Mauritius fai da me

Soffice nuvola verde nel blu dell'Oceano Indiano
Scritto da: Mony_85
mauritius fai da me
Partenza il: 13/03/2010
Ritorno il: 21/03/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Ecco la prima cosa che ho pensato quando dall’aereo abbiamo iniziato a vedere da lontano le sinuosità di questa bellissima isola: “Ho sotto ai piedi una nuvola verde, una sofficie nuvola verde”. I suoi picchi, le sue piantagioni di thè e la sua canna da zucchero si fanno riconoscere anche ad alta quota, ed è impressionante comprenderne la morbidezza delle forme a così tanti chilometri di distanza. Partiamo da Milano Malpensa sabato 13 marzo alle h. 18.30 con un volo Eurofly prenotato a gennaio tramite internet, prezzo dell’offerta: 450 €. Le dieci ore di volo le passiamo sorvolando la costa italiana, le piramidi egizie, il deserto africano, il Madagascar, fino ad arrivare alla nostra piccola isola. L’aereo sul quale voliamo è un A330 nuovo, i posti sono un pò piccolini per un lungo raggio simile ma ci adattiamo: metà del volo la passo dormendo appoggiata al braccio di Ale, che invece osserva tranquillo i film in programmazione sul monitor del sedile. Iniziamo il nostro viaggio nella speranza che il tempo con noi sia clemente. Chiunque decida di partire per un viaggio in quest’isola tropicale sa bene che il tempo estremamente variabile potrebbe giocare brutti scherzi: piogge, nuvole, tempeste tropicali sono dietro l’angolo a Mauritius. La nostra intenzione è quella di viverci l’isola in tutto e per tutto, di girarla, di scoprirla, e non quella di stenderci sul bagnasciuga per otto giorni filati, ma il bel tempo è comunque qualcosa che, tenendo le dita incorciate, speriamo veramente di incontrare. Devo ammettere che siamo stati ben fortunati: in una settimana di permanenza a Mauritius abbiamo incontrato una sola scrosciata funesta e solo una notte di pioggia e di vento con, l’indomani mattina, un bel sole alto nel cielo. Arrivati a Mahèbourg, dopo aver passato i controlli, ritirato le valigie, aver osservato appesi ovunque i colori della bandiera mauriziana (rosso, blu, giallo, verde) e dopo aver cambiato gli euro in rupie, usciamo in attesa del taxi prenotato via internet sul sito della struttura nella quale andremo a soggiornare: l’Oasis Beach Club di Pointe aux Piments, nel nord ovest dell’isola poco sotto Trou aux Biches. Appena fuori dall’aeroporto orde di taxisti parlanti francese/inglese/italiano cercano di convincerci a farci accompagnare in albergo, ma noi no, gli spieghiamo che stiamo attendendo una data persona per farci portare. Passa la prima mezz’ora, ma nulla… Non scorgiamo nessuno con il nostro cognome scritto su un pezzo di carta tra le mani. “Iniziamo bene!” ci diciamo! Dopo ben due ore di attesa, di telefonate alla struttura, e dopo varie peripezie dovute ad una disorganizzazione da parte dell’hotel, riusciamo a salire su un taxi e a farci accompagnare in albergo. Il caldo qui sull’isola è piuttosto forte e umido, fortunatamente riusciamo a trovare un posticino abbastanza ventilato all’ombra nel quale rifugiarci durante le due ore di attesa. Ci abituiamo praticamente subito alla guida a destra, e dopo aver fatto quattro chiacchiere con il nostro taxista mi perdo con lo sguardo fuori dal finestrino. Le impressioni avute dall’aereo hanno riconferma a terra, decido che il verde è il colore di quest’isola. Percorriamo la loro unica “autostrada”, la M2, e sorridiamo nel vedere quanto sia piccola (per noi una strada provinciale) e nel vedere i pedoni attraversarla in lungo e in largo! Come se non bastasse, l’autostrada passa esattamente per il centro di Port Louis (semafori inclusi)!! Lasciata l’autostrada ci ritroviamo in un groviglio di stradine attorniate da alte canne da zucchero, fino ad arrivare al nostro piccolo hotel sul mare. Appena arrivati Max (il titolare della struttura), come promesso per telefono, paga il taxi e ci accompagna nella piccola reception dell’albergo offrendoci un rinfrescante