Island Winter Tour
L'Islanda è un paese bellissimo che d'inverno acquista un particolare fascino: la perenne presenza della neve, i molteplici fiumi e laghi ghiacciati, le imponenti cascate che formano enormi stalattiti, l'aria gelida e frizzante che ti riempie i polmoni, piatti gastronomici nutrienti per affrontare una temperatura non esageratamente fredda ma...
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L’Islanda è un paese bellissimo che d’inverno acquista un particolare fascino: la perenne presenza della neve, i molteplici fiumi e laghi ghiacciati, le imponenti cascate che formano enormi stalattiti, l’aria gelida e frizzante che ti riempie i polmoni, piatti gastronomici nutrienti per affrontare una temperatura non esageratamente fredda ma comunque costantemente sotto lo zero, la luce del sole che ti rischiara per quattro ore al giorno, sono tutte situazioni che rendono questa terra magnificamente” Magica”. Se poi siete dei veri routiere e avete a disposizione una settimana per visitare questa incontaminata terra, noleggiata una potente fuoristrada, avrete decine di luoghi interessantissimi da visitare.Vi racconto in sintesi il nostro viaggio, mantenendo Keykjavik come punto fisso dei nostri pernottamenti. L’albergo da noi scelto è stato lo Skjaldbreid, buona sistemazione situato nella via più animata e centrale della città, la Laugavegur. Tenendo in considerazione i consigli di chi vi noleggerà la jeep, non andate alla hertz di Reykjavik, sono particolarmente maleducati e scorretti, chiamate spesso il n° telefonico 1777, per sapere in tempo reale se le strade che vorrete percorrere sono agibili. Incominciamo a descrivervi la nostra avventura: dal centro città prendendo la Hringbraut che poi diventa Miklabraut, ci si immette sulla statale 1, chiamata anche circolare Islandese, in quanto segue la costa per tutto il perimetro dell’Islanda. Il primo giorno noi prendiamo direzione nord, per Akureyri; nevica, il paesaggio è lunare, il contrasto tra il bianco delle montagne innevate alla nostra destra, il nero delle rocce vulcaniche a protezione della strada dal mare di un intenso blu e, l’azzurro del cielo è fortissimo. Arrivati al Hvalfjordur, il fiordo più lungo del sud-ovest, lo percorriamo tutto fino al bivioper Glaymur che con i loro 198 mt. Sono le cascate più alte di tutta l’Islanda. La foce del fiume Botns, completamente ghiacciata è affascinante, percorriamo il sentiero che ci dovrebbe portare vicino alle cascate, l’ultimo tratto si può fare solo a piedi, ma dopo l’attraversamento di un ponticello a circa un paio di chilometri dal bivio, dobbiamo, nonostante una jeep da 250 cv. Fermarci per l’impraticabilità della strada, la copiosa nevicata aveva fatto raggiungere il manto ad 80 cm. A malincuore torniamo indietro, costeggiamo il Hvalfjordur ma questa volta dalla parte opposta, fino alla città di Akranes, ridente paesino di pescatori, situato sulla punta estrema del fiordo per poi tornare a Reykjavik passando sotto l’oceano a ca. 250 mt. Di profondità, per un tunnel che unisce le due rive del fiordo. Il rientro è stato nel tardo pomeriggio. Il II° giorno prendiamo sempre la statale 1 ma questa volta direzione Vik, giunti a Selfoss deviamo verso Haukadalur, il famoso Golden Circle, escursione che però abbiamo programmato per il giorno sucessivo. Ci fermiamo a Kerid, un basso cratere che contiene al suo interno un grazioso laghetto, completamente ghiacciato in questa stagione, vento fortissimo, il servizio percorribilità strade lo dava con punte di 160 kmh. Ma ulteriore sensazione, vedendo il paesaggio circostante, di essere su di un altro pianeta. Quindi proseguiamo lungo la statale 36, attraversiamo laghetti, paesini abitati solo d’estate, una diga con centrale idroelettrica vicina, per arrivare dopo 50 km. Di strada, sotto una bufera di neve, completamente al buio, ad un albergo, tutti illuminato ma chiuso d’estate, una centraele geotermica e ad una strada che avrebbe dovuto condurci a Reykjavik, chiusa per la troppa neve, non avevamo chiamato il 1777… Unica strada aperta, per ora, ci dicono gentilmente ma scrutandoci attentamente, gli addetti della centrale geotermica, è quella da noi percorsa per arrivare fino a lì. Sempre più al buio, sotto una nevicata che faceva aumentare il manto a vista d’occhio, torniamo indietro fino alla mitica n° 1 a da lì fino alla città, sono le 22,30. Terzo giorno, il Golden Circle, autonomamente, percorriamo il percorso che tutti i tour operator locali effettuano chiamandolo Golden Circle, in questa escursione si ammira, dopo un ora e mezza di viaggio, per primo la potenza e la bellezza dei Geysir. Arrivati nel luogo dove i Geysir sono più numerosi e potenti, dopo esservi coperti bene, percorrete il sentiero delimitato da paletti e corda, osservate i primi piccoli e continui geysir ma non fermatevi molto, i geysir più belli con soffioni di vapore più alti, i più significativi da vedere oltre che da fotografare, sono alla fine del sentiero stesso. Ogni 3 – 4 minuti una fumata verticale e molto alta si sprigiona dal terreno lasciandovi esterefatti. Vicino alla zona dei geysir c’è un albergo termale