ISLANDA 2003: Dove vanno i ‘puffini’ a metà agosto

Islanda arrivo!!! Dopo averla tanto sognata e bramata ecco che finalmente per l’estate 2003 riesco ad organizzare un bellissimo viaggio in Islanda. Dieci giorni con 2 amici (Marione e Marcio), prime 2 notti a Reykjavik prenotate tramite e-mail, poi noleggio auto e loop completo dell’isola in una settimana. Ecco, giorno per giorno, il nostro...
Scritto da: filep
islanda 2003: dove vanno i 'puffini' a metà agosto
Partenza il: 04/08/2003
Ritorno il: 13/08/2003
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Islanda arrivo!!! Dopo averla tanto sognata e bramata ecco che finalmente per l’estate 2003 riesco ad organizzare un bellissimo viaggio in Islanda. Dieci giorni con 2 amici (Marione e Marcio), prime 2 notti a Reykjavik prenotate tramite e-mail, poi noleggio auto e loop completo dell’isola in una settimana. Ecco, giorno per giorno, il nostro viaggio. 4 Agosto Si parte alle 4 del mattino, un altro caldissimo giorno di questa caldissima estate, ma a noi che ce ne importa, andiamo in Islanda, nella fresca e umida Islanda. Arriviamo a Verona, lasciamo la macchina nel parcheggio lunga durata ed arriviamo in Aeroporto verso le 6,30. L’aereo è alle 8,30, un charter diretto Verona – Reykjavik che ci ha consentito di bypassare il quasi monopolio Icelandair che rende le tariffe aeree per l’Islanda quasi proibitive. Ci mettiamo pazientemente in fila per il check in e, sorpresa, mi sento chiamare. Chi mi chiama in aeroporto a Verona a più di 200 km da casa? E’ un’amica che sta andando in Islanda anche lei per trovare il fratello che da qualche mese vive nella “terra di ghiaccio” per amore. Ci sentiremo là per berci una birra insieme e fare quattro chiacchiere. L’aereo è abbastanza puntuale e le quattro ore di volo passano in fretta fra spuntino e breve pisolino. Già dall’alto in fase di atterraggio si vede quello che ci aspetterà per i prossimi giorni, un’immensa distesa lavica ricoperta di muschi ed erba ci dà il benvenuto all’aeroporto di Keflavik (50 km circa dalla capitale). La calma che regna in aeroporto è incredibile, sembra che siamo l’unico volo in arrivo ed in effetti lo siamo!!! Cambio immediato dei soldi (pochi intanto c’è la carta di credito) e via a prendere il flybus che ci condurrà in città per la modica cifra di 1000 corone (circa 11,5 euro). Dopo circa 45 minuti arriviamo al terminal del bus che teoricamente si trova a dieci minuti dalla nostra guesthouse. Si va a piedi, cosa vuoi che sia, bisogna risparmiare! Dieci minuti teorici appunto perché in realtà sono trenta e con le valige sembrano quasi il doppio (anche se effettivamente le ruotine aiutano parecchio). La guesthouse è comunque carina, la stanza è piccola ma i letti comodi, c’è la cucina, un bagno spazioso in comune, un salottino dove si fa colazione. Ci appoggiamo, ci rinfreschiamo ed andiamo in centro che si trova a circa dieci minuti a piedi. Cominciamo “l’esplorazione” attraversando un bellissimo e verdissimo parco per poi arrivare ad una imponente e moderna chiesa costruita su una collinetta che ne fa il punto di riferimento della città. Arriviamo in centro, ordinato e pulito, mangiamo in un fast food, andiamo al porto, visitiamo il parco principale con lago. Rejkyavik è una tipica città del nord pulita, ordinata, case basse, niente traffico, non troppe persone in giro, calma, tranquilla, rilassante. Rientriamo in guesthouse sono le dieci passate, è ancora giorno, crolliamo! 