Iceland 97 – storia di vulcani ,ghiacchiai ,venti
ICELAND 97 – storia di vulcani ,ghiacciai ,venti .
Partecipanti : Fainelli Riccardo,Molari Michele,Bronzato Giancarlo
Periodo : Luglio 97
Durata : 18 giorni
L’idea mi era venuta anni prima quando,visitando l’Islanda in auto, ero rimasto
Affascinato dai rari ciclisti che ,con le loro bici ultracariche ,compivano il periplo...
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ICELAND 97 – storia di vulcani ,ghiacciai ,venti . Partecipanti : Fainelli Riccardo,Molari Michele,Bronzato Giancarlo Periodo : Luglio 97 Durata : 18 giorni L’idea mi era venuta anni prima quando,visitando l’Islanda in auto, ero rimasto Affascinato dai rari ciclisti che ,con le loro bici ultracariche ,compivano il periplo d’Islanda lungo i mille chilometri della mitica Ring Road . Cosi’ quella sera di inizio dicembre colsi alla sprovvista nel bel mezzo della cena i miei due amici e proposi loro ‘il viaggio’ ,ma non ai margini bensi’ nel cuore d’Islanda ,dove tutto cio’ che ti circonda si ammanta di leggenda fino a divenire indescrivibile. Non avevo pero’ previsto una adesione cosi’ entusiastica ed immediata e di li’ a qualche istante sulla tavola troneggiava gia’ l’atlante aperto sulla fatidica pagina ; nomi come Vatnajokull , Askija ,Akureiry ,Mitavn ,Sprengistadur ,Landammalaugar cominciavano gia’ ad uscire dall’incognito e a popolare le nostre fantasie di viaggio : i preparativi erano gia’ iniziati e sarebbero durati svariati mesi ,attingendo a tutte le fonti possibili .Fu’ cosi’ che volo’ quell’inverno e quella primavera e la fine di giugno ci trovo’ frementi ed impazienti di partire ,cosa che avvenne nel tardo pomeriggio di un assolato sabato di inizio estate : la nostra avventura stava per cominciare . Sabato 7 Luglio 1997 . Il viaggio verso Reikjavik fu un vero viaggio ,come per assaporare attimo dopo attimo la meta che si avvicina. La via piu’economica prevedeva il tragitto in treno da Verona fino a Lussemburgo e di qui in aereo lungo la rotta Lussemburgo-Reikjavik-NewYork con la compagnia di line Islandese : costo totale a/r 700.000 delle vecchie lire . Eccoci quindi qui armi (bici ) e bagagli (tanti ) pronti a salire sull’ EC Verona –Lussemburgo ,scompartimento letto prenotato ,prontamente trasformato anche in ricovero bici tra le irose proteste del capotreno . La notte trascorre in fretta e puntualissimi alle ore 7 arriviamo a Citta’ di Lussemburgo in una fresca mattinata. Domenica 8 Luglio 1997 Visto che il nostro volo e’ alle 12.30 ,decidiamo di fermarci un po’ in centro ,dove consumiamo un’ottima colazione mentre la citta’ si rianima. Puntiamo ben in tempo verso l’aeroporto pensando che le nostre bici debbano sottostare a severi esami da parte Del personale addetto al check-in ; cosi’ invece non e’ in quanto ci viene consegnato un semplicissimo bustone di nailon in cui infilare le bici . Unica raccomandazione :sgonfiare le ruote . Imbustati i velocipedi ,li portiamo di persona sulla pista : che bisogno c’e’ di tante complicazioni? Completato il tutto ,ci accingiamo a partire in perfetto orario ed in perfetto orario arriviamo in terra d’Islanda. E’ un luminoso pomeriggio festivo , fatto di una luce radiosa e tersa cui non siamo abituati .Ripristinata la funzionalita’ delle bici ,caricati i bagagli ,puntiamo decisamente verso il centro di Reikyavik ,dove ci attende l’ostello prenotato dall’Italia. Sono i primi 40 chilometri ,pieni del traffico dell’unica zona trafficata d’Islanda Arriviamo all’ostello verso le 19 dove ci cuciniamo una leggera cena e ci fondiamo esausti nei nostri letti. Le nostre menti sono proiettate all’indomani e fatichiamo a prendere sonno ; ci scambiamo le nostre impressioni e le nostre aspettative ,finche’ ad uno ad uno ci si addormenta. Lunedi’ 