A touch of Thai
Guardo a bocca spalancata la città che si apre ai miei occhi: fumosa, grigia, caotica, piena di auto di ogni tipo, di rumori e suoni, e ancora non riesco a crederci: sono a Bangkok!! Il cui nome per intero è: Krungthepmahanakhon Amonratankosin Mahintharayutthaya Mahadilokphop Nophosin Ratchaniburirom Udomrathaniwetmahasa amonphiman awatasanthit...
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Guardo a bocca spalancata la città che si apre ai miei occhi: fumosa, grigia, caotica, piena di auto di ogni tipo, di rumori e suoni, e ancora non riesco a crederci: sono a Bangkok!! Il cui nome per intero è: Krungthepmahanakhon Amonratankosin Mahintharayutthaya Mahadilokphop Nophosin Ratchaniburirom Udomrathaniwetmahasa amonphiman awatasanthit Sakkathaitiya Witsanukamprasit ovvero: Città degli Angeli, Grande Città degli Immortali, Città Magnifica delle Nove Gemme, Trono del Re, Città di Palazzi Reali, Casa degli Dei Incarnati, Costruita da Visvakarman a Beherest di Indra e che più semplicemente viene abbreviata in BKK!!!!! come al solito scegliamo un’fferta stracciata per la Thailandia della Kuoni, con la quale eravamo già stati in Sri Lanka. Perciò la solita Miriam, o meglio, la solita Sara, ci ha curato l’organizzazione del viaggio con l’itinerario che noi volevamo e siamo partiti. Eccoci quindi all’ennesimo diario di bordo, il primo di questo 2007. 6 e 7 febbraio 2007 Partiamo alle 9 per essere a Malpensa, dopo aver lasciato l’auto al solito Panicucci per le 11, visto che si deve essere in aeroporto almeno tre ore prima. Dopo i soliti vari controlli (esasperanti e inattendibili) ci imbarchiamo su un aereo della Thai International Airlines con scalo diretto a Bangkok. Dopo quasi dieci ore di volo arriviamo. E’ stato un ottimo volo. Raccattiamo il bagaglio e ci avviamo sui tapis-roulant lunghissimi di questo modernissimo aeroporto inaugurato solamente lo scorso settembre (il mese del colpo di stato, ci diranno) verso l’uscita dove una marea di persone con cartelli vari sta attendendo. E’ il Suvarnabhumi Airport, vastissimo, modernissimo, mastodontico. Il nostro contatto è Duk, della Turismo-Asia, che ci accoglie e ci fa salire sul pulmino che ci porterà all’albergo, il Siam City Hotel, nel cuore della città, con centri commerciali a non finire. Con noi sono due ragazzi di Brescia, i soli 4 italiani che erano sull’aereo. Arriviamo in hotel accolti da una manifestazione di giovani che, tutti in maglietta verde, occupano lo spazio davanti all’ingresso del Siam City e urlano slogan, con bandiere e megafoni. Nulla di impressionante, ci dicono i ragazzi, siamo abituati a quelli di Bossi…bè, le camicie verdi sono uguali, ma i tratti somatici assolutamente no. Entriamo comunque nella lobby e in attesa delle camere Duk ci da tutte le spiegazioni che riguardano la città, anche per dove andare a mangiare e poi ci lascia dopo averci dato la chiave La stanza è davvero splendida, Benché stanchi usciamo, la prima escursione inizierà alle 13 ora locale. Fuori il caldo è notevole, il rumore assordante, il traffico impressionante, ma noi andiamo avanti. Ogni costruzione ha davanti a se “la casa degli spiriti” un tempietto dove riposano gli spiriti buoni e tengono lontani quelli cattivi. Grandi fotografie. Siamo impressionati dalla miriade di fili elettrici che penzolano da ogni parte. BKK è comunque una città ultramoderna nella quale per fortuna trovato ancora posto dei monumenti bellissimi che intendiamo visitare. Le strade sono piene di carrettini dove i gestori cucinano polpette, spaghetti, spiedini di carne e pesce, riso in tutte le salse, anatre laccate che pendono dalla testa in giù (becco compreso…brr…) Il posto per pranzare che ci ha indicato Duk non ci attira, né tanto meno i cibi dei carrettini, che Duk ci ha detto difettano di igiene per cui decidiamo di tornare in albergo e pranzare in uno dei suoi cinque ristoranti , dopo esserci riposati un’oretta. Belli freschi scendiamo nella lobby e scegliamo il Patumat, mi pare, con servizio