Periplo Islanda in bicicletta

Arrivando, quella sera, provammo una sensazione strana… per la prima volta dalla partenza tornavamo in un luogo conosciuto… Nell’ultimo mese il campeggio sembrava cambiato, l’erba era cresciuta incolta e l’aria sembrava non essere la stessa. Ma forse era solo più fredda, per via dell’accorciarsi delle...
Scritto da: Andrea Musso 1
periplo islanda in bicicletta
Partenza il: 24/07/2001
Ritorno il: 17/08/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Arrivando, quella sera, provammo una sensazione strana… per la prima volta dalla partenza tornavamo in un luogo conosciuto… Nell’ultimo mese il campeggio sembrava cambiato, l’erba era cresciuta incolta e l’aria sembrava non essere la stessa. Ma forse era solo più fredda, per via dell’accorciarsi delle giornate. Le persone erano diverse, ma nell’essenza non sembravano cambiate. Al campeggio di Reikjavik tutti sono di passaggio, ci sono due gruppi: quelli che sono appena atterrati e quelli che sono alla fine del viaggio. I vestiti sono più o meno sdrucidi e le facce bruciate dal vento freddo più che dal sole, tra ciclisti e alpinisti basta guardarsi, per capire chi arriva e chi parte. Appena arrivati, guardavamo con ammirazione chi le sue avventure sull’isola le aveva già vissute, chi cioè stava partendo. Notammo subito che eravamo in assoluto i più giovani ma eravamo ansiosi di metterci alla prova… Caricati sulle biciclette i 25 kg dell’indispensabile materiale per affrontare un clima così ostile partimmo verso nord, con l’idea di compiere il periplo dell’isola lungo la mitica Road N°1. Il passo era rallentato dal carico e dalle gomme tassellate, scelte per poter affrontare strappi al 20% e i quasi 300 km di pista sterrata che la N°1 presenta ancora, nonostante sia la strada principale. Certi giorni la pioggia sembrava poter entrare ovunque. Altri i chilometri contro vento diventavano interminabili. Sono seguiti giorni in cui il freddo è entrato fin nelle ossa e ci ha ustionato la pelle, ma nulla di tutto questo ha spento l’amore per una terra dove si respira libertà. E solitudine… L’Islanda è un paese dove può capitare, come a noi, di pedalare tre giorni, tra lave e sabbie nere, senza incontrare una casa, sapendo di poter contare solo sulle proprie risorse. Il deserto lascia sulla pelle tanta sabbia e sulla strada si impara che gli inconvenienti meccanici e fisici possono essere tanti e imprevedibili. E’ un po’ come vedere la terra da giovane, data la recente nascita dell’isola. In alcune zone tutto sembra bruciare, il fango ribolle e l’acqua sulfurea sgorga bollente da terreno che sbuffa vapore. Siamo andati a vedere com’è la terra che ha bettezzato i geysir. In Islanda può capitare di perdersi tra le nebbie nuotando nelle acque blu a 40°C di una laguna naturale. Sembra impossibile che tutta questa energia e questo calore convivano con l’aria gelida e con i ghiacci che ricoprono grande parte della superficie. Ci sono voluti quattro giorni per costeggiare il terzo ghiacciaio al mondo. Vivere in una sottile striscia di terra, tra il mare e il fronte dei ghiacci del Vatnajokull, suscita emozioni particolari. Siamo rimasti ore a guardare gli iceberg in mare. Pedalavando qualche volta si incontravano altri ciclisti, racconti di pochi minuti con la speranza di ritrovarsi un giorno in qualche angolo del mondo. L’isola è grande ma poche sono le vie per percorrerla e ancora meno i posti in cui si pernotta. E’ per questo che alle volte si rincontrano gli stessi ciclisti, che certe volte portano notizie di altri come noi. Ci dissero che era il paese delle cascate: durante il nostro sul nostro cammino abbiamo incontrato infatti alcune delle più imponenti cascate al mondo e le più grandi d’Europa. I pensieri percorrono veloci 1600 km e i ricordi si susseguono. Abbiamo chiuso l’anello… Siamo tornati a Reikjavik, questa volta anche con la mente… Il campeggio forse non era cambiato poi tanto, erano cambiati invece gli occhi con cui lo guardavamo… Quella sera a Reikjavik, avevamo l’impressione di essere guardati proprio come noi un mese prima avevamo guardato quelli che avevano già dato. E allora abbiamo capito che anche noi eravamo entrati a far parte di quel piccolo gruppo di chi ha vissuto l’Islanda, convinti di averlo fatto in quello che per noi è il più nobile e selvatico dei modi possibili: in sella ad una bicicletta. L’orgoglio dura un attimo, poi malinconici ci rendiamo conto però che ora siamo tra quelli che partono… Andrea Musso e Federico Borio http://digilander.iol.it/bikeontheroad Ringraziamo per la collaborazione tecnica Cicli Barioni


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