Pasqua a Parigi di …in treno
Primo giorno: mercoledì 31 marzo 2010
L’idea di trascorrere la Pasqua 2010 a Parigi è nata alla fine dello scorso anno quando, parlando con Alice, la nostra “banconista” di fiducia in agenzia viaggi, veniamo a sapere di una vantaggiosa promozione di Artesia (treni francesi) in collaborazione con Trenitalia, sulla tratta ferroviaria Verona-Parigi: “solo” Euro 72,00 a persona per un biglietto A/R in cuccetta.
Avendo 2 figlie al seguito (Giulia, in piena crisi adolescenziale, e Greta, 2 anni compiuti a febbraio, ) optiamo subito per il treno, senz’altro più sopportabile di un volo Bergamo-Bouveis con Ryanair, con incorporata navetta per Parigi e (probabile..) eccesso di bagaglio.Tra l’altro, tra check-in on line obbligatorio e altre amenità, crediamo che Ryan Air non sia ormai più così conveniente, soprattutto per chi, come noi insegnanti, è “costretto” ad andare in vacanza durante le feste comandate, e quindi quasi sempre in alta stagione. Scelta la meta e il mezzo di trasporto, trascorriamo i 3 lunghi mesi invernali che ci separano dalla nostra Pasqua parigina documentandoci su itinerari, luoghi da visitare, ristorantini fuori mano e altre opportunità di svago.
L’ultimo giorno di scuola prima della sosta pasquale (come già ricordato, siamo entrambi insegnanti) scorre via veloce e alle 19:30 partiamo da Riva del Garda in auto per la stazione di Verona Porta Nuova, da dove, alle 21:34, in comoda carrozza da sei cuccette (ma siamo solo in 3) si parte con il euronight train n. 220 di Artesia alla volta di Parigi.
A malincuore, abbiamo infatti deciso di lasciare la piccola Greta (2 anni compiuti a febbraio) alle cure dei nonni, e di goderci la capitale francese in compagnia della sola Giulia. Quella del treno si rivela una scelta azzeccata: la carrozza è pulita, confortevole e la notte trascorre tranquillamente.
Secondo giorno: giovedì 1 aprile 2009
Alle 08:20 raggiungiamo Bercy, alle porte di Parigi. Da qui, decidiamo di prendere un taxi per raggiungere l’appartamento che abbiamo affittato in zona molto centrale (poche centinaia di metri dal Centre Pompidou).
La breve corsa in taxi è piuttosto silenziosa, complice la poca voglia di conversare del nostro ombroso autista, che conferma i sospetti di Marco rispetto alla ritrosia francese nei confronti dell’inglese. La sua laurea in lingue vale a poco qui, e decidiamo di improvvisare nel nostro francese inesistente. L’appartamento che abbiamo affittato è ubicato al n. 2 di rue du Bourg l’Abbè, in posizione invidiabile; è servito da diverse linee del metro: linea 3 (stazioni REAUMUR-SEBASTOPOL e ARTS ET METIERS, linea 4 (stazioni REAUMUR-SEBASTOPOL e ETIENNE MARCEL) e infine linea 11 (stazioni ARTS ET METIERS e RAMBUTEAU).
Dopo una abbondante spesa al supermercato sotto casa e un veloce pranzo decidiamo di tuffarci subito alla scoperta di Parigi: il vento che soffia freddo è mitigato da sprazzi di un bel sole, e camminare favorisce la nostra digestione. Dopo soli cinque minuti raggiungiamo il Centro Pompidou, chiamato anche Centre Beaubourg, con le sue ardite linee architettoniche – opera di Renzo Piano e di Richard Rogers nell’ormai lontano 1977 – che ospita una vasta collezione d’arte moderna.
Proseguiamo lungo il Marais, il quartiere situato nella zona della Rive Droite, la sponda destra della Senna. Passiamo lungo l’Hotel de Ville, il municipio distrutto nel 1871, durante la comune di Parigi e arriviamo alla Cattedrale di Notre Dame de Paris, nell’Ile de la Citè – il primo insediamento cittadino, III secolo a. C. – imponente cuore gotico di Parigi. Grazie alla nostra preziosa Lonelyplanet scopriamo che tutte le distanze tra la capitale transalpina e il resto del paese sono misurate a partire dalla piazza antistante la chiesa, dominata dalla statua equestre di Carlo Magno. Tra l’altro, dieci milioni di visitatori all’anno fanno di Notre Dame il monumento più popolare dell’intera Francia.