succo di frutta al mango. Dopo esserci accomodati e rilassati un attimo, saldiamo subito il totale del soggiorno: 460 € per l’intera settimana in mezza pensione. Paghiamo con la carta di credito in rupie mauriziane e ci accorgiamo subito che il totale è un pò troppo alto. Facciamo la conversione in euro e scopriamo che Max ci ha addebitato circa 100 € in più rispetto al dovuto; glielo facciamo notare e ci risponde che ovviamente quegli 80 € in più sono il costo del trasporto da e per l’aeroporto. Io lo guardo esterefatta… Gli spiego che per telefono il suo assistente mi aveva esplicitamente detto che il taxi lo avrebbero pagato loro scusandosi per tutto il disguido. La sua risposta? “Si si, ma intendeva dire di non preoccuparvi di saldare il taxista che ce ne saremmo occupati noi. Tra l’altro lo abbiamo pure pagato ben più del dovuto!”. Ricapitolando: io prenoto 3 settimane prima un servizio, precisando data di arrivo, orario e numero di volo, aspetto per ben 2 ore senza vedere traccia di nessuno, e mi fate pure pagare il trasporto?? Coraggiosi! Sottolineo in maniera molto pacata ed educata la mia disapprovazione, non avevamo alcuna voglia di fare questioni e soprattutto non vedavamo l’ora di entrare in camera per darci una bella rinfrescata. La nostra camera è la D2, un piccolo appartamentino su 2 piani. Al piano terra vi è l’entrata con la cucina, mentre al piano superiore vi sono la camera principale con letto matrimoniale, armadio, e finestrone che ci permette di avere una bellissima vista sul mare e sulla piscina dell’hotel, il bagno, e una cameretta più piccola con due lettini singoli. Nell’appartamento ci sono ben due condizionatori, che subito attiviamo a più non posso. Qualche piccolo appuno riguardante l’hotel Oasis: l’albergo ha un grosso potenziale, perchè è una struttura molto raccolta, intima, tranquilla, sul mare. Le camere non arrivano a venti, sono tutte raggruppate in delle casettine bianche a due piani costruite attorno alla piccola piscina dalla quale ci si può riposare osservando il mare, di giorno e di notte (cosa che Ale ed io adoravamo fare). Il ristorante è una vera terrazza sull’Oceano; la cena viene servita al tavolo e soltanto la morbida luce delle candele illumina il locale. Purtroppo però questo albergo è lasciato andare a se stesso. Gli spazi comuni non sono pulitissimi, così come le camere (il nostro bagno inizialmente era maleodorante); la piscina è scrostata e alcune mattonelle al suo lato sono dissestate. Le sedie del ristorante sono tutte un pò sporche, così come le sdraio attorno alla piscina. Le camere vengono rifatte tutti i giorni dal personale di servizio e il giardino viene allo stesso modo curato da vari giardinieri; sfortunatamente i due gestori italiani non sono così attenti alle condizioni della struttura ed è un grande peccato, perchè meriterebbe sul serio. A causa di questi motivi al primo impatto non rimango così soddisfatta della mia scelta. Ok, abbiamo pagato appena 200 € a testa per la mezza pensione, quindi nulla, però speravo in un qualcosa di più (quello che più mi ha urtata è stato il bagno maleodorante, proprio non riuscivo a sopportarlo. Non fosse stato così forse il primo impatto sarebbe stato migliore). La vista che però si gode dalla nostra camera è la migliore di tutto l’albergo, tirando le tende l’Oceano Indiano è lì di fronte a noi, e forse un pò, di questa vista, me ne sono pure innamorata! Lasciate le valigie in camera ci infiliamo subito il costume e filiamo dritti in spiaggia. La spiaggia proprio di fronte all’Oasis ahimè non è balneabile a causa degli scogli che ricoprono il bagnasciuga, ma a pochi metri di distanza c’è una bellissima e tranquillissima spiaggia attrezzata della quale noi dell’hotel possiamo usufruire. Ci buttiamo su due sdraio e fino alle sei del pomeriggio non ci muoviamo: cadiamo nel sonno più profondo. La spiaggia è tranquilla, il cielo azzurro, una leggera brezza ci accarezza sotto l’ombrellone… cosa si può desiderare di