ISLANDA dove i sogni diventano realtà
Il nostro viaggio in Islanda comincia con una serie fortunata di eventi..è si ..a quanto pare anche in queste cose serve una buona dose di lato b. La prima e imprescindibile circostanza è il ritrovamento di un volo super scontato su internet; navigando per i numerosi siti di viaggio in cerca di una meta per le vacanze estive, divertente,...
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Il nostro viaggio in Islanda comincia con una serie fortunata di eventi..è si ..a quanto pare anche in queste cose serve una buona dose di lato b. La prima e imprescindibile circostanza è il ritrovamento di un volo super scontato su internet; navigando per i numerosi siti di viaggio in cerca di una meta per le vacanze estive, divertente, interessante, naturalistica e con un buon prezzo, considerando le ferie in agosto forse ho più probabilità di vincere il superenalotto.. La mia sana abitudine di visitare saltuariamente i siti internet delle compagnie aeree, anche questa volta ha reso i suoi frutti e ho scovato dei voli a buon prezzo per Reyjavìk con Icelandexpress. Dopo aver opportunamente intortato e infiocchettato la scoperta presentandola a mio marito come un’occasione imperdibile, più unica che rara, di quelle che capitano solo una volta nella vita, prenotiamo i voli. Il volo di andata è da Francoforte, mentre il rientro, più comodo ed economico, è su Londra. Considerando che entrambi gli aeroporti sono serviti da Ryanair, basta lo zelo e la precisione di mio marito per incastrare il tutto in un perfetto planning di viaggio. Erano anni che sognavamo di visitare questi luoghi, in passato avevamo avuto più occasioni di apprezzare i paesaggi nordici e l’Islanda è un pò come la ciliegina sulla torta, succosa, irresistibile ma aimè non proprio economica, così avevamo sempre ripiegato in viaggi più a misura del nostro portafogli. Come sempre il viaggio comincia settimane prima della partenza, internet è uno strumento prezioso per raccogliere le informazioni utili, contattare altri viaggiatori, organizzare pernottamenti e spostamenti, in questo mio marito è bravissimo ma la mia indole romantica mi induce anche a documentarmi in altro modo. Contatto l’azienda di soggiorno islandese e mi faccio spedire del materiale a casa, è gratuito e mandano guide, cartine e opuscoli preziosi con escursioni convenzionali e non, casomai mi venisse voglia di visitare la calotta polare beh ho i recapiti del tizio che mi ci porta! Puntatina in libreria per l’acquisto di guide e libri sull’Islanda. Studio la storia della nazione e scopro che è sede del più vecchio parlamento al mondo tuttora esistente, il luogo ideale per una liberale come me! Leggo che è anche stata colonizzata dai vichinghi, è perfetto perché mi sono interessata alla storia di questo popolo già nei miei viaggi in Scandinavia. Mi documento anche sulla cucina tipica, dovrò pur assaggia i piatti locali non vi pare? Mi ravvedo quando scopro che la carne di squalo putrefatta è considerata una prelibatezza, che le specialità locali sono la testa di pecora con tanto di occhi e cervello e un miscuglio di frattaglie ovine; beh in ogni caso meglio saperle prima queste cose che scoprirle al ristorante! Inoltre è mia consuetudine memorizzare alcune parole della lingua locale, cose del tipo buongiorno, grazie e arrivederci. Da sempre penso che sia una forma di cortesia nei confronti del popolo che mi ospita e questa cosa devo dire ha sempre suscitato simpatia al mio interlocutore. Vabbè, mio marito ritiene che sia per la pronuncia maccheronica ma questa è un’altra storia. Avete idea di com’è l’islandese? Beh io non so neanche se è possibile farsi un’idea di una lingua del genere! So che è una lingua germanica ma visibilmente sembrano i segni confusi di quando mio figlio gioca con la tastiera del pc. In ogni caso non mi do per vinta e imparo a salutare (Gòðan daginn, Gott kvölg) e a ringraziare (Takk fyrir) anche se il mio forte è l’arrivederci (Bless). Affascinante