Berlino in 4 giorni
Siamo una coppia di 37 anni di Milano, unendo i due giorni di ferie e il week end, abbiamo deciso di sfidare il gelo berlinese e regalarci quattro giorni di viaggio nella splendida capitale teutonica.
Ho prenotato il volo direttamente dal sito della air-berlin circa un mese prima, sfruttando gli orari più comodi ed economici e, dopo aver...
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Siamo una coppia di 37 anni di Milano, unendo i due giorni di ferie e il week end, abbiamo deciso di sfidare il gelo berlinese e regalarci quattro giorni di viaggio nella splendida capitale teutonica. Ho prenotato il volo direttamente dal sito della air-berlin circa un mese prima, sfruttando gli orari più comodi ed economici e, dopo aver visionato circa 100 opzioni sul sito booking.com, ho scelto l’albergo… parlo in prima persona perché mio marito ha amorosamente e premurosamente delegato tutto a me, dicendo le quattro magiche paroline: “Mi va bene tutto”. In effetti, entrambe le scelte che ho fatto si sono rivelate ottime, quindi me ne prendo tutto il merito!! 1° giorno: Siamo partiti da Milano Malpensa alle 9.05 del 18/02/10. Un’ora e mezza e un panino di plastica dopo, siamo giunti a Berlino. La prima cosa che colpisce è l’odore dell’aria… sa di cibo. Praticamente ovunque e in ogni momento a Berlino si cucina e si mangia. Beh, penso, meglio l’odore del cibo che quello di gas di scarico. Ritiriamo i bagagli e ci avventuriamo all’uscita, prima però facciamo i biglietti dei mezzi pubblici. Le opzioni sono numerose, ne riporto alcune per chiunque ne possa trovare beneficio. 1- Biglietto singolo, da quanto abbiamo capito 2,10 € a corsa ma non potrei giurarci, in ogni caso molto caro. Si compra dall’autista o in metropolitana. 2- Biglietto giornaliero, 6,10 € per le zone A+B+ aeroporti; si compra in metropolitana. 3- Berlin Welcome card, permette di usare i mezzi di superficie e la metro nelle zone A e B (praticamente ovunque tranne Potsdam) + gli aeroporti; regala una piccola guida non molto utile e dà sconti in alcuni negozi, attrazioni, ristoranti e alberghi. Può essere per 2 giorni (16,90€), 3 giorni (22,90€) e 5 giorni (29,90€) … a noi servirebbe da 4 giorni! Maledizione! Si compra negli infostores o in internet. p.s. Il biglietto di uno o più giorni deve essere timbrato solo la prima volta e poi esibito sempre all’autista del bus. In metropolitana potrebbe invece passare un controllore in borghese. Decidiamo di fare la Berlin Wellcome Card per 3 giorni e aggiungiamo 3€ per renderla valida anche per Potsdam, visto che vogliamo andarci. In realtà avremmo fatto meglio a fare i giornalieri e pagare il biglietto supplementare per Potsdam, dal momento che non abbiamo praticamente usufruito degli sconti, ma c’est la vie. Dall’aeroporto ci sono due mezzi ottimi che portano alla stazione dello Zoo: il X9 oppure il 109. Da lì con la metropolitana ci si muove praticamente ovunque. Il nostro albergo era l’Holiday Inn West city Berlin, nel Mitte, tre stelle, piuttosto economico e con wireless in camera (5€ al giorno). Noi, appassionati di Lost, lo abbiamo scelto apposta per poter vedere le nuove puntate in streaming la sera sul nostro netbook… Ah, la tecnologia! Chi dovesse scegliere lo stesso albergo, sappia che è molto più raggiungibile con la linea 100 che va verso Alexanderplatz (fermata Schiller proprio a tre passi dall’albergo) piuttosto che con la metro U2 a Wittenbergplatz.. . Lo abbiamo imparato a nostre spese scarrozzandoci i trolley in mezzo alla neve per 15 minuti! In albergo delle signorine gentili ci hanno dato le chiavi della camera anche se erano le 12 e il check in era alle 15; forse è stato per il nostro aspetto disperato, forse per lo stato nevoso dei nostri bagagli o forse con tutti si comportano allo stesso modo, in ogni caso abbiamo posato i bagagli e ci siamo riposati un’oretta nei nostri due lettoni (avevo letto che il letto matrimoniale presente negli alberghi tedeschi è piuttosto piccolo ed essendo io ciccia e mio marito alto, abbiamo optato per i due letti singoli); dopo aver digerito il panino dell’aereo, siamo usciti per la nostra prima parte di itinerario: zona Alexanderplatz. Il mitico autobus 100 ci ha portato nella splendida Alexanderplatz. Potrei iniziare a parlare della importanza simbolica della piazza berlinese, della storia, degli edifici, dell’immagine ossessiva di Milva che canta la