più dopo un lungo ed anche un pò stancante viaggio? Un bagno nelle stupende acque della caletta e via a dormire!! Il cielo dell’isola si presenta subito particolare: le nuvole sono sempre lì che aleggiano nell’aria. Non ci è mai capitato di vedere una giornata totalmente tersa, senza una nube. Magari non sono esattamente sopra la tua testa, ma comunque le vedi. Sono però delle nuvole belle, diverse da quelle grigie e antipatiche che abbiamo qui in Italia; loro sono come quelle dei cartoni animati, bianche bianche e tutte ben definite, paffute. Alle sei decidiamo di tornare in camera per una bella doccia. Ci prepariamo per la cena e raggiungiamo la terrazza sul mare. La cena viene servita al tavolo, non c’è la possibilità quindi di scegliere cosa mangiare. Per 7 sere consecutive abbiamo mangiato pesce! Pesce nell’antipasto, pesce nel primo, pesce nel secondo… Dolce senza pesce ma per ragioni di forza maggiore! Il mangiare era sempre abbastanza curato, il servizio lento… Mooooolto lento. Ci sedevamo a tavola alle 20,00 per rialzarci minimo alle 22,00. Dopo la cena corriamo alla reception per parlare con Max. La nostra intenzione è quella di prenotare una macchina in modo da poter girare l’isola per conto nostro e sappiamo che l’hotel da’ la possibilità di noleggiare l’auto a 35,00 € al dì. Decidiamo di tenerla 5 giorni; l’indomani alle 9 sarà nel cortile tutta per noi. Il lunedì la sveglia suona quindi presto… Alle 7,30 inizia a tempestarci le orecchie. Dopo qualche tentennamento mi alzo dal letto e la prima cosa che faccio è tirare le tende della stanza, per scoprire davanti ai miei occhi una splendida giornata. Sorrido e cerco di tirare giù anche Ale (impresa mai troppo semplice). Dopo la colazione (al buffet, ci sono sia cibi dolci che salati, per tutti i gusti insomma!) corriamo in reception per incontrare il signore dell’autonoleggio. Compiliamo tutti i moduli per poi salire sulla nostra auto: direttamente dalla Malesia, la Peruda Kenari è qui per noi! E’ così simpatica: una piccola scatoletta alta e compatta, bianca, con striscia nera “TURBOSPORT” sulle portiere laterali (vi renderete conto che a Mauritius le macchina non sono mai così sobrie!). Diamo quindi inizio a questa nuova avventura Mauriziana! Ale salta sulla parte destra della macchina e prende possesso del volante: siamo ufficialmente pronti! Usciamo dall’hotel e io sono tranquilla, mi fido ciecamente di Ale alla guida, anche su una piccola isola come Mauritius, anche con il volante a destra. Partiamo con due cartine dell’isola scaricate da internet e con quella stampata sulla Lonely Planet, insomma, ci arrabattiamo abbastanza! E’ possibile acquistare la mappa dettagliata dell’isola presso i benzinai o presso le librerie più fornite per circa 400 rupie (più o meno 10 euro) ma noi pensiamo bene di non comprarla! Le strade sono tutte bene indicate, noi non ci siamo mai persi e non abbiamo mai avuto alcun problema. Certo, bisogna tenere gli occhi aperti perchè i cartelli sono dalla parte opposta rispetto alla nostra abitudine, ma è fattibile, specie se si è in due in macchina. Un’altra cosa importante va’ detta sulle strade di Mauritius: sono tutte asfaltate in maniera eccellente, alle volte persino meglio delle nostre strade piene di buche e di rattoppi. Per quanto riguarda invece il discorso benzina (noi abbiamo rischiato di rimanere a piedi appena ci è stata consegnata la macchina perchè il serbatoio era vuoto e il benzinaio lontano!) il costo è lievemente inferiore rispetto all’Italia: il pieno ci è costato circa 25 euro. Per questa prima giornata, visto che il sole splende alto nel cielo e io ci tengo particolarmente a vedere l’ISOLA DEI CERVI col bel tempo, convinco Ale a dirigersi verso TROU D’EAU DOUCE da dove potremo poi imbarcarci in direzione dell’isola. L’Isola dei Cervi è un piccolo isolotto al largo della costa orientale di Mauritius dove troverete una laguna stupenda, con acqua calda e incredibilmente trasparente. Purtroppo l’isola è