9 Luglio 1997. Un mattino di sole radioso e tiepido ci sveglia ; non sappiamo ancora che sara’ l’unico (!) di tutta la nostra vacanza . Tra gli sguardi divertiti degli eterogenei ospiti dell’Ostello ,carichiamo le nostre biciclette di tutti i bagagli ,non dimenticandoci i preziosi spaghetti ,le scatolette di tonno e di simmenthal e l’indispensabile barattolone di nutella : sono le nostre armi di sopravvivenza ai remoti rifugi del centro-nord Islanda ,dove sei gia’ fortunato se trovi un fornellino da campeggio in dotazione per cucinarti qualcosa. Ci avviamo contenti e rilassati verso la stazione dei bus della citta’ ,dove ci aspetta l’imponente mountain-bus della tratta Reykjavik – Akureiry ; poggia su ruotoni del diametro di circa un metro per poter viaggiare speditamente sugli sterrati che solcano i deserti di lava dell’interno. Le bici vengono caricate esternamente su dei possenti parafanghi cui vengono legate con dei cinghioni e lasciate in balia di fango e polvere. Il nostro programma prevede di scendere all’intersezione della rotta dello Spregistadur con la pista F22 che porta a Landmannalaugar. Lasciato il centro citta’ il panorama cambia repentinamente ed assume immediatamente la colorazione cromatica dominante vale a dire il nero della lava unita al verde intenso dei monti ; arriviamo nel primo pomeriggio alla stazione di servizio che ha tutto il fascino di un avamposto di ultrafrontiera ed e’ da qui imbocchiamo la F22 , 36 chilometri di pista sabbiosa ,poco compatta e la fatica per mandare avanti le bici e’ notevole ; sprofondano piu’ volte sotto il peso del carico ,escono addirittura i copertoni dai cerchioni ,siamo molto preoccupati dalla consistenza del terreno : nei giorni a seguire la pioggia che verra’ evitera’ questo tipo di problema compattando la sabbia. Il cielo si annerisce in un attimo e ,al valico che domina il rifugio di Landmannalaugar, ci troviamo in mezzo ad un turbinio di micropioggerellina che senza neanche che te ne accorgi ti bagna da capo a piedi rendendo vano qualsiasi abbigliamento protettivo. Raggiungiamo la meta dopo circa tre ore di pedalata ad una media di 12 km/h ,chiaramente inconciliabile con il chilometraggio delle tappe che ci attendono. Il rifugio in questione e’ una specie di casetta di legno col tetto a cupola molto appuntita al piano terra c’e’ una parvenza di cucina ,al piano superiore la zona dormitorio : ognuno ha a disposizione una porzione di tavolato larga circa 60cm che rappresenta il suo spazio vitale .Ci sistemiamo allineati e compatti ,cercando di economizzare al massimo gli spazi ed anche tutto il resto ,rendendoci conto che anche il pezzettino di elastico ,il sacchetto di plastica ecc puo’ tornare utile ,come ci insegnano i nostri nonni che hanno fatto la guerra. Siamo circa una quarantina nel dormitorio ;nessuno parla ,molti leggono ,alcuni dormono. Il giorno seguente ci aspetta l’escursione nei ‘Monti della Luna’ che circondano l’oasi di Landmanna. Sul tetto d’ardesia picchetta la pioggerella ,il vento sibila attraverso le fessure della struttura che ci ospita ,il mio sacco a pelo e’ caldo e accogliente ,l’atmosfera di montagna quella che mi ha sempre affascinato. Martedi’ 10 Luglio 1997 Giornata da tregenda!!! Praticamente impossibile qualsiasi tipo di attivita’ outdoor ;per noi latini ,ovviamente ,in quanto i nordici impavidi ed imperterriti vanno avanti ed indietro come in processione dalla pozza d’acqua tiepida che fiancheggia il rifugio ,infagottati alla bellemeglio in asciugamani di fortuna .Bah !! Noi ,invece ,esiliati nel nostro metro quadro di competenza all’interno: vi assicuro che un briciolo di depressione cominciava a farsi strada. Il giorno dopo ci attendeva il ritorno all’avamposto dove alle 8 di mattina passava infatti la