con negozi, ristorante e bar, dove potete riscaldarvi un pò prima di continuare verso le Gullfoss, cascate con giochi d’acqua ricchi e potenti, vi ci si può avvicinare molto, avendo l’accortezza di seguire il percorso segnato, già si cammina per un sentiero ripido nella neve fino alle ginocchia, io sono alto 1,86 mt. Fuori di esso diventa molto pericoloso in quanto non si vede il ciglio del dirupo, oltre all’alto salto in mezzo alle rocce, un bagno a queste temperature è letale! Nel punto più alto, vicino alle cascate, c’è un ampio chalet con annesso tavola calda e zona bar per riposarsi, riscaldarsi e rifocillarsi, la cucina è semplice ma saporita e nutriente, oltre che genuina. Purtoppo non abbiamo potuto chiudere il Circle tornando dalla piana di Pingvellir, strada chiusa per neve, perciò torniamo dalla ormai nostra n° 1 che riprendiamo il 4° giorno, sempre direzione Vik. Prima tappa Seljalandfoss, bella cascata con vicino delle grotte e un’ampia, bella e ben atrezzata zona per fare, in estate, i pic-nic. Proseguiamo fino alle famose Skogafoss, maestose e mitologiche cascate. In inverno sono, alla base, circondate da un unico, liscissimo lastrone di ghiaccio. Vi ci potrete avvicinare molto, con il risultato di trovarvi completamente bagnati ma con la soddisfazione di aver visto scenari che solo pochi ardimentosi turisti hanno mai visto, cascate che celavano un famoso tesoro vikingo e parte di esso, forse, ancora vi è nascosto, un anello di questo tesoro è conservato nel museo vicino. Sempre con prudenza e con molto fiato, potrete percorrere la non ancora terminata scalinata che con i suoi 382 gradini vi porterà fino sopra la cascata da dove la visione a 360° di un paesaggio favolosamente unico, vi farà dimenticare la fatica fatta. Proseguendo, pochi chilometri prima di Vik, deviamo per Dyrholaey, dove percorrendo un sentiero che in inverno è quasi impraticabile, si arriva dove le forze della natura si uniscono e mostrano tutta la loro potenza. Vento a 180 kmh. Che spinge onde alte più di 5 mt. Violentemente contro imponenti faraglioni poco al largo e su di una spiaggia di ghiaia e roccia nera, vulcanica, lambita a sud dalla parte meridionale del ghiacciaio Myrdals, alto più di 1.660 mt. E circondata da alti vulcani sempre pronti a far sentire la loro cupa voce. Quando vi sarete ripresi da tanta potenza e preparati a riaffrontare il sentiero che nel frattempo si sarà completamente innevato, non capiterà solo a noi, arriverete a Vik, ultima tappa dell’escursione di oggi. Bel paesino di non solo pescatori con parte bassa fronte mare e alta, su una ripida collina, dalla quale, tempo permettendo, si gode di una vista ineguaglabile. Nel tardo pomeriggio, tanto per cambiare, sotto una copiosa nevicata, si rientra in città. Il V° giorno lo dedichiamo a Reykjavik, bella cittadina, in stile nordico, con un grande porto, si estende verso l’interno su un dolce promontorio, circondata da montagne. La parte più caratteristica da visitare è quella racchiusa nel rettangolo formato dalle vie: Saebraut a nord, costeggia il mare, arriva al porto diventando la Geirsgata fino al museo d’arte, la Tjarnargata a ovest con le sue tipiche ville in riva al laghetto ghiacciato Tjornin, dove la domenica i bimbi pattinano. A sud la Hringbraut, via a scorrimento veloce con il museo nazionale Islandese e la Bardnsstigur a est che passa alle spalle della moderna ed altissima cattedrale, la cui forma ricorda le canne di un organo. Le vie più importanti per negozi, pub e ristoranti sono la Laugavegur, la Hverfisgata, la Skolaverdstigur. Il VI° giorno decidiamo per il relax assoluto e dove ci si può meglio rilassare in Islanda se non al centro SPA della Blue Lagoon? All’interno di un grande cratere vulcanico, a circa 40 km. A sud di Reykjavik dove l’intersecare dell’acqua dell’oceano con quella dei ghiacciai e la lava incandescente del vulcano, a 2000 mt. Di profondità, crea un vapore di 240° che salendo verso la bocca del vulcano stesso, si raffredda per tornare acqua, ricca di sali minerali e materia organica a circa 40° dove, circondati da ghiacciai, ci si può rilassare facendo il bagno, arricchito di maschere per il viso, saune, bagni turchi, cascate, massaggi effettuati da mani esperte di potenti massaggiatrici, il tutto si può coronare con piatti e vini che ci propone il ristorante. Piatti altamente dietetici ma saporiti. Il nostro viaggio finisce qui, possiamo solo aggiungere che in inverno l’Islanda esprime tutto il suo fascino, non è costosa, come spesso si sente dire, noi cenavamo spesso al Solon, ottima cucina, ambiente raffinato con musica di sottofondo, a volte dal vivo, personale molto gentile e preparato, prezzo medio per un ricco piatto unico, una birra media e un digestivo della casa €. 25,00 munitevi di una buona macchina fotografica digitale per l’enorme quantità di fotografie che scatterete o meglio di una moderna videa camera, batterie sempre cariche, con il freddo intenso si scaricano prima, se noleggiate una jeep fermatevi spesso, uscite dall’auto e ammirate il panorama, è sempre diverso e sempre splendido. Cosa dobbiamo aggiungere ancora? Buon Viaggio.