Continuiamo a piedi, seguendo il corso della Senna, approfittando del tiepido sole: ammiriamo, in rapida successione, l’Arc de Triomphe du Carrousel, i giardini di Tuileries e Place de la Concorde, al cui centro fa bella mostra di sé un obelisco di granito rosa con la punta dorata. Fu proprio in questa piazza che fu ghigliottinato re Luigi XVI.
Risaliamo quindi la grande arteria parigina dello shopping, Avenue des Champs-Elysèes, fino a raggiungere Place Charles de Gaulle e l’Arc de Triomphe.
Dopo aver ammirato la Tour Eiffel, simbolo per antonomasia di Parigi, costruita in occasione dell’esposizione universale del 1889 per celebrare il primo centenario della Rivoluzione decidiamo, provati dalla lunga camminata, di mettere ancora alla prova il nostro – precario – senso dell’orientamento prendendo il metro (cambiamo ben tre linee!)per fare ritorno al nostro appartamento, esausti ma felici per la splendida giornata. Dopo una cena ristoratrice e una doccia, ci tuffiamo sotto le coperte per ritemprarci tra le braccia di Morfeo.
Domattina ci attende il Louvre!
Terzo giorno: venerdì 2 aprile 2010
Le fatiche della giornata precedente si fanno sentire, e stamattina ci alziamo con calma. Dopo colazione, ci avventuriamo fuori di casa: la giornata è infatti piovosa, e Marco rimpiange subito di avere lasciato in Italia il cappello; peraltro, rimedia subito acquistandone uno al Monoprix, il fornito supermercato sotto casa.
Prendiamo la metropolitana e alle 11:00 raggiungiamo il piatto forte della nostra giornata dopo essere scesi alla stazione Palais Royal – Musèe du Louvre. Lasciata la metro, seguiamo il Carrousel, il centro commerciale con i suoi esclusivi negozi che si snodano sotto la celebre piramide di vetro progettata da I. M. Pei sul finire degli anni Ottanta. Marco e Giulia non sono notoriamente amanti delle arti figurative, e il Louvre è monumentale, potendo vantare oltre 35.000 opere d’arte esposte su quattro livelli. Per questo ci concentriamo su delle singole opere “imperdibili”: la Venere di Milo, la Vittoria alata di Samotracia, Amore e Psiche, La Zattera della Medusa, e, ovviamente, La Gioconda. L’ala a cui dedichiamo le maggiori attenzioni è la Denon, che ospita le collezioni delle scuole italiana e spagnola e alcuni capolavori francesi del XIX secolo.
Dopo un’indigestione di arte durata circa tre ore usciamo “a riveder le stelle” e a rifocillarci con degli ottimi panini, preparati in precedenza . A questo punto rientriamo in appartamento per riposarci, in vista della nostra prima uscita serale. Purtroppo, i nostri piani “bellicosi” vengono rimandati dalla pioggia, che ci consiglia di rimandare l’uscita a Montmartre a domani sera.
Dopo cena, dunque, ancora a nanna. Domattina ci attende – whether permitting – il bateau mouche sulla Senna.
Quarto giorno: sabato 3 aprile 2010
Anche questa mattina Parigi si risveglia con la pioggia, e decidiamo dunque di rimandare il nostro giro in battello sulla Senna all’ultimo giorno. Al mattino ci dedichiamo invece alla visita del Centre Pompidou, che ospita il Museo Nazionale d’Arte Moderna. L’edificio stesso è sinonimo di modernità ed imponenza: realizzato ormai più di 30 anni fa dal genio di Renzo Piano e dal suo collega inglese Richard Rogers, si sviluppa su 5 piani e vede al proprio esterno gli elementi strutturali che – se collocati all’interno – avrebbero limitato gli spazi espositivi.
Scopriamo così che Parigi porta mirabili esempi dello sviluppo dell’architettura moderna, e di come questa si sia sposata all’arte: dalla piramide del Louvre di Pei al Musèe d’Orsay di Gae Aulenti, passando appunto per il Pompidou di Piano.
