Perù Overland un’avventura fantastica

30 luglio - Volo Milano via Francoforte con destinazione Lima dove arriviamo a metà pomeriggio. Prendiamo possesso del camion che i nostri amici di Cusco hanno trasformato in "comodo" bus completo di ampi finestrini (da cui sono state scattate innumerevoli foto). Pernottamento a San Isidro un quartiere residenziale di Lima, al Posada de l'Inca....
Scritto da: Lina Polmonari
perù overland un'avventura fantastica
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30 luglio – Volo Milano via Francoforte con destinazione Lima dove arriviamo a metà pomeriggio. Prendiamo possesso del camion che i nostri amici di Cusco hanno trasformato in “comodo” bus completo di ampi finestrini (da cui sono state scattate innumerevoli foto). Pernottamento a San Isidro un quartiere residenziale di Lima, al Posada de l’Inca. E’ un albergo diverso da quello previsto in città, in quanto a Lima sono scoppiati disordini due giorni prima della partenza e per ovvi motivi di sicurezza l’organizzazione ha agito in merito. 31 luglio – Lima/Paracas – Iniziamo la vacanza vera e propria a bordo del camion/bus. Siamo 12 anime italiane (quattro uomini e sette donne) dirette a Paracas, affacciata sulle spiagge dell’Oceano Pacifico. Lima è avvolta nella nebbia, ma la sua periferia di favelas è baciata dal sole.Il paesaggio ha un aspetto che va dal lunare al terrestre. Visitiamo, strada facendo, il centro cerimoniale di Pachacamac, la riserva Nazionale di Paracas ed il villaggio di pescatori invaso dai cormorani. 1 agosto – Paracas/Ica – Escursione alle isole Ballestas – in barca, non in camion – e viviamo un documentario in diretta: leoni marini, foche, pinguini, otarie che gironzolano intorno alla barca. Siamo a bocca aperta (attenzione alle cacche delle sule e dei cormorani che volano a migliaia sopra la testa!) Proseguendo per Ica ci fermiamo all’oasi di Huacachina, immersa fra alte dune di sabbia dove intraprendenti ragazzini peruviani le discendono con uno sand board. Divertentissimo! Meraviglioso il tramonto con i colori del deserto (utile un golf all’imbrunire). Il pernottamento all’Hotel Carmelo, sulla Panamericana, ha un sapore spagnoleggiante, ampi giardini con piscina. Le piante, che da noi vivolo solo nelle serre, o in casa, coccolate perennemente per non farle morire, qui crescono in modo incredibile: ficus elastica, euphorbie, cactus…. 2 ago – Ica/Nasca – Ci aspettano le misteriose linee di Nasca, lungo la pampa desertica del Sud. Un sorvolo è molto facoltativo dato l’aspetto degli aeroplanini, che sembrano giocattoli, e data la difficoltà a reperirne uno libero. Conta molto la condizione del vento. Se i primi voli delle 8 slittano di due ore… Buona fortuna. Male che va potrete ammirare qualcosa dal Mirador, un alto trespolo installato sulla Panamericana. Curioso l’acquedotto incaico di Los Paredones. Vale una visita il cimitero di Chaucilla (nel deserto – portatevi un cappellino, occhiali da sole e creme protettive), dove sotto l’occhio attento di sentinelle armate, si possono osservare i resti delle mummie e un’infinità di resti umani sparsi nel deserto insieme a cocci di vasellame, pezzetti di cotone che avvolgevano le mummie. Il silenzio è il vostro amico nel nulla. A Nasca un ottimo “ristorante” è la Taberna, praticamente un punto di passaggio di tutti i turisti e anche nostro. Lasciamo un messaggio – Overland è passato di qui – scritto con pennarelli dalla punta di 3 cm, sul soffitto del locale (è tutto autorizzato dai proprietari) ed i clienti hanno qualcosa da leggere durante il pasto. Un’impresa è trovare uno spazio libero. Tre quarti di mondo è passato di li. Divertente!! ^3 agosto – Nasca/Abancay – Questo tratto ha perso la fama dell’itinerario più pericoloso del Perù. I predono sono spariti. Con tutta la polizia che c’è in giro… Anche in mezzo al deserto c’è la pattuglia che ti ferma e ti controlla i documenti (peccato che, tutte le volte che siamo stati fermati, fino a Cusco, abbiano preteso tutti la bustarella!!