internazionale, servizio a buffet molto buono, sala da pranzo favolosa, camerieri ultra gentili. Gli altri ristoranti sono lo Spice & Rice, thai, il Primavera, italiano, il Kamon. Giapponese, e il Lin Fa cinese. Mangiamo dell’ottimo salmone e buonissima frutta e alle 13, ora locale, siamo pronti per la prima escursione. Ci viene a prendere la guida della Turismo Asia che ci fa salire sul pullman e ci rechiamo a prendere altri italiani. Siamo più o meno una ventina e iniziamo quindi la visita ai templi che sono il tempio del Budda Sdraiato – enorme, lungo 46 metri – il Budda d’Oro – 5 tonnellate di oro puro – ed il Tempio di Marmo – progettato da un italiano e costruito tutto in marmo di Carrara. Intravediamo anche un po’ del Chinatown. Il Wat Po, ovvero il tempio che ospita il Budda disteso è davvero bello e imponente, ci emoziona. L’esterno è bellissimo con chedi (alti edifici fatti a campana rovesciata), e stupa. I due ingressi sono presidiati da coppie di guardiani in pietra e delimitano, sulla destra e sulla sinistra, la corte dove si trovano quattro grandi chedi ricoperte di ceramiche invetriate e mosaici eretti in commemorazione dei primi re della dinastia Chakri, attualmente al potere, fondata nel 1782. La prima capitale del regno era Ayutthaya, ma in seguito alle invasioni birmane la capitale era divenuta nel 1782 Bangkok perché meglio difendibile. Essendo il Wat (si chiamano così gli edifici religiosi) Pho un grande monastero vi sono un’infinità di monaci dai vestiti color arancio e dal cranio pelato che ci mandano in visibilio. La città è immersa in un traffico tremendo, in una nebbiolina grigia dello smog e nell’odore persistente del cibo che viene cucinato in ogni metro quadro libero di marciapiede. I tailandesi, ci spiega la guida della quale non ricordo il nome, mangiano poco ma 7 o 8 volte al giorno! L’odore del cibo ha comunque un ché di sgradevole, mi ricorda l’odore acre del cavolo che invadeva Leningrado e Mosca. Torniamo in hotel piuttosto affaticati, in aereo non abbiamo dormito per niente, e quindi sono più di ventiquattrore che siamo svegli. Dopo aver consultato varie guide per trovare un ristorante thai decidiamo di fermarci in quello dell’albergo, lo Spice and Rice, dove ceniamo molto bene, in un bellissimo locale all’aperto e dove ogni piatto è guarnito da splendide composizioni di frutta e verdure scolpite. La frutta è meravigliosa: mangeremo sempre ananas dolcissimi, banane piccole e buonissime, durian, mangustine, rambutan, rose and green apple – dal gusto simile alle mele ma a forma di pera – guava, uva, papaia, jackfruit, mango e altra frutta eccezionale, dal sapore veramente delizioso. Dopo cena siamo davvero stanchi: il non dormire si fa sentire, e allora ce ne andiamo nella nostra stupenda stanza piuttosto presto, anche perché l’indomani mattina abbiamo già un’escursione piuttosto faticosa. 8 febbraio Sveglia presto, alle 6, doccia favolosa con splendido bagno schiuma, shampooing, crema per il corpo, accappatoi di cotone morbidissimo bianchi, pianelle anch’esse bianche: sembra davvero una favola. Certo che la Kuoni fa le cose in grande e ci tratta benissimo negli alberghi. Le guide della Turismo Asia alla quale si appoggia, sono davvero efficienti e precise. Stamattina ci viene a prendere Andy, con baffetti, simpatico, e col pulmino andiamo a prendere una coppia di Treviso che è in viaggio di nozze, e marito e moglie con due figlie di Taranto. Prendiamo quindi la strada per Damnoen Saduak, ovvero i mercati galleggianti. Percorriamo il grande ponte sul Chao Phraya – il fiume di BKK – e vediamo attorno a noi una città immensa perennemente in movimento. Andy ci dice che la città ha più o meno 8 milioni di abitanti registrati ma che in tutto gli abitanti sono 12 milioni, dediti per lo più al commercio. Il nostro pulmino percorre molte strade piene di traffico – su vari pikup vediamo gente seduta che va al lavoro intenta a mangiare qualcosa da una ciotola – grandi alberi, cespugli fioriti, case eleganti e