D-Day

Viaggio nei luoghi storici dello sbarco in Normandia
Scritto da: kris&lapo
d-day
Partenza il: 25/03/2010
Ritorno il: 30/04/2010
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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Giovedì 25 marzo. Partenza da Pisa con volo Ryanair ed arrivo con 15 minuti di ritardo all’aeroporto di Tille-Beauvais; ritiriamo l’auto presso la Hertz (una Volvo C30 3 porte, non molto spaziosa per tre persone con i bagagli) e prendiamo direzione per un albergo prenotato dall’Italia, a poco più di 5 chilometri di distanza. Cena presso un ristorante della catena Buffalo Grill e poi a letto, in quanto è già mezzanotte, e la stanchezza si fa sentire.

Venerdì 26 marzo. Sveglia alle sette e mezzo, abbondante colazione presso l’hotel, saliamo in macchina con direzione Caen; la città, una delle ultime in Normandia ad essere state liberate dagli Alleati, ospita il più grande Memoriale di tutta la regione. Non si tratta di un vero e proprio museo, ma di un centro didattico creato per raccontare la storia e diffondere un messaggio di pace, partendo dalla seconda guerra mondiale, arrivando ai giorni della guerra fredda e finendo nel 1989 con la caduta del muro di Berlino. Il biglietto di ingresso è di 10 €, ed al momento due sezioni sono chiuse per lavori. E’ compresa nel prezzo la possibilità di assistere alla proiezione di un film di una mezzora circa, molto toccante ed istruttivo. Ripercorre le fasi antecedenti allo sbarco e le fasi successive, proiettando su due parti distinte dello schermo le immagini di una e dell’altra parte, arrivando ad unificarle solo per le parti successive della guerra che ha interessato la liberazione della Francia, fino alla conquista di Berlino e l’incontro tra gli Alleati e l’Armata Rossa. Una tappa fondamentale per iniziare il tour dei siti interessati dall’operazione Overlord, lo sbarco di migliaia di giovani soldati americani, inglesi, canadesi e di molti altri paesi, molti dei quali andarono incontro alla morte durante i lunghi mesi di sanguinose battaglie. Nel pomeriggio partiamo diretti verso Ouistreham, passando per Benouville, dove vi è il Pegasus Centre, costruito a ridosso del luogo dove i paracadutisti della IV Divisione Britannica, presero l’omonimo ponte e resistettero nonostante molte perdite, fino all’arrivo dalla costa delle truppe inglesi di fanteria sbarcate sulla costa. L’originale del ponte di ferro si trova nel parco del Centro ed è visibile anche dall’esterno, mentre dove si trovava all’epoca, è stata riprodotta una copia che funziona tuttora; Sempre nel parco del Centro si trova una riproduzione di un aliante Horsa, utilizzato per il lancio delle truppe aviotrasportate che presero il ponte la notte tra il 5 ed il 6 giungo del 1944. Saliamo in macchina e proseguiamo fino a Ouistreham, zona denominata per le operazioni di sbarco “Sword Beach”. Andiamo sulla spiaggia, in un punto dove oggi non vi è rimasta nessuna traccia dello sbarco, ma subito vengono alla mente le immagini dei grandi film girati sul tema. E’ un momento di bassa marea, e lo sguardo si perde fino a dove le poche onde si frangono sulla battigia, distante non meno di duecento metri dalle dune dove ci troviamo. Vogliamo arrivare fino al mare, da dove scatteremo un sacco di fotografie, che faranno si che tali immagini rimarranno impresse nei nostri ricordi a lungo. Risaliamo in macchina e percorrendo rigorosamente la strada litoranea, dirigiamo verso ovest, a Courseulleus sur mere. Li dirigiamo al Juno Beach Centre, gestito da personale canadese, in quanto in tale settore, “Juno beach” appunto, sbarcarono le truppe canadesi, senza trovare una importante resistenza tedesca. Dopo aver toccato con i piedi la spiaggia, visitiamo i ruderi di due casamatta, una delle quali si torva in corrispondenza di un bellissimo mulino, che fotografiamo rigorosamente, prima di risalire in macchina direzione Arromanches. Giunti presso la piccola cittadina costiera, proprio in pieno centro troviamo posto per la notte presso l’hotel Malberry, dove un gentilissimo ragazzo ci da ospitalità parlando un ottimo inglese. Cena poco distante a “Le pappagall”, dove gustiamo la specialità della casa, ovvero cozze alla panna, con patate fritte di contorno, ed un ottimo dessert per chiudere. E’ l’ora di andare a letto, l’indomani ci aspetta una lunga giornata.