canzone “Alexanderplatz” di Battiato sotto l’antenna della TV vestita come una zarina, beh, non lo farò, mi limiterò ai dati oggettivi dell’itinerario, suggerendo di portare in borsa una buona guida storica di Berlino, la TCI per esempio. Da vedere in questa zona ci sono molte cose, ma, visto il tempo limitato, ci siamo dedicati a solo due: visita alla torre della TV (Fernsehturm) e della Marienkirke, la prima costosetta (7,80 € con l’unico sconto utile della Welcome card) ma molto utile per avere un’idea di quanto sia grande e particolare Berlino. Dopo 40 secondi di ascensore sei nella terrazza panoramica a 200m d’altezza; mentre cerchi di stapparti le orecchie puoi godere del panorama e osservare i pannelli con indicati tutti gli edifici importanti di Berlino; volendo puoi anche prendere un aperitivo nel ristorante sovrastante, ma i prezzi sono decisamente proibitivi , perciò, dopo un paio di giri, abbiamo ripreso l’ascensore e siamo ritornati a livello terra. La visita alla chiesa di Maria invece è stata solo esteriore, perché alle 17.00 tassative chiude, perciò giretto, lettura della guida, immaginiamoci com’è l’interno, fonte battesimale, vetrate, bombe, rifacimento, via a prendere un tè caldo al centro commerciale Alexa. Questo è un punto importante per tre motivi: il negozio di scarpe a buonissimo prezzo Deichmann, il Tourist information in cui comprare la carta dei musei, e i pittoreschi venditori di wurstel all’esterno, tra l’altro, non avendo mangiato praticamente dalla sera prima, un wurstelone a 1,20€ ci è sembrato un’ottima merenda, anche se praticamente indigeribile. Essendo le 17.30, sebbene sfatti dalla stanchezza, ci avviamo all’isola dei musei (Museumsinsel); dopo varie peripezie e sbagli di strada, entriamo alla Alte Nationalgalerie usando la nostra tessera dei musei, pagata 19€ e di durata tre giorni. Lasciamo borse e cappotti al guardaroba gratuitamente (meraviglia!) e ci viene consegnata una audio guida anch’essa gratuita (ovvio, siamo in Europa… loro). All’inizio ascoltiamo tutto e guardiamo ogni sala con un’accuratezza assoluta, nemmeno fossimo Giulio Carlo Argan, alla decima sala iniziamo ad ascoltare seduti sul divanetto inclini al sonno, dalla quindicesima sala ci fermiamo solo se c’è il divanetto, se no guardiamo con velocità atteggiandoci a “Beh, siamo italiani, vorrete mica mettere questi schizzi con i nostri capolavori, questi meritano giusto un’occhiata”. Insomma, arranchiamo all’uscita con la soddisfazione di aver visto tutto, ma con il desiderio di possedere un teletrasporto che ci porti direttamente a letto. Nei pressi dell’albergo abbiamo avuto l’incontro con il ristorante-taverna-trattoria che ci ha fatto compagni per tutte le sere: Berlinchen, in Bayreuthen Strasse. Dopo aver tentennato di fronte al carattere gotico un po’ nazista dell’ingresso, dopo essere stati attirati da un ristorante indiano, una kebabberia, una steak house argentina, mio marito ha decretato: “Siamo a Berlino, mangiamo crucco!”, al che mi sono piegata alla sua logica e abbiamo varcato la soglia e abbiamo trovato una classica birreria con la classica tedesca bionda dell’immaginario, solo meno grassa e senza costume tipico. Il menù era in tedesco e inglese, e questo ci ha aiutato parecchio. In tre sere abbiamo provato quasi tutti i piatti caldi: arrosto di maiale ripieno di roba varia, tacchino ai ferri, bistecchine di maiale impanate, filetto ai ferri, salamelle bollite, ciccia indefinita appetitosa; ogni piatto era servito con patate, verdure, gnocconi tipo canederli, spaghetti tipo spietzl, insomma decisamente buono, calorico e saporito. Il prezzo era giusto per ciò che abbiamo mangiato (circa 35€ in due). Satolli e soddisfatti siamo andati in camera a vedere Lost e poi nanna! 