è il sistema dei nomi islandesi, costruito con il sistema patronimico usando il suffisso dottir e son (figlia, figlio) e il nome del padre o della madre. Così la maggior parte degli islandesi non ha un cognome e si chiama per esempio Erik figlio di Jon. Questo sistema è destinato a perdurare dal momento che è vietato dare ai bambini nomi non islandesi, penso alla difficoltà di consultate un elenco telefonico ma dal momento che la popolazione è solo di 288.000 abitanti, molti dei quali si conoscono o hanno almeno una lontana parentela la questione elenco del telefono non dovrebbe essere un problema. Mentre le goccioline di sudore irrigano la mia fronte intenta a studiare usi e costumi di questa terra lontana, goccioline che sarebbero scese comunque anche senza i 30 gradi, il maritino perfetto organizzatore studia un itinerario di massima per poter visitare le località che riteniamo importanti. Considerando i giorni che abbiamo a disposizione in sostanza possiamo concederci il giro dell’isola percorrendo la Ring Road, la strada statale n.1, con le opportune fermate e deviazioni. Peccato perchè l’Islanda ispira l’esploratrice che è in me! A questo punto è necessario noleggiare un’auto. Le informazioni che abbiamo raccolto consigliano vivamente un 4×4 ma i prezzi che abbiamo trovato sono eccessivi. L’argomento accende una discussione, il maritino dice che se tutti consigliano questo tipo di auto un motivo ci sarà, io sostengo che un consiglio è un suggerimento non un obbligo! Dopo il meeting nel salone di casa con tanto di coffe break arriviamo alla conclusione che dovendo viaggiare quasi totalmente nella strada principale ed essendo solo in due non abbiamo bisogno dell’auto 4×4. Onestamente anche ora non capisco proprio perché ho dovuto promettere che non mi sarei mai lamentata dello spazio, delle buche, di niente…insomma in pratica l’argomento auto per me deve essere un tabù! Lo diceva la mamma, va a capire gli uomini! Con l’ausilio del sito internet easycar.com prenotiamo una scintillante Toyota Yaris, sono convinta che andrà più che bene! Almeno un paio di settimane prima della partenza, come ogni donna sa bene, è opportuno cominciare a pensare cosa mettere in valigia. Una globetrotter che si rispetti porta con se l’occorrente per ogni circostanza ed evenienza. Mi prendo un’oretta buona per riflettere, l’argomento è serio e richiede la massima concentrazione e la location adatta: il lettino della spiaggia. Mi cervello per ipotizzare una circostanza in cui le scarpe trendissime che ho acquistato ieri sarebbero perfette ma proprio non riesco a immaginarmela neanche lontanamente, decido quindi a malincuore di lasciarle a casa a patto di lucidarle il giorno prima della partenza. Dopo un consulto con Andrea, in parte per illuderlo di aver voce in capitolo sull’argomento vestiario, apprendo che stando alle sue informazioni il tempo sarà variabile, con alta probabilità di pioggia e comunque sempre freddino. La perfetta valigia della suddetta globetrotter (io, ovvio) comprenderà abbigliamento sportivo, comodo e caldo meglio se termico; giacca pesante antivento, antipioggia, cappellino con paraorecchie e scarponcini da trekking, alcune magliette perché se esce il sole potrebbe far caldo, costume da bagno e il prezioso asciugamano, indispensabile per fare il bagno nelle sorgenti termali. Uno zainone possibilmente impermeabile, apparecchiature fotografiche, le guide e la borsetta dei medicinali dove, ai consueti farmaci, ho pensato di aggiungere un buon repellente per gli insetti e delle creme protettive per vento e sole. Ora col senno di poi devo ammettere che la pausa di riflessione sulla spiaggia è stata utile perché più o meno avevamo con noi tutto l’indispensabile. Particolarmente utili i pantaloni antipioggia, i cappelli caldi e rigorosamente col pompon, l’asciugamano perché quando si stabilisce di fare un bagno l’acqua è calda è vero ma quando decidi di riemergere dopo la sacrosanta pausa ristoratrice ci sono seri