molto turistica data la sua bellezza, ma allontanandovi un pò dalla spiaggia principale riuscirete a scovare degli angolini tranquili ed incontaminati. Arriviamo fino a BELLE MERE tagliando l’isola passando per il suo interno. Il mare è bellissimo anche qui ma un pò più mosso (la zona est è quella più battuta dai venti) e scorgiamo inoltre dei resort fantastici! Entrati a Trou d’eau Douce noto che Ale si è ormai totalmente adattato alla guida locale e strombazza a più non posso. Se in Italia il claxon viene utilizzato per insultare il prossimo, tipo: “oooh muoviti!! levati che devo passare!! cosa diavolo stai facendo???” a Mauritius il claxon è utilizzato per: A- avvisarti che ti sto sorpassando (tipo : “Stai fermo lì che ti sorpasso”); B- avvisare i cani randagi sul ciglio della strada che è meglio non attraversare. A Trou d’eau Douce facciamo subito scorta d’acqua naturale (in albergo una bottiglia da un litro la vendono a 50 rupie, al supermercato ne compriamo 6 a 190) e ci dirigiamo poi verso il ristorante “Chez Tino”, non perchè avessimo particolarmente fame ma perchè sulla nostra fida Lonely vi è scritto che di traghetti pubblici per l’Isola dei Cervi non ce ne sono, ma che si possono trovare diverse compagnie private che per poche rupie ti accompagnano in motoscafo fino all’isola per poi venirti a riprendere a una data ora;”Chez Tino” è appunto una di queste. Scegliamo di fermarci qui anche perchè troviamo molta “tranquillità”, non c’è nessuno che da in mezzo alla strada ci urla di andare all’isola con lui, niente turisti in attesa. Appena dentro il ristorante una gentile signora ci domanda di cosa abbiamo bisogno, le spieghiamo che vorremmo andare all’Isola dei cervi e lei ci dice che se desideriamo a distanza di 5 minuti ci può già imbarcare al costo di 350 rupie (8 euro a testa) andata e ritorno. Accettiamo! Ci porta su una piccola spiaggetta vicino al ristorante e via! E’ quasi mezzogiorno, ed il rientro è previsto per le 16.30. In poco più di 5 minuti arriviamo sull’isola. Appena sbarcati il fatto che l’Isola dei Cervi sia un’isola turistica ci passa subito davanti agli occhi: bananoni pieni di ragazzi trainati da motoscafi solcano le onde dell’Oceano, uomini con paracaduti svolazzano ad alta quota, turisti intenti ad affrontare il mare con gli sci d’acqua, ecc… Il grande bacino dell’isola è stupendo: un’acqua così trasparente, attorniata da così tanto verde… non resisto alla tentazione: mollo zaino e vestiti in riva al mare e inizio a camminare sul lungo bagnasciuga. L’acqua è veramente molto bassa in questo tratto, continuo a camminare e lei continua ad arrivarmi a mala pena ai polpacci. Mi sdraio, è tutto così rilassante! Guardo verso la riva e vedo che Ale mi segue anche lui senza pensarci due volte. Ci ritroviamo nel bel mezzo di questo spettacolo caldo e trasparente, lontani dalla spiaggia, a godere della pace che aleggia nell’aria di un lunedì pomeriggio su questo tratto di costa (ho paura che nel week-end sia veramente molto affollato). Rimaniamo a mollo per diverso tempo fino a che la fame non inizia a farsi sentire! Al chè ci dirigiamo verso il bar dell’hotel “Le Tousserok” (l’unico hotel dell’isola) situato proprio sulla spiaggia, e per festeggiare questo splendido inizio di vacanza ci ordiniamo una fresca pinacolada da sorseggiare in riva al mare ed un bel fritto misto di pesce… Il servizio è stato impeccabile ed il conto più che onesto: 950 rupie (poco più di 20 €) per aver bevuto due coktails e mangiato due fritti misti nel bar di uno degli hotel più lussuosi di tutta Mauritius. Con la pancia piena continuiamo a scoprire l’isolotto, sbirciamo il bellissimo ed infinito campo da golf del resort, fino a scovare un tratto di costa incontaminato: solo Ale ed io, sdraiati a prendere il sole, di fronte ad un mare turchese… Arrivano ahimè in fretta le quattro e iniziamo quindi a prepararci per il rientro. Il viaggio di ritorno lo condividiamo con un simpatico gruppo di francesi. Verremo anche fermati