Sabato 27. Sveglia alle 8, colazione presso l’hotel con una deliziosa baguette integrale appena sfornata, e poi ci dirigiamo a piedi al Musee du Debarquament de Arromanches, il cui tema principale è il porto galleggiante che gli alleati costruirono già a partire dal 7 giugno, per permettere lo scarico di centinaia di migliaia di tonnellate di materiale, mezzi e uomini, necessari al proseguimento dell’invasione. Una signora del personale del museo, gentilmente ci viene a cercare durante la nostra visita, per informarci che tra due minuti, sarebbe iniziata la proiezione di un film con possibilità di ascolto anche in italiano. Prendiamo posto all’interno del cinema, ed assistiamo alla spiegazione di come inglesi e americani, riuscirono nonostante una grande tempesta che danneggiò gravemente il porto ancora non terminato, a realizzare alcuni grandi pontili collegati con la terraferma tramite lunghe strade galleggianti. La liberazione dell’Europa, è stata realizzata grazie anche al porto di Arromanches, che ha permesso fin dai primi giorni dell’attacco alleato, di avere un ottimo collegamento con la Gran Bretagna. All’interno del museo vi sono alcuni stupendi plastici, che riproducono le parti che componevano il porto galleggiante, molte uniformi di tutti gli eserciti che parteciparono all’invasione, inglesi, americani, canadesi, polacchi, norvegesi, danesi, belgi, olandesi e greci. Inoltre altre uniformi delle varie armi dell’esercito americano, come i ranger ed i paracadutisti, la marina inglese, ed infine alcune armi utilizzate dagli stessi. Usciamo dal museo, dirigendoci verso il cinema a 360 gradi, sopra di una collina che sovrasta il piccolo paese. Entriamo accolti dal personale che ci parla in italiano. Circa 20 minuti di film emozionante è dire poco; non ci sono voci enon c’è niente da tradurre, le immagini parlano da sole; nove schermi disposti in cerchio, dove vengono proiettate immagini originali del 1944, e vengono talvolta alternate con le immagini di oggi riprese nello stesso luogo. Ripercorrono la fase preparatoria dell’invasione, per terminare con quelle del cimitero americano di Colleville sur mere, prossima tappa del nostro viaggio. Prima però una piccola sosta alla batteria di Lounges sur mere, dove vi sono ancora 4 casamatta completamente integre, tre delle quali al proprio interno conservano ancora il pezzo di artiglieria. Proseguiamo quindi verso il luogo principale di ogni visita ai luoghi del D-Day, Omaha Beach ed il cimitero americano. Il terreno dove questo sconfinato cimitero si trova, è stato ceduto in perpetuo dallo stato francese, agli Stati Uniti di America. Il cimitero ospita più di 16.ooo tra croci e stelle di David, corrispondenti alle spoglie di altrettanti soldati americani morti in territorio francese il 6 giugno ed i mesi successivi. Sono impressionanti le dimensioni e l’allineamento delle croci, ed inoltre la massiccia presenza di visitatori, nonostante la stagione non sia per così dire di punta. E’ commovente scorrere tra le centinaia di file di croci, leggendo su di esse i nomi dei soldati che vi riposano; ai piedi di alcune di esse, è riposto un fiore, un messaggio od un oggetto, segno che il cimitero, è continuamente visitato da parenti od amici dei soldati che vi riposano. Da visitare il Memoriale del cimitero, dove viene proiettato un film nel quale vengono intervistati i parenti di alcuni dei soldati sepolti, e vengono raccontate brevemente le storie di ognuno di essi, provenienti da un capo all’altro degli Stati Uniti. Toccante è infine la galleria di uscita del centro, dove una voce femminile, non fa altro che elencare perpetuamente i nomi dei soldati sepolti; inoltre protetta da una teca di vetro, vi è un esempio della classica sepoltura “da campo” utilizzata dagli americani in Europa, un fucile piantato in terra con l’elmetto del soldato appoggiato sopra. Non possiamo non toccare la spiaggia di Omaha, chi si trova immediatamente sotto al cimitero. E’ un momento in cui la marea è bassa, e la spiaggia non finisce più; arriviamo comunque dopo qualche centinaio di metri, fino dove si frangono le bassissime onde della Manica. Saliamo in macchina non senza un po’ di commozione, e dirigiamo verso Point du Hoc. Passiamo davanti al Museo di Omaha, ma saltiamo la visita in quanto ci sembra molto piccolo, e crediamo non possa raccontare molto di più di quello visto poco prima ad Arromanches. Arriviamo quindi presso Point du Hoc, dove l’ufficio informazioni sta chiudendo. Poco male, perché tanto il sito si commenta da solo. Uno spazio pianeggiante in cima ad una falesia a picco sul mare, dove i tedeschi posizionarono alle spalle di un privilegiato punto di osservazione, alcuni pezzi di artiglieria pesante protetti da casematte, alcuni mortai e pezzi di contraerea. Il sito subì pesanti bombardamenti sia aerei che dalle navi della marina che coprirono lo sbarco; dal mare, la divisione dei Ranger dell’US Army,riuscirono in una operazione di assalto mai realizzata fino a quel giorno. Con rampini e scale, dalla base delle falesie, appena sbarcati riuscirono nonostante una importante resistenza dei tedeschi di stanza a Point du hoc, a scalare le falesie ed a conquistare il sito, impedendo così ai pezzi di artiglieria di colpire le navi alleate al largo. Stremati da una giornata intensa, dirigiamo verso Utah Beach, passando per Isigny sur mere, dove ci fermiamo per la notte. Sistemazione purtroppo rivelatasi pessima, con cena ancora peggiore presso l’unica Brasserie aperta nella piazza principale.

Domenica 28. Purtroppo sveglia per due di noi, con sintomi di intossicazione alimentare, dovuti quasi per certo alle cozze mangiate la sera prima. Cerchiamo di resistere per andare a “Utah Beach”, per visitare il museo dello sbarco. Arriviamo presso questo luogo e subito ci tornano in mente le immagini dei film “Il giorno più lungo”e “Salvate il soldato Ryan”, dove tra le dune delle spiagge dello sbraco, erano posizionate le casamatte e le postazioni di mitragliatrice che provocarono molti morti tra gli americani della IV divisione di fanteria che qui sbarcarono. Si trovano nell’arco di qualche centinaio di metri, ancora molti ruderi di queste fortificazioni, tutte prive di armamento ma ancora in piedi nonostante il tempo passato ed i bombardamenti subiti. Visita del museo, il quale ha come tema principale lo sbarco ad Utah beach; in particolare due mezzi anfibi che vennero utilizzati proprio per lo sbarco su questa spiaggia. Al di fuori del museo, un mezzo da sbarco. Riprendiamo frettolosamente il viaggio verso Saint Mere Eglise, in quanto gli esiti dell’intossicazione si fanno sempre più sentire. Ci sistemiamo presso l’hotel Saint Mere, proprio in paese e a poca distanza dal Musee du Ariborne, e qui la nostra giornata di vacanza purtroppo termina prematuramente.

Lunedì 29. Fortunatamente la mattina del nuovo giorno non porta gli strascichi della giornata precedente; dopo aver passato la notte con una sistemazione ottima, almeno dal punto di vista alberghiero, ci dirigiamo al museo, non prima di avere fatto un visita alla chiesa posta proprio di fronte, sul cui campanile è attaccato un manichino con un paracadute, a ricordare il lancio sfortunato di un paracadutista della 101^ divisione aviotrasportata, che finì per incastrarsi proprio sul campanile, circostanza però che gli permise di salvarsi, a differenza di molti suoi compagni che atterrando sulla piazza del paese finirono faccia a faccia con i soldati tedeschi. Il museo è interamente dedicato alle due divisioni aviotrasportate americane, la 82^ e la 101^, che vennero lanciate intorno alla mezzanotte tra il 5 e il 6 giungo nella zona del villaggio, con lo scopo di preparare il terreno alle truppe che all’alba sarebbero sbarcate a Utah. Da rammentare all’interno del museo, a parte numerosissimi manichini con indosso varie uniformi dei paracadutisti, un aliante Waco ed uno stupendo C47, utilizzato per il traino degli alianti. Terminato così il percorso della memoria del D-Day, prendiamo la direzione per Mont Saint Michel, per una visita al famosissima abbazia. Giungiamo al monte verso le 12; lasciamo la macchina al parcheggio subito all’esterno dalle mura del monte e ci incamminiamo verso l’alto. Facciamo il biglietto di ingresso compreso di audio guida in italiano, ed iniziamo il percorso guidato all’interno di questa meravigliosa abbazia, che scopriamo essere stata fino alla fine del XIX secolo anche un carcere ed un centro di correzione. La visita termina dopo un’ora e mezza circa, giusto il tempo di mangiare qualcosa proprio sul monte (attenzione ai prezzi!!!). Terminato il pranzo torniamo sulla terra ferma alla ricerca di una sistemazione per la notte, che troviamo subito presso l’hotel La Vert. Pomeriggio di riposo , anche per recuperare le forze a seguito della giornata dedicata allo smaltimento dell’intossicazione, e poi passeggiata verso il monte, mentre la marea si fa avanti, allagandone tutto il contorno, lasciando fuori solo la piccola strada in rialzo. Cena quindi presso il ristorante “La rotisserie”, proprio davanti all’albergo (cena ottima e camerieri estremamente gentili), e di nuovo cammino verso il monte illuminato, per altri scatti fotografici.

Martedì 30. Finisce così il tour della memoria. Con molta calma dopo la colazione, carichiamo la macchina e ci dirigiamo verso Beauvais, da dove ripartiremo alla volta di Pisa. Ci porteremo dietro un bagaglio di ricordi, di molte foto; questi luoghi testimoniano ancora la crudezza della guerra, ma custodiscono anche il coraggio e l’onore di molti giovani, che combatterono su entrambi i fronti per motivazioni a loro molto lontane. E’ giusto ricordarli, è giusto che tali luoghi vengano custoditi perché ciò non si ripeta.



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