Viaggio di nozze di Anto e Luca
Ultima tappa di questo tour è CHIU CHIU a 2400m che vanta di avere la chiesa più antica del Cile: l’ Iglesia de San Francisco dichiarata monumento nazionale. La chiesa, costruita nel 1612, ha la pianta a forma di croce latina. I suoi muri hanno uno spessore di 1.2 metri ed il tetto ha l’armatura in legno di cactus. La facciata principale presenta due campanili in pietra costruiti nel 1965, durante un restauro, al posto di quello originale del XIX secolo che era crollato. La chiesetta è posta all’interno di un recinto murario che contiene anche delle antiche tombe. Prima di tornare a San Pedro siamo passati dall’aereoporto di Calama per lasciare alcuni nostri compagni di viaggio che prenderanno l’aereo per altre destinazioni ed al ritorno abbiamo avuto un imprevisto…….. Siamo rimasti senza benzina! Nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi con la tanica di benzina ci siamo dedicati a fare delle foto un po’ strane per documentare l’accaduto…..come quella dove chiedo al mio neo-marito di sdraiarsi sulla route23 che da Calama porta a San Pedro per una foto. Mi ama proprio!!!!! Dopo poco più di un ora sono arrivati i soccorsi e al terzo tentativo il pulmino si è rimesso in moto e noi siamo potuti rientrare a San Pedro stanchi ma felici per l’esperienza vissuta. Prima di andare a cena siamo stati all’agenzia Colque Tour per prenotare il tour di 4gg in Bolivia. Ci siamo decisi visto che non abbiamo sofferto di mal d’altura a El tatio possiamo affrontare questo viaggio che ci porterà anche a 5000m di altitudine. Dove si cena? Domanda ricorrente di ogni sera. La stanchezza ci ha portato al Todo Natural per una veloce ma squisita empanadas queso e jambon. San Pedro de Atacama – 17 settembre 2006 Dato che domani partiremo per la Bolivia, oggi abbiamo deciso di affittare delle bike e di gironzolare nei dintorni di San Pedro. Girovagando siamo finiti al Pukarà de Quitor una fortezza simile a quella di Lasana vista ieri per cui abbiamo deciso di non visitarla. Visto un pukarà, visti tutti! Proseguendo siamo finiti in una zona chiamata la “Cueva del Diablo” con piccoli canyon e grotte. Per scovare questo posto c’è stata di aiuto la mappa che ci ha dato il ragazzo che ci ha affittato la bike. La voglia (mia) di fare foto ci ha portato fino a visitare il cimitero di San Pedro ed a trovare il campo sportivo, che è completamente in sabbia. Come faranno a giocare!! Pranzo a base di empanadas gigante al Cafè export. Abbiamo riconsegnato le bici alle 17:00 e ci siamo fatti un giro per San Pedro alla ricerca di un cappello di lana e di guanti che potrebbero servirci per il nostro viaggio in Bolivia. Bolivia – 18 settembre 2006 Ore 8:00 si parte per la Bolivia ma prima di lasciare San Pedro dobbiamo passare i controlli alla dogana cilena (ben 40 minuti di attesa). Terminati i controlli e con il timbro di uscita dal Cile, ci siamo diretti alla volta del confine Cile-Bolivia a Hito Cajon (15 pesos boliviani o 1500 pesos cileni) ad una altitudine di 4480m. Ad attenderci c’è la jeep Toyota 4×4 che ci porterà fino al Salar de Uyuni. Oltre all’autista Teo, ci siamo noi due più quattro brasiliani (una donna e 3 uomini). L’entrata al parco Reserva Eduardo Avaroa costa 30 pesos boliviani ed il biglietto ha una validità di quattro giorni e va conservato se si rientrerà in Cile, in mancanza si deve ripagare l’intera quota. A pochi km dal confine abbiamo fatto tappa in un rifugio sulle sponde della LAGUNA BLANCA dove abbiamo fatto colazione ed io ho avuto il mio primo impatto con i bagni boliviani…..rudimentali e senza acqua. Viva l’avventura!!! La sosta successiva e stata alla LAGUNA VERDE, un lago verde e azzurro a 4400m di altezza. Il