intenso, al verde smeraldo fino all’azzurro turchese. Si nuota lungo il canyon, tra pareti strettissime e catene di ferro che permettono di risalire lungo le rocce e fare tuffi mozzafiato. Ma lo spettacolo deve ancora arrivare: ad un certo punto il wadi sembra terminare e si arriva di fronte ad una grande grotta chiusa: ma osservando attentamente, si nota una piccola apertura a pelo d’acqua dalla quale passa appena appena la testa. Sembra impossibile proseguire, eppure si avanza cautamente, non senza titubanza ed apprensione, tra la stretta apertura e ci si ritrova in un luogo da sogno: una enorme cavità, a cielo aperto, dove tra le rocce si getta una spumeggiante cascata. In totale, per raggiungere la grotta, sono necessari circa 50 minuti di trekking e una decina di minuti a nuoto intervallati da brevi camminate.
L’avventura termina qui ed è una tra le cose più emozionanti che si possono fare su questo pianeta! Al termine dell’escursione nel wadi, cerchiamo di raggiungere la White Beach seguendo le tracce sterrate da google earth: procedendo dall’uscita del Wadi Sham, la strada si interrompe subito e siamo costretti a tornare indietro, riprendere la nuova autostrada in direzione Muscat, uscire a Fins e tornare indietro lungo la costa. La spiaggia è davvero bella, anche se arriviamo in un orario in cui troviamo parecchie jeep di un gruppo, ma c’è spazio sufficiente per trovare un angolo tutto per noi: la sabbia è bianchissima, il mare azzurro e trasparente con qualche sasso sulla battigia. Pranziamo in spiaggia e dopo bagni e un po’ di relax ripartiamo per il Bimah Sinkhole, stranamente, una delle poche attrazioni in Oman ben segnalate: è uno spettacolare cratere di calcare sul cui fondo si trova una straordinaria pozza d’acqua verde-azzurra, con pareti rocciose dove si possono fare tuffi spericolati.
Non ci resta che proseguire in direzione Muscat, attraversando paesaggi suggestivi di montagne rocciose dalla forma bizzarra. Le strade, finora piuttosto deserte, iniziano a farsi trafficate anche se la viabilità, anche in città, resta sempre piuttosto scorrevole. Arriviamo al Beach Hotel (spaziosa junior suite € 88 con colazione su asiarooms), in ottima posizione a 5 minuti a piedi dalla spiaggia e dalla zona commerciale di Al-Qurum, con molti ristoranti internazionali.
Muscat, lunedì, 5/04/2010
Muscat è una città un po’ strana, non ha un vero centro ma si divide in tanti quartieri, alcuni, come Mutrah, assolutamente lontani dal tipico aspetto di metropoli. A Mutrah visitiamo il caratteristico mercato del pesce, dove i venditori sono praticamente seduti in mezzo al pescato del giorno: gli acquirenti contrattano sul prezzo, alcuni caricano direttamente sui furgoni mentre altri si recano presso appositi banchi che effettuano la pulizia delle interiora. All’uscita del mercato si può passeggiare sul lungomare, con panchine coperte da cupole dorate, che offre una splendida veduta della città, con gli edifici e le moschee che si stagliano sul golfo. Bellissimo e coinvolgente il souk di Mutrah, uno dei più autentici del mondo: si può girare liberamente senza mai essere infastiditi, ma solo talvolta invitati dai venditori, con estrema gentilezza, a curiosare tra le loro esposizioni. Si passa dalle spezie profumatissime ai tradizionali pugnali in argento, dalla seta e dagli abiti tradizionali omaniti al souk dell’oro. I turisti sono pochi, la maggior parte delle persone sono uomini e donne arabe, con i loro vestiti tradizionali. Chiunque incontri, uomini naturalmente, ti guarda incuriosito ed al minimo sorriso, scambiano amichevolmente un saluto oppure una battuta. Ad ogni modo si tratta più di un souk da ammirare, visto che i prezzi non sono molto vantaggiosi.
Riprendiamo l’auto per raggiungere le spiagge del sud fino a raggiungere la baia dell’Oman Dive Center: si paga un ingresso (3 euro), la baia è davvero splendida ma, amara sorpresa….ci troviamo un gruppo di italiani: arrivano dalla Costa Crociere, oggi qui di passaggio! Che sfiga…. Ad ogni modo ci appartiamo nel tratto di spiaggia riservato all’hotel: l’acqua a riva è leggermente torbida in quanto molto bassa, ma una lunga passerella porta al largo, dove l’acqua assume una buona trasparenza, circondata da bellissime montagne rocciose che si tuffano in mare, formando deliziose calette raggiungibili a nuoto.
