Invio aiuti nella zona del terremoto, 2 viaggio

Venerdì 24 agosto, 4 del mattino. Alessandro (IER di San Salvador) mi aspetta nella Plaza de Armas di Cusco. Da lí andiamo a prendere Roberto, volontario del SVI a Zurite. Non ci conosciamo l’un l’altro, ci siamo visti forse un paio di volte a Cusco negli ultimi anni, ci unisce la voglia di scendere fino a Lima e di portare gli aiuti a chi...
Scritto da: locandiere
invio aiuti nella zona del terremoto, 2 viaggio
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
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Venerdì 24 agosto, 4 del mattino. Alessandro (IER di San Salvador) mi aspetta nella Plaza de Armas di Cusco. Da lí andiamo a prendere Roberto, volontario del SVI a Zurite. Non ci conosciamo l’un l’altro, ci siamo visti forse un paio di volte a Cusco negli ultimi anni, ci unisce la voglia di scendere fino a Lima e di portare gli aiuti a chi realmente ne ha bisogno. Sentiamo addosso una certa responsabilità: amici, viaggiatori, turisti e amici di amici della Famiglia della Piccola Locanda, dell’Associazione Magie delle Ande di Vicenza, dell’Associazione Urubamba di Torino, ci hanno mandato in meno di una settimana 8000 euro, oltre 10 mila dollari. A questi si aggiungono altre donazioni: 1250 dollari da parte di un gruppo di ragazzi francesi che vivono a Cusco e 9000 soles raccolti da Roberto. La strada è lunga, tagliamo i paesaggi di questo splendido Paese che ci accarezza con le sue vallate e i suoi colori e poi ci stordisce e ci lascia letteralmente senza fiato quando passiamo a oltre 4000 metri. Cusco, Abancay, Nasca e Lima. Durante il viaggio non facciamo altre che parlare, di come organizzarci nei prossimi giorni, di quali criteri utilizzare, di cosa priorizzare. Ci rendiamo conto che non è facile. Decidiamo di puntare solo su una decina di beni di prima necessità e di destinare gli aiuti a un “paniere” di 400 famiglie. Decidiamo inoltre di dedicare la giornata di domani, sabato, a visitare le aree colpite dal terremoto cercando però di evitare quelle dove gli aiuti sono già arrivati. La Panamericana ormai già scorre normalmente. Ci sono punti in cui le macchine e i camion si devono alternare sull’unica corsia rimasta agibile e siamo obbligati a passare su un fiume in secca sotto al ponte di San Clemente subito dopo Pisco, ma per il resto il traffico è scorrevole. Arriviamo a Lima dopo 19 ore interminabili. Ci viene a prendere Gianni Vaccaro, nostro amico, un aiuto e un appoggio che risulterà fondamentale durante l’organizzazione dell’operazione. Sabato ci dividiamo, Nancy, la moglie di Gianni si dedica alle spese mentre noi (Emanuele, Alessandro, Gianni e Roberto) partiamo alla volta di Chincha e Pisco. Tramite un contatto consigliatoci da Gianni andiamo subito a Lurin-Chincha, un piccolo paesino a 15 chilometri da Chincha che si può raggiungere solo grazie a una strada sterrrata. Qui l’acqua c’è ma come in quasi tutta la zona molte case sono crollate, la maggior parte di quelle in piedi sono pericolanti e molta gente preferisce dormire all’aperto perchè ha ancora paura, una paura terribile di quei lunghissimi 3 minuti in cui la terra ha tremato e probabilmente tutti hanno pensato che fosse giunta la loro ora. A Chincha, Pisco e Ica il clima è semi-desertico, ciò vuol dire caldo di giorno (anche adesso che è inverno) ma un freddo umido e pungente di notte a causa della vicinanza al mare. Anche gli alimenti scarseggiano, infatti come immaginavamo gli aiuti arrivano nelle città ma non così facilmente nelle comunità periferiche. La sensazione che abbiamo e che ci accompagnerà durante tutto il viaggio è che queste zone erano già povere e disagiate ben prima del terremoto. La tragedia del 15 di agosto non ha fatto altro che peggiorare una situazione già precaria. Arriviamo persino a pensare che se avessimo portato aiuti un mese fa, quando qui tutto scorreva nella “normalità” ci sarebbero state tante famiglie bisognose di aiuto. Da lì decidiamo di andare verso Yumay che ci descrivono come una piccola comunità rurale sulla strada che porta a Ayacucho. L’arrivo è sorpendente. La comunità