Luna di miele, ma non solo, islandese

Questo è il racconto del viaggio di nozze di Maruska e Alessio. Partenza 29-5-07 e ritorno 9-6-07. È uno dei viaggi più belli mai fatti e non perché si tratta della nostra luna di miele… in Islanda non ci sono turisti, ma solo viaggiatori disposti a confrontarsi con un’indomita natura. 29.5.07 Partiamo alle 4 da Messina. Il volo decolla da...
Scritto da: maruskadb
luna di miele, ma non solo, islandese
Partenza il: 29/05/2007
Ritorno il: 09/06/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Questo è il racconto del viaggio di nozze di Maruska e Alessio. Partenza 29-5-07 e ritorno 9-6-07. È uno dei viaggi più belli mai fatti e non perché si tratta della nostra luna di miele… in Islanda non ci sono turisti, ma solo viaggiatori disposti a confrontarsi con un’indomita natura. 29.5.07 Partiamo alle 4 da Messina. Il volo decolla da Catania con 4 ore di ritardo… perdiamo tutte le coincidenze… Il nostro viaggio fino alla terra del ghiaccio dura quasi 24 ore! Siamo distrutti… L’ultimo volo che ci porta in Islanda parte da Londra: è quasi buio, ma… avvicinandoci all’Islanda, sopra le nuvole, il cielo si schiarisce e prende il colore del fucsia e del viola… Il sonno ci vince, ma atterrando, abbiamo l’impressione di sbarcare sulla luna. Che meraviglia! Come se non bastasse il ritardo di quasi 15 ore… abbiamo smarrito i bagagli!!! Io provo a consolare mio marito, ma lui non fa che pensare a tutto quello che c’era in valigia… in aeroporto troviamo un gentilissimo impiegato dell’ufficio bagagli smarriti che parla italiano!! Un grande! Ci omaggia di un beauty case contenente i beni di prima necessità: sapone, lametta, e anche una maglietta bianca… aspettiamo per un’ora l’autobus che ci porterà in albergo. Essendo un viaggio di nozze, abbiamo preferito per la prenotazione dei pernottamenti da parte del tour operator che ci ha omaggiati della prima notte in suite!!! Quando avremo più una suite in vita nostra? Mai, appunto! È bellissima, due bagni! Un salone! Un sogno che per noi dura poco, giusto il tempo di riposarci… Sono le 3 e alle 9 dobbiamo ritirare la nostra auto a noleggio… Immaginate: io in una suite, la prima notte di luna di miele con una tristissima maglietta bianca che arriva alle ginocchia, mentre in valigia c’era tutta la cosiddetta “armatura pesante”, i pezzi migliori della mia biancheria intima!!! 30.5.07: Inizia il viaggio. Ritiriamo il Suzuki Jimny. L’Islanda si visita in autobus o macchina (preferibilmente fuoristrada), non ci sono treni. Partiamo dalla capitale alla volta del circolo d’oro. Visitiamo Thingvellir, il parco storico d’Islanda, dove nasce il paese politico, un mito per gli Islandesi, una delusione per noi… Bellissimo invece l’itinerario che ci porta fin lì, con un tragitto su uno sterrato che mi confonde… Non c’è nessuno attorno a noi, non esiste una casa… solo rocce, sabbia e qualche agnellino. Ma era solo l’inizio! Probabilmente siamo troppo preoccupati per le nostre valige che temiamo non arrivino.. Non ci godiamo molto la Frattura dei continenti, non ci sembra nulla di eccezionale, ma il paesaggio attorno e il borghetto con la chiesa è bellissimo. Scattiamo poche foto…il caricabatteria della nostra camera digitale è in valigia e non si sa se lo ritroveremo… Dobbiamo risparmiare la carica. Eccoci continuare fino a Geyser: lì ci attende il primo “OH!” di stupore davanti allo strokkur che con la sua gettata raggiunge 15m d’altezza: una fantastica fontana naturale con attorno piccoli geyser fumanti. Facciamo benzina. In Islanda si paga tutto con la carta di credito e le pompe di benzina sono di solito “fai da te”. Nemmeno a dirlo: il meccanismo si inceppa, nulla viene