fatiscenti, baracche col tetto di latta, fiori profumati, gente in bicicletta, tuk-tuk coloratissimi e tanta tanta umanità, tutta sorridente. Più o meno dopo 100 km. Siamo finalmente nei pressi del mercato, scendiamo dal pulmino e ci imbarchiamo su lance a motore, il che è già emozionante. la nostra lunga e affusolata lancia percorre vari canali – profondissimi – tutti circondati da case su palafitte e foresta. Il profumo dell’aria è delizioso, i fiori incantevoli, il verde della boscaglia davvero immenso. Dagli alberi pendono innumerevoli frutti di mango. Arriviamo finalmente alla città galleggiante, lasciamo la motolancia e ne affittiamo una dove saliamo noi due e i ragazzi di Treviso, seduti in fila indiana uno per ogni gradino in legno della lancia. Andy ci dice di non mettere le mani sul bordo della lancia perché tra tante barche che si avvicineranno correremo il rischio di farci male. Il nostro “marinaio” è una donna, che comincia a pagaiare in mezzo ad una marea di barche. È tutto davvero stupendo. Il mercato Taalat nam si snoda per i vari canali nel suo quotidiano tren de vie colorato e chiassoso. I contadini vendono i loro prodotti: c’è di tutto. Tantissima verdura e tantissima frutta colorata buonissima. Mentre osserviamo di tutto e di più compro da una barca accanto a noi del mango già tagliato a fettine e incartato con lunghi stecchini per infilare le fette e ne offro anche ai due ragazzi: il mango è dolcissimo. Vi sono donne che in barca cucinano e vendono, polpette, dolci, spiedini, spaghetti, riso. E’ davvero emozionante. Questi canali sono profondi dai 15 ai 30 metri, l’acqua è giallastra, vi sono banchi da ogni lato del canale dove sono allestiti dei banchetti pieni di merce. La Thailandia è la patria del “taroccato” e mentre siamo in navigazione Mario compra delle bellissime magliette della Ralph Laurent per 1000 bath!!! (un euro equivale a 46 bath). Terminato il giro del mercato risaliamo in pulmino e ci dirigiamo al Rose Garden, grande giardino privato con varie costruzioni e ristorante dove pranziamo piuttosto bene servendoci ai banchi dei buffet. Assaggio anche la cucina sushi che non mi piace per niente. Assistiamo dopo pranzo ad uno spettacolo folcloristico di danze tahi con elefanti al seguito… I ballerini nel gran finale esibiscono tutte le bandiere e quella italiana è la più sventolata ma gli italiani qui sono davvero pochi. C’è una grande invasione di giapponesi e cinesi. Sulla strada del ritorno decidiamo di seguire i consigli di Andy e ci rechiamo dapprima in un negozio che vende sete, gioielli e varie altre cose che una signora italiana mi dice essere un negozio molto importante. Qui compro due sciarpe di seta favolosa per me e per Pamela. Poi decidiamo di farci fare un massaggio thai, noi e i ragazzi di Treviso propendiamo per il massaggio aromatico e perciò divisi per stanza ci sottoponiamo a questo rito che è davvero bello. Dopo un’ora buona il massaggio è finito, siamo davvero più sciolti. Ci rivestiamo e scendiamo nella hall dove ci viene offerto il tea. Io e Mario andiamo in albergo che è lì vicino a depositare i pacchetti e poi aspettiamo il pulmino che ci viene a prendere con la compagnia dei trevisani e dei tarantini perché abbiamo deciso di cenare sul Baiyoke Sky Hotel, il più alto della città, 309 metri! Andy ci accompagna e ci fa prendere l’ascensore esterno panoramico che va al settantanovesimo piano come una palla da schioppo. Ceniamo molto bene con cena a buffet e vista sulla città. Dopo cena saliamo all’83° piano e poi con siamo sulla terrazza girevole: è veramente un bellissimo panorama pieno di luci colorate.Verso le 11 ce ne torniamo in albergo dopo aver visitato il mercato notturno antistante l’hotel. 