rischi di assideramento! In confidenza devo ammettere che ho sbagliato la scelta dello zainone, troppo grande, e con le nostre brevi passeggiate a piedi, inutile nonché poco impermeabile; avrei dovuto portare un coprizaino in nylon. Infine la raccomandazione più importante che, va bene fa un po’ zia, ma credetemi è davvero molto utile con un clima così variabile come quello che abbiamo incontrato noi è il vestirsi a cipolla. Un capitolo a parte meriterebbe l’apparecchiatura fotografica ma aimè non sono competente, per non dire che non ne capisco un’acca, ma in giro per il paese, anche in angoli remoti e poco accessibili troverete sempre qualche fotografo magari dilettante ma con l’aria da esperto che, circondato dalla sua attrezzatura, si concentra per immortalare correttamente un filo d’erba. Col senno di poi e le riflessioni maturate nelle settimane successive al rientro avrei dovuto prepararmi meglio, perché i paesaggi sono a dir poco sbalorditivi. Avrei dovuto fare un corso di fotografia, chiedere qualche suggerimento all’amica fotografa, comprare un libro che parli di luce e angolazione, magari un bignami, o almeno acquistare un po di quell’attrezzatura che avrebbe contribuito se non altro a darmi un tono. Invece nulla, non feci niente di tutto ciò e partii con la mia macchinetta compatta, di quelle amate dalle vecchiette che fannotuttodasole, mi sono dovuta arrangiare, ho fatto come meglio ho potuto. Ma…ora che ci penso bene, forse alla fine è andata meglio così, forse il bicchiere è mezzo pieno e non me ne sono accorta, forse.. Non ho materiale sufficientemente artistico per organizzare cene show con gli amici che com’è noto muoiono dalla voglia di passare quelle 15/16 ore a guardar foto e sentire racconti. Non ho avuto la soddisfazione di ritrarre degnamente gli stupendi scenari di questa magica terra ma li ho vissuti, mi sono impantanata nel fango della sorgente termale, ho sentito il vento pungermi le gote mentre sospinge le nuvole e fa fluttuare il vapore, mi sono bagnata con la pioggia e scaldata col sole che complici disegnano l’arcobaleno. L’Islanda, la sua irruenza, i suoi meravigliosi paesaggi , l’ospitalità dei suoi abitanti, il suo ghiaccio e il suo calore, sono ormai parte di me, sono nel mio cuore e nella mia memoria, ogni tanto ne ripesco un pezzettino che mi fa sorridere e mi lascia con lo stesso sguardo stralunato e sognatore che avevo quando ho vissuto queste esperienze. Poco importa se mancano le prove fotografiche e poco importa se lo sguardo sognatore mi fa sembrare una perfetta idiota! 18 Agosto 2007 Finalmente è arrivato il grande giorno, carichiamo valigia e zainone superaccessoriato in auto e siamo pronti a partire con direzione Forlì. Arrivati in aeroporto lasciamo il nostro suv che in città serve tanto mentre in Islanda è solo consigliato ma non indispensabile (scusate qua si è intromesso mio marito e ha preteso questa aggiunta chissà poi perché) e ci imbarchiamo con direzione Francoforte Hann. L’aereo arriva in tarda serata ma aimè i famigerati punti di ristoro dell’aeroporto sono chiusi e passiamo la serata in compagnia di altri vacanzieri all’insegna del bivacco più o meno selvaggio. Il volo successivo ci consente almeno di star comodi e dormire un pò durante il viaggio…lo ammetto mi sono appena accorta del decollo prima di svenire! Avrebbero potuto portarmi ovunque e me ne sarei resa conto il mattino successivo! Arriviamo a Keflavìk durante la notte, avendo indosso solo gli abiti estivi con una giacca portata per l’occasione. Maremma che freddo! Si gela, ma un freddo freddo freddo di quelli che fanno battere i denti! La notte è ventosa, non completamente buia e per chi non l’avesse capito fredda! Abbiamo prenotato in un motel vicino all’aeroporto, comodo, economico e con il servizio navetta gratuito da e per l’aeroporto così si può risparmiare un giorno di noleggio auto o quantomeno avere un passaggio se si arriva in orari strani. 