erogato e sul display troneggia minacciosa ad intermittenza la comunicazione di errore. Chiamiamo il bel ragazzo dell’area di servizio…anche lui non capisce cosa succede e così chiama la bella ragazza del bar che ci dice che non è mai successo nulla di simile… riusciamo alla fine a fare il pieno convinti che siamo dei grandi portatori di sfiga. Ho freddo. Rimpiango il mio supermaglione…dove sarà la mia valigia? Mio marito è nero…. Faccio da navigatore, lui guida anche se dovrei farlo io (in quanto ho sottoscritto io il contratto del noleggio con la mia carta di credito). Raggiungiamo Gulfoss con la sua imponente cascata d’acqua e le sue superbe rocce: bellissima! Finalmente riceviamo la telefonata dall’aeroporto. Il nostro bagaglio è a Reykjavik!!!!! Siamo felicissimi, torniamo indietro e cerchiamo la stazione degli autobus dove sono state lasciate le valige: un’impresa! Ma pare che in Islanda, ogni volta che siamo in reale difficoltà troviamo qualcuno che parla italiano! In questo caso si chiama Ivano e per chissà quale ragione lavora in uno dei tanti rifornimenti N1 in Islanda. Dopo poco recuperiamo tutto e inizia davvero la vacanza, il nostro itinerario in senso antiorario attraverso l’Islanda. Dormiamo alla guesthouse Hecla e – poiché in questa vacanza non ci priveremo di nulla- ceniamo lì con un’eccezionale trota marinata (molto comune in Islanda) e agnello (piatto nazionale) con salsa Madeira. 31.6.07 Viaggiamo per un paesaggio vario e arriviamo a Seljlandsoff che ci riserva una cascata bellissima (ne vedrete tantissime). Continuiamo verso Skogar dove visitiamo il museo del folklore (carino) e scambiamo qualche battuta con il simpaticissimo custode. Lì vediamo le prime costruzioni con il tetto in torba e la cascata Skogafoss. Bene, Alessio mi fa salire fin sopra la cima della collinetta da cui casca la cascata (bell’espressione!). Ebbene… non ce la faccio a salire, nonostante le scarpe adatte (dovete portare in Islanda le scarpe da trekking, fondamentali e indispensabili) e la comoda scalinata, faccio molte pause e mi fermo…mi supera anche un simpatico vecchietto armato di bastone: sono uno schiappa! Arrivata lassù, lo spettacolo è bellissimo, il letto del fiume e lo scorrere dell’acqua meritano molte foto. Vedo i primi fiorellini rosa che incontrerò spesso, sono piccoli e creano una chiazza rosa nella terra bruna. La discesa è più facile! Arriviamo al promontorio Dyrolay, ma non raggiungiamo la rocca che è chiusa in quanto i pulcinella di mare stanno deponendo le uova e non si possono disturbare: in altri periodi, ne avremmo visti tantissimi! Piove… il paesaggio è affascinante: marrone e grigio tutto intorno a noi. Decidiamo di raggiungere Vik. In cima a un’alta curva si affaccia improvvisamente Vik. È una città particolare, un gruppo di case sul mare con la vista dei camini di mare, la spiaggia nera. Fa un gran freddo, c’è vento, il mare ruggisce.. Scattiamo decine di fotografie. Ci spostiamo nel piazzale della chiesa in cima al colle che guarda il villaggio… c’è un piccolo cimitero.. Un paesaggio inquietante! Cerchiamo caldo in un negozio che produce e vende la lana. È il più economico che incontreremo. Mi compro un bel maglione! I colori che mi porto di Vik: il grigio del mare, il marrone della terra e il rosso del tetto della chiesa. Specifico che in Islanda il concetto di città è particolare: le città non esistono, vi sono villaggi di poche case e Vik sembra davvero una metropoli! 