2° giorno: colazione super abbondante e poi via, di nuovo, verso l’isola dei musei . Nella mattinata è il turno dei due realmente imperdibili: Pergamon e Neues Museum, entriamo alle 10 e usciamo alle 14, non così stanchi come il giorno precedente e con ancora negli occhi il viso di Nefertiti e la porta di Ishtar. A conti fatti la tessera del museo è stata un grande acquisto, fa risparmiare in soldi ma soprattutto in code; unico avvertimento: per entrare al Neues Museum bisogna fare il biglietto alla Nationalgalerie e poi mettersi in coda, perché fanno entrare ogni mezz’ora. Affamati ci siamo rifocillati in un Kamps, una sorta di panetteria-panineria con anche bibite calde, ottima alternativa al fast food americano che io e mio marito non amiamo; insomma una catena di ristorantini buoni e molto economici: in due si spende circa 9€. Da provare il pane alla feta, i panini con i semi di girasole e la Streuseltaler, un dolce a base di pane con sopra una glassa al limone, pasta frolla e marmellata di lamponi. Dopo una breve sosta al calduccio, saziati e riposati siamo partiti per la porta di Brandeburgo. A parte quelli che raccolgono qualche spicciolo vestiti da sovietici o da americani, simili ai gladiatori davanti all’arena di Verona o al Colosseo, la Pariser platz è davvero suggestiva. Dopo le classiche foto di rito e la passeggiatina per Strasse des 17 juni, abbiamo ripreso la metropolitana per arrivare al checkpoint Charlie, da lì, costeggiando un pezzo di muro, siamo giunti all’imbrunire, al museo all’aperto chiamato “Topographie des terrors”, una serie di pannelli che riportano foto e didascalie, per fortuna anche in inglese, delle atrocità naziste in tutta Europa. Toccante vedere le foto dei partigiani della Val d’Ossola e della strage di Via Rasella, così come leggere le storie di alcuni tedeschi torturati, imprigionati e deportati magari solo perché possedevano dei libri dichiarati illegali dai nazisti. Raffreddati spiritualmente e fisicamente dalla lettura dei cartelloni, andiamo in metropolitana verso l’albergo. Giunti verso le 18:30 alla fermata del metrò Wittenbergplatz abbiamo deciso, nonostante il male ai piedi, di entrare nel grande magazzino KaDeWe. Qui si trovano tre piani di inno esultante al consumismo: ciò che cerchi, ciò che non cerchi, ciò che non sapevi ci fosse e ciò che non avevi mai creduto di volere sono qui. Dai trucchi ai vestiti, dai casalinghi ai gioielli, dai profumi ai balocchi, praticamente c’è tutto, anche un adattatore schuko a 9,00€ (abbiamo scoperto con orrore che il nostro multi adattatore mondiale ne era privo). Dopo aver comprato l’adattatore, che mi aspettavo costellato di Swarovski e invece era in una brutta plastica bianca, e dopo aver raggiunto le 10 ore in giro per berlino, decidiamo di concederci un riposino; una doccia calda e il bollitore in camera per fare il tè ci coccolano fino all’ora di cena che ovviamente consumeremo dalla nostra amica bionda. 3°giorno: dopo la consueta abbondante colazione fatta con tutta la lentezza e la calma che di solito non abbiamo, decidiamo di andare a Potsdam. Arrivati alla stazione dello Zoo, abbiamo preso il treno S7 che in mezz’ora ci ha portati a destinazione. Arrivati lì però non sappiamo come muoverci: capiamo, guardando una mappa dettagliata presente in stazione, che per visitare tutto il parco San Soussì, gli edifici, la città, bisogna cambiare vari autobus, prendere vari biglietti… in più mi accorgo che la guida che abbiamo dedica una paginetta scarsa a questa località. Veniamo avvicinati da un “tourist information” che ci dà una cartina e ci invita a fare il giro turistico su un pulmino con guida parlante inglese; il tutto in tre ore e a solo 15€ a testa. Io ringrazio e faccio per allontanarmi quando mio marito inizia ad informarsi sui dettagli. Dopo qualche minuto mi raggiunge e mi ragguaglia: non si entra negli edifici ma si vede praticamente tutto ciò che c’è da vedere, in più ti spiegano un po’ di storia e di aneddoti, partono alle 11 e tornano alle 13:30 circa. Infine aggiunge ciò che sa che per me è come il canto delle sirene: si gira in pulmino e non a piedi… Acquistiamo i biglietti e saliamo in pullman! So che è da turisti, so che solitamente derido chi fa queste cose, ma alla fine devo dare atto a mio marito: ne è valsa la pena. Gli edifici non sono un granché, specie se uno ha già visitato Versailles, in più il parco, che forse era l’unica vera attrazione, era coperto da una ventina di centimetri di neve… perciò il nostro giro in pulmino è stato provvidenziale, semplice, riposante, al caldo e anche abbastanza divertente. L’unica pecca era la guida, un ragazzo simpatico e molto gentile che però parlava un “inglese teutonico” davvero incomprensibile; per fortuna ci sono state date delle cuffie con cui sentire le traduzioni anche in italiano sul pulmino. A posteriori ritengo che visitare Potsdam in inverno sia inutile e magari sarebbe stato meglio dedicare un po’ più di tempo a gironzolare per la città, ma si sa che con il senno di poi… così alle 15:00 eravamo di nuovo al