9 febbraio Buonissima colazione con frutta e dolci e poi via all’avventura. Stamattina abbiamo la visita dei palazzi reali. Siamo soli noi due e la nostra guida, Toy, ci dice che è come se fosse una visita privata. In effetti Toy è molto bravo e ci spiega tutto. Ci fa anche un sacco di fotografie nei posti migliori. Dai suoi discorsi capiamo come il Re Bhumibol, ovvero Rama IX, sia venerato dai tailandesi, dall’enfasi con cui ce ne parla. I Palazzi Reali sono davvero stupendi con la Sala dell’Incoronazione, le corti e il Tempio col Budda di smeraldo che è contenuto nel Wat Phra Kaeo. Toy ci spiega che nella sala Dusit viene deposto il Re quando decede e ivi vi rimane – per l’adorazione del popolo – per 300 giorni!! Vediamo anche il museo con le armi, le armature e varie altre cose davvero belle. E’ molto caldo e io sono piuttosto stanca così finita la nostra visita, la guida ci riaccompagna in albergo, dove pranzeremo molto bene al Putamat e poi verso le 14 scenderemo con le valigie nella lobby dove aspettiamo il trasferimento per l’aeroporto. La lobby è davvero incantevole, con grandi vasi di orchidee dappertutto. Gli orientali hanno un gusto per la composizione dei fiori davvero notevole. Nella sala vi è anche un bel pianoforte dal quale, pomeriggio e sera, un musicista trae bellissime melodie. Vengono a prenderci verso le 17 con una grandissima volvo bianca e ci portano al Suvarnabhumi dove alle 19,30 ci imbarcheremo su volo Thai per Phuket ovvero l’isola che c’è. La Kuoni e la Turismo Asia sono agenzie davvero notevoli, per precisione e comportamento. Il volo dura circa un’ora e quando sbarchiamo in aeroporto c’è la solita guida della Turismo Asia che ci viene a prendere e che ci conduce al nostro hotel, l’Amora Beach Resort nella bella baia di Bang Tao, immerso in una pineta lungo la spiaggia di sabbia bianchissima. Un’oasi di pace e tranquillità poco distante dalla caotica Patong. E’ ormai tardi, per cui rimandiamo le varie “perlustrazioni” al giorno dopo, anche se la camera è molto bella, grande, con balcone, ed abbiamo anche qui un piatto di frutta in omaggio e acqua minerale. Salutiamo Simone, l’incaricato della Kuoni che gentilmente ci ha ragguagliati su tutto quanto occorre sapere. 10 febbraio Gran bel posto, questo. La spiaggia è davvero stupenda, un’insenatura naturale davvero infinita, circondata da grandi alberi che sembrano pini e tante palme fino a degradare sulla bellissima spiaggia di sabbia bianca. Qui intorno vi sono numerosi resort ma per fortuna li hanno costruiti con buon senso per cui non si vedono nascosti come sono dalla boscaglia. L’unica cosa che vedi sono gli ombrelloni colorati ed i lettini con gli asciugamani per ogni resort. Qui anche se è più caldo che a BKK come ci ha spiegato Simone, la temperatura è accettabile in quanto soffia una bella brezza marina che fa davvero piacere. Siamo circa a 34° mentre a BKK eravamo a 30° ma l’arietta e la mancanza di umidità rende piacevole prendere il sole. Phuket è legata alla terra ferma da un nuovissimo ponte, questa costa prospiciente le isole Andatane si sviluppa sul lato occidentale della penisola che termina con la Malesia. E’ anche la zona più sottoposta ai monsoni che la colpiscono violentemente. Ricordiamo lo Tsunami e ciò che abbiamo visto in tv… La nostra spiaggia, Bang Tao, verso sinistra termina in una laguna dove vi sono moltissime barche che si possono anche affittare per andare a fare un giro da qualche parte, contrattando allo stremo, ovviamente. Anche la camera è bella, grande e spaziosa, con balcone che dà sulla piscina, tutta in mezzo al verde ed ai fiori. Le camere sono circondate da grandi prati che degradano fino al mare e la nostra è particolarmente silenziosa e gradevole. Tutte le costruzioni sono immerse nel verde assoluto e nei vari laghetti del resort dove zampilla l’acqua una miriade di fior di loto fanno bella mostra di sé. Sulla spiaggia abbiamo diritto ad ombrellone e lettini ma non è facile disporne, dato il numero di clienti che c’è, anche se non ci diamo affatto fastidio l’un l’altro. In effetti la lotta al posto-lettino è davvero notevole, come ci ha detto ieri sera Simone, che è di Genova e da un anno vive in Thailandia. E’ molto simpatico e gentile, pronto a venirci incontro per ogni nostro bisogno. Con lui organizziamo