19 Agosto 2007 Il mattino successivo sveglia di buon ora, questa cosa fa tanto boy scout e coccinella ma la verità è che la vicinanza con l’aeroporto è un pò rumorosa! In pratica ti atterrano gli aerei sulla testa! Per fortuna di notte ci sono pochissimi voli ma il mattino potresti avere un brusco risveglio! Colazione con zuppa per entrare in clima islandese …a parte i biscottini che mangio di nascosto mentre Andrea era in bagno…Ritiriamo la nostra Toyota Yaris al noleggio dell’aeroporto e partiamo per una delle zone più visitate del paese, il così detto circolo d’oro. Il paesaggio è molto strano, immaginatevi una strada poco trafficata che corre lungo la costa frastagliata, il mare è calmo e credetemi il colore suggerisce una temperatura gelida! Dal finestrine si susseguono pianure infinite, apparentemente sembrano brulle ma l’occhio attento di un’ osservatrice (il mio) individua la tipica vegetazione nordica, i muschi e licheni che la professoressa di scienze spiegava molti anni or sono; ecco li ho riconosciuti! La vegetazione è costellata di rocce, con forme e dimensioni disparate, sembra lo zucchero a velo che il pasticcere passa sulla torta appena sfornata! C’è una leggera pioggia, fine e persistente ma questo tempo non mi sembra uggioso piuttosto rilassante. La prima meta è il parco nazionale di Þingvellir, una pittoresca vallata, dove colline, laghi e colate laviche si avvicendano. L’area è attrezzata con un centro visitatori dov’è possibile reperire mappe e materiale didattico. Istituito nel 1928 è primo parco nazionale del paese e si spande fra due fenditure accanto al fiume dove nel 930 si radunò l’Alþing, il primo parlamento islandese. Apprendo dalla guida che “il Þingvellir si estende sul rift (fossa tettonica) tra la zolla nordamericana e quella europea” e quasi non credo ai miei occhi: in pratica mi trovo su due continenti! Cavoli questa cosa potrebbe tornarmi utile in trivial pursuit! Dopo un breve tragitto in auto che attraversa buona parte del parco arriviamo a Geysir. Si tratta della più celebre attrazione turistica del paese ma non troviamo l’ammasso di tourist’s facilities che senza dubbio deturperebbe ambiente e atmosfera. Già dopo aver visitato due famose attrazioni islandesi capisco che qui la natura è amata e rispettata, non trovo bancarelle, stormi di guide con gli ombrellini alzati o dozzine di ristoranti. Ci incamminiamo lungo il sentiero e, mentre guardiamo incuriositi le innumerevoli fenditure del terreno da cui scorga acqua calda, un fragore ci coglie di sorpresa ed eccolo là il Geyser! Siamo sbalorditi, insomma tu passeggi tranquillo e all’improvviso fruuuummmmmmm una colonna d’acqua alta 30 metri esplode dal nulla! Si tratta dello Strokkur, il più svizzero fra i geyser che emette zampilli ogni 10 minuti! Entusiasti di questo spettacolo ci sistemiamo in pole position per la prossima esplosione. In questa circostanza siamo inaspettatamente perspicaci infatti, osservando la disposizione degli altri turisti, deduciamo che se stanno quasi tutti su un lato del cratere ci sarà un motivo: il vento! Guardiamo il cratere, un buco pieno d’acqua che gorgoglia, le bolle sono sempre più grandi e numerose, poi una risacca e frummmmm eccolo di nuovo, che meraviglia! Poco lontano da Geysir si trova la più famosa cascata d’Islanda: Gullfoss. Arriviamo al parcheggio, lasciamo l’auto e ci incamminiamo in direzione della cascata. Non si percepisce immediatamente la sua maestosità, poi a un certo punto del percorso pedonale subito dietro il caffè, Gulfoss si mostra in tutta la sua meraviglia. Restiamo incantati qualche minuto a godere questo incredibile paesaggio prima di avvicinarci ulteriormente e fotografarlo da ogni angolazione possibile. Anche in questo caso l’attrazione turistica non risulta caotica, tutto è lasciato in balia della natura o quasi. C’è un caffè, un piccolo museo e i percorsi pedonali che facilitano la visita del turista, da percorrere con cautela però a causa del fondo scivoloso. Continuiamo a viaggiare sulla strada n.35 in direzione di Selffos