5 Agosto Sveglia alle ore 7,30 circa (ma alle 4,30 era già giorno!!!). Colazione a buffet con pane tostato, marmellate, salumi vari, pomodori, cetrioli, cereali, tè, caffè, succo…Insieme con noi a colazione ci sono 4 Italiani di Vicenza (ribattezzati Ursus e soci); rimangono 2 settimane, ma come noi partiranno per il giro dell’isola il giorno seguente. In senso orario. Ah dimenticavo, hanno preso l’esoso volo Icelandair da Milano. Quando gli abbiamo detto che siamo partiti da Verona e quanto abbiamo speso quasi gli veniva un colpo. Giusto per affondare un po’ il coltello nella piaga abbiamo aggiunto che la nostra prenotazione l’abbiamo fatta solo 3 settimane prima di partire (loro a maggio ed hanno penato per la conferma) e che saltando l’agenzia si sarebbe potuto spendere ancora meno. Per oggi c’è in programma la Laguna Blu, ovvero bagnetto in acqua calda, all’aperto!!! La signora della guesthouse ci organizza tutta la nostra escursione (la laguna è vicino a keflavik) e ci fa passare a prendere dal pulmino che ci porta a destinazione per la modica cifra di circa 35 euro (ingresso compreso). La laguna blu altro non è che acqua di scarto della vicina centrale geotermica che detto così potrebbe sembrare uno schifo ma che in realtà è il paradiso assoluto. È presto e non c’è quasi nessuno, l’acqua ha una temperatura di circa 37 gradi (fuori circa 12) ed un colore azzurro – verde così intenso che sembra di essere ai carabi. L’odore di zolfo è forte ma non può che far bene alla mia sinusite. Io ed il marcio ci copriamo la faccia di una melma biancastra che il cartello indica essere silicio ed alghe e che dovrebbe fare bene alla pelle (male sicuramente non fa). Fra una nuotata una sauna ed un bagno turco passiamo una mattinata veramente rilassante anche se nel frattempo sono arrivate le solite frotte di giapponesi (sono veramente ovunque, come gli italiani del resto). Foto di rito, doccia, spuntino alla caffetteria locale e rientro in guesthouse verso le 16 circa. Spesa e cena e poi via di corsa a vivere la notte di reykjavik (ma quale se non fa mai buio?) visto che la mia amica ci ha dato il nome di due bar in cui andare e in cui ci dovrebbero essere lei e suo fratello. Ne troviamo uno, il circus, ma degli amici neanche l’ombra; ci sediamo, prendiamo da bere (una birra ad euro 7) ed ammiriamo le bellezze locali. Il locale è piccolo ma carino, non troppa gente ma che pretendere di martedì? In genere è frequentato anche da artisti famosi (vedi Bjork quando torna nella terra natia a trovare amici e parenti) e meno famosi (vedi Sigur Ros). La prima sicuramente non c’era, i secondi si (ma chi li conosce?). Rientro in guesthouse poco dopo mezzanotte. C’è una parvenza di buio ma all’orizzonte è ancora chiaro. 6 Agosto E’ il giorno del noleggio auto e della partenza per le strade d’Islanda. Sveglia alle ore 7,00, solita colazione abbondante, pagamento della guesthouse (32 euro a notte) e della gita alla laguna blu e poi via verso l’ufficio dell’agenzia di noleggio auto. Aspettiamo un’oretta circa che arrivi la macchina, una splendida golf 1600 benzina color oro. La ragazza per scusarsi del ritardo ci “regala” la possibilità di guidare tutti e tre e noi decidiamo di stipulare anche un’assicurazione supplementare (circa 20 euro a testa) per abbattere una franchigia mastodontica superiore agli 800 euro. Carichiamo le valige e partiamo per la prima tappa del nostro viaggio: Pingvellir. L’uscita dalla città è semplice, traffico non ce n’è e le indicazioni sono buone. Pingvellir è un parco nazionale ed è il punto in cui la frattura fra la zolla nord americana e quella europea è più evidente ma per gli islandesi è anche il luogo in cui si è riunito il primo parlamento attorno all’anno mille. Il panorama è stupendo con un magnifico lago e la frattura che si apre sotto di noi, tanto più che è una magnifica giornata di sole. Decidiamo di fare una passeggiata all’interno della spaccatura principale fino ad arrivare alle cascatelle di oxarafoss. E ci credo che l’hanno scelto come luogo di riunione del primo parlamento, mica scemi! Ripartiamo e ci infiliamo nel primo sterrato del nostro giro (tanti ne dovranno venire) ma ben presto ci accorgiamo di aver sbagliato. La strada infatti si fa parecchio impegnativa ed in effetti poco più avanti si trasforma in F ovvero solo per 4X4. Decidiamo saggiamente di tornare indietro e di imboccare un altro sterrato nettamente più facile e tranquillo. Dopo diversi Km di strada, sterrata e asfaltata, e di fiordi, in su ed in giù, eccoci arrivati alla seconda tappa di giornata: le cascate di Hraunfossar e di Barnafoss. Le due cascate sono una attaccata all’altra: le