è super organizzata, in due minuti mi danno l’elenco delle famiglie danneggiate e mi dicono che l’unica cosa di cui hanno ancora bisogno sono coperte, ma che stanno arrivando. Acqua ne hanno e addirittura inviano quella in eccesso alla città di Pisco dove ancora non ce n´è. Essendo una comunità rurale il cibo non manca e la loro capacità organizzativa è riuscita a sopperire egregiamente all’emergenza. In Perù è spesso così: alla mancanza di presenza e di organizzazione dello Stato fa da contrappeso una auto organizzazione da parte della gente e delle comunità. Si nomina un responsabile e gli aiuti che arrivano vengono poi divisi in base alle esigenze del gruppo. Un esempio di democrazia “sul terreno” che fa veramente riflettere. Da Yumay, quando ormai sono quasi le 4 del pomeriggio andiamo a Pisco dove voglio incontrare Joel, amico e rappresentante di PeruEtico nell’area di Pisco e Joan un amico catalano che ospitava i nostri passeggeri nei suoi due Hotel. Entrambi stanno bene, Joel ha visto distrutta la casa di famiglia a Pisco, Joan ha visto cadere la parte del ristorante della Posada Hispana ma tutti e due mi trasmettono un energia incredibile e non fanno altro che parlare di ricostruzione e di progetti per il futuro. Nella disgrazia sono stati fortunati. Pisco è trasfigurata. A Chincha e a Ica ci sono molte case distrutte, pareti crollate ma si conserva il concetto urbanistico di strade, piazze, etc. A Pisco mancano interi quartieri e non so se fa più impressione vedere le macerie oppure la Plaza de Armas ripulita e con dei vuoti enormi. Dove avevo dormito un anno e mezzo fa, al Villa Manuelita c’e`un “buco”, non rimane nulla in piedi. La polvere è dovunque, la città sembra deserta, molti sono andati a Lima da amici e parenti, i militari presidiano il centro. Sembra una città bombardata durante la seconda guerra mondiale. Se il terremoto avesse colpito la città durante la notte (e non alle 6.40 pm quando la gente è per strada) il bilancio delle vittime sarebbe stato altissimo. Torniamo a Lima. Nancy ha fatto la spesa, e che spesa! Con il denaro a disposizione abbiamo comprato 15 tonnellate di beni di prima necessità!! Ecco il dettaglio degli acquisti e dei costi: • 2000 kg di Riso: 3.920 soles • 4800 litri di latte UHT: 11.160 soles • 4032 scatolette di tonno: 5.376 soles • 1200 Kg di zucchero: 1.872 soles • 1600 kg di sale: 832 soles • 1200 litri di olio: 5.480 soles • 1200 kg di pasta: 3.120 soles • 8000 scatolette di fiammiferi: 1.320 soles • 2000 candele: 1.984 soles • 4000 rotoli di carta igienica: 1.600 soles • 100 pastiglie di Paracetamolo: 20 soles • 1000 borsettine di plastica: 80 soles • 10 torcie e scorta di pile: 173.50 soles • 220 metri di plastico: 990 soles A questi vanno aggiunti 100 coperte e vestiti (che Alessandro ha portato da Cusco) e il costo del noleggio dei camion per portare gli acquisti dal centro all’ingrosso a casa di Gianni e poi da li verso Chincha. Circa altri 2000 soles. Infatti domenica la passiamo a cercare un camion che possa portare tutto questo ben di Dio. L’impresa non è facile, la maggior parte dei camion sono già stati noleggiati per portare aiuti, solo in tarda serata lo troviamo: le 15 tonnellate che abbiamo già scaricato nel garage di Gianni le dobbiamo ora ritornare a caricare sul camion. Ci aiutano Vittorio, un volontario del Ceprof, Simona che sta aiutando nel progetto di Gianni e Nancy a Corona e altri amici del quartiere. In circa 3 ore ce la facciamo e penso che a partire da oggi, il concetto di tonnellata, forse sconosciuto nella pratica ai più, ci rimarrà per sempre scolpito nella memoria. Avere sotto casa, in un quartiere periferico e disagiato di Lima un camion con 15 tonnellate di beni mi genera francamente un pò di preoccupazione. Decido quindi di partire il più presto possibile con il camion verso Chincha mentre gli altri che viaggiano con un toyota mi raggiungeranno più tardi. Inoltre Alessandro e Roberto domani dopo aver consegnato gli aiuti devono viaggiare altre 19 ore fino a Cusco e devono riposarsi. Io ho deciso di fermarmi a Lima e grazie al continuo arrivo di donazioni dall’Italia