per poi tornare sulla n.1 per raggiungere Vik, la nostra meta finale. Lungo la strada poco prima di Vik ci fermiamo a Skògar, un minuscolo villaggio ai piedi del ghiacciaio Eyjafjallajökull. Già dalla strada individuiamo l’attrazione del villaggio: la spettacolare cascata di Skògafoss. Skògafoss si butta con un salto di 62 m da una rupe coperta di muschio sollevando enormi spruzzi. Il vento è davvero forte e freddo ma noi impavidi turisti sfidiamo le condizioni avverse arrivando fin sotto la cascato dove il rumore è assordante e gli spruzzi ci inzuppano, poco male visto piove. Il villaggio possiede anche un bellissimo Museo del Folclore che illustra gli aspetti della vita islandese. Purtroppo abbiamo abbastanza tempo per visitarlo ma andiamo comunque a fare un sopralluogo e visitiamo le bellissime case con il tetto d’erba. In serata arriviamo a Vik ma prima di prendere dimora nella guesthouse scelta decidiamo di visitare un’altra grande attrazione del paese la costa di Dyrhòlaey. Questa è la prima circostanza in cui mio marito esprime, per così dire, il suo rammarico per non aver scelto un’auto 4×4. La strada da percorrere, infatti, è la pista n.218, non asfaltata, piena di buche e popolata di elfi bontemponi che fanno le condoglianze alle sospensioni dell’auto! Il tragitto è piuttosto lungo a causa della velocità ridottissima della nostra vettura ma incantevole! Siamo in un angolo di mondo quasi deserto, con paesaggi splendidi e un arcobaleno incantato a indicarci la meta! Incontriamo cavalli, pecore e una grande varietà di uccelli. A proposito di uccelli, è proprio in queste scogliere che nidificano i pulcinella di mare. Non ho ben capito la ragione ma pare che il 16 di agosto questi simpatici animaletti se ne vanno presso altri lidi! Cioè come fanno a sapere quand’è il 16 di agosto? Magari hanno un calendario vecchio, forse siamo fortunati e riusciamo a vederne almeno uno! Arriviamo in un altopiano con una vista mozzafiato sull’arco roccioso di Dyrhòlaey. Che meraviglia! Camminiamo sulla spiaggia nera, tutto è nero a dire il vero, il mare ha una risacca spaventosa e il vento soffia fortissimo. Restiamo a lungo per godere di un tramonto che non è tramonto, cioè il sole non scompare ma dipinge il cielo di mille colori! Che pace, che armonia ancestrale con madre natura! Dopo aver goduto della forza generatrice della natura, sfiniti ma soddisfatti andiamo finalmente alla guesthouse prenotata. Siamo accolti dai simpaticissimi proprietari ma neanche loro sanno spiegarmi la cosa dei pulcinella di mare e mi dicono che per avvistarli avrò bisogno di fortuna. Aggiungono anche una ricetta tradizionale su cui preferisco glissare. 20 Agosto 2007 Il giorno successivo comincia con una doccia in compagnia del cavallo spione che sbircia dalla finestra e con la sontuosa colazione preparata dalla signora Sigrún. L’auto è già sulla statale 1 diretta verso la prima meta della giornata: il parco Nazionale di Skaftafell. Questo tratto di strada è bellissimo, attraversa fattorie, montagne, lingue di ghiacciaio e il sandur, ossia il terreno composto da depositi di limo, sabbia e ghiaia erosi dai ghiacciai e trasportati a valle dall’acqua. Lo Skaftafell è il più grande e conosciuto parco nazionale islandese ed è una consuetudine per i locali passarci i fine settimana. E’ molto bello e interessante da visitare perché ci si può avvicinare al ghiacciaio molto facilmente, tanto che con la nostra vettura e un po di pazienza, percorriamo un breve tratto di sterrato e parcheggiamo quasi sul ghiaccio! C’è un efficientissimo centro per i visitatori che fornisce informazioni e mappe per gite fai da te oppure organizza splendide escursioni con guida. La nostra visita si limita alla breve passeggiata fino alla celebre cascata di Svartifoss a cui si arriva con un sentiero percorribile in 1 ora circa. La scorgiamo da lontano già lungo il sentiero e da questa angolazione la vista è un po deludente ma una volta arrivati sotto la cascata restiamo a bocca aperta. La particolarità che la contraddistingue sono le numerose colonne di basalto a strapiombo, sembra un gigantesco organo! Peccato per la compagnia di turisti che decido di farci il bagno e che compare inesorabilmente in tutte le foto!