Da un punto di vista strettamente artistico, il Museo d’Arte Moderna offre una panoramica della produzione artistica dal 1900 fino (quasi) ai giorni nostri. Ci colpiscono le opere di Picasso e George Braque, Matisse, Chagall e Modigliani, Kandinsky, Mirò e Balthus. Interessanti anche la sezione dedicata ad Errò e le sue opere di collage (pop art) e il lavoro di Patrick Jouin sul design, assieme ai mastri vetrai di Murano. Unica nota negativa della nostra visita al Pompidou, il prezzo: 12 Euro sono a nostro avviso eccessivi (nemmeno il Luovre costa tanto!) Torniamo a casa per una veloce carbonara che digeriamo in metro, diretti verso Montmartre e Pigalle, dove trascorriamo il tardo pomeriggio prendendo tanta pioggia tra creperiè e caratteristici negozietti. Prima di rientrare a casa per la cena, è d’obbligo una sosta in Piaza della Bastiglia, dominata da l’Opèra Bastille, il secondo teatro lirico di Parigi, inaugurato nel 1989.
Al centro della piazza svetta la Colonne de Juillet – colonna di luglio – eretta nel 1833 per ricordare le vittime degli scontri della rivoluzione del 1930.
Vinti dalla fame e dalla stanchezza, torniamo in appartamento per la cena e, ancora una volta, rimandiamo al giorno seguente il nostro appuntamento con la tentacolare Parigi notturna.
Quinto giorno: domenica 4 aprile 2010
La mattinata – ancora caratterizzata da una fastidiosa pioggia intermittente – è dedicata alla visita del Musèe d’Orsay. Per raggiungerlo, in via rue de Lille, dobbiamo cambiare tre linee della metropolitana e, una volta usciti dalla stazione di Solfèrino, ci troviamo di fronte ad uno scenario da inferno dantesco: una coda spaventosa..
Il serpentone di persone che abbiamo davanti a noi mette a dura prova la nostra pazienza, ma dopo un’ora e quaranta di attesa – tra pioggia e vento – riusciamo finalmente a guadagnare l’ingresso.
Il Museo è ospitato da una vecchia stazione ferroviaria lungo le sponde della Senna, che il lavoro di restauro dell’italiana Gae Aulenti (1980-1986) ha sapientemente recuperato: gli spazi si presentano subito funzionali e molto luminosi, grazie al lucernario; la parte più interessante della collezione, tradizionalmente collocata al piano superiore, sono momentaneamente disposte al piano terra a causa di lcuni lavori di manutenzione.
Rimaniamo affascinati dalle sale, che espongono i capolavori degli artisti impressionisti e post-impressionisti, a partire dalla seconda metà del XIX secolo fino ai primi anni del Novecento: da Renoir, Degas, Monet, Manet e Sisley fino a puntillismo di Signac, passando per Van Gogh e Gauguin, per arrivare a Henry Matisse.
Da non perdere il capolavoro di Gustave Courbet, L’Origin du Monde (1886). Ci colpisce l’ultimo dipinto di Van Gogh, L’Eglise d’Auvers: solo un mese più tardi il pittore olandese si sarebbe tolto la vita, il 27 luglio 1890.
Un paio d’ore più tardi (e sono ormai le 14:00) la fame ci riporta in appartamento, per un veloce break culinario. Dedichiamo ciò che rimane del pomeriggio alla scoperta del Marais e ammiriamo la facciata esterna di un altro stupendo esempio di architettura contemporanea, l’Institute du Monde Arabe, frutto della creatività di Jean Nouvel, inaugurato nel 1987. Dedichiamo la nostra prima – rimarrà poi l’unica – serata fuori nel quartiere Latino, alla ricerca di souvenir e di ristorantini per gourmet.
Il Quartier Latin – ci informa la nostra inseparabile Lonely Planet – deve il suo nome all’antica consuetudine di conversare in latino di studenti e professori; questa zona di Parigi è infatti fin dal Medioevo il fulcro dell’istruzione superiore, e la sua vita è imperniata sul mondo universitario, rappresentato dalla Sorbonne.
Non possiamo però non rimanere meno che estasiati dal Panthèon, imponente edificio settencentesco in stile neoclassico eretto nella seconda metà del XVIII secolo per volere di Luigi XV. Dal 1885 è un mausoleo che accoglie, tra le la altre, le spoglie mortali di Victor Hugò, Voltaire, Rousseau, Braille, Zola e – prima donna ad esservi sepolta – Marie Curie.