riflesso delle montagne circostanti e del vulcano Licancabur nell’acqua delle due lagune é forse l’aspetto che rende queste zone veramente uniche. Degno di nota il cambiamento di colore della Laguna Verde, veramente unico nel suo genere. Il fenomeno avviene per l’azione contemporanea del sole e del vento, che determinano uno spostamento di minerali (piombo, zolfo, arsenico e carbonato di calcio) depositati sul greto del lago, ciò provoca un alterazione del colore dell’acqua, fino a farla diventare di colore verde chiaro. Un caso unico. Riprendiamo il viaggio attraverso paesaggi spettacolari come le ROCAS DE DALI’ ed attraversiamo diverse vallate caratterizzate da formazioni di roccia erose da vento. Il viaggio che stiamo affrontando è su di un percorso interamente sterrato con un’infinità di sobbalzi che ci fanno ballare per tutta la durata del percorso. Nel vicino Salar de Chalviri, dove si estrae la borace, ci sono le TERMAS DE CHALVIRI le cui acque, ad una temperatura compresa tra i 28° e i 30°, sono ricche di sostanze naturali e pare diano sollievo a chi è afflitto da artrite. Prima di pranzo Teo ci porta a vedere i GEYSER DI SOL DE MANANA a quota 4850m. I geyser sono piccoli e non reggono il confronto con quelli di El Tatio in Cile, però sono scenografici, ci sono delle pozze di fango in ebollizione e delle fumarole il tutto accompagnato dall’odore di zolfo intenso. Abbiamo cominciato a sentire freddo infatti la sosta è stata breve perché il tempo non invogliava a stare fuori dalla jeep. Ed eccoci alla Laguna Colorada, nel frattempo il cielo si é coperto di nuvole e c’è un forte vento. Questa laguna si presenta come un lago rosso fuoco abitato dai fenicotteri di James e si trova ad una altezza di 4278m, copre un area di 60 kmq e raggiunge una profondità di 80 cm. La vivace colorazione rossa è dovuta alle alghe ed al plancton che si trovano nelle sue acque ricche di minerali. Ore 15.00, siamo all’interno di quello che dovrebbe essere un rifugio (Hostal Uturunco) che ci ospiterà per questa notte; una casa fatiscente con stanze che hanno il soffitto rivestito con i sacchi della farina cuciti assieme, i letti sono sfondati e non invogliano ad infilarsi sotto le coperte (abbiamo fatto bene a portarci il sacco a pelo!). I servizi igienici sono praticamente inesistenti, farsi una doccia é impossibile, tra l’altro, dopo le 20 di sera, non c’é né acqua nè luce. Durante la cena abbiamo avuto modo di conoscere meglio in nostri compagni di viaggio che ci hanno detto provenire da Bahia in Brasile. I nostri discorsi sono stati fatti in 3 lingue: italiano, spagnolo, portoghese ed una spruzzata di parole in inglese ……ma in parte ci siamo capiti! Bolivia – 19 settembre 2006 Sveglia alle 7:00. Questa notte abbiamo dormito malissimo a causa dell’altitudine, del freddo e dei letti scomodi. Partenza per il DESERTO DI SILOLI ad ammirare l’ARBOL DE PIETRA. Attraverso paesaggi spettacolari intraprendiamo quella che viene chiamata la RUTA DE LAS JOYAS ALTIPLANICAS, una strada che ci ha portato a visitare le lagune Honca, Ch’arkota, e Hedionda a quota superiore ai 4000m. Stamane mi sono svegliata con il mal di testa e anche se dico a Teo che non è a causa dell’altura (mi è rimasta la cena sullo stomaco!), decide comunque di passarmi delle foglie di coca da masticare e da tenere in bocca per almeno mezz’ora. Proviamo! Il mal di testa infatti non è passato ed quindi opto per i soliti metodi: prendo un moment. Per pranzo siamo stati ad Alota. Un cartello stradale ne parla come di un “pueblo antico”….sarà anche antico ma è di una desolazione!!!!!!!! Il posto dove abbiamo pranzato si chiama Alojamento Orkupina, è un posto simile al rifugio di ieri sera ed abbiamo la