dalla guardia costiera, che da quel che dice il nostro accompagnatore fà controlli a tappeto tutti i giorni per scovare e multare i trasportatori abusivi. Arrivati a terra ci rimettiamo in macchina per far rientro a casa. Questa volta decidiamo di assaporarci piano piano tutta la costa fino a Pointe aux Piments. Passiamo per Cap Malhéureux, punta settentrionale di Mauritius, villaggio di pescatori, in cui ci fermiamo ad ammirare la particolare Chiesa di “Notre Dame Auxiliatrice”, dal tetto rosso, in riva al mare (regina di tante fotografie). Continuiamo in direzione del nostro hotel passandro per Grand Baie, conosciuta come località dall’animata vita notturna nella quale scorgiamo tanti negozi ed una passeggiata pedonale tutta illuminata. Arriviamo in albergo che sono circa le sette; doccia, due minuti di relax sdraiati sul letto prendendo un pò di fresco grazie all’aria condizionata, e via a cena! Il martedì mattina la sveglia suona sempre ed inesorabilmente alle 7.30. Oggi vogliamo visitare BOIS CHERI, la piantagione di thè più grande dell’isola (250 ettari). Le strade che percorriamo oggi sono tutte immerse in dei paesaggi bellissimi, che variano ad ogni curva. Il verde di Mauritius è un verde brillante, la sua natura così accesa mi è rimasta impressa nella mente, così come i tanti paesini che abbiamo attraversato e che io ho osservato con curiosità e piacere. Arrivati a Bois Chéri troviamo tutto chiuso. Scendiamo dalla macchina un pò stupiti, anche perchè secondo il cartello di apertura dovrebbe essere tutto in funzione. Chiediamo informazioni a un signore che troviamo nei paraggi il quale ci risponde “Oggi è chiusa! Naturale! Se volete tornate domani!” Mah… Ci rimettiamo in pista con le idee non molto chiare e attorno a noi vediamo solo piante di thè: la piantagione sembra infinita. E’ tutto morbido e sinuoso proprio come dall’aereo. Finita la piantagione ci ritroviamo davanti un lago, un lago con tantissima gente, una costruzione che ci sembra in tutto e per tutto un tempio hindu’, ed in lontananza… un’enorme statua di Shiva. Parcheggiamo la macchina e ci mettiamo un attimo prima di capire di esserci appena accostati ad una grande festa indiana. Il lago che abbiamo di fronte è il GRAND BASSIN e la festa alla quale abbiamo preso parte è la “Maha Shivaratri”. Questa è in assoluto l’esperienza che più mi ha coinvolta a Mauritius: inaspettatamente, senza neppure cercarlo, ci siamo ritrovati nel bel mezzo di un rito induista. Il Grand Bassin, narra la leggenda, è un lago nato da alcune gocce del Gange cadute dalla testa di Shiva mentre trasportava il fiume sul capo per proteggere la terra dalle alluvioni. Il Gange si dichiarò dispiaciuto che parte delle sue acque fossero state abbandonate in un luogo disabitato, ma Shiva gli assicurò che un giorno, coloro che abitavano sulle sue rive, si sarebbero trasferiti sull’isola e che ogni anno gli avrebbero portato in dono l’acqua del lago. Questa festività hindu è a Mauritius festa nazionale (ecco perchè Bois Chéri era chiusa!), e circa 500.000 induisti ogni anno compiono il pellegrinaggio per rendere omaggio a Shiva. L’80% della popolazione mauriziana è indiana, ed è per questo che il “Maha Shivaratri” è tanto importante da esser divenuto festa nazionale. Durante il rito frotte di famiglie indiane portano in dono alle divinità frutta, incenso, e pregano insieme, dentro il lago, di fronte alle statue dei loro dei. Offrono l’acqua a Shiva, rompono cocchi, e l’incenso aleggia nell’aria creando un’aroma particolare, tanto quanto questo rito. Ale ed io passeggiavamo intorno al lago insieme a loro osservandoli con rispetto e curiosità. Loro, d’altro canto, ci salutavano e ci sorridevano gentili. Sono rimasta così impressionata dalla loro fede, dalle loro preghiere, dalla loro gentilezza, dai colori pastello dei loro templi. E’ stata una bellissima esperienza condividere questo momento con un popolo così diverso dal nostro, con una filosofia di vita così lontana. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso CHAMAREL e la sua “Terra dei sette colori” passando nel bel mezzo del Black River Gorges National Park. Il pranzo lo acquistiamo in una bancarella sul ciglio di una strada di Chamarel: due ananas e due banane (100 rupie: 2 euro). Ale pulirà l’ananas con una manualità eccelsa! Proprio come i mauriziani che li vendono sulla spiaggia! E sotto l’ombra di una grande palma ci fermiamo ad assaporarne il gusto fresco ed esotico. Le terre colorate si trovano a pochi chilometri da Chamarel, e i diversi colori del terreno sono il risultato della fusione della roccia dovuta alle eruzioni vulcaniche. Per andare ad osservare questo particolare spettacolo si entra in un vero e proprio parco naturale nel quale potrete ammirare le bellissime cascate di Chamarel, le più alte dell’isola di Mauritius. La vegetazione in questa zona è lussureggiante e la terra rossa. Le terre colorate si trovano poco dopo le cascate, e con il sole alto nel cielo potrete assaporarne i bellissimi colori cangianti. Dopo questa intensa giornata andiamo a cercare un pò di relax sulla costa sud dell’isola. L’idea risulta però sbagliata nel momento in cui ci rendiamo conto che non esiste tratto di spiaggia libera! Gli indiani che al mattino erano intenti a pregare e a portare doni agli dei, al pomeriggio festeggiano in riva al mare con canti, grigliate, bagni, palloni. Da Souillac a Le Morne, non troviamo un parcheggio, uno spazietto in spiaggia, niente di niente! Mercoledi’ ripartiamo per BOIS CHERI certi che oggi sia aperta e funzionante. Il tempo è un pò più nuvoloso rispetto agli altri giorni, ma partiamo comunque speranzosi. La visita alla fabbrica del the ed al suo museo ci costa 350 rupie. Interessante osservare gli uomini e le donne al lavoro (sempre cortesi e sorridenti) e vedere con i propri occhi le varie lavorazioni delle foglie di the. L’odore che si respira tra le mura della fabbrica è un forte odore di erba fermentata. Dopo la visita ci dirigiamo verso il bellissimo ristorante sul laghetto della piantagione per degustare finalmente il tanto pregiato the. Purtroppo la gente è tanta e i tavoli sono tutti occupati. Attendiamo un pò in piedi fino a che una gentile ragazza francese ci si avvicina e ci domanda se abbiamo voglia di degustare il thè con lei e suo marito visto che il loro tavolo è da quattro. Le sorridiamo e ci accomodiamo molto volentieri. Ecco che iniziamo una simpatica conversazione in un francese un pò stentato e passiamo un’oretta in compagnia. Dopo esserci riforniti di thè per i prossimi quindici anni allo shop del ristorante e dopo aver assistito alla prima scrosciata funesta da quando abbiamo messo piede a Mauritius, ci rimettiamo in macchina alla volta della tanto sentita nominare spiaggia di “Flic en Flac”! In men che non si dica ci ritroviamo nuovamente sulla pensiola di Le Morne: abbiamo preso la strada sbagliata! Se ieri questo tratto di costa era pieno di gente, oggi è il vuoto più totale. Non un villaggio turistico sul mare, non un turista in mezzo alla strada. Capiamo che al sud la maggior parte degli abitanti è africana, e vediamo frotte di bambini e ragazzini in uniforme scolastica camminare verso casa per il pranzo. I grandi prati e le lunghe spiagge vuote ci chiamano, così dopo aver comprato due cocchi freschi e due banane in una bancarella (150 rupie) e dopo aver fatto quattro chiacchiere con il mauriziano che ce le ha vendute, attraversiamo la strada e ci stendiamo sulla spiaggia. In lontananza scorgiamo barche di pescatori intente a tornare verso la riva, mentre in tutta tranquillità galleggiamo nel fantastico mare blu e nella quiete più totale. Dopo aver passeggiato un pò sulla lunga spiaggia, ci rimettiamo in pista con l’intento di raggiungere FLIC EN FLAC. Qui veniamo catapultati in una realtà completamente diversa rispetto a quella appena lasciata al sud: ristoranti, resort, villaggi, turisti in ogni dove, spiaggia pubblica piena di gente. Nonostante ciò devo