Pasqua in Provenza
Allungata sulle rive del Rodano la città offre ai suoi visitatori tanti motivi di interesse: i resti del passato romano, i festival di fotografia o di musiche del mondo, la luce e gli scenari che hanno attratto qui tanti pittori (primo fra tutti Van Gogh), e quell’indescrivibile mix di profumi, colori, stile di vita, tradizioni e storia che fanno della Provenza un luogo incantevole e magico.
Ma chi non ha mai visto Arles durante la sua Feria non sa di cosa sia capace questa città, la sua è una insospettabile e felice trasformazione: smessi gli abiti della città storica e d’arte, per quattro giorni a cavallo di Pasqua Arles diventa teatro di una festa travolgente e animata che coinvolge anche il più restio visitatore, con musica nelle vie e artisti di strada, tradizioni della regione e banchetti sotto le stelle.
Ciò che fin dalla prima volta ci ha stupito della Feria è un clima di festa sereno e conviviale: ci si diverte dal mattino a notte fonda, tra musica e animazioni ad ogni ora, ma in un contesto del tutto pacifico e ed accogliente, tanto per quei giovani desiderosi di svago ed avventure che faranno mattino ballando nelle bodegas, tanto per famiglie con bambini o per gruppi di signore attempate che decidono di passare la serata in una bodega.
Frequentiamo la Feria di Arles da diversi anni, e consigliamo a tutti di conoscerla: per tuffarsi in un clima magico e irripetibile di festa e tradizioni, tra l’invito delle bande a seguirle ballando e il culto per il toro, tra il rispetto e l’orgoglio per le tradizioni ed una sana voglia di divertirsi insieme, e soprattutto per quella straordinaria capacità di riuscire ad unire persone di generazioni diverse attorno a questi quattro giorni di divertimento ed evasione.
Un solo consiglio pratico: l’ufficio del turismo (sul boulevard des Lices) è efficiente ed organizzato, ed è possibile farsi dare il programma degli spettacoli e delle animazioni della festa e la cartina con le indicazioni per trovare le tante bodegas per la sera, due strumenti indispensabili per poter godere a fondo di tutti i quattro giorni e per non perdersi niente di tutto quanto offre la Feria.
Abbiamo deciso di raccontare una giornata tipo alla Feria di Arles, pur consci che ogni volta sarà differente, e che la festa offre tanti spunti e occasioni che è difficile anche solo dare qualche consiglio.
LA MATTINA Il mattino può cominciare con un salto in una panetteria per rifornirsi di qualche croissant al burro o di un pain chocolat appena sfornato: consigliamo di provare nel piccolo negozio di pasticceria che trovate in rue des Thermes.
Ci si può sedere alle terrazze di qualche bar in place du Forum, che è lì a due passi, farsi servire un caffè e mangiare i croissants osservando la città che lentamente si risveglia e si prepara per una nuova giornata di festa.
Ma ahimé è già ora di andare: alle 10 in rue Voltaire va in scena l’encierro,che non è certamente adrenalinico e fragoroso come quello di Pamplona, ma è comunque divertente e permette di cominciare a familiarizzare con le tradizioni locali.
I ragazzini della città e qualche appassionato non più di primo pelo, confortati dai suoni delle prime fanfare, si danno appuntamento per correre davanti ai torelli che vengono liberati nella via, mentre di là delle transenne le ragazze incitano i loro beniamini e i turisti curiosi trattengono il fiato e partecipano a tutto questo entusiasmo. La giornata insomma inizia nel migliore dei modi.
Il mattino è anche l’occasione per scoprire con calma le bellezze della città, che ora finalmente riposa, semplicemente perdendosi a camminare per le sue stradine, in place de la Republique per ammirare il magnifico portale di Saint Trophime, per fare due passi lungo il Rodano, per visitare l’Espace Van Gogh o il Teatro Romano; o anche per dedicarsi ad un po’ di shopping nei tanti negozietti del centro, magari per dare una sbirciata alla Boutique des Passionnés (libreria specializzata in testi di tauromachia e cultura locale) o all’Harmonia Mundi, negozio dell’omonima casa discografica che ha sede proprio ad Arles, e specializzata in musica antica e musica del mondo; ed anche per visitare una delle tante esposizioni organizzate proprio in quei giorni. Arles ha un rapporto particolare con l’arte ed anche con la fotografia, è la città che ha ospitato Van Gogh e qui ha sede una delle più importanti scuole europee per fotografi, e non è raro poter visitare a Pasqua qualche mostra davvero interessante.