l’escursione alla James Bond Island ed a Phe Phe Island. Oggi, dopo aver fatto il bagno, pranziamo in uno dei tanti ristorantini che sono sulla spiaggia: da Alex Luna un gran pesce (sembra un dentice) cotto sul barbecue ed una bottiglia d’acqua ci costa 550 bath, ovvero 7 euro circa!! Verso sera sulla spiaggia arriva un elefantino che è la gioia di grandi e piccini. Il suo accompagnatore chiede 100 bath per far fare un giro. Pur essendo ancora un cucciolo è alto circa 2 metri… In serata ci rechiamo a Patong, affollatissimo centro di mare, con locali di ogni specie, mercatini, ristoranti, night club, spettacoli di travestiti. Per la strada girano tante ragazze seminude che invitano a entrare nei locali, vi sono poi altre ragazze che sempre rivolgono lo stesso invito, e – chiaramente – prostitute. La gente del posto lavora duramente: vi sono donne che portano su una spalla un bilanciere dove dentro vi è la mercanzia da vendere, vecchi rugosi, invalidi che si trascinano sulle gambe, vecchi occidentali che passeggiano per mano a delle ragazzine delle quali potrebbero essere i nonni e che mi fanno una bruttissima impressione. Certo che qui chi sceglie di non lavorare nei locali fa una vita davvero faticosa, anche perché come ci ha spiegato Toy non hanno la pensione per cui sono costretti a lavorare tutta la vita o – non potendolo fare – devono essere mantenuti dai figli. Triste realtà. Comunque Patong dopo l’impressione triste di questa sera, ci affascina davvero e finiremo per tornarvi sempre, sino a quando durerà il nostro soggiorno. In Thailandia vi sono un’infinità di razze: malesi, cinesi ecc. E vi convivono varie religioni: il buddhismo, l’induismo, l’islamismo e l’animismo (credenza secondo la quale anche gli oggetti hanno un’anima). Adorano i fiori e se ne trovano ovunque, di colorati e profumati: nei templi degli spiriti, sui taxi, sugli autobus, sui tuk-tuk. Non è difficile vedere un autista di taxi che ha un tempietto appeso allo specchietto anteriore circondato da gelsomini e fiorellini gialli fermarsi e mettersi a pregare a mani giunte. Anche le figure del Buddha sono molto presenti così come le divinità induiste. Il buddhismo Theravada, professato dai thai, insegna che ogni uomo e ogni donna è responsabile di ciò che accade nel mondo e ognuno possiede in sé la forza di trovare la strada verso il Nirvana. Qui a Phuket, oltre a esservi una fiorente industria basata sul turismo, vi è anche la produzione della gomma, di noci di cocco, del riso la pesca. Conseguentemente è una regione con il reddito pro capite più alto del Paese, seconda solamente a BKK e può vantare, oltre al mare cristallino e a splendide spiagge, anche degli stupendi parchi forestali che non faremo in tempo a visitare, purtroppo. Stasera mangeremo thai in un locale consigliato da Simone, il N° 6, ma mentre Mario mangerà bene io così così. Mi rifaccio comunque con della splendida frutta. 11 febbraio Oggi abbiamo l’escursione all’isola di James Bond. Vengono a prenderci presto e ci ritroviamo sul pulmino con 3 coppie di tedeschi. Ci portano alla sede dello Yacht Club Thai, dove c’è il luogo d’incontro e l’imbarcadero. Qui scopriamo che i nostri compagni di gita sono tutti tedeschi! Per fortuna arrivano anche due coppie piuttosto anziane di italiani, per cui faremo conversazione con loro durante l’escursione. Attraversando l’isola, come anche il giorno prima, abbiamo visto vastissime piantagioni di caucciù: ogni albero col suo “pentolino” per la raccolta. Arriva poi il capitano della barca, la June Bathra, che è un bellissimo veliero di legno scuro dalle vele rosse. E’ un tipo piccolo, abbronzantissimo, coi capelli grigi, sulla cinquantina che sorride e si presenta: “I’m very glad to see you, i’m James Cook” e segue una risata generale. E’ invece un tedesco di nome Klaus che vive in Thailandia da molti anni ed ha tre velieri come quello dove ci imbarchiamo noi. A bordo c’è un ragazzo thai che parla bene l’inglese e noi faremo riferimento a lui. Il viaggio inizia