ammettere che la spiaggia di Flic en Flac è la più grande che abbia visto a Mauritius, la sabbia è bianca e il mare (come sempre) bellissimo. Tempo cinque minuti e sono di nuovo in acqua. Aspettiamo il calar della sera sulla spiaggia per poi tornare in hotel. Non ancora contenti, arrivati in albergo ci tuffiamo in piscina attendendo che le stelle arrivino a coprire le nostre teste. Giovedi’ mattina andiamo a visitare il giardino botanico di PAMPLEMOUSSES (100 rupie). Il giardino risale al 1735 e ad oggi è uno dei più importanti al mondo. All’ingresso ci siamo uniti ad un gruppo con guida parlante italiano con la quale siamo riusciti a scorgere diverse piante e diversi fiori che senza non avremmo individuato. Un’oretta la passiamo quindi passeggiando per il grande giardino (attenzione alle zanzare, mi hanno letteralmente mangiata!) per poi dirigerci verso il vicino zuccherificio BEAU PLAN. L’Aventure du Sucre (350 rupie) è un bellissimo museo che attraverso immagini e giochi interattivi ripercorre la storia dell’isola e l’importanza della canna da zucchero e della sua lavorazione per Mauritius. Ci fermiamo poi allo shop del museo nel quale dopo la degustazione acquistiamo diversi chili di zucchero mauriziano, buono da leccarsi i baffi. Pranziamo nel ristorante creolo del museo all’aperto su un bellissimo giardino all’inglese. Con la pancia piena ci rimettiamo in marcia direzione PORT LOUIS, il pomeriggio lo dedichiamo interamente alla capitale. La macchina la lasciamo nel parcheggio a pagamento del Caudan Waterfront per 25 rupie all’ora in quanto risulta pressochè impossibile trovare un parcheggio per le strade della capitale. Il parcheggio coperto del centro commerciale è vicinissimo al lungomare ed al centro storico, praticamente sulla M2. La prima cosa che desideriamo vedere è il gran mercato centrale. Ci infiliamo per le stradine di Port Louis e via a camminare braccio a braccio con i mauriziani intenti a fare la spesa. Visitiamo la parte dedicata alla vendita di frutta e verdura e quella dedicata all’esposizione di carne, pesce, polli e uova, nella quale inizio a sentirmi male a causa del forte odore sgradevole… Capite che è tutto esposto su dei banconi senza ghiaccio, senza nulla di fresco, il luogo è chiuso… l’odore che ne viene fuori è davvero insopportabile. Passiamo poi alla parte più turistica, quella dei negozietti di frutta e spezie. Qui tutti i commercianti cercano di acchiapparti da in mezzo alla strada per portarti nei loro negozi. Ci allontaniamo subito dalla zona per ritrovarci poi in delle stradine laterali nelle quali acquistiamo in tranquillità curry, masala, e altre spezie locali. Visitiamo la zona cinese di Port Louis, passiamo nel bel mezzo della stazione degli autobus piena di gente con borse della spesa, per tornare poi sul lungomare. Entriamo infine nel centro commerciale per sbirciare i loro negozi. Non c’è alcuna differenza tra i nostri negozi europei e i negozi mauriziani del Caudan Waterfront: puliti e luminosi nello stesso modo, ricchi di articoli e di offerte. In libreria compriamo un libro di cucina mauriziana, per provare poi a riproporla ai nostri amici non appena arrivati a casa! Di Port Louis una delle cose che porterò nella mente è il forte contrasto che si ha tra i verdi picchi tropicali che la circondano e i grandi palazzi occidentali che solcano il suo cielo. Dopo le due orette passate per le strade della capitale torniamo in hotel. Appena arrivati ci tuffiamo nuovamente in piscina e vi rimaniamo un’oretta. Nel pomeriggio deve aver piovuto a Pointe aux Piements, perchè un bellissimo arcobaleno passa proprio sopra le nostre teste. Ci godiamo lo spettacolo a mollo, attendendo nuovamente le prime ombre della sera. Gli ultimi due giorni li dedichiamo totalmente al mare ed al relax! Con la macchina il venerdì gironzoliamo per le spiagge della costa nord ovest. Passiamo per MONT CHOISY, la spiaggia che mi è piaciuta di più per la sua tranquillità (cosa che per esempio a Troux au