seconda ed ultima corsa settimanale del bus per Akureiry. Mercoledi’ 11 Luglio 1997 Preoccupati per i tempi di percorrenza dell’andata ,nel timore di perdere la coincidenza ,decidiamo di svegliarci …..per tempo. Alle ore 3.30 della ‘notte’ ,nel bigio chiarore della notte estiva d’Islanda ,tra l’assonnato stupore dei nostri compagni di stanzone ,ci tuffiamo impavidi nella bufera di vento e pioggia che continua ad imperversare ,nello stomaco la sola barretta energetica e via. Le sensazioni sono straordinarie ,ci sentiamo come primi esploratori di un continente Inesplorato ,rubiamo con gli sguardi dettagli ed immagini che rimangono dentro come scolpiti. Fortunatamente la pioggia ha compattato la sabbia e la pedalata e’ talmente agevole che il tragitto che due giorni prima abbiamo compiuto in quattro ore e’ concluso in poco piu’ di un’ora e mezza : risultato molto prima delle 6 intravvediamo da lontano la stazione di cambio ,che come un’antica posta ,campeggia solitaria. Arrivati ,appoggiate le bici ,ci ripariamo in qualche modo in attesa dell’apertura (ore 7) Riusciamo anche a bere qualcosa di caldo mentre entra il bus driver : sara’ la nostra guida per tutto l’attraversamento dello Sprengistadur ,durante il quale raccogliamo una ragazza tedesca che tentava di attraversare il deserto di lava in bici e da sola ,assolutamente sprovvista di qualsiasi attrezzatura d’emergenza : nemmeno immagino cosa sarebbe successo se quel giorno non fosse stata prevista una delle due corse settimanali del mountain-bus ;infatti di gente di passaggio nemmeno l’ombra. Il tempo ,che la nostra guida definisce ‘quite astonishing’,se possibile peggiora ancora mentre usciamo dalla Pista F23 dello Sprengistadur verso Akureyri ,la vecchia capitale del nord ,per cui rinunciamo a percorrere in bici l’ultimo tratto di quaranta chilometri ed arriviamo in centro a bordo del bus: cittadina bellissima ,che il giorno ,grazie ad un temporaneo miglioramento della visibilita’ ,ci accorgiamo essere adagiata su un lungo fiordo cui fanno corona monti perennemente imbiancati. E’ appunto su tali fiordi che e’ prevista un escursione in programma di li’ a qualche giorno di ritorno dall’Askija ,il mitico altipiano su cui si allenarono i tre cosmonauti dell’Apollo che conquistarono la luna ,escursione comunque che doveva riservare parecchi problemi ,come avra’ modo di scoprire chi di voi avra’ la pazienza di continuare a leggere questo racconto. Prendiamo possesso della nostra stanza nell’Ostello cittadino e ci concediamo qualche ora serale di svago nei ritrovi del luogo.Il giorno dopo si va’ verso il Lago Mivatn ,detto ‘dei crateri’. Giovedi’ 12 Luglio 1997 Di buon mattino ci svegliamo ,colazione ,supermarket e via , lasciamo Akureyri : vi ritorneremo lunedi’ prossimo dopo il weekend all’Askija. Percorreremo la Ring Road in senso orario ,come ci e’ stato Sconsigliato ,per circa 80 km fino al lago Mivatn. Ah , dimenticavo: piove! In ogni caso ,dopo le tante piste piene di sabbia e lava dei giorni scorsi ,lo sterrato della R1 ci sembra il velluto di un biliardo. Il paesaggio di per se’ e’ abbastanza monotono in questa parte di Islanda ; solo il mare di Groenlandia appare di tanto in tanto ma e’ plumbeo come il cielo e non ci rallegra molto. Arriviamo con calma nel tardo pomeriggio sulle rive del lago e prendiamo alloggio in una pensioncina (stracarissima) dei dintorni ,dove ,finalmente consumiamo un pasto come si deve. Ci dicono che siamo fortunati che piova (sic!) che cosi’ non ci sono i moscerini. Venerdi’ 13 Luglio 1997 La data non fa’ presagire nulla di buono ma ,a dispetto delle attese ,udite! udite! oggi C’e’ il sole : e’ una giornata splendida. Ci va’ proprio bene perche’ per oggi e’ in programma una gita tranquilla tranquilla :il giro del