prime sono formate dall’acqua che misteriosamente e magicamente appare da sotto un campo di lava ricoperto di muschi e licheni e si getta nel fiume sottostante. Il cielo è di un azzurro intenso, l’acqua ancora di più. Si sarebbe potuti rimanere delle ore ad ammirarle. Le seconde, immediatamente a monte delle prime, sono cascate classiche parzialmente nascoste da formazioni rocciose. Una in particolare è un arco spezzato che la leggenda vuole essere stato rotto da una madre che ha perduto i due figli mentre lo stavano attraversando. La cascata è carina e con il sole si forma anche un piccolo arcobaleno. Poco distante ci fermiamo ad ammirare anche le sorgenti di acqua calda più potenti d’Europa. Acqua che bolle ed un vapore incredibile. Nelle immediate vicinanze ci sono serre riscaldate con la sorgente e vengono venduti pomodori ivi prodotti. Il Mario ed il Marcio fanno l’acquisto di un sacchetto lasciando le 100 kr nell’apposito raccoglitore. Da notare che il carretto è del tutto incustodito ed il tutto è lasciato alla buona fede della gente. Non oso pensare cosa potrebbe accadere da noi, probabilmente oltre ai pomodori qualcuno ruberebbe anche il carrettino! Ci avviamo poiché la strada verso il piccolo ostello sulla Skagafjordur dove abbiamo prenotato il giorno precedente è ancora lontano. Per strada attraversiamo km e km di campi lavici fino a giungere alla costa nord. Il Marcio vuole andare a vedere le foche ed allora prendiamo uno sterrato che ci porta in cima ad un fiordo dove la guida e la cartina indicano esserci miriadi di questi simpatici animali. Facciamo diversi km di strada, arriviamo quasi in cima al fiordo ma delle foche nessuna traccia. Anzi la strada comincia a farsi veramente brutta ed è difficile guidare. Decidiamo di tornare indietro, è tardi e la strada ancora lunga, vedremo le foche da un’altra parte (forse). Arriviamo all’ostello nei pressi di Hofsos che sono ormai le nove passate dopo che abbiamo perso una prima volta l’indicazione e siamo dovuti tornare indietro. L’ostello è veramente piccolo ma carino (a parte la vasca in bagno che non è usata dalla Grande Guerra) ed oltre a noi ci sono due svizzeri ed un sessantenne senza patria (oltre alle tre ospiti – lavoratrici che si occupano anche del piccolo allevamento di cavalli Islandesi). Cena fai da te con spaghetti al tonno e trota salmonata, foto di rito del bellissimo tramonto sul fiordo e via a letto in una pace e tranquillità unici. 7 Agosto Sveglia alle 7 – 7,30 con il sole che splende alto nel cielo e qui ci assale il dubbio. Non avremo sbagliato a fare la valigia? È tre giorni che siamo in Islanda ed ancora nessuna goccia d’acqua, anzi spesso splende un bel sole. Il nostro amletico dubbio lo scriviamo anche nel guestbook dell’ostello e dopo la nostra colazione fai da te partiamo in direzione Siglufjordur. Incominciamo la risalita dello Skagafjordur e la strada inizia ad offrire dei panorami mozzafiato. Arriviamo in cima al fiordo ed uno stretto tunnel scavato nella roccia ci fa da portone al piccolo villaggio di pescatori di Siglufjordur ed alla sua bellissima baia. Facciamo una serie di foto panoramiche del paese ed il Marcio si reca in banca per cambiare un altro po’ di soldi e così tutti e tre ne approfittiamo per prenderci un caffè (ma chiamarlo così è un eufemismo) gentilmente offertoci dall’istituto bancario insieme ad un cioccolatino alla menta. Ci sarebbero passeggiate ed escursioni da fare per meglio godere di questa bellissima zona ma il tempo è tiranno e bisogna ripartire. Prossima tappa del viaggio Akureyri, la capitale del nord, la seconda città d’Islanda, 18.000 abitanti. Arriviamo che sono circa le tre e facciamo un pranzo veloce nel locale fast food a base di hamburger e patatine fritte. Ci dirigiamo presso il locale ufficio turistico e dopo diverse telefonate ed altrettanti “Sorry, fully booked”, troviamo posto 10 km prima della città in un Edda hotel ovvero una scuola i cui dormitori durante il periodo estivo vengono ingegnosamente convertiti in stanze di albergo. Portiamo le valige in hotel, ci