….e grazie a Dio questa volta non sono italiani! Tornati sulla Ring Road facciamo delle brevi soste panoramiche prima di fermarci in una delle mete più spettacolari del viaggio: Jökulsàrlòn, laguna del fiume glaciale. Si tratta di una laguna che in parte costeggia la strada principale su cui galleggiano iceberg! Mica roba da tutti i giorni! Decidiamo che questa meraviglia merita una sosta, e in men che non si dica prendiamo i biglietti per l’escursione su mezzo anfibio. La visita è molto interessante e spettacolare! Abbiamo l’occasione di fotografare iceberg di ogni forma e dimensione, vediamo foche e tocchiamo con mano un pezzo di ghiaccio! Dico sul serio! Anzi mi ritrovo a essere l’ultima turista ad avere il pezzo di iceberg fra le mani e non so più a chi passarlo! Uffi ancora una volta ho perso al gioco della scopa! Nel pomeriggio arriviamo a Höfn, principale città e porto del sud-est. La cittadina è deliziosa e il porto molto caratteristico ma la cosa che rimane impressa nella memoria è un piatto locale che ha guadagnato un posto d’onore nel database delle mie papille gustative! Consiglio vivamente i gamberoni con salsa del Kaffi Hornið, una vera squisitezza apprezzata in un locale davvero carino! Per la notte troviamo una sistemazione economica presso una guesthouse, anche se la struttura vicino al porto sempre degli stessi proprietari sembra molto più carina della nostra! 21 Agosto 2007 Oggi dovrebbe essere una giornata di trasferimento; nel prospettino che Andrea consulta a mo di rito propiziatorio/scaramantico non sono segnalate mete da visitare in maniera approfondita. Lasciamo Höfn di buon ora considerando la mole di strada da macinare in giornata. E’ incredibile come una giorno di trasferimento possa riservarti sorprese così intense. I panorami di questa parte d’Islanda sono spettacolari! La Ring Road è in buona parte sterrata, poco trafficata e costeggia i fiordi orientali per poi proseguire verso l’interno, noi scegliamo di percorrere anche una parte della strada n. 96 fino a Reyðarfjorður per godere ancora del suggestivo paesaggio prima di ricongiungerci alla strada principale. Il tragitto è un susseguirsi di scorci panoramici che anche noi con la nostra modestissima apparecchiatura fotografica riusciamo a catturare in scatti molto suggestivi. Le condizioni della strada, le continue curve e saliscendi e gli innumerevoli punti panoramici riempiono ben più del tempo che pensavamo di impiegare per questo percorso ma ne vale assolutamente la pena! La via interna che va da Reyðarfjorður a Egilsstaðir è ben poco trafficata, facciamo chilometri e chilometri fra colline e monti, schivando pecore suicide e buche insidiose senza incrociare una macchina! Egilsstaðir, capoluogo di questa parte remota e scarsamente abitata dell’isola, è circondata da foreste e sorge in riva al lago Lögurinn che, come ogni buon lago che si rispetti ha il suo bravo mostro locale, il Lagarfljòtsormurrin (serpente del Lagarfljòt dal nome del fiume). Avendo a disposizione qualche ora per visitare la zona decidiamo di arrivare fino a Seyðisjörður che secondo la Lonely Planet è il più bel fiordo d’Islanda, …un villaggio con un’atmosfera tipicamente bohèmienne dovuta alla comunità di artisti, musicisti e artigiani che vi abita. La strada è senza dubbio molto panoramica ma una volta arrivati al villaggio bohèmienne restiamo un pò delusi. Si tratta senza dubbio di un pittoresco villaggio di pescatori ma è completamente deserto, non incontriamo nessun artista, solo qualche pescatore intento a far non so che cosa. Forse è colpa delle premesse troppo entraste della guida, forse abbiamo beccato il momento sbagliato oppure, probabilmente, la nostra vista era già stata degnamente appagata costeggiando la strada dei