Muscat – Al Sawadi, martedì, 6/04/2010
Lasciamo per qualche giorno Muscat, ci torneremo l’ultimo giorno, e proseguiamo verso nord in direzione Al Sawadi, dove abbiamo prenotato un resort per 2 notti, con l’intento di raggiungere le isole Daymanyat. Strada facendo facciamo tappa alla straordinaria Sultan Qaboos Grand Mosque, una meraviglia del medio oriente e una delle poche visitabili dai turisti. La moschea sembra sospesa sul marmo bianco all’esterno, con i 5 minareti che simboleggiano la preghiera quotidiana. Gli interni lasciano senza fiato, e ospitano tra l’altro il tappeto più grande del mondo, del peso di 21 tonnellate, ed un lampadario in cristallo Swarovski con oltre 1000 lampadine. Nel pomeriggio raggiungiamo l’Al Sawadi Beach Resort, piuttosto caro (€ 178 la tripla, in mezza pensione), dove trascorriamo un bel pomeriggio di relax tra spiaggia e piscina.
Isole Daymanyat, mercoledì, 7/04/2010
E già. I paradisi incontaminati, sconosciuti ed inesplorati vanno sudati, non tanto per lo sforzo fisico, ma più che altro per trovare il modo di raggiungerli. Le Daymaniats sono dei gioielli incastonati nel mar arabico, formati da un gruppo di 9 isole, trasformati in una riserva marina protetta, il cui accesso è limitato da permessi speciali. E se nel web non si trovano molte informazioni su queste isole, qualche motivo ci sarà pure.
Arrivarci non è semplice, ma soprattutto, prima di arrivarci non si sa bene cosa si troverà, visto che non esiste alcun racconto da parte di qualcuno che ci sia stato, se non per fare immersioni al largo delle sue coste. Nemmeno la Lonely Planet ne parla nella guida dell’Oman…
In realtà un sito internet dedicato alle isole esiste, ma più che altro esamina la ricchezza dei suoi fondali ed i migliori punti immersione. Ma le isole Daymaniats offrono spiagge bianche mozzafiato, lambite da un mare dai colori stupefacenti, ma purtroppo, o per fortuna, le coste non sono sfruttate turisticamente. Purtroppo perché per arrivarci si deve ideare qualche stratagemma, per fortuna perché, una volta arrivati, sarete i padroni incontrastati dell’isola e della sua spiaggia, che al massimo dovrete condividere con qualche tartaruga di passaggio (ma durate il giorno è piuttosto raro) e con la miriade di pesci tropicali che vi accompagneranno durante le indimenticabili nuotate. L’unico modo che ho trovato per arrivarci è stato quello di contattare il diving del Al Sawadi Beach Resort, l’unico in zona che ha il permesso per raggiungere le isole. Il diving, di gestione tedesca, dispone di due barche che partono quotidianamente per raggiungere i migliori punti diving, offrendo inoltre la possibilità di fare snorkeling al largo. Ma per farvi lasciare direttamente su una spiaggia, dovrete richiederlo espressamente, con largo anticipo, e sperare in una risposta positiva. Scordatevi di contrattare un’escursione direttamente in loco perché il diving dispone di posti limitati ed è perennemente al completo. Da quanto ho capito, in Oman ci sono solamente due centri diving e l’altro si trova a Muscat.
Dopo una serie di email, sono riuscito a strappare un consenso positivo dalla responsabile del diving per un programma a grandi linee che comprendeva una sosta presso un’isola, per poi contrattare, la mattina stessa dell’escursione direttamente con l’istruttore, prima uno snorkeling al largo su fondale basso mentre il resto del gruppo faceva immersioni, quindi la possibilità di raggiungere una delle sue spiagge e farmi venire a riprendere dopo un paio d’ore (con il solo dubbio, si ricorderanno di passare a riprendermi?). Unico problema, l’imbarcazione non può attraccare sull’isola, pertanto la sudata ed incontaminata spiaggia va raggiunta a nuoto direttamente dalla barca: quindi, niente zaino, asciugamano e fotocamera, soltanto maschera e pinne.
La spiaggia è indescrivibile: la lunga battigia è formata da una miriade di minuscole conchiglie bianchissime e di coralli, l’acqua sembra immobile e si presenta con colori turchesi ed una limpidezza straordinaria, mentre a pochi metri dalla riva si trasforma in un acquario stupendo, con coralli vivi ed una varietà di pesci tropicali, murene, aragoste, pesci angelo, pagliaccio, pappagallo ma soprattutto tantissimi pesci chirurgo che nuotato al vostro fianco. Sinceramente pensavo di riuscire ad ammirare qualche specie più grande, evidentemente sono stato sfortunato, visto che le probabilità di incontrare le enormi tartarughe verdi sono molto alte e non è difficile nemmeno scorgere anche qualche squalo di barriera sui 15 metri di profondità.