lago,il quale si presenta in tutto il suo splendore con una moltitudine di collinette fatte a cratere ,che fa sembrare il tutto un variopinto paesaggio lunare. Ci sono i moscerini ( non piove ) ,i quali ,appena ci fermiamo , pasteggiano gai con i nostri polpacci, le nostre braccia ,ecc. Gli indigeni si aggirano inscafandrati in retine protettive : sembrano astronauti. Bando alle ciance : domani si parte per l’Askjia!! Sabato 14 Luglio 1997 Ore 8 : mountain bus per l’ Askija : la guida ,vedendoci armati di biciclette ,ci intervista col microfono del bus ,chiedendoci cosa diavolo andiamo a fare sull’altipiano. Fra l’ammirato stupore dei pochi passeggeri , rispondiamo che e’ nostra intenzione ,dal giorno seguente ,ridiscendere la pista dall’altipiano dell’Askija ,passando per Herdubrejdi guadando i fiumi che via via incontreremo . ‘it ‘s a job for very strong men ,indeed !’ commenta la guida : gonfi di orgoglio per tale consacrazione ,non ne cogliamo da subito il significato : avremo modo! Nel tardo pomeriggio arriviamo al rifugio Askjia : e’ un luogo straordinario indescrivibile : la ‘Caldera del’’Askjia’ ,un grande cratere dalla tiepida acqua turchese ci accoglie nel suo grembo ,concedendoci un bagno ristoratore : al centro un mini geiser e’ uno straordinario idromassaggio naturale : unica attenzione ripararsi gli occhi per via della concentrazione sulfurea. La sera nel rifugio siamo in otto : una famigliola di Grenoble (papa’ mamma e figlio) lui e’ maestro di sci , due ragazzi con i quali parliamo in inglese che sono li’ per un documentario da mandare su ‘Oltre ogni Limite’ : solo per sbaglio ci accorgiamo che sono di Milano e che lavorano per Canale5 . Diventiamo tutti amici e la solitudine maestosa dell’Askjia ci fa’ sentire ai confini del mondo. Fuori piove ,ma davvero tanto e inizia a soffiare un vento molto piu’ forte del normale che non ci abbandonera’ piu’. Domenica 15 Luglio 1997 Oggi inizia il tragitto di ritorno dall’altipiano. Ci aspettano canjons ,cascate ,fiumi da guadare ,un nastro di sabbia che si snoda tra il deserto di lava. Nella giornata odierna si dovra’ arrivare all’oasi di Hveravellir. C’e’ un poco di movimento in piu’ ,qualche fuoristrada ci sfreccia a fianco ,silenzioso per il forte vento che copre ogni rumore circostante :non e’ molto piacevole ma ,in ogni caso fra pioggia e vento ,arriviamo nel pomeriggio al rifugio ,dove troviamo addirittura le docce calde.Arriva anche un gruppo di tedeschi e ,dal loro interesse e dalle loro domande ci accorgiamo che la nostra impresa e’ quasi di dominio pubblico fra i gruppi che girano questa zona dell’Islanda ;si sa che la leggenda vola e : “ quando incontrate quei tre pazzi di italiani in bici ,chiedetegli come hanno passato lo Sprengistadur ,oppure se sono riusciti ad arrivare sugli Altipiani ,se hanno finito i viveri …..” e noi giu’ a raccontare.Magari ci mettono sul giornale. Intanto cuciniamo gli spaghetti anche per loro e cosi’ finiscono !!! Fuori acqua ,vento : solita zuppa !! Lunedi’ 16 Luglio 1997 Siamo un po’ stufi di indossare per l’ennesimo mattino gli indumenti ancora bagnati dal giorno prima,pero’ oggi ci aspettano tre guadi e quindi piu’ di tanto …..ci si bagnera’ comunque e comunque sta’ piovendo. I tedeschi dormono ancora ,solo un vecchio avvocato di Norimberga si sta preparando il the’ e ci saluta cordialmente; ma noi alle tre del pomeriggio dobbiamo essere alla fine della pista F24 o ‘dell’Askija’ perche’ passa il bus per Akureiry e cosi’ le cinque del mattino ci pare l’ora piu’ giusta per partire per quella che sara’ la tappa piu’ dura di tutte. Fa’ freddo ,la pioggia e’ ridotta a granellini di ghiaccio e al decimo chilometro c’e’il primo fiumiciattolo : all’andata era un rigagnolo ma tre giorni di pioggia l’hanno trasformato .Come suggerito ,ci attrezziamo con i sacchetti di nailon come rudimentali copriscarpe e guanti e leggiamo sulla tabella il percorso indicato per il guado : profondita’ massima venti centimetri ma sono certamente il doppio ,ora. L’attraversamento del fiume e del prossimo non presenta grosse difficolta’ ma quando arriviamo sulle rive del terzo ci accorgiamo che la situazione e’ pericolosa ;il livello dell’acqua e’ decisamente sopra il limite di guardia per il guado ,la catena sospesa tra le due rive cui aggrapparsi e’ stata divelta , la corsa del mountain bus annullata per le avverse condizioni atmosferiche. Provo ad entrare nella corrente e verifico il livello a centro fiume : arriva al petto e certamente le bici cariche verrebbero trascinate via . L’unica e’ quindi smontare i bagagli e trasportarli a mano ,facendo la spola ; da ultimo le bici sollevate sopra la testa .Ogni tragitto impegna circa cinque minuti ed il tutto si esaurisce in una buona mezzora .Ce l’abbiamo fatta ,ma la sensazione e’ quella di aver compiuto un azzardo eccessivo,stavolta.Piedi e mani ghiacciati paiono non esistere piu’ ,ma dobbiamo pur ripartire :davanti a noi un rettilineo sconfinato a mo’ di canyon ,sono altri venti chilometri ma alla fine la cara Ring Road ricompare ,in un barlume di sole che ci permette di toglierci i cellophane dei guadi. Arriva anche il bus della linea circolare per Akureiry e la sera siamo di nuovo nella Capitale del Nord ,al nostro ostello ,finalmente al caldo al termine di una dura battaglia che ci ha duramente provati : domani i fiordi.!! Martedi’ 17 Luglio 1997 Il vento che ha imperversato nei giorni precedenti sull’altipiano si e’ riversato sulla costa Nord .Ci accorgiamo subito delle difficolta’ che incontreremo ,ma non immaginavamo di trovare quello che abbiamo trovato all’imbocco del fiordo. Dovete sapere che Akureiry si trova sulla costa nord dell’Islanda ,affacciata sul mare di Groenlandia ,al culmine di un profondo fiordo costeggiato da alte montagne perennemente ricoperte di neve che offre uno spettacolo stupendo ma che si presta anche a tramutarsi in una implacabile galleria del vento.Gia’ in partenza ,all’atto della foto di rito , la mia bici ,disposta trasversalmente al vento ,benche’ carica di bagagli e trattenuta per la canna ,viene sollevata a 90° a mo’ di bandiera : incredibile .Tentiamo di percorrere qualche chilometro ,ma quando una raffica sensazionale spara la bici di Giancarlo nel fossato ,ciclista compreso ,rinunciamo e raggiungiamo il posto tappa previsto per la notte nel primissimo pomeriggio.La giornata risulta quindi sprecata ,ma almeno siamo in una bella fattoria in aperta campagna ;il vento e’ meno spaventoso e ci dedichiamo alla lettura.La nostra permanenza e la cena e’ allietata dalla cordialita’ della bella famigliola che ci ospita : il marito sembra uscito da un vecchio album di vichinghi ,la moglie una giovane e bella signora dai capelli rosso fuoco e due bambini con le lentiggini alla Pippi Calzelunghe. Riassaporiamo il tepore del calore famigliare. Mercoledi’ 18 Luglio 1997 Oggi dobbiamo raggiungere il rifugio di Hveraverdj attraverso il deserto del Kjolur.Il primo tratto viene percorso col mountain bus che ci lascia all’imbocco della pista F32 detta del Kjolur : essa corre parallela a quella dello Sprengistadur ,e’ meno ardua come tracciato e piu’ trafficata ; la circondano colline e montagnole di aspetto vulcanico ,pero’ c’e’ piu’ vegetazione e notiamo alcuni gruppi che lo attraversano a cavallo : sfocera’ a nord di Reikjiavik , all’altezza del famoso Geiser ritratto su tutte le foto d’Islanda e nei pressi di Pingvellir ,sede del piu’ antico senato d’Europa. La giornata e’ piovosa a sprazzi ,ma il vento non c’e’ piu’ e ci pare il paradiso ; scorre via