- 15/20 dollari, altrimenti avrebbero smontato il mezzo alla ricerca di qualcosa che non andava). Per fare 460 km ci abbiamo messo 16 ore!! Abbiamo attraversato due volte le Ande. Siamo saliti a quota 4330 slm nel cuore della cordillera Centrale. Arrivati nelle vicinanze di un lago, a 4700 mt di quota, l’autista ed il copilota aprono i tavoli da pic nic e festeggiamo tutti insieme il mio compleanno: panini, frutta, un goccio di vino peruviano (può competere tranquillamente con quello cileno) e naturalmente il mate de coca, altrimenti finiamo tutti stesi. Un “pranzo” così a quest’altezza… Si fa fatica a respirare, figuriamoci la digestione. Nonostante tutto, sopportiamo benino i piccoli malesseri dovuti alla quota. Oltrepassato il Parco de las Vigunas – dove si sono fatte migliaia di foto ai camelidi andini – siamo scesi al villaggio di Puquio. I bambini sono messi in posa dalle madri davanti alle macchine fotografiche. Ci dicono di spedire loro le foto, alla parrocchia. Il paese è una via in salita (o in discesa, dipende da dove si parte) e tutti vendono tutto. Ottimi i succhi di arancia spremuti al momento con una specie di girarrosto che spela le arancie tenendo la buccia intera e lunga un metro e mezzo. Buonissima la frutta: arancie, banane, avocadi e papaie. Si risale il Passo di Huashuaccasa a 4300. Si scende nella Valle del Rio Apurimac e si raggiunge il villaggio di Chalhuanca. Qui inizia il tormento: 120 km di strada non asfaltata, con buche di 30 cm, guadi e piccole frane. Tenere ferma la testa per non avere il cervello a frittata è un consiglio dato col cuore. Il nostro autista è stato eccezionale. Unico neo in tutto il tragitto è che in questi 460 km non c’è un locale per passare la notte. Sarebbe meglio fare una tappa intermedia. O fermarsi in tenda (ma dove piantarla?) o armarsi di coraggio e proseguire per Abancay dove l’unico albergo a tre stelle sembra uscito da un film dell’orrore. Il paesaggio compensa molto, ma molto la stanchezza. Finchè c’è luce è bene osservare il paesaggio che cambia ad ogni curva, ad ogni salita e ad ogni discesa. 4 agosto – Abancay/Cusco – Ad Abancay assistiamo ad una parata militare e sentendoci come una delegazione di giornalisti stranieri (siamo in dodici, armati di macchine fotografiche e videocamere)fotografiamo anche i militari e le autorità che fanno il discorso di rito. Un altro tratto di strada sterrata ci porta al villaggio di Curhuasi, famoso per la produzione di anice (e noi stupiti fotografiamo anche il campo di piantine di anice!), si oltrepassa il colle di Saihuite, 3900 mt (ormai sono bazzeccole) e la Cordillera di Vilcamba ci accoglie nella sua immensità. Si prosegue lungo la valle di Limatambo per risalire l’altipiano della vallata di Cusco. Arriviamo che è già sera, ma la vitalità di questa città, posta a 3350 mt, si vede anche dall’illuminazione. Pare una gigantesca stazione di atterraggio per mega astronavi. Passiamo la serata in centro. E’ affascinante. E’ un brulichio di genti di ogni paese che si mescola a queste popolazioni andine. Donne con abiti coloratissimi, lunghe trecce nere, e tanti sorrisi. Basta sorridere che loro ricambiano. Siamo già entrati nel fascino di questo ombelico del mondo.