vaga sensazione che, prima di rientrare in Cile, i letti sfondati di questo posto saranno pronti ad accoglierci!!! Mentre proseguiamo il nostro viaggio di avvicinamento al Salar de Uyuni, Teo ci porta a visitare i pueblos di San Agustin (a quota 3600m) e di Colche K. Andando da Alota verso questi villaggi, abbiamo attraversato distese enormi adibite alla pastorizia di lama, capre e mucche. Abbiamo fatto sosta alla stazione di Jukaca un posto all’apparenza disabitato se non per il fatto che ci sono venute incontro due bambine alle quali abbiamo regalato biscotti e cioccolato. Questa stazione un tempo serviva per il trasporto del sale, ora è invece abbandonata come è abbandonata la fabbrica del sale che si trova poco distante. Ed eccoci arrivati ai bordi del salar de Uyuni. Trascorreremo la notte all’interno di una struttura ricettiva (Hostal Puerto Chuvica) simile ad un grande ostello che sorge poco lontano dal salar de Uyuni. Abbiamo dormito in una camera con 6 posti letto, abbiamo mangiato bene, ci siamo fatti una doccia calda e abbiamo dormito in un letto pulito (sempre con il sacco a pelo!). Salar de Uyuni – 20 settembre 2006 Ore 7:00 partenza per il Salar de Uyuni prima tappa la Isla Inca Huasi. Eccoci finalmente nel salar più grande del mondo. Il Salar de Uyuni é una distesa di 12.000 kmq, un antico lago che due milioni di anni fa bagnava queste coste. Ora é diventato un enorme deserto di sale, un paesaggio surreale difficilissimo da immaginare….. La cosa incredibile é questa immensa distesa bianca abbagliante, infinita, non esiste orizzonte!!. Davvero fantastico. Tutto questo spettacolo ripaga pienamente della fatica subita per arrivare fino a qui. Questa parte dell’altipiano era un tempo completamente sommerso dall’acqua. Oggi, il Salar de Uyuni, oltre ad essere una rinomata meta turistica della Bolivia, viene sfruttato dall’intero paese per lo smercio del sale, infatti i locali campesinos del piccolissimo villaggio di Colchani che sorge ai bordi del salar, sono dediti all’estrazione e al confezionamento del sale. Quando la superficie si asciuga, le saline trasformano il paesaggio in una bianca distesa accecante dalle dimensioni infinite, quando invece queste pianure si ricoprono d’acqua, si formano degli specchi che riflettono il paesaggio e l’orizzonte scompare. Tra le molte “isole” che sorgono dalla bianca distesa di sale, la più famosa è certamente Isla del Pescado interamente ricoperta da cactus alti dai 6 – 8 metri e circondata da un “mare” bianco di mattonelle di sale dalla forma esagonale. Continuando il viaggio verso Uyuni, si incontra l’Hotel de Sal, un hotel costruito interamente con blocchi di sale. Sono di sale anche i tavoli e le sedie. Teo mi mostra il vulcano Tunupa (5400m) e mi racconta la leggenda che narra che sulle sue pendici Atahualpa sfregiò il seno di una donna di nome Tumula e che il latte che ne sprizzò diede origine al salar. Una breve sosta alle terme dove la gente viene per curare i reumatismi. Questa acqua pare contenere sodio, iodio, oro e zolfo. E’ arrivato il momento di vedere i famosi OJOS DEL SALAR che non sono altro che delle insolite formazioni eruttive formate dal gorgoglio di fredde acque sotterranee che attraversano lo strato di sale. Prima di lasciare il salar alla volta di Uyuni, ci dirigiamo a Colchani per un po’ di “shopping”. Ci siamo comprati dei talismani in pietra lavica nera ognuno dei quali ha un determinato significato. I talismani fanno parte della vita quotidiana e vengono utilizzati per favorire la prosperità o proteggere una persona dal malocchio. Tra i talismani che abbiamo comprato ce né uno con raffigurati la rana, la tartaruga, il gufo ed il condor. Si ritiene che la tartaruga sia