veloce ,attraverso le cascate di cobalto di Godafoss ( cascate degli dei ). Alla sera arriviamo forse nel posto piu’ incredibile visto nella nostra avventura : il rifugio di Hveraverdj ,adagiato sulle rive di un lago glaciale ,in cui si tuffa una delle innumerevoli propaggini del ghiacciaio Vatnajokull ,grande padre d’Islanda : il sole (!!!) che si affaccia verso il culmine del monte ,illumina gli iceberg galleggianti e l’erba dei prati intorno di un cromatismo multicolore che difficilmente avremo modo di rivedere : deve essere uno spettacolo ricorrente ,qui ,perche’ c’e’ anche un gruppo di fotografi professionisti che aspettano la sfumatura giusta ,la brezza giusta per l’increspatura del lago ,l’ispirazione giusta per la foto della vita. Ospiti del rifugio ,due ragazzi norvegesi che stanno percorrendo il Kjolur da sud a nord e a piedi. Socializziamo un po’. Domani ritorneremo nella parte sud d’Islanda ,ai margini della pianura meridionale. La parte dura del viaggio e’ finita e per un po’ di giorni faremo i turisti quasi normali. Giovedi’ 19 Luglio 1997 Essere turisti quasi normali significa anche imbattersi in un gruppo di connazionali ,tutti griffati ,che vedendoci uscire dal Kjolur e rendendosi conto di avere a che fare con esperti d’Islanda , ci chiedono immediatamente di indicare loro il miglior ….ristorante della zona ahime’ come siamo ridotti !! Suggeriamo il ristorante Askjia ,dalle parti di Akureiry ; il bello e’ che ci ringraziano anche. Insomma questo geisir e’ proprio carino ,pero’; ogni quarto d’ora spruzza fra i risolini e gli ohh dei giapponesi . Puntiamo diretti verso Sandl dove una fattoria ci ospitera’ per due giorni.La sera ,ceniamo con una coppia di signori inglesi di Londra ; lui lavora per la Pirelli e conosce bene l’italiano. Raccontiamo tutte le nostre peripezie ;la figlia della nostra ospite e’ giovane e carina ed ascolta come se stessimo parlando di chissa’ quale terra lontana ;ma forse e’ proprio cosi’! Gli inglesi mangiano pochissimo : meglio cosi’ perche’ il merluzzo ( anzi il branco di merluzzi) arrosto e’ squisito. Venerdi’ 20 Luglio 1997 Oggi gita a Pingvellir ; c’e’ anche un leggero sole ma la brezza e’ quasi fredda . La campagna sulla spinata dove sorge la nostra fattoria ci appare luminosa. Giancarlo,seduto sulla panca del giardino ,osserva come : “d’estate magari qui si sta anche benino “ ; “ma guarda che siamo in Luglio “ , “ AZZ! E’ vero!” Il senato piu’ antico d’Europa e’ anche il posto piu’ incasinato d’Islanda ;dovremo rassegnarci ormai a questa densita’ di popolazione . Torniamo alla fattoria mentre torna la pioggia : la signora ci sta’ cucinando l’agnello!! Sabato 21 luglio 1997 Si ritorna a Reykiavik e la nostra ultima giornata la passiamo con Edithdottir ,la gentile ragazza islandese che ci aveva aiutato a pianificare il viaggio. Nel pomeriggio trasportiamo le nostre bici all’aeroporto ,pronte per il volo di domattina alle 7. Serata di gran vita (??!!) nei pub della capitale. Domenica 22 – Lunedì 23 – Martedì 24 luglio 1997 Il ritorno. L’aereo si stacca dalla pista ; i nostri sguardi lasciano briciole di noi su questa terra lontana . Sul treno IR Milano –Verona incontriamo un ciclista come noi ;ci chiede dove siamo stati ;gli chiediamo dove e’ stato con la bici : “Zanzibar!” Ci guardiamo negli occhi :”Forse la’ piove meno!” Sabato 19 Maggio 2002 Siamo a cena , tra qualche giorno si parte per la TirrenoAdriatico. Turistipercaso esorta :’spediteci i vostri viaggi’ Le nostre ruote hanno visto le brughiere d’Irlanda ,le coste del Pembrokshare gallese,le maree bretoni ,i canali d’Olanda ,le Valli austriache ,i passi dolomitici ,la Sardegna piu’ dimenticata e la Sicilia barocca . Ma il nostro viaggio e’ in terra d’Islanda. Fainelli Riccardo RICCARDO_AA@HOTMAIL.COM