1.6.07 Attraversiamo Myrdalssandur – il deserto lavico – in un’atmosfera surreale. Il tempo è cupo e accresce la magia dell’ambiente. Noi ci mettiamo del nostro, ascoltando i cd dei Dead can Dance che ci siamo portati da casa, la voce di Lisa Gerrard amplifica le nostre emozioni. Troviamo sui bordi delle strade dei cumuli di pietre. L’Islanda ne è piena. Sono i segnali lasciati dai viaggiatori per segnare la strada. Ci rincuorano… Qualcuno è passato da qui!! Non incontriamo nessuno su questi infiniti rettilinei. Guidare è piacevole attraverso i paesaggi che cambiano dietro ogni curva. Ci fermiamo nel parco Skaftafell. Facciamo una bella passeggiata a piedi verso Svinafellsjokull. La lingua del ghiacciaio è proprio di fronte a noi, alla nostra sinistra una “cascata di pietre multiformi”, vegetazione fatta da fiori bianchi, rosa e strane ghiande verdi… attenzioni alle sabbie mobili!! Il ghiaccio è ricoperto di polvere nera… anche qui foto strepitose. Proseguiamo e facciamo una brevissima pausa nel villaggio di Hof: c’è una chiesetta deliziosa. Proseguiamo e cerchiamo Fjallsarlon come indicato dalla guida Routard (ottima, ma avevamo anche la Lonely Planet): ci arriviamo attraverso qualche centinaio di metri nella terra, seguendo solo le confuse impronte lasciate da precedenti automobili… lo spettacolo e mozzafiato: c’è un bellissimo laghetto sul bordo del ghiacciaio, immerso nella terra gialla e nera, spicca l’azzurro dei ghiacci, gli uccelli si fanno sentire con il loro canto che fa eco nell’immenso spaio circostante… Torniamo sulla strada principale, le punte dei monti sono innevate, camminiamo con a destra fiordi blu-argento con chiazze di terra nera e a sinistra cumuli di terra, fino a che, improvvisamente si apre uno spazio azzurro: è la laguna glaciale! Decine di iceberg galleggiano su questa laguna che sfocia in mare, hanno forme bellissime, colori purissimi e cristallini: dal bianco al blu. C’è una foca che alza il musetto vicino alla riva, tanti uccelli che fanno la spola tra aria e acqua… facciamo un giro in barca, imbacuccata come mai nella mia vita: guadagno l’appellativo di “pinguino” vista la scioltezza con la quale indosso il giubbino salvagente! È una sosta bellissima, ma soffia un vento pungente e fastidioso. A malincuore ci spingiamo verso la città di Hof. Dormiamo a Smirlabjorg in una fattoria dove ci aspetta una cena luculliana al buffet: inizia quella sera la mia passione per le zuppe islandesi di pesce e per il dolce di panna acidula con la marmellata di mirtilli! Ceno con un agnellino che mi guarda curioso aldilà della finestra. Unica pecca: letti separati (ne abbiamo trovati parecchi), ma… noi siciliani siamo noti per l’arte di arrangiarsi!!! 2.6.07 E’ il giorno dell’escursione al ghiacciaio più grande d’Europa. Ci uniamo ad un gruppo. Il tempo è come sempre pessimo… c’è un simpatico signore che guida sui bordi dei precipizi come si potrebbe fare sul lungomare del mio paese quando di notte non c’è nessuno… se la ride di brutto, io di meno. Se ne accorge e mi sfotte. Incontriamo anche due ragazzi italiani. La nebbia sale. Arriviamo alla meta e non si vede nulla! Che peccato, pare si domini un paesaggio superbo. Ci divertiamo comunque anche grazie ad una settantenne giapponese eccitatissima del prossimo punto dell’escursione: passeggiata in snowmobil, una sorta di scooter da neve…guidato da noi! Si butta alla guida Alessio, ma non è molto semplice, inizia una bufera e il capofila decide di tornare indietro. Peccato, ma è stato molo divertente (a parte il fatto che mi stavo ibernando poiché ho indossato l’unica tuta strappata per cui avevo tutto il di dietro zuppo!!!). Tornati a valle, iniziamo a macinare km lungo i fiordi occidentali. Ci fermiamo a Stafafell, un villaggio di 4 case (non è una metafora). Ammiriamo una piccola chiesa con un cimitero nel giardino. Ne troveremo tante lungo il nostro viaggio. Penso che un posto bellissimo per