diamo una rinfrescata e gentilmente l’uomo alla reception ci concede l’uso gratuito del telefono per chiamare alcune guesthouse nelle vicinanze del lago myvatn, meta del giorno dopo. Anzi si offre di chiamare lui e ci trova posto in un farmhotel. Torniamo in città per un giro di questa zona dal clima mite e in cui crescono in abbondanza fiori ed alberi che ne abbelliscono i giardini. Ed infatti “finalmente” incomincia a piovere!!! Nota: nel nostro giretto in “centro” incontriamo Ursus e soci intenti a sorseggiare una cioccolata calda dentro un bar. Ma guarda chi si rivede! Si acquistano i primi souvenir, facciamo la spesa e ci cuciniamo il solito piatto di spaghetti utilizzando la cucina ultra professionale della scuola condivisa con un gruppo organizzato di italiani in stile dimensione avventura. Tutti a nanna, domani ci aspettano le balene! 8 Agosto .La sveglia è come al solito alle 7. Colazione in hotel con salami vari, salmone affumicato, marmellate, etc…Carichiamo i bagagli in macchina e ci dirigiamo verso Husavik, base di partenza per il whale watching. Telefoniamo per sentire se c’è posto per le nove e distratti dalla telefonata sbagliamo strada mancando la svolta a sinistra. Facciamo alcuni km e ritorniamo sui nostri passi. Oh no, sono le 8 e 10 e la barca parte alle 9 e ci vuole minimo 1 ora da Akureyri ad Husavik. No problem, quello che si fa in un’ora si fa anche in 50 minuti scarsi con una golf…ed infatti arriviamo a bruciapelo e con uno scatto degno del migliore Carl Lewis riusciamo a bloccare la nave in partenza dal molo. Siamo a bordo e la nostra guida “marinaia” incomincia a spiegarci che oggi siamo fortunati, il mare è calmo a “Shaky bay”, e poi una lunga rassegna di possibili cetacei che si possono avvistare. I più comuni sono i Minke whale (balenottera minore) e, come dice la brochure, abbiamo il 96% di possibilità di avvistarli. Come dei novelli capitani Achab alla ricerca della balena bianca ci mettiamo di vedetta dall’alto della nostra barca. Ci dirigiamo verso il punto di avvistamento del giorno precedente e cominciamo ad aguzzare lo sguardo. I minuti passano e finalmente i motori cominciano a rallentare, l’attesa è infinita ed ecco finalmente la “Marinaia” urlare: “Minke whale at 11 o’clock” e tutti i passeggeri spostarsi verso destra. La balenottera ogni tanto torna su e delizia tutti noi della sua pinna ed anche di un beffardo spruzzo. Ne avvistiamo almeno tre e l’ultimo affioramento avviene a pochissimi metri dalla nave. Un’emozione unica ed un esperienza divertente tanto più che siamo a circa 40 km dal circolo polare artico. Rientriamo verso il porto e l’equipaggio ci ristora con una cioccolata calda ed una ciambella. Seconda tappa della giornata sono le belle cascate di Goddafoss, facilmente raggiungibili dalla strada numero 1, quella che fa il giro dell’isola ed è quasi tutta asfaltata. Dopo aver fatto le foto di rito ed aver ammirato tanta bellezza, ci dirigiamo verso il lago Myvatn, una delle zone più asciutte d’Islanda come reputa la guida. Ed infatti incomincia a piovere con una certa insistenza! Ci fermiamo in Farmhouse per lasciare le valige ma la stanza non è pronta, la signora ci lascia comunque le chiavi e ci indica una casetta a circa trecento metri in cui siamo alloggiati. Mangiamo qualcosa al volo (un toast fai date) e ci dirigiamo verso il lago. Qui facciamo una bella passeggiata sotto la pioggia fra i vari pseudocrateri che costellano tutto il lago estasiati nonostante tutto dalla bellezza del paesaggio e importunati da un numero impressionante di moscerini che si infilano dappertutto. Ci dirigiamo poi verso i castelli di Dimmuborgir e qui facciamo un’altra bella passeggiatina umida seguendo i sentieri che si snodano fra le buffe conformazioni laviche che prendono appunto il nome di castelli neri. Si sono formati migliaia di anni fa in seguito a violente eruzioni e conseguente copertura totale di lava che poi nel defluire da questo enorme catino ha lascito dietro di se queste parti solidificate. Veramente affascinante “perdersi” in questo labirinto naturale costellato di una fantastica vegetazione “post lavica” È ora di tornare verso il nostro alloggio per prepararci la solita cena a base di spaghetti, farci una doccia e crollare sotto le coperte; è stata un’altra giornata faticosa e soprattutto la prima veramente bagnata. 