^5 agosto – Cusco – Visitiamo le chiese barocche, i gruppi archeologici, i centri cerimoniali di Tambomachai, Pucapucara e Qenqo, la spettacolare e immensa fortezza di Sacsayhwaman (tutte le guide hanno aneddoti sul come ricordare questi nomi, per la fortezza provare con sexy woman). Nei mercatini intorno a Plaza de Armas e lungo la salita a San Blas (il quartiere degli artigiani e antiquari) lasciamo buona parte del contenuto dei nostri portafogli. I manufatti sono interessantissimi. Le mante (quelle coperte in cui le donne avvolgono i loro bambini e le merci che portano al mercato) hanno colori e disegni che solo le donne peruviane sanno abbinare. Le borse, i dipinti, le ceramiche….. 6 agosto – Valle Sagrado – La valle del Rio Urubamba. Visitiamo le rovine ed il villaggo di Pisac, conosciutissimo per il suo mercato domenicale. E’…. Da vedere! Le donne scendono a valle dalle montagne con le merci da vendere. Sono ben allineate con i loro frutti, le verdure, le erbe aromatiche, gli incensi per le offerte alla Pachamama – la dea della Terra) e coloratissimi oggetti goduria di tutti i turisti. Assistiamo anche alla messa cristiana in lingua quechua, nella chiesetta in piazza. Non capiamo nulla, ma si percepisce quanto questi popoli sono religiosi. La messa diventa spunto per altre foto. Come si fa a non immortalare quei bellissimi bambini!? Sono agghindati per la festa con piccole mante colorate e conchiglie giganti che usano come strumento musicale da cui esce un’unica nota. Alcuni spargono petali di fiori bianchi al passaggio del sacerdote. L’atmosfera è intensa. Visitiamo anche il mercato di Chincero, meno turistico ma altrettanto affascinante. Risaliamo sul camion più carichi che mai. Alcuni di noi hanno comprato delle borse, bellissime e coloratissime, che verranno usate come bagaglio a mano supplementare dove verranno stipati tutti gli acquisti, ceramiche comprese. Visitiamo la fortezza incaica di Ollantaitambo. Saranno anche i colori del tramonto, ma tutto assume un fascino particolare. Visitiamo anche una tipica casa peruviana, buia e affumicata che serve da abitazione, allevamento per i porcellini d’india o cavie (che diventeranno il tipico piatto peruviano, “cui” = porcellino arrosto), fabbrica di chica, la birra di mais (buona per un assaggio, ma tiepida lascia molto il palato voglioso di birra fresca). Pernottiamo a Urubamba, nella casa di un organizzatore. Manca l’acqua, ma l’ambiente è così familiare e intimo, il cielo pieno di stelle (sembra che sia siano raccolte tutte sopra di noi stasera!) che il desiderio di una doccia viene subito annientato dalla meraviglia notturna del luogo.

^7 agosto – Macchu Picchu – sveglia alle 5 (un’ora prima del solito!) per andare alla stazione di Ollantaytambo. Saliamo sul trenino rosso e giallo per Aguas Calientes, dove un pulmino ci porta al Macchu Picchu. Finalmente. Con Cusco è il clou del nostro viaggio. Un’attesa lunga per arrivare a questo luogo magico e spirituale. Purtroppo una frana ha distrutto sia la stazione che le terme, pertanto ora, per raggiungere le rovine, si sale con un pulmino lungo una strada tutta tornanti, che ricorda quella per salire allo Stelvio. La nostra guida è, oltre che docente universitario, anche musicista. Armata di flauto andino, intona una melodia che, ascoltata in mezzo a queste rovine, porta inevitabilmente tutti ad una sorta di meditazione collettiva. E tra una spiegazione e altre foto, tante tante foto, quando ci sparpagliamo troppo tra le rovine, Juan ci riporta all’ordine suonando il flauto. Noi come incantati ci ritroviamo intorno a lui. Raccolgiamo energia toccando le pietre magiche che ci vengono indicate. Siamo molto fiduciosi, anche se qualche dubbio rimane: quanta energia c’è? Noi turisti.. Siamo a migliaia.. Nel tempo libero che ci rimane andiamo alla ricerca di angoli in cui meditare. E nonostante la massa di turisti che riempiono a fiotti un luogo e poi un altro, uno spazio per rimanere soli ed in silenzio per fortuna si trova. Del terzo tipo sono gli incontri con i tre lama che passeggiano tra le rovine. Pernottamento ad Aguas Calientes, in un albergo che una volta era un ostello a gestione statale e molto scancagnato. Ora è un tre stelle con ogni