di buon auspicio per la salute, la rana o il rospo per la buona fortuna, il gufo significa saggezza e buoni risultati a scuola ed infine il condor assicura un buon viaggio a chi parte. Il nostro viaggio in Bolivia è quasi terminato, ma prima di arrivare nella città di Uyuni andiamo a vedere il CIMITERO DEI TRENI la più grande attrattiva del luogo, dopo il Salar: si tratta di un enorme ammasso di vecchie locomotive avapore e vagoni abbandonati. Siamo arrivati nella città di Uyuni verso le 12:30. La città di Uyuni anche se risulta essere la città più importante, dopo la capitale La Paz, non ci mostra certo uno spettacolo differente dai pueblos incontrati nel nostro viaggio. E’ definita “città” per la presenza, in centro, di una strada asfaltata, della piazza, della chiesa e del municipio, ma mentre ci avviciniamo al centro abbiamo percorso strade sterrate e piene di sporcizia. E’ l’ora di rientrare in Cile. Dobbiamo cambiare jeep ed autista,dato che la macchina di Teo ha rotto le sospensioni e quindi non ci accompagnerà. Ci dispiace molto. Attendiamo per quasi 2 ore un’altra auto (era in riparazione) ma finalmente siamo partiti per Alota dove ceneremo e dormiremo e poi, domani mattina, sveglia alle 5:00 perché ci attenderanno 5 ore di strada sterrata che ci porteranno prima al rifugio della Laguna Blanca per la colazione e poi al confine Bolivia/Cile. San Pedro de Atacama – 21 settembre 2006 Al confine arriviamo verso le 10.00, letteralmente distrutti da un viaggio che si é rivelato interessante, ma allo stesso tempo sconvolgente e stancante. Abbiamo cambiato l’automezzo, in quanto la Toyota, essendo immatricolata in Bolivia, non può oltrepassare il confine con il Cile. Dopo aver passato i controlli della dogana Boliviana abbiamo preso l’autobus che ci porterà al confine cileno in San Pedro. L’autista dell’autobus ci ha detto che i doganieri Cileni sono molto severi: non é permesso importare frutta, verdura, carne, salumi e materiale d’artigianato derivato da alcune specie di legnami, quindi, verremo controllati a dovere. Finalmente una strada asfaltata senza quei continui sobbalzi che ci hanno perseguitato per tutti questi quattro giorni. I doganieri Cileni hanno fatto tirare fuori quasi tutto il contenuto dagli zaini. Finalmente siamo ritornati all’hotel Casa de Don Tomas, abbiamo una gran voglia di farci una doccia !!!! Per cena abbiamo provato un nuovo ristorante La Cave. Ah dimenticavo ….. Ci siamo fatti dare la bottiglia di champagne dall’hotel! San Pedro de Atacama – 22 settembre 2006 Mattinata dedicata a comprare qualche souvenir, pranzo all’Adobe cafè e alle 15:30 sono passati a prenderci per andare all’aereoporto di Calama per prendere l’aereo che ci porterà a Santiago per la notte. Isola di Pasqua – 23 settembre 2006 Siamo arrivati nell’ombelico del mondo alle ore 13:00 e dopo essere stati accolti con la classica collana di fiori stile polinesiano siamo stati accompagnati al nostro hotel Hotel O’Tai ad Hanga Roa. Dopo esserci sistemati nella camera siamo andati alla ricerca di un rent a car per poter noleggiare un auto per i prossimi due giorni. Abbiamo noleggiato una jeep Suzuki Gran Vitara da Ocean Rapa Nui. Il primo contatto con gli ahu l’abbiamo avuto facendo una passeggiata a piedi lungo un percorso che partendo dal porticciolo di Hanga Roa ci ha portato a visitare alcuni complessi: i primi ahu sono l’Ahu Tautira e l’Ahu Riata che dominano il porticciolo Caleta Hanga Roa. Dirigendoci verso l’ahu successivo ci siamo soffermati nel variopinto cimitero in stile polinesiano. Ed eccoci all’ahu Tahai che contiene 3 ahu restaurati. L’ahu Tahai vero e proprio è quello centrale che sostiene un grande e solitario moai privo di copricapo, a