Decidiamo di cenare a Le Grenier, sulla centrale e vivace rue Mouffetard, contraddistinta da innumerevoli patisseries, fromageries, e vari altri locali; spendiamo € 50 in tre per una fondue de fromage, una tradizionale zuppa di cipolle e una entrecote, il tutto inaffiatto da un (decente) vino francese e caffè finale. Il prezzo ci pare tutto sommato onesto, pure se il ristorante è un tantino commerciale.
I nostri tradizionali tre cambi di metro – ormai ci muoviamo per la città con l’abilità di un consumato Parisienne – ci riportano in rue du Bourg l’Abbè per il meritato riposo.
Sesto giorno: lunedì 5 aprile 2010
A due giorni dalla partenza, io e Giulia decidiamo di mettere in minoranza il nostro uomo e di dedicarci allo shopping: ci dirigiamo quindi al n° 40 di boulevard Haussman, dove ci aspettano le Galeries Lafayette, che troviamo però desolatamente chiuse.
Ben determinate a non farci rovinare la giornata dal lunedì di Pasquetta, troviamo il modo di acquistare qualche capo al vicino H & M, mentre Marco riesce comunque a farci valere acquistando presso Zara. Dopo una veloce baguette sulla scalinata del Palais Garnier, il teatro dell’opera di Parigi, mentre assistiamo ad uno spettacolo di buskers, approfittiamo della bella giornata di sole (finalmente!!) per passeggiare fino a Place Vendome, con la sua bella pianta ottagonale dove, nel marzo del 1796 Napoleone sposò la sua Giuseppina. La piazza, tra l’altro, è sede di diverse gioiellerie, che ci meravigliano con i loro monili dai prezzi (solo per noi?) inavvicinabili.
Proseguiamo la piacevolissima passeggiata che, attraversando i prati, i laghetti e le fontane dei giardini di Tuileries – lo stesso architetto che curò anche i giardini di Versailles – ci portà al cortile del Louvre. Terminiamo lo shopping compulsivo con una sosta da Svarosky sotto la grande Piramide e rientriamo in appartamento per la cena. Il dopocena vede Giulia rimanere in casa per studiare storia in vista del rientro a scuola (sigh!!), mentre io e Marco usciamo per una rilassante e digestiva passeggiata nei pressi del Pompidou. Vinti dalla gola, non ci facciamo mancare una deliziosa crêpe..
Verso le 23:00, tutti a letto: domani ci godremo l’ultima giornata a Parigi!
Settimo giorno: martedì 6 aprile 2010
Ci alziamo di buona mattina e, dopo colazione, usciamo decisi a trascorrere al meglio la nostra ultima giornata nella capitale. Prendiamo la metro e arriviamo a Trocadero; da qua raggiungiamo i giardini, sul cui lato orientale, in Avenue des Nations Unies, sorge Cinèaqua, l’Aquarium de Paris.
Mentre Marco – patito di tutto ciò che è mare – lo visita, io e Giulia percorriamo qualche centinaia di metri, attraversiamo il ponte sull’Almà e ci portiamo sotto la Torre Eiffel.
Rinunciamo però a salirci, per le lunghissime code e il forte vento, che rende l’attesa ancor meno sopportabile. Sempre il forte vento ci fa abbandonare definitivamente l’idea del Bateaux Mouche, la crociera sulla Senna.
Alle 12:30 rivediamo Marco – l’acquario, pur interessante, non vale i 19,50 € dell’ingresso – e facciamo le ultime spese in vista del viaggio in treno che ci riporterà nel Bel Paese: due bottiglie di bordeaux, tutto il necessario per cucinare la raclette – gustoso formaggio francese -, una T-shirt di Parigi per Giulia.
Dopo una veloce spesa a Monoprix rientriamo in appartamento per il pranzo e per preparare i bagagli.
Trascorriamo le ultime ore parigine – il nostro treno parte dalla stazione di Bercy poco dopo le 20:30 gironzolando per le vivaci vie del Marais, in passato uno dei quartieri residenziali più ambiti della città, e oggi conosciuto per i suoi locali notturni.
In serata, chiamiamo un taxi e raggiungiamo la stazione ferroviaria di Parigi Bercy, da dove ripartiamo per Verona alle 20:33. Dopo una nottata in cuccetta abbastanza tranquilla, nonostante una comitiva di studenti americani faccia di tutto per animare il viaggio, arriviamo a destinazione alle 07:40 del mattino e, ripresa la fidata auto, ritorniamo sull’amato Garda trentino, soddisfatti dell’intensa settimana parigina.