potremo organizzare un altro camion per questo fine di settimana. Durante la giornata di sabato è stato molto difficile individuare a chi consegnare gli aiuti. Avevamo la sensazione che ad ogni angolo ci fosse bisogno, e questa sensazione di dover e poter scegliere era angosciante. Alla fine abbiamo scelto tre gruppi. Il paniere di 400 famiglie a cui destinare gli aiuti è stato così suddiviso: 50 alle famiglie del quartiere di Cruz Blanca a Chincha, dove Alessandro, Roberto, Michele e Silvia avevano portato i primi aiuti qualche giorno prima; 150 al quartiere di Mina de Ora di Chincha tramite un contatto che mi aveva consigliato Philippe, un amico francese a Cusco e le restanti 200 a Lurin-Chincha dove eravamo stati nella giornata di sabato. Quello che vi possiamo dire, in assoluta sincerità è che credo proprio che gli aiuti non solo siano finiti in buone mani ma anche che siano stati distribuiti con onestà e intelligenza. A Cruz Blanca sono state scelte 50 famiglie bisognose e ci hanno consegnato persino la lista con tanto di cognomi, nomi e firme di quelli che avevano ricevuto gli aiuti. A Mina de Oro l’organizzazione della distribuzione è gestita da Maite, una ragazza di Cusco originaria di Chincha e da volontarie spagnole, svizzere e un ragazzo argentino. Qui manca ancora l’acqua e mancano anche teloni di plastica con i quali si possano creare dei piccoli rifugi contro il freddo pungente della notte. A Lurin-Chincha invece gli aiuti sono stati consegnati a una rappresentante della comunità. Tutti ci hanno aiutato a scaricare, le casse passavano di mano in mano, fra sorrisi e battute, la gente che ci ha accolto ci ha trasmesso una forza tremenda. Nei loro occhi e nelle loro mani non c’è disperazione, c’è dignità e coraggio e una voglia tremenda di andare avanti. Questa giornata, questo lunedì anomalo passato a guardare negli occhi la gente e creare catene umane per scaricare gli aiuti ci rimarrà per sempre nel cuore. Siamo tutti felici, soddisfatti ed esausti. Passiamo un’ultima volta da Pisco, oggi c’è il sole e già sembra più allegra e vivace dell’altra volta. Lasciamo a Joan e Joel riso, sole, tonno e vestiti che Enrique di Nasca (altro rappresentante di Peruetico) ci aveva incaricato di consegnargli. Alessandro e Roberto se ne vanno, li aspettano a San Salvador e a Zurite, ci conosciamo da solo 4 giorni e sembra una vita. Ci sono avanzati un migliaio di dollari che non siamo riusciti a spendere (il camion era strapieno fino all’orlo e non ci sono tende in tutta Lima); li sommeremo a quelli che già oggi stesso Matteo mi sta mandando da Cusco. Come dicevo prima, ho deciso di rimanere a Lima qualche giorno in più. E questo grazie a tutti voi che ci continuate ad appoggiare e mandarci donazioni. Le notizie scompaiono dalle prime pagine e da internet ma non dai vostri pensieri, e questo è veramente importante. Crediamo che a breve l’emergenza alimentare cesserà. Gli aiuti stanno arrivando. Quello a cui bisogna pensare è che sono scomparse circa 34 mila case. E siamo ancora in inverno, fino a dicembre non incomincerà a fare caldo. L’emergenza di lungo periodo va secondo noi proprio in quella direzione. Questo è il racconto di questi 4 giorni… Ma altri ne verranno perchè il vostro aiuto è stato grande e molto molto generoso, da parte nostra promettiamo che tutti i soldi fino all’ultimo centesimo e tutte le nostre energie verranno spesi per regalare qualche sorriso. Grazie per l’aiuto e per la fiducia!

Emanuele (peruetico.com)

Un ringraziamento infinito a: Alessandro per la sua forza e per la sua capacità di iniziativa; a Roberto “il ragazzo italiano” per i suoi momenti di serietà; a Gianni per l’ospitalità e per aver deciso di passare le prime ore del suo compleanno caricando il camion; a Nancy per l’organizzazione dell’acquisto di “solo” una quindicina di tonnellate di beni; a Vittorio per le sue braccia e a Simona per i suoi conti; a tutti gli amici della Tablada di cui non mi ricordo il nome e che ci hanno regalato il loro tempo e le loro energie. maggiori info su: www.peruetico.com



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