destra c’è l’ahu Ko Te Riku che sostiene un moai con copricapo e bulbi oculari e a sinistra si trova l’ahu Vai Uri su cui poggiano 5 moai di varie dimensioni. La nostra passeggiata termina con l’ahu Akapu un solitario moai. Scegliamo di cenare in un ristorante nel porticciolo di Hanga Roa “La Taverne du pesceur” gestito da un francese che sembra la copia di Obelix. Abbiamo mangiato un ottimo di tonno. Isola di Pasqua – 24 settembre 2006 Sveglia alle 8:00, colazione e poi via a ritirare l’auto noleggiata. Il nostro giro è iniziato con la visita al villaggio cerimoniale di Orongo dove abbiamo comprato il biglietto (5000 pesos cileni) che ci permetterà di visitare i siti archeologici disseminati nel Parque Nacional Rapa Nui. Il villaggio di Orongo, parzialmente restaurato, sorge su una scogliera a picco sull’oceano Pacifico ed è formato da case con muri formati da lastre di pietra coperte da un tetto arcuato ricoperto di terra. L’entrata è costituita da uno stretto cunicolo. Questo villaggio è appollaiato a 400m sull’orlo del cratere Rano Kau sul cui bordo si trovano un gruppo di massi con incisi numerosi petroglifi dell’uomo uccello, una divinità raffigurata con un lungo becco e un uovo stretto in mano. Abbiamo conosciuto una guardia forestale che ci ha raccontato un po’ di storie su Orongo. Ci ha raccontato che il villaggio risulta essere stato costruito più tardi rispetto ai moai e agli ahu e che gli isolotti al largo, detti motu, nel XVIII e XIX sec. Furono al centro del culto dell’uomo uccello. Da Orongo, ciascun concorrente o il suo sostituto (Hopu) doveva scendere lungo la parete della scogliera e con l’aiuto di una piccola zattera di giunco arrivare alla isole Motu Nui, Motu Iti e Motu Kao Kao. Colui che trovava per primo uovo dellq sterna fuligginosa, che si riproduceva proprio su queste minuscole isole, diveniva “l’uomo uccello” per tutto l’anno seguente; se l’uovo veniva trovato dal sostituto, questi doveva gridare il nome del suo principale ad un uomo in attesa in una caverna nella scogliera sotto Orongo. Chiunque trovasse l’uovo, oltre ad avere il favore della divinità Makemake, si guadagnava un posto importante nella comunità. Dopo la sosta per il pranzo, un empanada acquistata all’Aeropuerto ci siamo spostati alla Playa Anakena. Anakena è una spiaggia di sabbia bianca dove sorge l’Ahu Ature Huki con il suo solitario moai e l’Ahu Nau Nau che sorregge sette moai. Dopo questa tappa ci siamo diretti alla ricerca dell’ombelico del mondo!! Raggiungiamo l’Ahu Te Pito Kura dove si trova il più grande moai mai trasportato dalle cave di Rano Raraku. Pare che il moai, che ora giace a faccia in giù, sia stato fatto erigere da una vedova che ne intendeva fare una rappresentazione del marito defunto. A sinistra di questo moai si trova la pietra (te pito kura) da dove ha preso il nome l’ahu. Il nome di questa pietra, che pare essere magica, significherebbe “ombelico della luce”. Ci siamo diretti verso l’Ahu Tongariki con ben 15 moai. Solo ad uno di questi è stata rimessa l’acconciatura sulla testa gli altri copricapo sono stati divelti, assieme ai moai, da uno tsunami. Mentre i moai sono stati poi rimessi in piedi sull’ahu le acconciature sono sparse per il sito. Questo posto è fantastico!!! In seguito ci siamo diretti nel luogo da dove avevano origine i moai, al vulcano Rano Raraku la cava da dove venivano estratti i blocchi di tufo x scolpire i moai. Qui abbiamo trovato moai disseminati sul versante del vulcano interrati fino alle spalle o al collo e alcuni attaccati ancora alla roccia. Abbiamo seguito il sentiero e ci siamo diretti sul bordo del cratere da dove si possono vedere altri moai all’interno del cratere stesso, proseguendo sempre per