comforts, il Macchu Picchu Inn. Le terme, ricostruite dopo la frana, sono in fondo alla salita che parte dalla piazza. E’ l’unica strada. Si possono visitare senza pagare l’ingresso, tanto se poi vi bagnate, il custode se ne accorge e vi farà pagare il biglietto. L’acqua è calda, ma il colore non è invitante. Comunque vengono dati a noleggio i costumi da bagno. Per chi decidesse di bagnarvisi, converrebbe portare un accappatoio con cappuccio per evitare fastidiosi colpi d’aria gelida. Lungo la strada, l’unica, e lungo la ferrovia, ci sono numerosi locali in cui mangiare o bere. Dopo le dieci o si va a letto o si va a letto. Tutto chiude. 8 agosto – Macchu Picchu -all’alba, libero da turisti. Così doveva essere, ma all’uscita delle rovine c’è una coda che può fare concorrenza agli extra comunitari in fila per il permesso di soggiorno. Sono i ragazzi che hanno percorso l’Inca Trail e che devono firmare il registro d’uscita, con tutti i loro portatori al seguito. Noi per fortuna entriamo e raggiungiamo con breve percorso la Porta del Sole da cui si ha un’altra visuale sul gruppo di rovine. Da osservare sia in andata sia in ritorno la flora spontanea di tipo tropicale: orchidee e piante epifite (comunque meravigliose, nonostante il loro vivere da parassite), così strane in alta montagna. 9 agosto – Cusco – La giornata a disposizione ci porta ancora in giro per mercatini e piccoli negozi a spendere. La sosta in Plaza de Armas ad osservare la fauna umana a passeggio è d’obbligo. Veniamo a conoscenza che intorno a Cusco ci sono villaggi interi di generazioni di sciamani, ma ci mancano informazioni precise su come arrivarci. In compenso veniamo in contatto con uno di questi proprio a Cusco. In una città così magica non potevamo mancare un incontro così magico. Ci andiamo in quattro e dopo un’ora e mezza circa di introspezione, si sentiamo come…. Pronti a vivere in modo diverso e meno materialista i giorni che ci aspettano, pronti per imparare una meditazione che ci porterà al quarto livello di conoscenza. Il discorso si fa molto lungo. Vi consigliamo comunque un incontro diretto con.. Lo sciamano. ^10 agosto – Cusco/Puno – Si prosegue per Puno, altri 380 km. Attrraversiamo altipiani e vallate della Cordillera Centrale sostando in diversi villaggi andini. Visitiamo la chiesa di Andahuylillas considerata la Cappella Sistina del Sud America dove ammiriamo dipinti della scuola cusquena e dipinti della scuola di italiana. Sostiamo al tempio preincaico di Viracocha e raggiunto il passo La Raya a 4300 mt osserviamo branchi di camelidi andini della Riserva omonima per poi discendere l’altipiano di Puno. Prima dell’imbrunire deviamo per Sillustani, un luogo magico utilizzato durante l’epoca Tiauanaco per la sepoltura dei Re. La necropoli si presenta con alcuni ruderi già restaurati che somigliano a silos per cereali. Tutto intorno il lago che incute un certo timore appena il sole scompare all’orizzonte. Raggiungiamo Puno illuminatissima che pare anch’essa una grande stazione extra terrestre. Sarà per la luce che c’è, sarà per le grandi linee rette fortemente illuminate.. Bè dite quello che volete ma io il flusso extra terrestre lo sento. 11 agosto – Lago Titicaca – Sul lago navigabile più alto del mondo. E’ blu blu, più blu del cielo, con una riga giallo oro, il colore della totora (le canne, non da fumare). Visita alle isole galleggianti di totora, risalenti agli antici Uros. Ormai non ne esistono più, si sono estinti. Gli abitanti, frutto di vari incroci, mantengono vivi usi e costumi e mostrano ai turisti come vivono. Proseguendo la navigazione (circa tre ore in tutto) si arriva all’isola di Taquile, molto grande. Si arriva in cima salendo circa 500 gradini, ma si possono aggirare attraccando dall’altra parte dell’isola, risalendo un facile sentiero e godendo del panorama circostante. Portare crema solare alta protezione, qui arriviamo a quota 4015 e il sole scotta. In cima, poco dietro la piazza ci sono molti ristorantini dove si gusta un’ottima e fresca trota alla piastra, ed una tisana di un’erba che cresce sull’isola, molto digestiva se bevuta e d’aiuto per respirare se strofinata tra le mani ed annusata. I 550 gradini si fanno poi in discesa (molto meglio