Indiana Jones, quello vero!
Esilerante esperienza vissuta da una Guida (ossia il sottoscritto), in corso di viaggio: l'incontro con un collega-guida, Sudafricano, in quel di Opuwo, ultimo avamposto prima dell'Angola..
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Questa sera c’è agitazione al mio tavolo. Per tutta la durata della cena, qui, sotto l’accogliente patio di paglia dell’Ohakane Lodge, il mio gruppo è stato ,come dire, distratto? Si’, diciamo distratto; non c’è stato modo di ottenere l’attenzione di nessuno, potevo parlare di qualsiasi cosa, la platea risultava totalmente indifferente. Innanzi tutto facciamo una premessa: il mio gruppo è un po’ particolare, in quanto è costituito interamente da donne. Non mi era mai accaduto di condurre un viaggio interamente femminile. Devo dire che fin dal principio c’è stato un ottimo feeling ed il tour, fin qui, è scivolato via con estrema allegria e partecipazione. Almeno fino a stasera. Eh sì, stasera le mie ragazze proprio non c’è modo di interessarle a nulla. Effettivamente non posso dar loro torto. E’ infatti da tutta la sera che al tavolo proprio accanto al nostro siede una Guida sudafricana, con il suo unico cliente, un distinto signore giapponese già piuttosto avanti negli anni. Ed è la guida sudafricana il motivo della distrazione del mio gruppo di leggiadre fanciulle. Mi metto comodo sulla mia sedia di paglia, mi accendo la pipa e guardo, tra una boccata e l’altra, questa specie di adone che siede qui accanto a me. Calzoni corti color kaki, una camiciola a mezze maniche, un cappellone di cuoio a tesa larga educatamente non indossato, visto che si è a tavola. Da sotto la camicia spuntano due braccia non di quelle sovrumane ma ben toste, nervose, definite. Scarponcini con calzettone rivoltato ben giù completano l’abbigliamento, squisitamente da Guida Professionista. Ha un viso quasi perfetto, di quelli che vedi sui giornali di gossip, modello Brad Pitt, con capelli biondi e lisci, né corti né lunghi, sicuramente un po’ sbarazzini e selvaggi. Occhi verdi come il fogliame scuro ed ombroso di una foresta tropicale, vivi ed attenti, e barba appena sfatta, di al massimo un paio di giorni, bionda pure lei. Ovviamente il tutto condito a puntino con una abbronzatura appena accennata, colore dell’ambra chiara. Siede con il suo cliente e discorrono a bassa voce, con calma, al lume di un candelabro che non fa che aggiungere fascino all’insieme della scena. Volgo lo sguardo al mio piccole esercito di donne, mentre lascio uscire uno sbuffo di fumo dal fornello della pipa: tutti gli occhi sono per Indiana Jones, lo chiamano tutte così da quando ci siamo seduti per cena. Chiacchierano, parlano tra di loro, mangiano e bevono; ma tutte, proprio tutte, puntualmente, finiscono con lanciare la loro bella occhiata al biondine, magari di sbieco, furtivamente. Ma lo fanno. Tutte. Qualcuna, anzi, lo fa candidamente, senza darsi nemmeno la preoccupazione di nasconderlo. Eh sì, le capisco: è proprio un gran bel tipo. E dai, Robo, non puoi farcelo conoscere? Probabilmente lo dicono così, per scherzare. Ma il mio povero ego maltrattato , sepolto sotto la mia normalissima maglietta blu, i miei jeans ed i miei capelli pure loro biondi ma evidentemente non COSI’ biondi, decide di infierire ( e chi dice che i maschi non sono gelosi? ). Così non do loro tempo di fermarmi, dire qualsiasi cosa; mi alzo e di botto mi siedo al tavolo di Indiana Jones. Mi presento, ci salutiamo, mi offrono una birra, iniziamo a chiacchierare; tra guide gli argomenti non mancano mai: da dove venite, che pista hai percorso, e la macchina è andata bene, hai visto anche tu oggi quel branco di steenbok nei boschi laggiù, e il villaggio tal dei tali è sempre uguale o il capo non è più Pinco Pallino….discorsi di guide, di gente che respira questa terra ogni giorno. Rotto il ghiaccio presento il mio piccolo harem ad Indiana ( che si chiama Lucas, è sudafricano ed ha 32 anni ). Le mie ragazze hanno gli occhi scintillanti, qualcuna arrossisce, qualcuna ride; ma tutte vengono intorno al tavolo. Gongolano. Evabbè, che ci vuoi fare: bello è bello, c’ha pure una voce baritonale da paura, e godetevelo pure allora…Mentre si chiacchiera Lucas mi prende il braccio sinistro e mi indica alcune cicatrici, con sguardo interrogativo: cosa sono queste cicatrici Robo? Venti occhi muliebri si volgono prima al mio avambraccio, poi ai miei occhi. No, niente di che, qualche graffio. Oh my god, qualche graffio: ma se sei tutto pieno! E belle grandi! Insiste. Va bene, va bene, ti spiego: sono tagli di vetri. Ora i venti occhi sono a forma di punto interrogativo. Vetri? Sì, vetri. Quando sto in Italia per vivere lavoro il vetro in una piccola impresa. Vedo lo sguardo scintillante di Lucas spegnersi un po’, e mi guarda deluso; vetri, tsè, sembra dire la sua espressione. Prende il suo boccalone di birra e lo alza alle labbra, ma lo fa in un modo strano, quasi goffo, e mi passa il suo bel bicipite rigonfio a pochi centimetri dal naso mentre alza il bicchiere. E la vedo. Una bella cicatrice lunga almeno venti centimetri, tutta ramificata, un vero e proprio merletto sottile sulla pelle color bronzo. Ecco, ho capito perché il movimento era innaturale: voleva farmi notare a tutti i costi il geroglifico nella sua carne. Faccio finta di niente ma il ghirigoro non sfugge alle mie donne, e subito si sentono un paio di “oh, hai visto anche lui che cicatrice , dove se la sarà fatta, chissà cosa gli sarà capitato” . Ahi, brutto presentimento. Robo, per favore gli chiedi della sua cicatrice? Ok, chiedo.” E tu Lucas? Questa cicatrice, intendo: anche tu per caso vetro?”, mi sento dire con voce claudicante, già prevedendo la disfatta. Posa la birra con gesti posati, mentre con l’altra mano di aggiusta con un movimento secco ( e sicuramente più volte provato) un ciuffo ribelle; guarda me ed il gruppo di fanciulle che pendono dalle sue labbra ed i suoi occhi sono ritornati scintillanti. “ No, non è vetro: questa è di un coccodrillo “. Ohhhhhhhh generale. “ E questa è invece di un cobra “, dice sollevandosi la manica della camicia dell’altro braccio…Altro “ohhh”. “ E questa…” e la coscia muscolosa salta fuori di sotto al tavolo “ questa invece è un bufalo, in Botswana. “ Ecco, lo sapevo. Ed io gli vado a dire che taglio i vetri in Italia! E lui invece si mangia i leoni a pranzo e cena e si pulisce le scarpe con i coccodrilli. Sono non solo battuto ma assolutamente surclassato. E mi sta bene, me la sono cercata. Ma pensa te, gn gn, coccodrillo! Te potessero… finisco la mia birra e dico buonanotte, il mio harem nemmeno se ne accorge, e manco Indiana Jones, che ora tiene banco, e lo fa così bene che persino il giapponese sta lì a bocca spalancata a pendere dal suo verbo. Allora ci vediamo domattina alle sette e trenta, ok? Qualche testa si volge, mi arrivano un paio di “sì sì ok, ciao”, molto frettolosi, sai, mica si possono distrarre, vi pare? Sciabatto nel praticello dell’Ohakane, verso la mia stanza, bello bastonato. Vengo raggiunto da un coro di allegre risate, su cui si erge la parlata profonda di Lucas, intento a raccontare le sue avventure con leopardi, iene, leoni e dinosauri pure, mica mi stupirei. Un’ultima boccata, il fumo azzurro della mia pipa riempie l’aria di questo aroma forte e dolce allo stesso tempo che tanto mi parla di casa, della mia casa. Mi guardo allo specchio, mentre mi accingo a riposare dopo questa giornata africana: eh si, te le sei proprio cercata Robo, ben ti sta… Altro che “ tagli di vetri…”. Ma proprio Indiana Jones quello vero dovevo incontrare???? Opuwo, agosto 2007