Le donne del MRTA

Domenica 3 agosto 2003 Poco piu' di due ore di strada da Lima, lungo la Panamericana Nord e poi una deviazione verso il deserto, dove sorge il carcere di Aucallama, nei pressi di Huaral. Questa volta i controlli sono meno severi: solo tre, con i soliti timbri applicati ad entrambe le braccia. Il padiglione "E" e' quello destinato alle detenute...
Scritto da: Gabriele Poli 1
le donne del mrta
Partenza il: 03/08/2003
Ritorno il: 03/08/2003
Viaggiatori: da solo
Spesa: 500 €
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Domenica 3 agosto 2003 Poco piu’ di due ore di strada da Lima, lungo la Panamericana Nord e poi una deviazione verso il deserto, dove sorge il carcere di Aucallama, nei pressi di Huaral. Questa volta i controlli sono meno severi: solo tre, con i soliti timbri applicati ad entrambe le braccia. Il padiglione “E” e’ quello destinato alle detenute politiche, quattro del MRTA e una decina di Sendero Luminoso. Le due secondine mi aprono il grosso cancello di ferro e, quasi mi conoscessero da sempre, Lucero, Dominga, Nancy e Gladis mi abbracciano commosse. Il carcere e’ molto diverso da Canto Grande; piu’ piccolo e, se si puo’ dire, piu’ accogliente, ma forse questo e’ dovuto al fatto che il padiglione e’ occupato da ragazze, ordinate, ben vestite, allegre e truccate. Ci accomodiamo in una saletta che funge da luogo di ritrovo per la tupacamariste. Una piccola televisione in bianco e nero trasmette immagini ballerine; un grande letto con copriletto ricamato ospita un paio di pupazzi in pezza e sulle pareti le foto di un neonato rivelano che in quel carcere vive anche Ernesto, il figlio di Lucero, appena un anno e mezzo. Purtroppo, molto presto il bimbo dovra’ abbandonare il carcere e la madre per chissa’ quanto tempo. La stanza e’ divisa in due parti da un paravento di sacchetti e giornali: di la’ il cucinino e la dispensa, di qua la zona di accoglienza, con un piccolo tavolo e un paio di sedie. Viene servito il te’, con tanto di biscotti e un arcobaleno di sorrisi. Osservo stupito i volti di queste quattro ragazze. Nancy, la moglie di Nestor Cerpa Cartolini “Comandante Ernesto” -ucciso nell’ambasciata giapponese di Lima nell’aprile del 1997- e’ la piu’ anziana, superando di poco la quarantina; Dominga e Gladis sono poco piu’ che trentenni, mentre Lucero non ha ancora compiuto trentanove anni. Delle quattro, solo Lucero e’ ufficialmente riconosciuta come appartenente al MRTA (Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru), mentre le altre, al massimo, possono essere accusate di simpatia ideologica e nulla piu’. Lucero mi prende la mano e mi guida alla visita del padiglione. In fretta, intravedo le celle sufficientemente ampie e un laboratorio, prima di accedere al cortile interno, dove una rete di pallavolo accoglie i panni stesi. Comprendo subito che la divagazione e’ solo una scusa inventata da Lucero per parlare a quattr’occhi: non desidera creare problemi alle amiche raccontandomi davanti a loro la sua storia e quella del movimento. Non fa apologia e le sono grato. Parla, la osservo. E’ bella Lucero. Minuta, i capelli scuri e lisci sulle spalle, il viso senza rughe, i fianchi leggermente pronunciati…ma sono i suoi occhi che conquistano. Dolci, allegri, sereni. Non posso credere, penso, che una ragazza cosi’ dolce e semplice abbia commesso i reati per i quali e’ accusata, come la lotta armata e l’assassinio. Non mi trattengo ed espimo i miei dubbi. Ride. “Ho combattuto, forse ho anche ucciso, ma mai a sangue freddo e sempre in scontri contro il nemico”, afferma. Il nemico? Sia a Canto Grande, sia qui i guerriglieri del MRTA non parlano di polizia o di esercito, ma sempre di “nemico”. Lucero e’ il lider indiscusso delle