fiordi. Per questa serata scegliamo una fattoria con un maneggio, ma un’ improvviso acquazzone mette a tacere la mia velleità da amazzone che già da giorni smaniava per cavalcare un famosissimo cavallo islandese. http://www.farmholidays.is/disp.asp?num=530 22 Agosto 2007 Il programma di oggi prevede la visita ad una meta molto suggestiva, il lago di Mývatn, cioè il “lago dei moscerini”. Questa cosa mi ha inquietato e al tempo stesso incuriosito fin da prima del nostro arrivo. La zona è popolata principalmente da due specie di moscerini entrambe attirate dall’anidride carbonica che si emette respirando. C’è la specie fastidiosa e kamikaze che tortura occhi, orecchie, naso e bocca per decidere senza preavviso di tuffarsi in un sinistro giro turistico fino ai polmoni. Poi c’è la specie bastarda, che, dice la guida, è particolarmente attratta dai capelli folti, fra i quali amano raggomitolarsi per poi dedicarsi a imitare il suono di una motosega, manco a dirlo secondo voi io come posso avere i capelli? Modello rasta ovviamente! Sul posto si vendono delle retine per capelli con mascherine, oppure è assai più economico acquistare un metro di zanzariera in ferramenta. Noi siamo fortunati: opportunamente bardati con bavero alzato, sciarpone e due cappelli, sventiamo i continui agguati dei moscerini bastardi e incredibile ma vero non ci scambiano neanche per rapinatori! Prima di arrivare al lago c’è una distesa di solfatare che merita senza dubbio una sosta. E’ la prima volta che mi trovo in una paesaggio così strano, sembra di stare sulla luna, ma no l’inferno ma no…non lo so perché non conosco nessuno dei due posti ma credetemi è unico! ….anche la puzza è unica… Con la nostra auto arriviamo fino al cratere di Krafla, godendo di questi particolarissimi paesaggi! Costeggiamo il lago e ci dirigiamo verso la meta del giorno: Hùsavik. Una deviazione è d’obbligo per la visita di Dettifoss, la più grande cascata d’Europa. Questa meraviglia si trova all’interno del parco nazionale dello Jökulsàrgljùfur, nome impronunciabile che significa “canyon del fiume glaciale” e dire che l’ accesso è difficoltoso è un’ eufemismo infatti l’unica strada percorribile è interamente di ghiaia in pessime condizioni! La meta val bene il viaggio, Dettifoss è incredibile; restiamo sbalorditi dalla sua imponenza e maestosità. La vista sul Canyon di Asbyrgi è bellissima ed evocativa, si tratta di un canyon a forma di ferro di cavallo che la mitologia vuole sia l’impronta di uno degli zoccoli del cavallo di Odino. La visita a questo parco non si esaurisce qui per noi baldi giovani che sfidando pioggia e vento gelido, ci incamminiamo verso la cascata di Selfoss. In serata arriviamo nell’incantevole cittadina di Hùsavik, ceniamo in un delizioso ristorante e dormiamo nella locanda storica del posto. http://arbol.1.is/ 23 Agosto 2007 Levataccia alle 6 del mattino, colazione con arringhe e vestizione adeguata per affrontare il gelido oceano artico. Alle 8 del mattino facciamo parte di quel gruppo di turisti che si aggira intorpidito fra le banchine del porto in attesa di una voce amica che annunci l’inizio dell’escursione in barca. Saliamo a bordo e bardati con mantelle cerate siamo pronti a salpare per una grande avventura: il whale watching. L’imbarcazione è una vecchia baleniera con una specie di torretta da dove l’uomo occhio di lince avvista i cetacei, prontamente avvisa la guida speaker che urla qualcosa come “balenottero a ora 10” e tutti noi turisti ci precipitiamo in posizione favorevole per scorgerla! Queste dinamiche di avvistamento mi risultano buffe ma lo spettacolo è straordinario. E’ la prima volta che osservo da così vicino le balene, in quasi tre ore ne vediamo diverse e ogni volta è un’emozione unica. Che meraviglia! Ci sono 10 minuti buoni in cui tre cetacei nuotano accanto alla nostra imbarcazione! Che belli! I suoni che emettono hanno qualcosa di metafisico! Ogni volta che una balena si inabissa possiamo ammirare la sua pinna che, inevitabilmente, è