Biches non si trova) e per l’acqua cristallina e trasperente. Qui su gran parte del litorale si trovano mauriziani intenti a riposare sotto i grandi alberi della costa a ritmo di sèga, classica musica nazionale dal ritmo trascinante. Ci spositamo poi verso PEREYBERE, una piccola spiaggia che fà da contorno ad una laguna azzurro intenso ma che non mi è piaciuta particolarmente (troppe alghe e i motoscafi erano attraccati a poca distanza dal bagnasciuga. Inoltre la spiaggia è veramente piccola, si è tutti accalcati). La sera del venerdì andiamo a fare una passeggiata alla tanto famosa per la sua vita notturna GRAND BAIE. Peccato che i negozi della passeggiata pedonale fossero tutti chiusi e che di aperto ci fossero soltanto i ristoranti ed i bar. Delusi ci rifugiamo nel supermercato del paese, il “Super U” nel quale rimaniamo a bocca aperta davanti alle tante marche italiane tipo Ferrero, Knorr, Barilla. Con Ale abbiamo riflettuto molto sul fatto che a Mauritius si passi da un estremo all’altro, ci sono paesini come Triolet che sono distanti anni luce dal XXI secolo, e a pochi chilometri di distanza ci sono dei supermercati che nulla hanno da invidiare ai nostri Carrefour o Auchan. Ci sono corsie interamente dedicate alle spezie e ai sacchi di yuta da 10 chili pieni di riso!! Fuori dal supermercato vediamo i soliti americani Mc. Donald, Pizza Hut, Kentuky Fired Chiken (Starbucks non è ancora approdato sull’isola, ma di questo passo ci arriverà presto!). Il sabato rilasciamo la nostra fida Peruda Kenari e trascorriamo l’intera giornata sulla spiaggia dell’hotel. Facciamo quattro chiacchiere con alcuni veditori di braccialetti per scoprire che gli Italiani sono quelli che portano più soldi sull’isola (non avevamo dubbi!) per quanto riguarda l’acquisto di cianfrusaglie. A pranzo, su consiglio di un simpatico signore bolognese nostro vicino di stanza, concludiamo il soggiorno a Mauritius con un’altra simpatica avventura: pranzo a casa di Trisha, una ragazza mauriziana che organizza escursioni sulla spiaggia dell’hotel. Dopo esserci accordati in mattinata, all’una passa a prenderci in spiaggia con il fratello per portarci a casa sua a degustare uno squisito pranzetto creolo. Saliamo sul terrazzo della sua piccola dimora dove ci farà assaggiare un fantastico pollo al curry, tonno al masala, dorado (pesce tipico dell’isola di Mauritius) e pollo alla griglia marinati con diverse spezie tipiche e miele. Per finire: banana flambé e rhum alla vaniglia fatto in casa da lei. Durante il pranzo parliamo della vita sull’isola, di cosa facciano lei e la sua famiglia, di come le diverse etnie convivano sotto una finta calma apparente. Ci parla di suo figlio, del fatto che preferisca farlo studiare in delle scuole private per dargli una cultura maggiore (a Mauritius ogni piccolo paesino ha la sua scuola, l’istruzione è fondamentale), del suo lavoro, di suo marito e del suo vizio dell’alcool (l’80% dei mauriziani beve grandi quantità di birra). Inizio poi a farle qualche domanda io sulla sua religione che tanto mi affascina. Le chiedo il significato dei loro templi così colorati, il significato della striscia rossa che alcune donne portano tra i capelli, il perchè portino il chakra sulla fronte. Lei risponde a tutte le mie domande sorridendomi. Alla fine del pranzo, dopo esserci scambiati qualche ricetta tipica (noi le abbiamo svelato la ricetta della pasta alla carbonara) saldiamo il conto (con nostra sorpresa molto salato!) e ci facciamo riaccompagnare in spiaggia, sulla quale rimaniamo fino al tardo pomeriggio. L’indomani mattina alle otto il pullmino passa a prenderci in hotel per riaccompagnarci in aeroporto. Passo il viaggio di ritorno osservando come sempre fuori dal finestrino, pensando che Mauritius è un posto stupendo, un’isola bellissima sulla quale vale veramente la pena di perdersi in mezzo al suo verde, in mezzo al suo mare, e tra i continui sorrisi dei suoi abitanti.


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