questo sentiero siamo giunti sulla cima da dove abbiamo potuto ammirare una straordinaria veduta a 360°. Rientro ad Hango Roa e cena a base di pesce (Piafi e Panaroti). Isola di Pasqua – 25 settembre 2006 La nostra giornata è iniziata dalla zona settentrionale dell’isola. Ci siamo diretti all’Ahu Akivi che ospita sette moai che, a differenza degli altri moai, hanno los guardo rivolto al mare. Da qui ci siamo spostati a Ana Te Pau un sito di antiche abitazioni all’interni di grotte. Sulla strada per Hanga Roa abbiamo deciso di seguire un taxi che stava andando verso un punto panoramico sulla scogliera. Abbiamo così scoperto una delle caverne che gli abitanti dell’isola usavano per scappare durante i periodi di guerra e che sono fuori dai percorsi turistici per cui bisogna cercarle La caverna che abbiamo trovato (Ana KaKenga dos ventanas), è praticamente nascosta sotto terra quasi fosse una galleria di una miniera, ma il bello è che sbuca diritto sulla scogliera. Si arriva sul mare ma ad una altezza di circa 30 m., è molto emozionante. Nel pomeriggio ci siamo diretti all’Ahu Vinapu composto da due grandi ahu circondato da mucche e capre. I moai sostenuti un tempo da questi ahu, ora sono riversi a faccia in giù nel terreno. Lungo la strada che ci ha riportato al vulcano Rano Raraku abbiamo incontrato diversi ahu in rovina con i loro moai riversi sul terreno, come l’Ahu Vaihu. E’ l’ultimo giorno a Rapa Nui per cui siamo andati al mercato artesanal per compare delle riproduzioni di moai in pietra vulcanica. Per la cena siamo ritornati alla Taverne du pesceur per un’aragosta. Isola di Pasqua – 26 settembre 2006 Abbiamo lasciato Rapa Nui per rientrare a Santiago dove ci fermeremo ancora per tre notti. Valparaiso – 27 settembre 2006 Oggi siamo ansati alla scoperta di Valparaiso che abbiamo raggiunto dopo due ore di bus (Tur Bus: eccezionale compagnia di trasporto). Questa caotica città è famosa per i pittoreschi barrios e le baraccopoli situati sulle alture collegati al centro della città da una serie di sentieri, strade tortuose, scalinate e ascenores (funicolari). Armati di cartina, ci siamo diretti all’ascensor Concepcion (l’ascensore più vecchio della città) per salire sul cerro ononimo una delle zone più belle della città. Purtroppo la funicolare è chiusa per la riparazione dei freni per cui decidiamo di dirigerci verso l’ascensor El Peral che ci porterà al Cerro Alegre dal quale è possibile raggiungere poi il Cerro Concepcion. Questi due quartieri, dove abbiamo gironzolato a piedi, sono composti da case a due piani addossate le une alle altre con la facciata in lamiera ondulata colorata e il tetto a punta. Un luogo veramente caratteristico! Dopo il pranzo, in un ristorante francese (Le fileu Montpellier) ci siamo diretti a piedi verso il Cerro Bellavista e tra salite e discese siamo giunti all’ascensor Espiritu Santos che ci ha condotto sul cerro. Sempre a piedi siamo arrivati alla casa di Pablo Neruda “La Sebastaiana” e poi al Cerro Florida dal quale siamo scesi con l’ascensor Florida. Rientrati a Santiago verso le 20.00 e cena presso il ristorante Liguria. Santiago del Cile – 28 settembre 2006 Ci siamo svegliati con ancora i postumi della bevuta di ieri sera a base di pisco sour per cui ce la siamo presa con calma. Nel pomeriggio siamo andati al Mundo del vino per comprare qualche bottiglia di vino. Ultima serata a Santiago, decidiamo di andare per cena in un ristorante nel quartiere Bellavista l’Azul Profondo. Siamo rimasti affascinati dal quartiere, molto vivace brulicante di ristoranti e locali dove si suona il jazz. Santiago del Cile – 29 settembre 2006 Partenza alle ore 13:00 per l’Italia dove arriveremo domani verso le 11:00 ore italiane.