essere sepolti. Poiché i villaggi sono piccolissimi, le chiese diventano cappelle private con giardino circostante adibito a cimitero e staccionata bianca. Non ci facciamo nessuno sconto di strade, camminiamo a lungo per strade tortuose e scenari inquietanti e magnifici. Attraversiamo piccoli paesi popolati da qualche centinaio di pescatori, con porticcioli a mezzaluna e battuti da uccelli chiassosi. Il mare alla mia sinistra era solcato da cigni eleganti e pacati. Come si fa a vivere qui? La pioggia aumenta, la strada è pessima, non si vede niente!!! C’è la nebbia! Su questa via potrete ammirare molti fari, qualcuno molto vicino alla strada. L’ultima tappa è la città di Eglistaddir dove pernottiamo in una guesthouse bellissima, sul lago della zona. Cena al caffè Nielsen: la più esosa del nostro viaggio, ma… nella zuppa galleggiavano pezzi appetitosi di aragosta e la carne di renna era buonissima! 3.6.07 L’itinerario prevede l’entroterra da Eglistaddir fino Husavik. È uno dei più bei percorsi compiuti. Non incontriamo nessuno in 4 ore di viaggio. Parecchi sterrati. Deserto. Cascate in sequenza quasi modulare. Attraversiamo la zona di Jokulsa a Fjollun. Ammiriamo la cascata Dettifoss, il canyon roccioso…a mio parere la più belle d’Islanda. Io e Alessio vogliamo vedere anche l’altra cascatella. Decidiamo di incamminarci a piedi… dopo un’ora di cammino ci coglie la pioggia, resistiamo, poi demordiamo e torniamo indietro. Ripresa l’auto ci accorgiamo che possiamo vede la cascata Hafragilfoss dalla strada!!! È molto bella, finisce in una conca dalle forme mostruose. Il punto da cui la ammiriamo è costituito da terra rossa. Che foto!! Arriviamo ad Asbyrgi… ci piace così così… gli islandesi esaltano le zone alberate perché non ne hanno molte. Facciamo il giro della stupenda penisola di Tjornes: dopo km di rocce e deserto, ammiriamo le brughiere verdi sul mare e di fronte a noi le montagne di ghiaccio a strapiombo sul mare. Sono le zone del sole di mezzanotte. Husavik è una paese carino e pittoresco, colorato e pieno di sole. Finalmente abbiamo lasciato alle nostre spalle la pioggia. Qui il cielo è limpido da cartolina e dà l’impressione di essere “basso”: poco sopra la tua testa. Le case sono in stile nordico, più curate di quelle del sud e dell’ovest. Sono variopinte, mentre quelle a meridione sono più spartane e somigliano a quelle che disegnano i bambini: bianche con il tetto rosso. A Hveravellir cerchiamo altri geyser, ma sono stati coperti per ottenere calore e costruire delle serre. Ammiriamo le formazioni laviche lungo la strada (Adaldashraum). Si cena a Husavik con l’ennesima, sublime zuppa di pesce. 4.6.07 Alle 10 salpiamo da Husavik per avvistare le balene. Alessio sembra un bambino che deve andare al luna park! Stavolta mi son messa la calzamaglia per evitare il freddo e mi sono munita di Xamamina dopo aver letto il diario di una turista su questo sito. Tutto inutile. Ormai mi sono adattata alla temperatura, il cielo è terso e il mare calmo. Unico neo: a causa delle temperature il display della videocamera mi ha lasciata!!!! Non ho neppure pensato che in ogni caso il mirino funzionasse e così non ho registrato le meraviglie viste: abbiamo guardato da vicino i delfini, un’enorme e orca assassina e…gli sbuffi sorprendenti delle balene. Una sono riuscita a vederla mentre si immergeva con la sua pinna rossastra nei fondali. Mi è parsa molto elegante, ma di proporzioni gigantesche. Rientriamo nella baia e ci avviamo in zona Mynatn. Si tratta di un’ampia zona lacustre, un parco naturale. A dire la verità, tutta l’Islanda è un grande parco naturale! Vediamo Skutusadir, che sembrano isolotti sul lago, ma che altro non sono che