donne del MRTA e una delle due figure, dopo il comandante Victor Polay, piu’ importanti del movimento. Sono queste tre persone ad essere considerate il “pericolo pubblico numero uno”, alla stregua di Abimael Guzma’n, lider di Sendero Luminoso. “Non abbiamo nulla a che spartire con Sendero”, afferma con forza. “La nostra ideologia e i nostri metodi sono molto differenti. E’ giusto che ci accusino di lotta armata, ma non di assassinio. Non abbiamo mai ucciso a sangue freddo, ne’ torto un capello alla popolazione e nemmeno obbligato i contadini ad aderire al movimento. La lotta armata ci pareva l’unico modo per ridare dignita’ al popolo peruviano, alla tregua di quanto accaduto a Cuba, a San Salvador, in Nicaragua…”. “Abbiamo capito i nostri errori ed ora non prenderemmo piu’ le armi, ma non rinneghiamo alcun punto della nostra ideologia. Sono stata e sono Lucero e se tornassi a nascere vorrei essere ancora Lucero…magari correggendo alcuni errori”. Mi guarda e sorride. Intervengo, chiarendole che non sono d’accordo sulla lotta armata e che non mi reputo una persona di estrema sinistra, anche se qualche simpatia per i suoi ideali non posso negarla. Inoltre, mi sento in qualche modo emotivamente condizionato dalle forti esperienze di questi ultimi giorni. Sorride ancora e mi ringrazia per la schiettezza. Pare che questo mio prendere le distanze, invece di turbarla, la renda piu’ sciolta. Racconta a ruota libera. “Sono stata detenuta varie volte, alcune perche’ dirigente del movimento studentesco, altre per appartenenza al MRTA. Pensavo, e penso, che la giustizia e la felicita’ debbano appartenere a tutte le faccine sporche dei bimbi del mio Peru’ e degli uomini e delle donne che sopravvivono in questo sistema asfissiante. Fino ad ora, ho gia’ trascorso 12 anni e mezzo in carcere, vivendo, come molti altri, le misure piu’ dure che applico’ la dittatura di Alberto Fujimori. In tali situazioni, un essere umano puo’ resistere solo se possiede la forza interiore delle proprie convinzioni e ideali e, soprattutto, sopravviviamo perche’ tutte quelle atrocita’ non ci hanno tolto l’immenso amore che e’ dentro ai nostri cuori. “Ho due figli, Iris di 15 anni e Erensto, di uno e mezzo; due vite che mi danno vita e che spero un giorno possano vivere in un mondo differente. Entrambi li ho avuti in carcere, in diversi momenti e condizioni penitenziarie. “Nel 1984, durante una manifestazione per il 1 maggio -a quel tempo ero dirigente del movimento studentesco- fui prelevata dalla polizia e portata in caserma dove fui subito tempestata di colpi in testa, denudata, bagnata con acqua gelida, ancora colpita e a nulla valevano le mie grida, i pianti e le suppliche. “Perche’ mi facevano questo? Che avevo fatto? Non lo immaginavo e solo piu’ tardi seppi che quei poliziotti appartenevano al dipartimento di Ayacucho (dove nacque Sendero Luminoso) e si trattava di forze anti sovversive. Per questi uomini ero una terrorista: avevo 19 anni e non mi sarei mai aspettata tanta brutalita'”. Lucero parla per ore. Ride, a volte piange come quando racconta della morte della madre, mentre si trovava in isolamento presso il carcere della Base Navale del Callao, ma non si scompone. Parla, ascolto, annoto, tuttavia i mille altri aneddoti per il momento li tengo nascosti, quasi come un piccolo segreto da svelare al momento opportuno. Lasciai Canto Grande, la scorsa domenica, con una profonda, triste dolcezza. Oggi e’ molto diverso. Me ne vado col sorriso contagiato dalle allegre ragazze. Mi pare di allontanarmi anzitempo da una bella festa. Ma oltrepasso pesanti cancelli di ferro e alte mura col fino spinato. Fuori, il deserto. Gabriele http://www.peru.it


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