9 Agosto Solita sveglia alla solita ora e splende un magnifico sole!!! Colazione mega abbondante alla farmhouse con comprese aringhe e poi partenza per esplorare altri luoghi interessanti nei dintorni del lago Myvatn. Prima tappa è l’arrampicata al cratere di Hverfell da dove si gode un magnifico panorama del lago e dei suoi dintorni e dove spira un vento fortissimo. Ritorniamo a valle e ci dirigiamo verso le sorgenti di acqua calda di Grotjagia dove l’acqua affiora in superficie con una temperatura di 50°C (sconsigliato fare il bagno). La sorgente si trova all’interno di una piccola grotta. L’odore di zolfo è penetrante, un leggero vapore viene su dalle acque ed il sole che filtra fra le rocce forma un gioco di luci ed ombre fantastico. Ci dirigiamo verso la zona del Krafla, uno dei vulcani più devastanti d’Islanda e la cui eruzione è attesa a breve dopo decenni di quiete. In realtà Krafla non è un classico vulcano ma una serie di spaccature nel terreno che corrono in direzione nord-sud e sotto le quali si nasconde una impressionante sacca magmatica pronta ad esplodere una volta riempitasi. Per la strada ci fermiamo ad ammirare un laghetto di acqua azzurrissima e calda in cui della gente sta facendo il bagno (come sfondo la solita centrale geotermica). Proseguiamo ed arriviamo in una zona che non ha niente da invidiare all’inferno dantesco. Fango bollente, vapore che esce da tutte le parti, terra color zolfo ed odore di uova marce ovunque. Facciamo un giro seguendo con cura i sentieri e stando attenti a non uscirne altrimenti rischieremmo brutte scottature! Dopo la sosta raggiungiamo la poco distante zona del Krafla dove ci dà il benvenuto una immensa centrale geotermica con i suoi circa venti pozzi che sputano vapore. Ci arrampichiamo sul cratere ormai inattivo di Viti dove all’interno si trova un magnifico laghetto con un acqua color turchese. Subito alle spalle del viti ci sono altre due piccoli crateri con altrettanti laghetti dai colori magnifici e fango che bolle in qua ed in là. Ci dirigiamo verso la vicina caldera di Leirhnjukur dove ci attende un’immensa colata lavica ancora fumante. Ci danno il benvenuto come al solito un bel laghetto circondato da terra color zolfo e fango bollente fino ad arrivare poi sulla colata formata da roccia nera e con il vapore che esce da ogni parte. Se solo immagino l’evento catastrofico che ha creato tutto ciò mi vengono i brividi ed ancora di più se penso che da un momento all’altro tutto potrebbe ripetersi! Lasciamo la zona e ci dirigiamo verso le cascate di Dettifoss, le cascate più potenti d’Europa. L’area che attraversiamo è ciò che di più simile al deserto ci possa essere. Ma non siamo quasi al polo nord? In più spira un vento fortissimo ed ogni tanto veniamo avvolti da delle piccole tempeste di sabbia. Arrivati a Dettifoss lo spettacolo è entusiasmante. Già da lontano si vede una nube di vapore acqueo che si innalza in aria. Ci avviciniamo alla cascata e la sensazione di potenza che ci trasmette è veramente unica. Sarei potuto rimanere delle ore seduto ad ammirarla in tutta la sua forza gettarsi nel canyon sottostante. Il bello, o il brutto, dell’Islanda è che non ci sono transenne che ti tengono a debita distanza, il tutto è lasciato al buon senso delle persone ed il contatto con la natura selvaggia è, in questo modo, veramente unico (basta usare un po’ di testa e non si corre nessun pericolo!). Trenta km oltre Dettifoss ci fermiamo a visitare il bizzarro Canyon a forma di ferro di cavallo (quello di Odino) di Asbyrgi. Mangiamo velocemente e ci rimettiamo in marcia verso Borgafjordur, paese di 98 abitanti, dove abbiamo prenotato per dormire. In questo tratto la strada numero 1 non segue più la costa ma taglia verso il desolato interno dove ci sono solo pecore che, spinte da istinto suicida, si piazzano talvolta in mezzo alla strada. Arriviamo a destinazione dopo aver valicato un passo con una vista magnifica sul delta del fiume sottostante ed aver scollinato in una vallata stupenda circondata da montagne. Eccoci a Borgafjordur! La guesthouse è carina, a parte una rampa di scale per salire in camera che sembra la parete nord dell’Everest, e la ragazza-madre che ci ospita ancora di più! Soliti spaghetti e poi a letto. 