crateri coperti di verde. Facciamo strage di moscerini: con la nostra auto squarciamo sciami densi di moscerini: mai visti tanti. Quando scenderemo dalla macchina vedremo che è tappezzata di quei piccoli e fastidiosi volatili. Per fortuna il lavaggio auto è gratuito in Islanda e si può fare da sé grazie a delle scope particolare poste nelle aree di servizio. A proposito, attorno alle aree di servizio ruota la vita di interi villaggi che a parte il rifornimento e il drugstore annesso con il fast food non hanno nulla! Facciamo una bellissima passeggiata a Dimnuborg tra formazioni laviche dalle forme bizzarre… che fantasia la natura!! Ammiriamo dalla strada il cratere tondo e tozzo Heverfjall e troviamo l’ingresso per le grotte di Gjoteja che accolgono calde acque, ma non ci colpiscono. Siamo in piena zona geotermica. Ci concediamo un rilassante bagno nel verde-azzurro delle acque. Fuori fa freddo, ma l’acqua è tiepida e l’escursione termica provoca una piacevole sensazione corporea. Alessio è contento come i bimbi che non vogliono uscire dall’acqua quando stanno a mare! 5.6.07 Raggiungiamo la collina con le solfatare: Namafajall. Immaginate una collina gialla e marrone, provate a sentire un intenso odore di zolfo e guardate pure con gli occhi della fantasia il viola del fango che bolle e rumoreggia. Aggiungete soffioni sparsi in una spianata battuta dal vento: siamo in uno dei pi bei siti d’Islanda. Dopo questo spettacolo ci avviamo verso il vulcano Krafla. È il set di un film di fantascienza. Facciamo un percorso a piedi (Leirhnjukur)cominciando a camminare tra la sabbia nera e a guadare un fiumiciattolo ghiacciato. La terra diventa sempre più “pietrosa ” e scura. Scorgiamo in mezzo alla terra scura un laghetto verde su terra gialla: una solfatare tra la lava. Attenzione, si tratta di lava fumante, di una distesa infinita di lava fumante!!! In questo posto, ho avuto paura, non che potesse capitarmi qualcosa, ma ho sentito troppo forte il dominio della natura, la sua imprevedibile forza, l’incontrollabile distendersi degli spazi… è stata una memorabile camminata! Non c’è dubbio questo è quello che doveva immaginare Dante nel descrivere l’Inferno (a proposito, sapete che secondo certe teorieDdante è stato davvero in Islanda?)La zona è dominata dai tubi d’acciaio della centrale adiacente. Paesaggio apocalittico fino ad arrivare al cratere Viti, oggi ospitante un laghetto. Ci muoviamo per i soliti meravigliosi paesaggi e alla volta di Akureyri (ciò che più somiglia a una città in Islanda) visitiamo le cascate Godafoss. Nel negozietto accanto compro uno spalmaburro e una posata per il formaggio con il manico in corno…per la modica cifra di 75 Euro circa! L’esplorazione de fiordi settentrionali è una vera e propria avventura. Scegliamo la strada che costeggia le innumerevoli insenature dei fiordi e che per parecchi km è interna (anche l’Oxulandur merita di essere attraversato). I miei intenti sono sempre nobili, ma il percorso stavolta è più che accidentatato e in diverse occasioni maledico la mia scelta (non posso nemmeno prendermela con ale che si limita a guidare!). Mio marito sembra divertirsi a giudare, io sono in perenne tensione e lui mi sfotte.. Fino a quando troviamo dei “lavori in corso”, la strada è di fatto impraticabile, ma gli operai del cantiere sorridendo ci dicono che possiamo proseguire e arriveremo alla meta finale: Siglufjordur. La strada è caratterizzata da dossi e curvoni, il fango ha coperto tutte le fiancate del nostro fuoristrada nonostante procediamo a velocità più che limitata. Ogni dosso è un brivido perché la strada è a una sola corsia, ma anche perché appena arriviamo in cima ci riserva paesaggi sempre