ed è stupendo. A bordo ci offrono un sacco di cose: caffè, succhi di frutta, frutta fresca, dolcini, pistacchi. Ci daranno poi anche il pranzo. … oddio, questa navigazione è stupefacente! Quest’affermazione mi sa proprio di sogno. E’ incredibile esserci. Entriamo nella Baia di Phang Nga che dire meravigliosa è dir poco. Sono 140 isole rocciose e verdi incredibili e stupende. Ci sono anche intere foreste di mangrovie. Siamo incantati. Intanto lo stare sullo June Bathra, scalzi ed in costume, è davvero bello. Vi è poi una tettoia di giunchi che fa ombra e sotto la quale si può pranzare tranquillamente. Quando siamo proprio in mezzo all’oceano e navighiamo a vela – bellissimo – ci vengono a prendere con delle lance a motore, le longtail, e – muniti di giubbotto salvavita – trasbordiamo dalla nave alla lancia e ci dirigiamo, a gran velocità, verso un’isola abitata da pescatori che costituisce una comunità mussulmana qui in Thailandia. Tante case sono nuove, perché qui lo tsunami del 2004 ha colpito duro, sono morte 206 persone, quasi tutte bambini e donne e quindi le abitazioni sono state ricostruite. Gli uomini che erano al largo per pescare si sono salvati…è una piccola comunità e vivono in uno stato di isolamento per noi occidentali quasi inconcepibile. Non vedo l’ora di andar via: lo scenario è bello ma questa miseria che si vede ad occhio nudo mi fa star male, così come il ricordo di quanto avvenuto. Per fortuna ritorniamo presto sulle lance facendo una gara a chi arriva primo con la nostra consorella di ospiti della June Bathra carica degli altri passeggeri per arrivar prima a James Bond Island, che è superlativa, bellissima, incantevole, da rimanere senza fiato, con la grande roccia in mezzo all’acqua che spunta come unfungo e che è chiamata “chiodo”. Meraviglia! Vi sono anche delle grotte strapiene di pipistrelli (che qui mangiano ) Ci fermiamo per un po’ sulla spiaggia, fa molto caldo, beviamo qualcosa e poi torniamo sul veliero dove pranzeremo. Ci serviremo di rice, verdure al curry, insalate cotte e crude, pesce alla griglia, spaghetti buonissimi e pollo fritto. E poi tantissima frutta favolosa. Degli ananas piccoli dolcissimi, bananine meravigliose, papaia! Intanto la navigazione è sempre fantastica. Raggiungiamo infine una bella baia dove fare il bagno ma visto quello che abbiamo mangiato non ce la sentiamo di farlo. Solo 6 tedeschi si buttano, noi ci limitiamo a prendere un po’ di sole. Verso le 17 veleggiamo verso casa, purtroppo, sbarcheremo sulla terra ferma e col solito pulmino saremo condotti in hotel. Abbiamo conosciuto una coppia di Grosseto che è nel nostro resort con la quale andremo il giorno dopo a Phe Phe Island. Dopo una bella doccia decidiamo di cenare in hotel in quanto siamo piuttosto stanchi ma ci ripromettiamo di andare a Patong domani sera. Anche Patong è stata colpita dallo tsunami ma ora è tutta ricostruita per la parte devastata dal mare che è entrato in città per una profondità di 150 metri. 12 febbraio Oggi piacevole giornata di mare. L’acqua è bella e trasparente, il golfo stupendo, lo percorriamo tutto in varie passeggiate ammirando le barche colorate. Un vecchio pescatore sta raccogliendo la rete dove dentro vi sono pochi pesci: il suo pranzo, dice Mario. Toy ci ha detto che nessuno muore di fame in Thailandia, ma certo le condizioni di vita non sono paragonabili alle nostre. Dopo innumerevoli bagni pranziamo al Ristorante del resort, piuttosto bene, poi riposino all’ombra – quando si conquista un lettino non lo si molla a nessun costo – e nuovamente a tuffarci in mare dove viene a salutarci l’elefantino. Questo resort è pieno di inglesi, tedeschi e russi. In serata ci rechiamo a Patong con lo Shuttle del resort (pulmino che passa ad orari fissi) dove come sempre c’è grande confusione e rumore. Ceniamo al Patong Seafood, altro locale consigliato da Simone, e dopo aver guardato tutto il menù scegliamo il piatto n. 38 che è composto da una aragostina, un pezzo di carne con salsina squisita, patatine fritte, verdura e riso al burro: buonissimo davvero! Anche la birra è davvero gradevole e la frutta come al solito stupenda. 