Zoologischer Garden a mangiare currywurstel e panini. Il pomeriggio è dedicato a due altre mete: la Gerndarmenmarkt e il museo ebraico. La prima è una piazza deliziosa con la Konzerthall e, ai lati, il duomo ugonotto e quello cattolico. La luce del tramonto e l’illuminazione della piazza che si rifletteva sulla neve rendeva questo luogo fiabesco e incantato, molto romantico e affascinante. Impossibile non trattenersi sulla panchina mano nella mano ad assaporare il paesaggio. Questo per 10 minuti al massimo, perché poi il freddo che è piombato con il tramonto del sole ci stava congelando! Di nuovo in marcia siamo andati verso l’ultima meta della giornata: il museo ebraico, anche questo gratuito con la museumcard. E’ un museo interessante soprattutto per la struttura e l’impostazione, più che per il contenuto. Purtroppo molti video, audio e documenti non avevano traduzioni in inglese e quindi la finalità didattica si perdeva; comunque merita molto dal punto di vista architettonico e per la torre dell’olocausto, che colpisce parecchio, pur essendo solo una torre altissima, gelida e illuminata solo dalla luce dell’esterno. Purtroppo la parte esterna del museo era chiusa per il ghiaccio, quindi non abbiamo potuto visitarla. Decidiamo che per oggi è abbastanza, gironzoliamo un pochino, osserviamo il Reichstaag da fuori (ogni volta che ci passiamo davanti c’è una coda lunghissima per entrare), e andiamo direttamente a cena, sarà per la stanchezza, sarà perché al posto della signora bionda c’è uno scontrosissimo signore baffuto, mangiamo velocemente una sempre ottima cena e andiamo a passo veloce verso la nostra camera e il disiato letto. 4°giorno: dopo colazione prepariamo i bagagli e li facciamo custodire dalle signorine dell’albergo, che hanno una stanza apposta dove tenerli, quindi usciamo per la nostra ultima mezza giornata a Berlino. La mattina è dedicata alla visita di un altro museo: la Gemaldgalerie, una splendida pinacoteca vicina ad altri edifici, quali la filarmonica e la casa della cultura. Anche qui l’audioguida ci illustra i quadri più importanti e dopo un paio d’ore usciamo parlando amenamente di Monet e Raffaello. A questo punto ci manca solo il mercatino delle pulci, sulla mia guida c’è indicato quello più apprezzato dai tedeschi in quanto vero e proprio deposito di cianfrusaglie e chincaglieria. Si trova vicino alla fermata della metropolitana esterna U1 Treptow, nel quartiere di Kreuzberg. La U1 è bellissima, lenta e vecchia come un’anziana tartaruga che ci porta sulle spalle; dondolando ci gustiamo il paesaggio e possiamo vedere le vecchie costruzioni e le nuove, gli spazi industriali e i capannoni riadattati. Il mercatino si raggiunge dopo una decina di minuti a piedi dalla metropolitana ed è all’interno di un fabbricato di mattoni rossi; la guida aveva ragione, molti tedeschi, pochi turisti, profumo di cibo e puzza di gomma, pochi oggetti degni di essere comprati ma molta atmosfera. Mio marito trova dei modellini di automobile per la sua collezione a buon prezzo, io agogno una sedia per riposarmi, alle 2 del pomeriggio riusciamo a riprendere la metro e ad andare a mangiare qualcosa alla fermata dello zoo. Ripresi i bagagli ci piazziamo sulla linea 100, allo Zoologischer Garten saliamo sulla X9 che ci porta dritti in aeroporto in mezz’ora scarsa. A quel punto sopravviene la stanchezza : check in, gate, attesa, ritardo, imbarco, panino, atterraggio, pioggia, parcheggio, macchina, autostrada, casa. Aufidersen Berlin. p.s. Cosa non abbiamo visto per mancanza di tempo e che forse vedremo la prossima volta: Haus der culture der welt (casa della cultura); Bauhaus archiv museum (museo Bauhaus); Lusikinstrumenten museum (museo degli strumenti musicali); Sammlung berggruen (pinacoteca che ospita dei Picasso); deutches technickmuseum (museo della scienza e della tecnica); Altes Museum (nell’isola dei musei); Ephraim Palais (Palazzo art nuveau); museum fur naturkunde (museo delle scienze naturali). 10 cose che non dimenticheremo in ordine casuale: la porta di Ishtar al museo Pergamon; la signora bionda della taverna; il busto di Nefertiti al Neues Museum; la luce fatata della Gendarmermarkt; l’ampiezza delle strade; i currywurstel; la voce italiana con un divertentissimo accento calabrese delle audioguide dei musei; l’efficienza dei mezzi di trasporto; la prospettiva da Pariser Platz; i panini ai semi di girasole e feta.