Le poche ore a disposizione trascorrono tra nuotate memorabili e relax sulla spiaggia, che oltre la battigia si trasforma in sabbia bianchissima. Nessuna pianta e nessun punto ombra, sulla spiaggia si trova solo un cartello che indica che ci troviamo in un parco nazionale protetto, di non lasciare nulla sull’isola, che il camping è severamente vietato e di non disturbare le tartarughe verdi. Infatti passeggiando sull’isola, mi sono imbattuto in alcune montagnette di sabbia, evidentemente posizionate dalla guardia costiera per evidenziare i punti in cui le tartarughe hanno deposto le uova. Pensavo che un’alternativa per raggiungere le isole fosse quella di contrattare con qualche pescatore che si trova sulla spiaggia del resort, ma parlando con uno di loro mi ha spiegato che non dispongono del permesso per fermarsi alle isole Daymaniats, ma l’unico servizio che possono fare è il trasporto presso le isole Sawadi di fronte al resort, nulla di speciale. Non escluderei che questa cosa possa cambiare nell’immediato futuro oppure che possiate trovare qualcuno che vi porti ugualmente.
Per organizzare l’escursione contattate il centro diving: alsawadi(et)extradivers.info
e spiegate nel dettaglio cosa desiderate fare, visto che il programma (se c’è posto) prevede esclusivamente l’immersione in due diversi punti snorkeling al largo di qualche isola. Per raggiungere la prima isola si impiegano circa 45 minuti, il costo è di 18 RO, (sui 35 euro), all’incirca si parte verso le 9 e si rientra alle 14.30. Potete noleggiare l’attrezzatura direttamente al diving.
Da quanto ho capito, nemmeno il diving ha invece la possibilità di sbarcare sull’isola principale.
Nakhal, Wani Bani AWF, giovedì, 8/04/2010
Lasciamo Al Sawadi direzione Nakhal dove visitiamo il forte che sorge nella posizione più spettacolare del Paese: saliti sulla terrazza s può ammirare un paesaggio incantevole: i palmeti sembrano non finire mai e arrivano a ridosso delle imponenti montagne dell’Hajar, semplicemente favoloso. Proseguiamo e svoltiamo alla deviazione per il Wadi Bani AWF, un tratto di strada sterrata impervia, con pendenze da brividi, che si inerpica in una delle zone più selvagge dell’Oman, tra piccoli guadi, canyon mozzafiato, villaggi a terrazze che hanno sfidato la natura, paesaggi e viste da sogno. Si procede con attenzione ma il percorso è estremamente divertente, ma con la costante preoccupazione di non forare e di fare attenzione ai tratti notevolmente esposti.
Torniamo a Muscat dove ci risistemiamo al Beach Hotel, dove contrattiamo un late check-out serale per il giorno dopo, visto che avremo il volo in nottata.
Muscat, venerdì, 9/04/2010
Ultimo giorno in Oman ma lo vogliamo sfruttare pienamente: ritorniamo a Mutrah dove facciamo un nuovo giro nel souk ma, essendo venerdì, la maggior parte delle botteghe sono chiuse. Percorriamo il tratto di costa che collega Mutrah con Muscat, con il forte e l’enorme incenso in cima ad una collina. Muscat è letteralmente circondata da aspre montagne: ammiriamo esternamente il curatiissimo Palazzo del Sultano, con la facciata che ricorda un fungo colorato, ma anche castelli e palazzi circondati da splendide aiuole. La guardia di turno ci saluta amichevolmente, cosa strana. Continuiamo lungo la costa fino ad arrivare al Al Bustan Palace, uno degli hotels più lussuosi del medio-oriente. Si può accedere liberamente all’imponente lobby, sembra una via di mezzo tra un palazzo reale e una moschea, stupefacente. Infine raggiungiamo la baia di Qantab, una splendida spiaggia a forma di mezzaluna incastonata tra le montagne. Essendo venerdì, in spiaggia ci sono alcune famiglie e ragazzi che si godono la giornata festiva ed ancora una volta, abbiamo la testimonianza dell’amichevolezza della gente omanita: è bastata una palla in acqua per attirare ogni persona che passava dalle nostre parti: passa qui, passa là, in breve ci siamo trovati circondati da una ventina di persone che volevano giocare con noi, incuriositi e divertiti. Torniamo in hotel e dopo cena raggiungiamo l’aeroporto, dove in nottata ci aspetta il volo di rientro.
Termina qui la nostra avvincente e positiva esperienza in questo affascinante Paese, che lentamente sta scoprendo le sue enormi potenzialità turistiche, e che forse abbiamo avuto la fortuna di conoscere prima che possa aprirsi definitivamente al turismo di massa.
Foto sul mio sito: