Capodanno a Lisbona con Pessoa e Saramago

A Lisbona alla scoperta di monumenti e cibo
Scritto da: minerva
capodanno a lisbona con pessoa e saramago
Partenza il: 31/12/2009
Ritorno il: 06/01/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Ecco un’altra città sui sette colli, dopo Roma e Istanbul per il capodanno 2010 è la volta di Lisbona coi suoi sali-scendi. La partenza è giovedì 31 dicembre alle 14.30 da Milano Malpensa con la compagnia EasyJet, costo del biglietto a/r è di 330,00 euro a testa, meno delle compagnie di bandiera. Dall’aeroporto si prende il bus 91 nonché Aerobus che al costo di 3,50 euro porta direttamente in centro, le fermate sono scritte e annunciate vocalmente. Il nostro hotel è il Turim Suiço Atlântico, in Rua da Gloria 3, pochi passi da Piazza Restauradores e dall’Elevador da Gloria, quindi in pieno centro. E’ un due stelle in fase di ristrutturazione, costo medio di una doppia 53,00 euro a notte con colazione scarsa ma buona pulizia, lo consigliamo per l’ubicazione e per il rapporto qualità/prezzo, non bisogna però avere molte pretese. Giovedì 31/12/2009 Arriviamo in hotel intorno alle 18.00, il tempo di sistemare i bagagli in camera ed usciamo per una perlustrazione generale. Cerchiamo un ristorante dove non sia previsto il classico cenone di capodanno e la nostra guida ci suggerisce nella zona del Rossio la “Casa do Alentejo” in Rua Portas de Santo Antão 58, è difficilmente riconoscibile perché non ha vetrine quindi è consigliabile cercare il numero civico per non sbagliare, l’ingresso è una normale porta di un palazzo che all’interno dà su di un patio neomoresco con al centro una fontana. Il ristorante propone una cucina semplice in un ambiente sontuoso in stile moresco: due sale da pranzo decorate con azulejos e un bar nella sala da ballo! Il menu comprende piatti tradizionali dell’Alentejo a prezzi medi. Già dalla prima occhiata il ristorante ci piace, è accogliente e ci fanno accomodare nella prima delle due sale che è anche la più bella ed elegante. Le portate ci soddisfano, il prezzo pure visto che in due spendiamo per due entrate, due portate, due dolci, due caffè, due acque e mezzo litro di vino meno di 45,00 euro totali. Torneremo senza dubbio. E’ la sera di capodanno e dobbiamo cercare la festa! Ci portiamo in Piazza del Commercio (Praça do Comércio) e da lì intuiamo di dover prendere la direzione di Belém, a 6 km dal centro, visto che tutti si spostano in quella zona. Un taxi ci costa 7,00 euro e ci deposita a pochi metri dalla Torre di Belém dove è in corso il concerto in tributo ai Beatles e non ci resta che aggirarci per il parco in attesa della mezzanotte. Tira un vento fortissimo, a tratti piove, l’aria è fredda ma non ci arrendiamo e veniamo ripagati da uno spettacolo pirotecnico sul fiume Tago (Tejo) tra i più belli dei vari capodanni in piazza. Il problema nasce ora: taxi se ne vedono pochi, mezzi pubblici ancora meno così iniziamo la camminata di oltre 2 km lungo il fiume finché non incappiamo nel bus 1 che porta a Piazza Marques de Pombal (Praça Marquês de Pombal) e da lì a piedi per altri 1,3 km per l’Avenida da Liberdade fino a raggiungere l’hotel. Venerdì 01/01/2010 Come prima cosa dobbiamo acquistare la carta per i mezzi pubblici, scendiamo alla stazione della metro e alle biglietterie automatiche acquistiamo la Carta Viva (Cartão Viva Viagem) al costo di 0,50 euro e la carichiamo con i giornalieri da 3,70 euro. Iniziamo con una caffè e una pasta tipica portoghese il Pastel de nata” tortina di crema spolverata di cannella, in assoluto il mio dolce portoghese preferito, alla “Pasteleria Suiça” che ha l’ingresso sia in Piazza Figueira (Praça da Figueira) che in Piazza Rossio (Praça Rossio) il cui nome corretto è Praça de Dom Pedro IV. È il primo giorno dell’anno e molte attrazioni sono chiuse così decidiamo di iniziare con la visita della città sul tram 28 che prendiamo in Rua da Conceição, direzione Prazeres, risalendo i vicoli tortuosi si arriva al Chiado e al Bairro Alto per proseguire verso Estrela dove scendiamo perché il nostro tram fa qui capolinea e non prosegue per il Cimitero di Prazeres. Visitiamo la Basilica d’Estrela (Igreja da Estrela) fatta edificare alla fine del 1700 dalla regina Maria I, che è sepolta qui, come ringraziamento per aver avuto un erede maschio, che però morì prima dell’inaugurazione della chiesa. Di fronte, attraversando la strada, si apre l’omonimo giardino (Jardim da Estrela), una piacevole oasi di verde con laghetti e sentieri ombreggiati. Da Praça da Estrela riprendiamo il tram 28 per scendere alla Baxia (città bassa) e andare a pranzo. La guida consiglia in zona Rossio, e più precisamente in Rua Barros Quiroz 29, la “Cenvejaria a Berlenga” una specie di taverna caratteristica dove si mangia carne e pesce, diversamente da quanto indicato non è a prezzi medi bensì più alti rispetto ad altri ristoranti ma con servizio più scadente nel senso che la carne ci viene portata fredda anche se sono occupati solo altri due tavoli oltre al nostro e per giunta nel conto vengono inserite portate non ordinate e non consumate che ovviamente ci facciamo scontare, per questo motivo non lo consigliamo, tra l’altro avendo consumato una sola portata a testa è ovvio che subito notiamo nel conto qualcosa che non va, quindi operazione da parte loro poco furba. Prendiamo un caffè (bica) da “Cafè Nicola” in Piazza Rossio ma 1,30 euro per un caffè al banco ci paiono troppi per Lisbona e domani scopriremo di aver visto giusto. Fernando Pessoa nel suo libro “Lisbona. Quello che il turista deve vedere” ci dice che – Il turista che ha a disposizione qualche giorno a Lisbona non dovrebbe mancare di visitarlo – riferendosi prima all’antico quartiere dell’Alfama poi al Castello di São Jorge. Così, seguendo i suoi consigli, iniziamo il pomeriggio con la seconda parte del tram 28, questa volta in direzione Martim Moniz, e lo prendiamo sempre in Rua da Conceição per arrampicarci sugli stretti vicoli (becos) dell’Alfama sino al Largo da Graça dove fa capolinea, altri proseguono la corsa sino a Martim Moniz. Salita facendo facciamo una tappa al Miradouro de Santa Luzia, piastrellato in azulejos bianco-azzurri, da cui si ha una veduta sul Tago e sui tetti di Lisbona, risaliamo in tram a Largo das Portas do Sol e sempre sferragliando raggiungiamo la zona di Graça dove cambiamo mezzo per ridiscendere con un altro tram, ci fermiamo di nuovo a Largo das Portas do Sol e da qui a piedi, non senza difficoltà, raggiungiamo il Castello (Castelo de São Jorge). Non solo è aperto nonostante sia il primo giorno dell’anno ma l’ingresso è anche gratuito. La fortezza che domina la città è in stile moresco, incontreremo l’impronta araba un po’ ovunque, i cortili sono ricchi di vegetazione e dai bastioni si ha un panorama a 360 gradi di Lisbona, questa roccaforte è tutta un belvedere (miradouro) unico. Dopo arabi, crociati e re portoghesi non resta più nulla della struttura interna intesa come alloggi, sono rimasti in piedi le mura perimetrali e i bastioni, che sono però una ricostruzione voluta da Salazar. Risaliamo sul tram 28 per scendere la collina dell’Alfama e salire al Chiado, scendiamo in Largo do Chiado dove troviamo il famoso “Cafè A Brasileira“ che ovviamente è chiuso e lo scrittore Fernando Pessoa siede tutto solo sulla terrazza del locale che era solito frequentare quando era in vita. A piedi scendiamo dall’elegante Rua Garrett e poi per Rua do Carmo sino a raggiungere il Rossio e l’hotel per un breve riposo. Per cena, dopo la negativa esperienza del pranzo, decidiamo di fare il bis e torniamo alla “Casa do Alentejo” dove veniamo sistemati nella seconda sala, meno elegante della prima ma interamente decorata di azulejos bianco-azzurri. La pecca è la presenza di un cameriere poco cortese al cui confronto Speedy Gonzales è nessuno e in meno di 45 minuti ceniamo e abbandoniamo la sala. Questa sera possiamo curiosare nell’immenso salone da ballo dove ieri si è svolto il cenone di capodanno e scoprire che parte del locale è adibito a bar nonché a ristorante self service a prezzi davvero irrisori: dobbiamo assolutamente provarlo prossimamente. La nostra guida ci consiglia di trascorrere la serata al Bairro Alto (città alta) così ci mettiamo in coda all’Elevador de Santa Justa, un ascensore in ferro battuto che ricorda la Tour Eiffel, alto 45 mt e di notte avvolto da luce dorata che ci porta in Largo do Carmo dove a piedi ci spostiamo nella zona dei locali. Sempre prestando ascolto alla guida scegliamo di bere qualcosa al bar “A Capela” in Rua de Antalaia 45, cercate il numero civico perché sulla porta non è indicato il nome, il locale è ricavato in una vecchia cappella dedicata a Sant’Antonio (da Padova, ma è meglio non chiamarlo così davanti ai portoghesi) con tanto di statuetta del Santo all’interno: offre musica a volume non elevato e un ambiente dai colori caldi e rilassanti. Segue una passeggiata su e giù per le stradine del Bairro Alto ma tutti i locali sono stracolmi per non parlare della quantità di gente all’esterno dato il clima favorevole, così ci ritroviamo senza intenzione al Miradouro de São Pedro de Alcântara con veduta sul Rossio e sul Castelo de São Jorge. A pochi passi scopriamo l’Elevador da Gloria che collega in modo veloce e diretto il Bairro Alto a Piazza Restauradores (Praça Restauradores) nonché al nostro hotel, inutile dire che la nostra serata ha termine con la ripida discesa della Calçada da Gloria. Sabato 02/01/2010 Facciamo colazione al “Café Gelo” bar con produzione propria in Piazza Rossio e scopriamo che in Portogallo il caffè costa 0,50 euro, una vera sciocchezza se si paragona all’Italia, e sempre con pochi euro gustiamo le loro specialità, il locale è spartano ma lo consigliamo vivamente. Percorriamo le via della Baxia e giunti in Rua da Conceição ci dirigiamo a piedi verso l’Alfama per visitare quello che ieri abbiamo tralasciato, come da consiglio di Pessoa. Prima tappa è la Chiesa della Maddalena (Igreja de Santa Maria Madalena) per poi seguire la strada in salita e raggiungere in Largo da Sé la Cattedrale (Sé), costruita dai cristiani nel 1150 sulle rovine di una moschea araba, ora è un insieme di vari stili architettonici: frontale e navata sono romanici mentre il chiostro è gotico, per accedere a quest’ultimo si paga 2,50 euro a testa. Da notare sono anche il rosone al centro della facciata e la fonte battesimale di San’Antonio all’interno. Saliamo ancora un poco e ci fermiamo in Rua Augusto Rosa 40, ad un negozio di artigianato “A arte da terra” che ci attira perché occupa la stalla di un antico palazzo con pavimento a ciottoli (sconnessi, quindi occhio a non cadere) e volte in mattoni. Offre prodotti di qualità e ci proponiamo di ritornare per lo shopping. Decidiamo di ridiscende alla ricerca della Chiesa di Sant’Antonio (Igreja de Santo António à Sé) in Largo Santo António à Sé che sorge presumibilmente sul luogo della casa natale del Santo. Dall’interno si accede alla cripta, lungo il passaggio si trova un azulejo commemorativo della visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1982. Si è fatta l’ora di pranzo quindi col tram 28 scendiamo alla Baxia e a piedi ci portiamo al Rossio, c’è il sole e il clima è mite quindi decidiamo di sedere ai tavolini all’aperto di un piccolo bar/tavernetta per due panini di carne (prego), una specie di panzerotto ripieno di pesce, acqua e birra a 7,00 euro totali! Visto che splende il sole riprendiamo in mano il programma di questa mattina che era stato rinviato causa pioggia e ci dirigiamo a Piazza Figueira, indicata nella guida di Pessoa come piazza dell’allora mercato centrale, per salire sul tram 15, quello moderno, che in circa 40 minuti ci porterà a Belém. La fermata è proprio davanti al Monastero Geronimita (Mosteiro de São Jerônimo) la colonna è lunga e impieghiamo circa un’ora per accedere al chiostro al costo di 6,00 euro a testa. Prima però diamo uno sguardo gratuito alla Chiesa che riammireremo poi dall’alto con una veduta dal chiostro sulla navata. Pessoa ne parla in questi termini – un capolavoro in pietra, che tutti i turisti visitano e che non possono mai più dimenticare – . Fatto costruire nel 1501 da Manuel I in onore di Vasco da Gama, il Monastero è oggi patrimonio mondiale dell’UNESCO a giusta ragione ed è forse la più bella costruzione di Lisbona in stile manuelino, edificato con il ricavato della vendita del pepe, della cannella e di altre spezie importate dall’India grazie ai grandi navigatori portoghesi, ai quali è dedicata l’intera zona di Belém, infatti da qui partivano le caravelle alla volta delle Indie. Gli appassionati di letteratura possono far visita a Fernando Pessoa, le sue spoglie sono state traslate qui nel 1985 in occasione del cinquantenario della sua morte, quindi i lettori di José Saramago non seguano le orme di Ricardo Reis sino al cimitero di Prazeres, dove Pessoa venne sepolto nel lontano 1935. Il Monastero va gustato con calma, è una vera opera d’arte nello stile dell’epoca delle grandi scoperte geografiche, che merita tutta l’attenzione possibile. Usciamo in tempo utile per salire sul tram 15 e scendere due fermate dopo, attraversare il ponte pedonale sulla ferrovia e visitare la Torre de Belém in Avenida da India, progettata nel 1515 da Francisco de Arruda e dichiarata patrimonio mondiale dell’UNESCO. L’ingresso costa 4,00 euro a testa e la si raggiunge con una passerella che la collega alla terraferma, un tempo sorgeva in mezzo al Tago poi il progressivo insabbiamento la avvicinò alla riva. Nella sua guida Pessoa la definisce – una dei più espressivi ricordi della potenza militare e navale portoghese – . Si visitano le prigioni al piano inferiore e poi si sale per le stretta scala a chiocciola, dove sarebbe necessaria la presenza di un vigile a dirigere il traffico, per ammirare il panorama dai tre piani ornati da torrette e balconcini. La guida consiglia un dolce alla più famosa pasticceria del quartiere così ridiscendiamo dal tram 15 alla fermata del Monastero ma subito capiamo che si tratta di un progetto irrealizzabile: la colonna è interminabile così ritorniamo sui nostri passi e sempre in tram rientriamo in città. Scendiamo in Piazza del Commercio e prendiamo il tram 28 dopo averlo atteso 45 minuti ma in rigorosa fila indiana, caratteristica portoghese da non sottovalutare visto che noi italiani proprio non abbiamo questo culto ma dovremmo prenderne esempio, e scendiamo a Largo do Chiado con l’intenzione di riposarci al “Cafè A Brasileira” ma sono ormai le 18.00, l’ora del caffè portoghese, e anche qui troviamo tutto occupato. A pochi passi si trova Praça Luis de Camões, dove aveva lo studio medico Ricardo Reis e dalle cui finestre ha visto allontanarsi per la piazza la giovane Marcenda, la ragazza di cui era innamorato. Da questo angolo malinconico ci avviamo per Rua Misericordia (l’allegria regna sovrana in questa zona!) dove ci accomodiamo ad un accogliente bar della catena Jeronimo e facciamo finalmente merenda. A piedi per il Chiado e il Rossio raggiungiamo l’hotel, un po’ di riposo e per cena si torna alla “Casa do Alentejo” e questa volta chiediamo esplicitamente un tavolo nella sala più bella, lontano dal cameriere scorbutico. Ordino un piatto tipico, maiale abbinato alle vongole (porco à l’alentejana) che richiama il nostro spezzatino di carne. A poche centinaia di metri, affacciato sulla Piazza Restauradores si trova l’“Hard Rock Cafè” in Avenida da Liberdade 2, non è ovviamente un tipico locale portoghese ma l’interno è molto bello, curato e con personale gentile quindi terminiamo la nostra serata bevendo un cocktail e ascoltando musica. Domenica 03/01/2010 Ci alziamo con la pioggia, un caffè veloce al “Café Gelo” e saliamo per la prima volta nella metropolitana di Lisbona per raggiungere il Parco delle Nazioni (Paço das Nações) al capolinea Oriente della linea rossa, sorto nella zona nord-est della città sul sito l’Expo 1998. La visita inizia chiaramente dalla Stazione d’Oriente (Estação do Oriente) dove convergono parte delle linee ferroviarie di collegamento con l’estero. È una costruzione avveniristica in vetro e acciaio opera del celebre architetto spagnolo Santiago Calatrava. Di fronte sorge il Centro Commerciale Vasco da Gama dove l’acqua scorre costantemente, e non solo nei momenti di pioggia, sul tetto di vetro ricurvo, lo attraversiamo per arrivare al parco vero e proprio. Sta smettendo di piovere per cui optiamo per la passeggiata lungo il fiume in direzione del moderno Ponte Vasco da Gama, lungo oltre 17 km che collega le due sponde del Tago. Giunti alla Torre Vasco da Gama, che con i suoi 145 mt è la costruzione più alta del Portogallo, decidiamo di prendere la Teleferica (Teleférico) al costo di 3,90 euro a persona solo andata, e raggiungiamo il lato opposto del parco vicino all’Oceanario. Sempre passeggiando sul lungofiume ritorniamo al Centro Commerciale, pranziamo in uno dei tanti ristorantini all’interno e dopo un breve giro tra i negozi rientriamo in centro. Scendiamo alla stazione metro Baixa-Chiado e con le scale mobili interne saliamo sino alla collina del Chiado per raggiungere l’Igreja do Carmo che però troviamo chiusa, allora ci portiamo all’Elevador de Santa Justa, praticamente attaccato al convento e gli scatti fotografici con veduta sul Rossio e sulla Baixa si sprecano. Le nostre gambe reggono ancora così torniamo in Piazza del Commercio e ci sediamo sul lungofiume poco distante dal Terreiro do Paço ad ammirare il panorama che ci offre il Tago e poi scarpiniamo di nuovo verso il Chiado. Oggi al “Cafè A Brasileira” troviamo posto e anche noi facciamo gli intellettuali che prendono appunti per il racconto di viaggio e sorseggiano il loro caffè al tavolo di questo locale che è diventato un’istituzione per la città. La giornata non è ancora terminata così decidiamo di passeggiare per il Bairro Alto finché da Praça Luis de Camões imbocchiamo Rua do Loreto e dopo poche centinaia di metri, sulla sinistra, incappiamo del tutto casualmente nell’Elevador da Bica. Un giretto non ce lo toglie nessuno così scendiamo, il capolinea è all’interno di un palazzo (!), sino a Rua de São Paulo, in una zona poco turistica al calar del sole, che porta alla stazione di Cais do Sodré. Risaliamo con la corsa successiva e ci rendiamo conto che è il più stretto vicolo che abbiamo percorso sugli elevatori tanto da poter toccare le finestre delle case solo allungando il braccio dalla porta della cabina che resta sempre aperta. La passeggiata non è finita così ripercorriamo Rua do Loreto e saliamo per Rua de Antalaia, nel cuore del Bairro Alto, dove i locali iniziano ad aprire per l’aperitivo, scendendo per la Travessa da Queimada individuiamo un caffè/ristorante specializzato in spettacoli di fado e ce lo annotiamo per una delle prossime serate. Con l’Elevador da Gloria rientriamo in hotel e per la cena ci dirigiamo all’”Hard Rock Cafè” chiaramente un poco più costoso dei ristoranti portoghesi ma una buona bistecca alla griglia con patate ci rigenera e ci fa sentire come a casa nostra. Decidiamo di salire di nuovo al Bairro Alto, si vede che le feste sono quasi terminate perché c’è in giro molta meno gente rispetto a due sere fa, diamo un’occhiata nei vari locali ma quello che ancora ci ispira di più è il solito “A Capela” e senza troppi indugi facciamo il bis. Ennesimo giro sull’Elevador da Gloria per tornare all’hotel. Lunedì 04/01/2010 Anche questa mattina ci alziamo con la pioggia e diversamente dagli altri giorni il cielo è plumbeo, ciò non lascia presagire nulla di buono. Tradizionale puntatina al “Café Gelo” e tra una goccia e l’altra, per fortuna non è pioggia battente, ci portiamo a piedi verso Piazza del Commercio dove alla stazione fluviale (Estação Fluvial do Terreiro do Paço), caricando 1,70 euro per tratta sulla Carta Viva, ci imbarchiamo a caso sul primo traghetto in partenza con il solo scopo di navigare sul Tago. Risaliamo l’estuario sin quasi al Ponte Vasco da Gama per scendere sulla riva opposta del fiume ad una stazione della quale assolutamente non ricordo il nome per imbarcarci a breve sul traghetto del ritorno. Sbarchiamo sul molo del Terreiro do Paço e la mente corre ancora alle parole di Pessoa – Per il viaggiatore che vi giunga dal mare, Lisbona, anche vista in lontananza, sorge come una bella visione di sogno, stagliata contro un cielo azzurro splendente che il sole allieta con il suo oro – . Questa passeggiata fluviale ci ha portato via quasi tutta la mattina, all’uscita della stazione ricomincia a piovere ma noi imperterriti andiamo avanti per la nostra strada e ci portiamo in Piazza Rossio per pranzare da “Cafè Gelo”. Sono giorni che tengo d’occhio un panino tipico il “Pão Chouriço” che consiste in un rotolo di pane fresco cotto in forno con all’interno il Chouriço (insaccato piccante tipo salame). Al banco costa 1,00 euro e servito al tavolo 1,50 euro e questo la dice lunga sui prezzi del locale! Pranziamo all’aperto visto che non fa freddo e ha smesso di piovere anche se le premesse meteo per il pomeriggio non sembrano invitanti. Passiamo in hotel e poi con l’Elevador da Gloria saliamo al Bairro Alto. Appena scesi scoppia il diluvio universale che ci fa arrivare alla Chiesa di San Rocco (Igreja de São Roque) in Largo Trindade Coelho bagnati fradici. Dietro alla facciata del tutto anonima di questa chiesa gesuita si nasconde un interno sfarzoso con una serie di cappelle zeppe d’oro, marmo e azulejos di fabbricazione fiorentina. La Capela de São João Baptista fu commissionata dal re Dom João V nel 1742 e progettata dall’italiano Vanvitelli, costruita a Roma con i materiali più pregiati come agata, alabastro, ametista, lapislazzuli, marmo di Carrara e poi trasportata qui via mare. Restiamo bloccati in chiesa per via della pioggia ma appena possibile ci incamminiamo per Rua Misericordia per scende al Chiado e salire sul tram 28 ma a metà della via siamo costretti a rifugiarci alla “Pasteleria Adonis” senza lode e senza infamia per ripararci ancora dalla pioggia. Finalmente raggiungiamo la fermata in Praça Luis de Camões dove scopriamo che il vecchio tram 28 è stato sostituito dai moderni bus per problemi alla linea elettrica, poco male, l’importante è giungere a destinazione. Scendiamo in Rua Augusto Rosa (fermata successiva a quella della Sé) per lo shopping al già citato negozio di artigianato “A arte da terra”. Col tram 28 ritorniamo da dove siamo partiti per dirigerci a piedi in Largo do Carmo e visitare il Convento del Carmo (Igreja do Carmo), costo 2,50 euro a testa comprensivo del Museo Archeologico. La chiesa in stile gotico fu costruita nel 1389 e praticamente distrutta dal terremoto del 1755, oggi restano in piedi le mura perimetrali mentre la navata centrale, il cui soffitto regge ancora, ospita il Museu Arqueológico do Carmo. Saranno pure solo dei resti ma rendono l’idea di quella che un tempo era la più grande e importante chiesa di Lisbona. Già che siamo qui scendiamo alla Baxia con l’Elevador de Santa Justa e andiamo al bar della “Casa do Alentejo” che si trova nella sala da ballo del palazzo. È un self service dove un tè (chà) costa 0,60 euro, e una caffè (bica) costa 0,50 euro e una birra (cerveja) 0,90 euro e si può restare al tavolo quanto tempo si vuole. Per cena scegliamo il ristorante “Café Luso” in Travessa da Queimada 10, al Bairro Alto, che offre un serata di fado, il tradizionale canto melodico portoghese. Sullo spettacolo nulla da ridire, un’ora e mezza di canti e danze per poi riprendere dopo una pausa in modo più informale ma comunque apprezzato. Il prezzo elevatissimo, ma questo lo si sapeva già, non è però equiparato al servizio che a sua volta non è all’altezza del locale che vuole apparire di un certo livello, questo perché, a nostro avviso, non si può lasciare il cliente al tavolo per un’ora e mezza senza neppure un bicchiere d’acqua! Ci accomodiamo alle 20.00, alle 21.30 ci portano acqua e vino, alle 22.00 servono gli antipasti, mezz’ora dopo arriva il piatto di carne e dopo un paio di solleciti seguono dolce e caffè allo scoccare della mezzanotte. Per una cena quattro ore mi sembrano veramente troppe, per questo non ci sentiamo di consigliare il locale come ristorante, magari ci si può far un pensierino per il dopocena e consumare solo da bere a prezzi chiaramente non modici, ma lo spettacolo di fado ha il suo giusto prezzo. Una corsa con l’Elevador da Gloria e battiamo la ritirata, non è il caso di tentare la sorte in altri locali. Martedì 05/01/2010 Quest’oggi cambiamo aria: si parte per Sintra, parimonio mondiale dell’UNESCO. I treni per questa località partono quasi ogni 20 minuti dalla Stazione del Rossio (Estação do Rossio), vicinissima a noi, il biglietto a/r costa 3,90 euro e il viaggio dura 45 minuti. Usciti dalla stazione si svolta a sinistra e, sempre dritto, con una camminata di circa 10/15 minuti si arriva al Palazzo Nazionale (Palácio Nacional de Sintra), nel cuore della città vecchia (Sintra-Vila), il cui biglietto d’ingresso costa 5,00 euro. Caratteristica principale di questo palazzo originariamente in stile moresco e abbellito da Dom Manuel I, ovviamente in stile menuelino, sono i due giganteschi camini della cucina a forma di cono che spiccano sull’intera costruzione. A suo tempo era il Palazzo Reale (Paço Real) e l’interno rispecchia ancora l’eleganza di allora con azulejos ovunque, fontane e piccoli patio fioriti. Poco distante dall’uscita prendiamo il bus 44 che si arrampica per parte del parco e ci porta al Palazzo di Pena (Palácio Nacional da Pena) al costo di 4,50 euro a/r a persona, a piedi è un po’ lunghina e ripida, perciò nonostante il prezzo un po’ elevato è sicuramente un buon affare! Siamo sulla cima più alta della Serra de Sintra e per visitare il palazzo paghiamo 6,00 euro il biglietto d’ingresso e 1,00 euro, tragitto a/r, per il trenino che, attraversando il parco, ci porta sino ai piedi di questo castello delle fiabe. È stato realizzato nel 1840 da Ferdinando di Sassonia-Coburgo-Ghota, marito della Regina Maria II e parente (si vede!) del folle Ludwig di Baviera, sulle rovine del vecchio monastero geronimita del 1400, per accogliere stranezze da tutto il mondo. In questa fiabesca ed eccentrica costruzione sono presenti tutti gli stili architettonici, dal moresco al gotico, dal manuelino al barocco, non mancano minareti, torrette merlate, porte moresche e cupole, il tutto nei colori rosso e giallo con azulejos blu che da lontano tendono al violetto, un accostamento vero frutto della fantasia. Da non perdere la veduta dal cammino di ronda. Risaliamo sul bus alla stessa fermata in cui eravamo scesi per raggiungere il centro di Sintra, per pranzo ci fermiamo alla taverna “Adega das Coves”, sulla piazza principale, dove per 8,00 euro servono un menù composto dalla mitica minestrina (sopa), le sardine alla griglia (sardinhas assadas) con contorno, altro piatto tipico che dovevo provare, pane e caffè. La giornata a Sintra ci è costata più di tutti gli altri giorni a Lisbona ma ci è piaciuta e diversamente da altri non la consideriamo una “trappola per turisti” sebbene tra poco metteranno a pagamento pure l’aria che si respira. Raggiungiamo a piedi la ferrovia e rientriamo puntuali alla Stazione del Rossio, edificio in stile neomanuelino la cui particolarità sono i due archi moreschi a ferro di cavallo che fungono da porte di accesso al piano terra, tanto caratteristici da meritare una foto. Dal treno, all’altezza della fermata di Campolide, si ha una veduta quasi perfetta dell’Acquedotto (Aqueduto das àguas Livres) imponente struttura che si estende nella valle dell’Alcântara, ciò che più colpisce sono i suoi 35 archi che, nel punto più alto, raggiungono i 65 mt di altezza. La mia passione per gli elevatori si fa sentire così da Piazza Rossio ci portiamo poco distanti, all’Elevador do Lavra, l’unico su cui non siamo ancora saliti. È la funicolare più antica di Lisbona e si arrampica per la Calçada do Lavra collegando Largo da Anunciada con Rua Câmara Pestana, è classificato monumento nazionale del Portogallo. Giunti in cima pensiamo bene di scendere a piedi percorrendo a caso le strette strade del quartiere che ci ricordano i vicoli dei Quartieri Spagnoli napoletani ma noi non ci spaventiamo ed iniziamo a camminare per la Calçada de Sant’Ana per svoltare poi in Rua do Arco da Graça, passiamo davanti all’ingresso dell’Ospedale São José e ci troviamo in Largo Martim Moniz, sotto al Castelo de São Jorge e a ridosso del quartiere della Mouraria. A memoria ricordo che Martim Moniz è il capolinea del tram 28 ed infatti è lì che ci aspetta per portarci all’Alfama, solo che la corsa si interrompe in Largo da Graça così marcia indietro con un altro tram e, a Martim Moniz, prendiamo la metro per il Chiado. Buttiamo un occhio all’interno del “Cafè A Brasileira” e, notando che è meno affollato del solito, decidiamo di fare tappa per la merenda. A piedi torniamo al Rossio e riposiamo in hotel. Per l’ultima cena a Lisbona possiamo forse tradire la “Casa do Alentejo”? Certo che no! Ormai facciamo quasi parte dell’arredamento e i camerieri ci riconoscono al volo. Ordino carne e mi viene portato pesce… beh… trattandosi del merluzzo (bachalau), altro piatto tipico che mi mancava tra gli assaggi, decido di non cambiarlo e la scelta è azzeccata, in generale sono migliori i piatti di pesce rispetto a quelli di carne, e alla fine ci offrono pure l’ammazzacaffè! Il clima è ancora mite e ci accomodiamo ai tavolini all’aperto del “Cafè Nicola” affacciato sulla Piazza del Rossio e antico ritrovo di intellettuali, prima di rientrare in hotel e preparare le valigie. Mercoledì 06/01/2010 Questa mattina ce la prendiamo comoda passeggiando per Largo de São Domingos, popolare ritrovo della comunità africana di Lisbona, poi risaliamo Rua Barros Quiroz per scoprire dove va a finire e ci troviamo così in una grande piazza che ha qualcosa di famigliare… no, non è possibile, è Largo Martim Moniz, dove eravamo ieri sera e da cui siamo partiti per un lungo tragitto in tram per poi riprendere la metro da qui diretti al Chiado, convinti di essere sperduti in un quartiere lontano dal nostro hotel che disterà forse 500 mt! Ci facciamo una risata e proseguiamo nel nostro programma. A Piazza Figueira saliamo sul tram 15 per ritornare a Belém. La prima meta è il Monumento alle Scoperte (Padrão dos Descobrimentos) lungo le rive del Tago e di fronte al Monastero. È stato costruito in pietra bianca nel 1960 in occasione dei cinquecento anni dalla morte di Enrico il Navigatore cui è dedicato. Sulla piazza alle sue spalle c’è l’enorme rosa dei venti in marmi policromi con al centro le rotte dei navigatori portoghesi. Lo fotografo da ogni angolazione perché è il monumento che più mi aveva colpita vedendone le raffigurazioni sulle guide turistiche. Attraversiamo Piazza dell’Impero (Praça do Império), un quadrato di 280 mt di lato con all’interno un giardino e una grande fontana per tentare di riuscire nell’impresa là dove giorni fa avevamo fallito e con somma soddisfazione facciamo il nostro ingresso alla famosa “Antiga Confeitaria de Belém” dove, con una ricetta top-secret, si preparano i veri “Pastéis de nata” detti “Pastéis de Belém”. Il locale ha numerose sale tutte decorate con azulejos bianco-azzurri e vi aleggia un’atmosfera d’altri tempi: da provare sicuramente visto anche i prezzi non elevati. Per tornare in centro riprendiamo il moderno tram 15 che però ferma a Cais do Sodré così a piedi risaliamo Rua do Alecrim dove sino ad alcuni anni fa sorgeva l’Hotel Bragança noto per aver ospitato nella camera 201 Ricardo Reis nell’anno della sua morte. Il tempo stringe e ci buttiamo sugli ultimi acquisti a Piazza Restauradores e in Rua Augusta prima di tornare per l’ultima volta alla “Casa do Alentejo” per pranzo. Questa volta proviamo il self-service della sala da ballo anche lui di discreta qualità e a basso costo. Per ordinare qui è necessario studiare un po’ di portoghese perché le ragazze alla cassa faticano a comprendere anche l’inglese. Le valigie ci chiamano… l’Aerobus si prende in Piazza Restauradores e ormai col buio decolliamo dall’aeroporto Portela di Lisbona in direzione Milano. Lisbona, pur non essendo una grande capitale ricca di monumenti blasonati, ha un fascino tutto suo. Da non perdere i miradouros, i becos e i tram che la rendono così caratteristica. È ancora una città a buon mercato rispetto alle altre capitali europee, adatta a qualunque portafoglio. Letture consigliate che ci hanno accompagnato nel nostro tour: − Fernando Pessoa “Lisbona. Quello che il turista deve vedere”; − Josè Saramago “L’anno della morte di Ricardo Reis”.


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