Dublino e dintorni
Dublino e dintorni è stata la meta dove ho trascorso, quest’anno, le festività pasquali. Arrivando il sabato nel primo pomeriggio con un volo da Venezia, pensavo di non poter in così breve tempo immergermi ed adeguarmi ad una città che è tradizionalista d’aspetto ma allo stesso tempo vive nel quotidiano di un fermento giovane e moderno. … “Il cielo d’Irlanda” … La canzone della Mannoia mi ha fatto da colonna sonora durante questa mia breve vacanza in terra d’Irlanda. Il mio arrivo è stato salutato da un bel pomeriggio di pioggia! Mi sono accorta di come i colori dei palazzi cambiassero diventando cangianti quando, improvvisamente, il sole con l’aiuto del vento riusciva a scacciare le nuvole nere che coprivano la città. Depositata la valigia in albergo, incurante del brutto tempo, mi sono avviata verso la vicina O’Connel Street. La via è affiancata da fastfood, cinema, negozi e nella parte centrale ci sono le statue dei padri della patria e un’altissima struttura in acciaio a forma d’ago (The Spire) luogo dove, ho saputo, le persone si danno appuntamento. Imbacuccata nel mio piumino osservo i ragazzi e le ragazze che incrocio lungo la via rimanendo impressionata e perplessa per come nonostante la pioggia e il vento freddo pochissimi di loro usino l’ombrello o siano ben coperti. Sicuramente la loro giovane età percepisce, nonostante il brutto tempo, la primavera che si stà impossessando della città. I numerosi parchi offrono immagini di alberi fioriti e aiuole ricoperte di profumati narcisi che sono preludio della bella stagione che avanza. Salutata Molly Malone (la “famosa” pescivendola) mi inoltro in Grafton St., per non farmi mancare una sbirciata alle vetrine dei negozi più esclusivi di questa affollata via. Poi mi immergo in Temple Bar. Il posto pullula di giovani, studenti e turisti. E’ qui, in questa strada, così alternativa che ho la sensazione di vivere la vera Dublino. I vecchi pub, le pinte di birra e la musica. Tutto è tradizione irlandese! Ma che fa la differenza sono i giovani, le loro risate e la voglia di divertirsi. Gli abitanti di Dublino ti sorridono per strada e sono subito disponibili ad aiutarti se hai bisogno di informazioni. Sento calore ed accoglienza. E’ arrivata ora di cena. Mentre da qualche vecchio pub esce il suono insistente degli ultimi successi della disco-music entro in “Quays Irish Retaurant”. Circondata da una calda e vivace atmosfera assaporo i piatti tipici della cucina irlandese accompagnati da una buona pinta di birra “Guiness” e così, presa dall’entusiasmo, decido che anche le successive serate avranno lo stesso “The End”.
Un festoso suono di campane che annunciano la Domenica di Pasqua mi sveglia il mattino successivo. Dalle tende della finestra della camera, insistenti, filtrano i raggi di sole. Mi alzo e scostandole vengo colta di sorpresa da uno splendido cielo azzurro. Il programma di viaggio prevede per la mattinata un tour in pullman fino alla baia di Dublino. La strada costeggia la lunga insenatura che da Dublino porta verso il promontorio che sovrasta la baia. C’è la bassa marea e una larga striscia di spiaggia ci separa dal mare. Oltrepassiamo la riserva naturale Dollymount Strand. Ci lasciamo alle spalle le belle cittadine dai curati e silenziosi giardini mentre il pullman salendo il promontorio raggiunge il “belvedere”. Scendiamo per ammirare il panorama. La splendida giornata di sole esalta la natura che mi circonda. Sotto di me un’alta scogliera fa da confine tra blu del mare e il verde intenso della collina. Il giallo dei fiori delle ginestre, che rigogliose e impavide coprono i dirupi che scendono verso il mare, si staglia nell’azzurro del cielo. Il tempo di immortalare questo tripudio di colori e si riparte verso Malhide per visitare il suo castello. Attraversando, a piedi, un immenso giardino dove si alternano prati verdi e alberi secolari raggiungo il castello che è stato abitato fino al 1976 dalla famiglia Talbot. All’interno gli arredi sono quelli originali e non manca qualche pezzo di elegante fattura italiana. Alle pareti quadri con i ritratti delle persone che l’hanno abitato. Visitando le stanze e nonostante l’austerità del luogo, ho una sensazione di ospitalità, mi aspetto che da qualche porta esca una gentile signora ad offrirmi una tazza di tè. Lasciamo questo luogo così magico e pieno di storia per rientrare verso Dublino. Il pomeriggio è ancora lungo. Approfitto di un bus per turisti per visitare la città. Con l’aiuto di una cuffietta per la traduzione in lingua italiana intervallata dalla musica di Enya, inizio il percorso che mi porta a vedere i monumenti, i palazzi più belli ed interessanti e i luoghi più importanti della città ascoltandone la storia. Scopro così anche la cultura di questo paese che mi ospita. Percorrendo i luoghi collegati alla loro vita, la guida cita i nomi di: James Joyce, Oscar Wilde, Beckett e dei contemporanei e mitici U2. All’angolo di un palazzo delle vie del centro noto la suonatrice d’arpa. La signora dai capelli rossi. Nonostante l’andirivieni della gente, imperturbabile, suona con maestria il melodioso strumento ed è … Poesia. La contea di Wicklow è la meta che mi aspetta il lunedì di Pasquetta. Una giornata dal cielo grigio ci segue durante tutto il tragitto che da Dublino ci porta verso le alture di Wicklow ricoperte ancora da qualche chiazza di neve e da una folta vegetazione di erica in attesa di fiorire. Piccoli laghi dalle acque irrequiete e dal colore del ferro disseminati come perle, attendono il risveglio dei prati assopiti. Immersi in una tranquillità quotidiana, lungo la stretta e tortuosa via scorgo fattorie, pecore, mucche e cavalli al pascolo. Raggiungiamo la parte più elevata della catena montuosa. Una breve sosta. La nebbia che ristagna non mi da la possibilità di godere del paesaggio che si apre verso valle. Dieci minuti e si riparte ci aspetta l’antico monastero di Glendalough. Solo il rumore dell’acqua che scorre impetuosa nel ruscello che lo attraversa rompe il religioso silenzio che pervade questo luogo. Un antico cimitero circonda un’alta torre circolare senza ingresso. I ruderi dell’antica cattedrale e altre chiese minori danno al luogo un senso mistico e mi soffermo con doveroso rispetto davanti alla grande croce celtica.
La tappa successiva è Avoca, località a circa 10 km famosa per la lavorazione della lana. Nel piccolo laboratorio vecchi telai a dimostrazione di come vengono prodotte le colorate e calde coperte. Poi tutti nel l’attiguo edificio a caccia di souvenir! Arrivata la sera, mentre cerco di prender sonno, ripercorro con la mente i luoghi visti e visitati rivivendo le emozioni provate. Lascio l’Irlanda con un volo per Venezia il martedì mattino presto sotto una fitta pioggerrelina. Ma … “Il cielo d’Irlanda”… Con il suo mutare mi ha regalato una indimenticabile vacanza! Ringrazio: Milea, Pino, Raffaella e Licia per aver condiviso con me questo viaggio Erica di ABACO VIAGGI per avermi aiutato a programmare l’interessante itinerario
Giovanna Carlot