10 Agosto Guarda caso la sveglia è alle ore 7, facciamo colazione, attacchiamo una piccola pezza alla giovane e bella mammina della guesthouse e, dopo aver fotografato una casa col tetto di torba, dedichiamo la prima parte della nostra mattinata al bird watching: obiettivo le pulcinelle di mare (i puffini). Ci mettiamo nel gabbiotto sul molo ed aspettiamo pazientemente di vedere questi simpatici uccelli. “Sono rimasti in pochi, a metà Agosto se ne vanno”, ci aveva ammonito la mammina. Ed infatti dopo mezzora abbiamo avvistato solo dei gabbiani. Poi colpo di genio di Mario che guardando una cartina appesa nel capanno si accorge che stiamo sbagliando punto di osservazione. Ci spostiamo quindi di qualche km ed ecco apparire i puffini su una scogliera vicino al porto. Sono veramente buffi, come dei piccoli pinguini volanti con un grande becco colorato, simpaticissimi. E pensare che gli islandesi se li fanno allo spiedo (ma non quelli in età da riproduzione)! Rifacciamo la strada di ieri e ci fermiamo in cima al passo per le foto di rito. La mammina ci ha assicurato che nel bel delta sottostante ci sono un sacco di foche. Noi ci avventuriamo un po’, esploriamo ma delle foche neanche l’ombra. Che dire, quanto se la tirano! Ci rimettiamo in marcia, punto di arrivo della giornata Hofn. Non abbiamo ancora prenotato per dormire, pazienza cercheremo direttamente sul posto. Facciamo la strada dei fiordi orientali attraversando panorami mozzafiato. Montagne a picco sul mare e cascate che scendono dai pendii. Peccato che il tempo si sia fatto brutto ed il bel sole del mattino sta lasciando spazio alle nuvole basse che impediscono di avere una perfetta visione della zona, ogni tanto piove ma niente di particolare. Attraversiamo anche diverse spettacolari lagune con dei magnifici cigni, ogni tanto appare anche l’arcobaleno. Arriviamo ad Hofn e la sua splendida laguna ci accoglie con un panorama incredibile: nuvole minacciose e sole che cerca di fare capolino e con i suoi raggi illumina il tutto. Ci dirigiamo verso l’ufficio turistico e l’operatore gentilmente ci trova posto solo in un albergo 100 km più indietro (oppure 180 km più avanti). Dobbiamo tornare a Djupivogur, piccolo paesino sulla cima di un fiordo. L’hotel è carino ma esoso e noi siamo alloggiati nei dormitori della scuola. Non c’è la cucina e finalmente per una sera niente spaghetti. Al ristorante mangiamo una bella zuppa di asparagi, filetto di platessa con contorno di verdure e patate, caffè (totale euro 19 circa) ma siamo più estasiati dalla cameriera che dal cibo. Nota: in questo albergo sperduto incontriamo per l’ennesima volta Ursus e soci, anche loro dirottati qui per mancanza di posti da altre parti. 11 Agosto Sveglia ore 7, colazione fai date e per la terza volta nel giro di 14 ore circa percorriamo lo stesso tratto di strada. Il tempo è nuvoloso, non piove ma ci sono nuvole minacciosamente nere all’orizzonte. Superato Hofn si cominciano ad intravedere le lingue del ghiacciaio che arrivano fin quasi al mare. Peccato per le nuvole basse che impediscono una vista migliore del Vatnajokull. Prima tappa del giorno è la laguna glaciale di Jokulsarlon. La vista è fantastica con centinaia di iceberg dal colore incredibile (tonalità di un azzurro intensissimo) che galleggiano nella laguna. Sembra di essere al polo tanto più che il tempo è nebbioso e freddo con una pioggerellina insistente che piano piano sta aumentando di intensità. Non ce ne curiamo, il tutto è troppo bello; facciamo un giro nella laguna con il mezzo anfibio (euro 20 circa). Per mezzora vaghiamo fra iceberg più o