diversi e mozzafiato.). Dalvik è un villaggio come tanti su questa via… anche qui un pugno di case su una riva, il rifornimento di benzina e dei ragazzini che giocano con lo skate. È qui che vediamo l’effetto Fata Morgana: le montagne si specchiano nitidamente sulle acque ferme del fiordo che sembra un lago. Gli spazi assumono dimensioni sempre più bidimensionali…. Incantevole anche Olasfjordur, poggiato in fondo al fiordo: qui la terra che accogli il mare sembra creare un angolo di 45° e lì, nella strozzatura tra mare e monti c’è il paesello. Siglufjordur ci accoglie con una gamma cromatica inaspettata: il cielo e di un azzurro-violaceo che si confonde col mare, sembra una carta da parati anni 70-80! I villaggi sono tutti simili, c’è poco da vedere, ma la meraviglia è il percorso in sé e gli scorci del centro abitato. Tuttavia ciascuno ci ha riservato un ricordo, una foto scattata a un vecchio peschereccio dismesso, all’insegna di una fabbrichetta di aringhe, a delle bionde bambine che saltano su un tappeto elastico (qui vediamo tante mamme col pancione…sfido!! Come passeranno i lunghi pomeriggi invernali?) 6.6.07 oggi l’itinerario ragionato prevede il raggiungimento della penisola di Snaefellness. Incurante dei molti km che ci attendono, decido una “piccola deviazione”. Mai scelta fu più azzeccata. Leggo sulla guida che nella penisola di Vtsnes è possibile avvistare le foche in località Hindisvik. Costeggiamo così l’intera penisola: si presenta a noi un bellissimo faro e tanti tanti cavallini islandesi. A Hivtserkur vediamo un faraglione sul mare dalla buffa forma di rinoceronte. Tutto attorno è silenzio e sul sentiero a piedi incontriamo i soliti agnellini. A Hindisvik vediamo tanti uccelli nella baia e nonostante abbiamo scavalcato un recinto, non c’è ombra di foche… stavamo per andar via quando spunta il musetto di una foca che è attratta da noi: prima stiamo zitti, ma quando le battiamo le mani e vediamo che lei si avvicina vorremmo rimanere lì per ore! Lasciamo dopo almeno30 minuti la nostra fochina e proseguiamo. Scorgiamo un cartello: avvistamento foche. (In Islanda abbiamo visto e fotografato cartelli di ogni sorta: attenzione! Attraversamento cavallli, renne, pecore, mucche!) . Seguiamo il sentiero e vediamo decine di foche sulla scogliera di fronte e in mare!!! Che spettacolo, che meraviglia: restiamo in religioso silenzio ad ammirarle. Proseguiamo il nostro viaggio fino a esplorare ala Penisola di Snaefellness e ci fermiamo a cena a Stikkysolmur dove incontriamo una cameriere che parla italiano. I nonni del suo fidanzato sono siciliani! Lì mangio il merluzzo per la prima volta in vita mia, nel senso che aveva un sapore completamente diverso! Qui i merluzzi sanno sempre di acqua e sono per malati di stomaco: lì era ottimo, spesso e saporito. Il tempo si guasta, piove e c’è nebbia. Scorgiamo il monte Hegafell e migliaia di isolotti. Dico “scorgiamo” perché nonostante siano a poche centinaia di metri, la nebbia impedisce di ammirarli. Sul cammino notiamo un cartello. C’è una casa apparentemente abbandonata, l’unica vista per km… il cartello annuncia che dentro possiamo trovare prodotti di lana fatti a mano. Già questo ci fa sorridere: caspita che spirito del business!!! Una casalinga islandese si diletta a lavorarea maglia nella sua casa posta su una via molto più che isolata!! Ma, restiamo allibiti quando leggiamo: accetto carte di credito!!! Dormiamo in una guesthouse con una veranda a vetri che si tuffa davanti al mare… 7.6.07 Ci aggiriamo su una terra magica, ma non in senso metaforico! Sembra che le zone del vulcano Snaefelljokul siano cariche di energie positive e che s trovino delle forze magnetiche particolari (non chiedetemi di più!). Dopo aver visto Olafsvik, visitiamo Hellnar e Arnastapi. L’una vanta una grotta che ospita migliaia di uccelli che creano un frastuono infernale. Le rocce hanno forme di tutti i tipi, in certi punti simili alle spore dei funghi. Da lì parte un percorso a piedi fino ad Arnastapi. Anche lì grotte aspre sul mare e un archetto che si chiama “porto” (uno dei più piccoli mai visti). In effetti c’è un’atmosfera surreale, con il vulcano, il mare, gli uccelli, le nuvole grigie… non mi stupisce leggere sulla guida che annualmente shamani di tutto il mondo vi si riuniscano per i loro riti… ci sono scorci a tratti inquietanti, come quello di Budhir con la sua chiesetta nera e adiacente cimitero. Lì c’è un grande albergo: e nulla più. Facciamo molta strada fino ad arrivare a Borgarnes. Non c’è assolutamente nulla tranne un campo da golf e l’immancabile piscina. Eppure è una città molto importante. Noto dei ragazzi a lavoro per strada: finita la scuola i giovanissimi vengono impegnati nella cura dei parchi, delle strade ecc. Viene loro corrisposta una retribuzione: metà sarà riscuotibile al raggiungimento della maggiore età, il resto viene dato subito. Mi sembra molto educativo, soprattutto perché sono seguiti dagli adulti e penso che rappresenti un buon mezzo per sviluppare senso di appartenenza. Molte scuole vengono utilizzate come alberghi prorio nella stagione estiva: certo che ne hanno di idee questi islandesi! Arriviamo fino a Reykholt con molte aspettative deluse: è un paesino che vive autocelebrandosi e soprattutto celebrando Snorry, ci sembra un paese che non c’è, messo su solo per far visitare il museo francamente insignificante. La zona in compenso ci offre la possibilità di vedere nuovi geyser: ai bordi della strada, vicini alle serre… In particolare ci è piaciuto Duldartung: un fiume fumante di acqua calda!!! L’acqua si surriscalda con la temperatura della terra…l’aria è fredda…ecco folate di vapore che si innalzano e ci vengono incontro spinte dal vento! 8.6.07 è l’ultimo giorno del nostro viaggio: domani si parte. Ci dirigiamo verso la Laguna Blu attraversando il tunnel che porta alla capitale. Dal finestrino osserviamo Akranes e Harnarfjodur. La laguna è una fantastica manifestazione della natura un po’ inquietante se si considera l’enorme complesso di tubi che la sormonta… ci guardiamo un po’ scettici. Centinaia di persone vi sguazzano facendo perdere il fascino indiscusso dello spettacolo naturale; negozietti e souvenir invitano i turisti a spendere. La Laguna è molto turistica, forse ciò che di più turistico esista in Islanda. Per il bagno consigliamo quelli di Mynatin: più piccoli, meno affollati ma certamente più godibili. Torniamo a Reykjavik per conoscere una piccola e graziosa capitale, con i tnti negozietti, le belle case del centro e la periferia che si cementifici… compriamo dei cuscini di seta disegnati con maestria da un’artista che ci spiega tutti i simboli runici rappresentati. Lasciamo alla simpatica signora un buon gruzzoletto. Compriamo degli accessori sfiziosissimi per la nostra casa e sono tentata all’acquisto di un gioiello, ma lo sguardo inequivocabile del mio neo-marito mi blocca all’istante! Guardiamo gli uccelli sul lago, uno sguardo al porto e una cena alquanto deludente. Via in albergo, tra poche ore voleremo via. Via da questo paese addormentato, via dal vento e dai silenzi d’Islanda, via dal fragore dell’acqua che scorre, via dal sapore di aragosta nelle zuppe, via da colori sorprendenti, da imprevedibili paesaggi. Via dalla nostra luna di miele… lanciati e curiosi del nostro futuro insieme. Buon viaggio a tutti.


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