accompagnata dai commenti incantati degli spettatori. Questa zona è il paradiso del whale watching e consiglio vivamente di non perdere quest’occasione per incontrare una delle grandi meraviglie della natura! E poi…al rientro in porto offrono dolcetti e cioccolato caldo! Torniamo sulla Ring Road alla volta di Goðafoss (cascata degli Dei). Questa cascata è molto bella ma il suo nome non è dovuto a caratteristiche estetiche bensì ad una vicenda storica. Intorno all’anno 1000 l’Islanda divenne una nazione cristiana; l’oratore della legge che prese questa decisione viveva da queste parti e, rientrando a casa gettò in questa cascata a forma di ferro di cavallo le sculture delle divinità norrene, attribuendogli così il nome attuale. Nel pomeriggio giungiamo ad Akureyri, definita come la più bella città d’Islanda. In effetti la cittadina si trova in una splendida posizione e nella zona pedonale ci sono negozi, caffè e ristoranti. Niente di caotico, anzi l’atmosfera è quella rilassata tipica dei piccoli centri. Facciamo un pò di shopping in un negozio specializzato sul natale appena fuori città, spesa al supermercato e cena all’ostello in compagnia di una coppia neozelandese che cucina per un reggimento! http://www.randburg.com/is/guesthouse-brekkusel/ 24 Agosto 2007 Siamo ormai sulla via del ritorno, maciniamo in fretta e con un velo di tristezza i tanti chilometri che separano Akureyri da Reyjavìk, consapevoli che fra poco dovremmo tornare a casa. Arriviamo nella capitale, che, nonostante sia una piccola città e piuttosto tranquilla, a noi sembra una metropoli! L’impatto è un pelo destabilizzante! Abbiamo prenotato in uno degli hotel meno costosi della città e dopo lunghe discussioni si è aggiudicato premio come peggior hotel in cui abbiamo mai dormito! Il pomeriggio e la serata li passiamo per le vie del centro, alternando shopping, soste golose e visite ai centri di interesse come l’Hallgrìmskirkja, dalla cui torre si gode il miglior panorama sulla città. In serata è prevista una cosa che mio marito sogna fin da prima della partenza: il runtur, cioè il giro dei locali di Reyjavìk. La sua curiosità è appagata solo in parte, minima parte direbbe lui, il fatto è che siamo fisicamente impossibilitati a tirar tardi, ogni cellula del mio corpo canta la ninna nanna già alle 10 di sera. Lui dice di farcela ma so che è un pallido tentativo di salvare le apparenze e incolpare me quando, una volta tornati a casa, avrebbe raccontato la notte brava islandese agli amici! Inoltre, voci non confermate che passano attraverso i muri degli spogliatoi maschili parlano del mito delle islandesi disinibite! Ecco io non so che cosa si aspettava mio marito, forse pensava di essere una specie rara di uomo italico capace di accendere l’indole infuocata delle islandesi, non capisco e non voglio capire il ruolo che avrei avuto in tutto questo ma in ogni caso, le sue aspettative in questo ambito restano deluse! www.hotelcabin.is 25 Agosto 2007 Impieghiamo la mattinata a visitare ancora la città e i suoi dintorni prima di spostarci a Keflavìk. Prendiamo possesso del nostro bungalow al Motel Alex prima di terminare degnamente la giornata e il viaggio. Ci godiamo un paio d’ore di puro relax alla Laguna Blu! Attimi di vero godimento! Rilassati e come mi piace pensare ringiovaniti di almeno 10 anni dormiamo come angioletti fino al mattino successivo. 26 Agosto 2007 E’ ormai giunta l’ora di tornare a casa, un volo troppo mattutino ci porterà a Londra e con un altro troppo ritardatario voleremo a Forlì. Il viaggio è stato una meraviglia, molto di più di quello che avevo immaginato. Avevo letto, studiato, visionato, ma niente si avvicina minimamente alle emozioni che ho provato nella realtà. Se il mio cervello e i miei occhi avessero la memoria in giga, l’Islanda ne occuperebbe la gran parte. Esagero? No credetemi, l’Islanda è la terra dove i sogni diventano realtà. Il mio sogno è nato dopo 9 mesi esatti ed è il mio meraviglioso bambino! Grazie Islanda!