13 febbraio Ed ora grande escursione a Phe Phe!!! Il pulmino porta noi e la coppia di Grosseto al Royal Yachtung Club di non so quale città (abbiamo attraversato l’isola in senso orizzontale) e ci ritroviamo in una quindicina di italiani pronti per partire su un meraviglioso motoscafo d’altura di proprietà di un italiano, Simone, Ritroviamo, in questa escursione, i due ragazzi di Brescia. Si parte!! Velocissimi percorriamo questo tratto di mare tutto segnato di pali come se fosse un’autostrada che cesseranno più avanti ma ad un certo punto fermano il mezzo. Simone dice di sentire un rumore non buono. Conclusione: dopo tre tentativi di ripartire Simone ci dice che bisogna tornare indietro, un motore è in avaria, non arriva benzina, e non è prudente affrontare così l’oceano. La delusione è enorme, anche perché noi domani sera partiamo e non potremo fare la gita in altro giorno. Al bar dello yachting club Simone ci offre il caffè, siamo davvero delusi, pazienza. Intanto racconto alle ragazze romane di aver mangiato bene al ristorante di Patong e disegno loro una piantina per farglielo trovare. Sconsolati ritorniamo sul pulmino e con esso al resort. Simone della Kuoni ci restituisce i soldi (sigh…) e passiamo la giornata al mare. Alla sera logicamente si va a Patong e ci scateniamo. Cena al Patong Seafood con pesce e frutta deliziosa!! . Finito di cenare vedo ad un tavolo le due romane con una quindicina di persone, ci avviciniamo per salutarle e una di loro, Paola, mi confida che il piatto n. 38 ha ottenuto il consenso di tutti i commensali.!!! Le salutiamo e usciamo verso i mercati dove compreremo un arazzo ricamato per i ragazzi (che è piaciuto un sacco) ed una borsa di Gucci (taroccata… o forse no, se le fanno qui) dove vi è il cartellino “made in Italy” che è davvero stupenda ed è costata circa 30 €. Comunque le contrattazioni per abbassare il prezzo sono davvero estenuanti. Quando ci avviamo al posto di ritrovo convenuto per prendere il pulmino incontriamo i ragazzi di Treviso che ci fanno un sacco di feste e salutiamo anche loro con affetto. Sfortunatamente è la nostra ultima sera qui, ma chissà che non si possa tornare… Compriamo da un povero cristo sciancato che si trascina penosamente una collana di orchidee e fiori bianchi profumati. 14 febbraio Purtroppo si parte. La mattinata la passiamo al mare, sino alle 13 circa. Simone si è interessato per farci lasciare la stanza alle 14 per cui dopo il bagno facciamo una rapida doccia, chiudiamo le valigie che avevamo già pronte con il cambio dei vestiti, portiamo i bagagli nella lobby e andiamo a pranzo nel ristorante dell’albergo che sono le 14 passate. Alle 17 ci viene a prendere l’autista col pulmino della kuoni che ci porta all’aeroporto da dove partiremo per BKK: arrivederci, Phuket!!! Abbiamo più di tre ore d’attesa per il nostro volo e finalmente alle 0,30 si parte con la Thai che ci serve la cena. Guardo un film e poi dormo un po’, ci svegliamo per la colazione e dopo 12 ore di interminabile volo atterriamo a Zurigo dove piovicchia, sob, (non c’era posto sul volo di ritorno per Milano). Qui abbiamo subito la coincidenza per Malpensa, partiamo alle 9,30 ma mentre siamo sulle Alpi ci coglie una perturbazione violentissima che ci fa rovesciare tutto il caffè che ci hanno servito. Mario si è letteralmente bagnato anche le mutande!! Eroicamente prende in mano anche la mia tazza di caffè – che tra poco si rovescerà – dicendo: tanto sono già sporco… Arriviamo a Milano dopo circa 40 minuti, il tempo è discreto, raccattiamo i bagagli che sono tutti interi e ci sono tutti, telefoniamo al Panicucci che ci viene a prendere e iniziamo il viaggio di ritorno verso casa. Una bella esperienza davvero e tanta voglia di ritornare nel Paese del sorriso! Lo strano, a pensarci, è che siamo partiti il 15 febbrario alle 0,30 e siamo arrivati il 15 febbraio alle 10,25…potenza dei fusi!