e meno faticoso. Lungo il percorso decine di bambini che chiedono caramelle (con tutte quelle che ricevono e che mangiano, per ora hanno denti bianchissimi e sembrano sani). Non date loro le chewing gum, ho visto bambini che le addentavano come caramelle, ingoiandole. Gli uomini dell’isola tessono i berretti che indossano: bianchi se cercano moglie e rossi se già impegnati, ma la loro situazione sociale è riconosciuta principalmente dal possesso della borsetta colorata per la coca. Sono molto bravi a lavorare con quattro ferri. Vendono i loro manufatti nella cooperativa dell’isola. Il ricavato viene suddiviso equamente tra gli abitanti. Tutti producono e tutti guadagnano. Tutti vengono aiutati, anche quando si tratta di ristrutturare casa. Ora i tetti di paglia stanno per essere sostiuiti da lamiere che deturpano la bellezza dell’isola, tengono troppo calde le case d’estate e troppo fredde d’inverno. Però durano molti anni, al contrario di quelli di paglia. Nelle casette col tetto di paglia ci vanno gli ammalati perchè stanno meglio come clima interno e si rimettono prima in salute. Dopo altre tre ore di barca, masticando coca come loro, si ritorna a Puno. Per i peruviani la coca non è una droga ma un modo di combattere stanchezza, fame e sete. Ho provato a masticarla, ma la mia fame è rimasta e la stanchezza anche. Inoltre andrebbe sputata dopo circa 20/25 minuti, quando non esce più succo da circa 10/15 foglie. Personalmente ho masticato forse troppo a lungo, mi sono distratta, non mi è rimasto altro che una misera pallottolina che alla fine ho inghiottito, senza alcuna conseguenza. Unico effetto, una leggera sensazione anestetizzante sulla lingua e sulla parte interna della guancia dove appoggiavo la pallottola di foglie. Molto carino il locale La Hostaria – nella strada principale pedonale – che, tra canzoni nostalgiche anni ’60/’70, serve ottimi aperitivi (tra cui il Pisco Sour, famossimo in tutto il Perù – acquavite, albume d’uovo montato, ghiaccio e limone) e ottimi piatti unici a base di carne o di trota e per niente caro.

^12 agosto – Maquegua – Proseguiamo per un percorso che prevede 100 km in più del previsto (totali 360), per evitare ulteriori strade sterrate. Costeggiamo praticamente tutto il lago fermandoci a visitare due chiese che secondo il nostro autista meritano una sosta. Ed ha ragione perchè sono molto particolari. La prima tutta in terracotta, dentro e fuori ed un forte odore di gasolio. Qui ci puliscono i pavimenti e sono molto scivolosi. La seconda e tutta in pietra grigia, anch’essa molto bella. Un rullo di tamburi attira la nostra attenzione. Arriva un gruppo di persone che porta una piccola portantina con una statua riccamente vestita, alcuni uomini suonano tamburi e quello strumento tipico del Perù fatto di canna di bambù. Diversi gruppi si susseguono arrivando da ogni via intorno alla chiesa. E’ una festa religiosa. Riprendiamo il viaggio verso Sud, verso Desaguadero al confine con la Bolivia. Qui esce l’unico fiume dal lago Titicaca. Ce ne sono 25 che entrano da varie parti, sia in territorio Peruviano che Boliviano. C’è una chiusa in costruzione, per regolare il flusso d’acqua, probabilmente durante la stagione delle piogge. Oggi l’estuario è piuttosto in secca. Una parola buona del nostro autista convince i militari al confine a farci provare l’ebbrezza di andare di la, a piedi, in Bolivia, senza documenti e senza visto. Foto ricordo ai cartelli segnaletici e acquisti, questa volta di prodotti mangerecci. Sul ponte che divide i due stati, alcune donne vendono noccioline boliviane e fave al forno. Una prelibatezza per i nostri stomaci, abituati a mangiare riso, manzo e trote. Ne acquistiamo da soddisfare le voglie di un villaggio. Vorremmo fotografare anche le donne perchè hanno le trecce diverse da quelle peruviane, hanno un tris di trecce finte che chiude quelle vere, anche i lineamenti sono diversi, ma non vogliono quindi rispettando il loro desiderio riattraversiamo il ponte e rientriamo in Perù. Qui, una fila di donne sedute a minuscoli tavoli agiscono da cambiavalute, con tanto di ombrellone parasole. Tra paesaggi meravigliosi che lasciano ancora senza parole, e il superamento di un altro passo a quota superiore ai 4400 mt. Arriviamo in serata a Maquegua dove pernottiamo in un nuovo albergo a 3 km dal centro, in “collina” con vista sulla città, in un silenzio ritemprante. 