meno piccoli indossando il salvagente e con un canotto di salvataggio sempre alle spalle. La laguna si è formate negli ultimi decenni sia per l’innalzamento della temperatura che per l’azione erosiva dell’acqua salata che hanno fatto progressivamente arretrare il ghiacciaio. La guida ci mostra anche un pezzo di ghiaccio di una solidità e purezza incredibili. Ci dovrebbero essere anche le foche ma naturalmente non si degnano minimamente di farsi vedere ai nostri occhi. Si vede che non ce le meritiamo. Seconda tappa della giornata è il parco nazionale dello Skaftafell. Dopo una breve sosta all’information center e dopo che la pioggia ha cessato di intensità, cominciamo la nostra escursione a piedi di circa 2 ore per andare alle cascate di Svartifoss. Le cascate non hanno la stessa potenza di Dettifoss ma quello che le contraddistingue sono le colonne esagonali di basalto che la circondano e che la rendono veramente unica. Da lontano sembra veramente un gigantesco organo a canne. Proseguiamo la nostra escursione ed in una decina di minuti siamo in un punto di osservazione da dove si gode di un panorama incredibile. Una vista magnifica sull’ immenso sandur (detriti portati a valle dal ghiacciaio, praticamente deserto lavico) e sulle imponenti lingue glaciali del Vatnajokull. Peccato che le nuvole basse impediscano una visuale migliore ma il tutto è da rimanere senza fiato. Riscendiamo a valle e ci dirigiamo verso la lingua glaciale dello skaftafelljoukull una propaggine del ghiacciaio vatnajokull. Grandioso anche se sono evidenti i segni della ritirata. Ma la massa di ghiaccio che scende fra le verdi montagne è uno spettacolo da non perdere. Saliamo sul ghiacciaio, facciamo qualche passo e ritorniamo poi verso la macchina. Ripartiamo ed attraversiamo l’immenso sandur che prima vedevamo dall’alto, sembra proprio di essere in un deserto di sabbia nera. Arriviamo verso sera a Vik dove abbiamo prenotato ieri in una piccola ma carina guesthouse. Vik è un piccolo paese ai piedi del vulcano Katla che è unanimemente riconosciuto come il più distruttivo d’Islanda. Il Katla si trova sotto il ghiacciaio myrdalsjokull ed ogni volta che erutta innalza la calotta glaciale e porta verso valle incredibili ondate di detriti che spazzano via tutto ciò che incontrano. Tanto per cambiare un’ eruzione è attesa a breve. Appoggiamo le nostre cose e ci dirigiamo verso le scogliere di Vik per andare a caccia di Puffini. In effetti ce ne è una colonia abbastanza numerosa nonostante sia ormai metà Agosto e la maggior parte se ne siano andati. Un dubbio in stile giovane Holden mi assale: ma dove vanno i puffini a metà Agosto? In ferie? Mah! Ci arrampichiamo su una scogliera per avvicinarci ad alcuni esemplari e fotografarli più da vicino. Fotografiamo anche i tre bei faraglioni di Vik e ritorniamo in guesthouse dove ci attende la nostra solita razione di spaghetti consumata insieme ad un allegra famigliola svizzera. Poi tutti a nanna. 12 Agosto Dopo la pessima giornata meteo di ieri, oggi splende un timido sole. Colazione fai da te e partenza. Prima tappa della giornata è Dyrholaey. In questa zona vi è un grande contrafforte roccioso sul mare in mezzo al quale si apre un arco attraverso cui possono passare anche le barche vista la profondità delle acque. Questa formazione rocciosa bizzarra si staglia fra chilometri di spiagge nere e la vista si perde nell’orizzonte. A poca distanza si possono ammirare ancora i faraglioni di Vik che la leggenda vuole che siano dei troll pietrificati. Continuiamo lungo la strada numero 1 ed a poca distanza arriviamo a Skogar dove ci attendono le cascate di Skogafoss. Queste cascate sono alte 60 e potenti ma sono le più basse che si possono incontrare lungo il percorso del medesimo fiume. Pazienza sono belle ugualmente. Un’altra manciata di chilometri ed eccoci arrivati a Seljalandfoss. Queste alte ed esili cascate hanno come particolarità il fatto che ci si può passare dietro. Naturalmente non resistiamo alla tentazione e facciamo il giro bagnandoci un po’. A poca distanza da queste cascate