13 agosto – Maquegua/Arequipa – Ripartiamo con calma alla volta di Arequipa posta a 2363 mt. Attraversiamo un lungo tratto di deserto. Il deserto più deserto, dove ci si stupisce di come un paesaggio così vuoto possa comunque affascinare. Nel cielo volteggiano numerosi avvoltoi. Alcuni uccelli sono appollaiati lungo la strada. Sono grossi, brutti e neri, con lo sguardo cupo. Incontriamo anche una volpe del deserto che nella sua corsa si ferma e sembra guardarci come per fissare nella sua mente qualcosa di diverso prima di diventare il pranzo dell’avvoltoio che la segue a breve distanza. I vulcani Misti (5822 mt) e Chachani (6057 mt) dominano con le loro vette imbiancate la città bianca che appare all’improvviso, animata dal mercato. Si dice che Arequipa sia stata chiamata così perche gli abitanti erano di carnagione chiara, ma anche perchè le mura delle sue case sono bianche, ed infine perchè la luna lasciando la terra ha dimenticato Arequipa, una parte di se stessa. Chissà quale è la vera storia. Il pomeriggio a disposizione ci consente di visitare la chiesa di San Francesco, contornata da bellissimi alberi dai fiori lilla, ed il mercatino circostante, dove la nostra attività di shopping riprende vita. Assistiamo a parate musicali dove gruppi scolastici si susseguono per le strade suonando diversi strumenti e portando i loro stendardi, naturalmente rigorosamente in divisa.

^14 agosto – Arequipa – Visita della città, della Plaza de Armas sulla quale si affaccia la cattedrale, l’unica del Perù ad occupare tutto un lato della piazza principale. Visitiamo il monastero di Santa Catalina, praticamente una cittadella nella città. Ci vogliono circa due ore per visitarlo integralmente, compreso il tempo per fare foto. Una parte non è visitabile perchè ancora attivo: ci vivono le suore di clausura che tra una preghiera e l’altra producono sapone al prezzemolo per pelli grasse e creme alle rose per pelli secche che vengono venduti nel piccolo negozio all’interno del monastero stesso. Buoni ristoranti con ampia scelta di piatti si trovano in Plaza de Armas, sulla balconata, da dove si gode un’ottima vista sulla piazza. Vista la vicinanza a Ferragosto, i preparativi per la festa si susseguono a ritmo incessante. I cortei scolastici invadono il centro città ed in breve tempo sulla piazza non rimane lo spazio per far atterrare un piccione. Tutti sono in divisa, tutti marciano e tutti suonano. E’ un gran baccano colorato. Dopo cena prendiamo di mira un negozio che vende solo cioccolato per tutti i gusti. Ci facciamo praticamente la spesa. Per fortuna accettano carte di credito. Vendono un ottimo cacao in polvere e pasta di burro di cacao. Ne usciamo con un sacchetto ed uno scontrino lungo come una spesa da rifornimento. Devo recuperare l’indirizzo, ve lo darò. Basta controllare le spese. In serata ci trasferiamo in aereo a Lima. Lasciamo con una stretta al cuore il nostro autista Darìo ed il copiloto. Un abbraccio forte con la speranza di rivederli. Ed il camion? che ci ha portato in giro per questo fantastico paese. Ormai ce lo sentiamo nostro, respiravamo la sua fatica arrancando sulle ande e gioivamo al raggiungere dei passi andini. Arriviamo a Lima in serata e ci trasferiamo allo stesso albergo della prima sera, Posada de l’Inca, a San Isidro. 15 agosto – In mattinata si visita la città, proprio un giro veloce, con toccata al museo archeologico – molto interessante – e il museo dell’oro, famosissimo, ma mi astengo da ogni giudizio perchè, non apprezzando certi gioielli anche se antichi, non so se dirvi andate a vederlo o fate qualcosa d’altro. L’unica cosa che ha attirato la mia attenzione è stata una bacheca di pugnali che avevano l’impugnatura come certi ciondoli che vendevano i bambini dopo il villaggio di Curhuasi, praticamente delle facce mostruose. Nel pomeriggio partenza per Francoforte con rientro a Milano in serata. Viaggio fantastico!!!! Vi ho fatto un riassunto, i dettagli sono descritti nel mio diario di viaggio. Lina P. A.



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