ve ne sono delle altre, le cascate del canyon, la cui vista è appunto parzialmente ostruita da alcune rocce che formano un piccolo canyon dentro il quale la cascata si butta. Ci rimettiamo in macchina ed all’orizzonte comincia ad intravedersi la sagoma minacciosa dell’hekla. Questo è il vulcano più attivo e regolare, nelle sue eruzioni, d’Islanda e la sua sommità è regolarmente coperta da nuvole. La nostra meta della giornata è comunque quella che viene definita la zona del circuito d’oro ovvero Gullfoss e Geyser. Le prime sono le cascate più fotografate, e probabilmente anche più fotogeniche, d’Islanda. Il fiume Hvita infatti in questo punto forma una doppia cascata e va poi a gettarsi prepotentemente in un canyon profondo 70 metri. Lo spettacolo è veramente entusiasmante, le fotografie si consumano. Mi avvicino e non posso per l’ennesima volta che rimanere estasiato dalla bellezza del paesaggio, dalla potenza dell’acqua, dal verde delle montagne tutt’intorno e sentirmi anch’io parte di questa magnifica natura che, come per magia, riesce ogni volta a rapirmi. Che mi stia trasformando in un Elfo? Riprendiamo la nostra marcia ed a poca distanza eccoci arrivati a Geysir, località famosa appunto per i Geyser, fenomeni geologici a cui dà anche il nome. In realtà il Geysir per eccellenza, il più grande, ormai non diletta più il proprio pubblico con spruzzi d’acqua alti fino a 60 metri; ormai inattivo viene fatto spruzzare artificialmente oppure si risveglia dopo qualche terremoto. Il più piccolo ma regolarissimo (ogni 8 minuti) Strokkur invece delizia ancora tutti noi con spruzzi che arrivano anche fino a 25. E’ uno spettacolo vederlo ribollire piano piano, formare una bolla di colore azzurro e poi esplodere verso l’alto con una incredibile potenza. Quasi si pavoneggia anche con tutto il pubblico arrivando persino a fare tre spruzzi uno dietro l’altro. Tutta la zona circostante è poi piena di pozze di acqua bollente, di vapore e ,conseguentemente, vi è un intenso odore di zolfo. Ci dirigiamo verso Reykjavik passando per Selfoss. Torniamo alla “nostra” Guesthouse ma non ci sono posti ed allora la signora ci propone di andare a dormire dalla sua donna delle pulizie che affitta delle camere. Accettiamo e ci facciamo accompagnare in appartamento dove un’anziana signora ci dà il benvenuto. Non parla una parola di inglese ci intendiamo a gesti. La nonnina è gentilissima, ci permette di usare la cucina ed allora ci cuciniamo per l’ultima volta un bel piatto di spaghetti. La sera usciamo con la mia amica e suo fratello e questa volta riusciamo a incontrarci al caffè kultura. Beviamo una birra, facciamo quattro chiacchiere e ci spostiamo in altri locali fra cui quello di Damon Alborn, cantante dei Blur. È ormai l’1 e 45 rientriamo in appartamento, è buio ma all’orizzonte è ancora chiaro: alba o tramonto? Mah! 13 Agosto E’ il giorno del rientro. Facciamo colazione, salutiamo la nonnina, consegniamo la macchina e passiamo la mattinata in giro per Reykjiavik comprando gli ultimi souvenir. Ci dirigiamo col flybus verso l’aeroporto. Sono triste, devo lasciare questo magnifico Paese che mi ha come stregato con cascate, vulcani, laghi, geyser, fiordi, ghiacci, distese infinite di lava, iceberg…la natura al massimo della sua espressione. Un Paese dove fortunatamente il turismo non è ancora di massa e dove si dorme in casa della gente, gentilissima e riservatissima; un Paese dove il sole non tramonta quasi mai oppure non sorge quasi mai, dove un attimo c’è il sole e l’istante dopo piove e si forma un bellissimo arcobaleno; un Paese dove puoi toccare con mano la natura ma sempre nel rispetto delle sue regole; un Paese dove si può trovare pace e tranquillità stando delle ore ad ammirare un paesaggio senza mai stancarsene. Addio Islanda, spero di poter ritornare un giorno ad ammirare anche il bellissimo e selvaggio interno e per ripercorrere con più calma le tua strade, sterrate o non. Solo un dubbio mi assale ancora: ma dove vanno i puffini a metà agosto?


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