Una mattina particolare è quella del sabato, giorno in cui il boulevard des Lices è sede del mercatino provenzale, coloratissimo e profumatissimo: formaggi di fattoria, banconi di spezie di ogni parte del mondo, mille qualità di olive, salami di toro, le migliori selezioni di olio e vasetti di tapenade (battuto di olive da spalmare sui crostini), e poi ceramiche e stoffe provenzali, artigianato, camicie camarghesi, tanto riso e tanta lavanda.
La domenica mattina poi nella chiesa dei Freres Precheurs, che ospita la bodega Les Andalouses, è da non perdere la messa sivigliana: in un quadro paradossale e affascinante che fonde religiosità e spirito pagano, la funzione, durante la quale vengono tra le altre cose benedetti gli abiti dei toreri, è regolarmente condotta da un curato assistito da un gruppo di flamenco che ne punteggia le parole con chitarre e nacchere. A PRANZO Il pranzo del sabato è semplice: si va sul mercato, si prende qualche pezzo di formaggio, le olive che più attirano, qualche striscia di focaccia calda e poi ci si siede ad un tavolino di uno dei bar che si affacciano proprio sul boulevard, il Malarte, o il Waux-Hall, o il Bar du Marché, ordinando del buon vino bianco fresco o una caraffa di sangria e sbocconcellando le proprie cose.
Per gli altri giorni si può invece decidere se farsi sedurre dai golosi richiami che arrivano dai chioschi piazzati proprio sul boulevard principale, e cedere alle tentazioni di un piatto di cous cous o di un kebab o ancora di una saporita merguez, o invece optare per un pranzo con tutti i crismi: attorno all’arena ad esempio si possono trovare numerosi ristoranti, ognuno con un capiente dehors di tavoloni e tavolini, dove poter gustare un piatto di paella appena preparata o alcune specialità locali, tra queste la gardianne de taureau, uno stufato di carne di toro servito con riso della Camargue.
Per un sandwich originale e gustoso consigliamo invece il Comptoir du Sud, piccolo negozio di alimentari e prodotti tipici che si affaccia su Place de la Republique e che serve anche panini ricercati, quiche lorraine fumanti e bicchieri di rosé fresco e profumato.
All’ora di pranzo, attenzione, sui boulevard è l’ora dell’abrivado: altra tradizione taurina tipicamente camarghese, un tempo l’abrivado era il percorso che i tori facevano dall’allevamento all’arena in cui si sarebbero esibiti nel pomeriggio, guidati dai mandriani a cavallo che si occupavano di condurli per le campagne o per le vie del paese. Oggi non è più così, ma durante la feria ad Arles se ne fa una sorta di rappresentazione: il viale viene transennato e chiuso alle due estremità, e un gruppo di cavalieri sfila a tutta velocità conducendo i tori da una parte all’altra, mentre gruppi di ragazzini dimostrano il loro valore cercando di prendere (letteralmente) il toro per le corna e così bloccarlo per qualche istante.
IL POMERIGGIO Il tempo per la siesta, che pure sarebbe d’obbligo, è sempre troppo poco, e non è raro essere svegliati nel primo pomeriggio dalle bande che sfilano per le stradine della città.
Quella delle bandas è una delle presenze immancabili alla feria di Arles: tante fanfare girano per le vie della città, si fermano in qualche piazzetta o a qualche angolo e intrattengono suonando pasodobles, o pezzi della tradizione musicale provenzale, o ancora standard internazionali.
Le bande sono la colonna sonora scoppiettante e trascinante delle giornate di feria, e la nostra preferenza va alla Gardounenque, autentica istituzione da queste parti, il cui istrionico ed atletico direttore d’orchestra è un protagonista assoluto di quei giorni.
Ma non è ancora il momento di seguirle nel loro peregrinare per il centro: prima si può andare a dare un’occhiata all’esibizione dei giovanissimi aspiranti toreri della locale scuola di tauromachia, per rendersi conto di quanto siano radicate in questa regione le tradizioni taurine. Ogni giorno nel primo pomeriggio, in una sorta di piccola arena che viene montata per l’occasione, ragazzini davvero giovani sfidano torelli pure loro giovanissimi, cercando gli olé del folto pubblico con qualche passo di cappa che ricorda quello dei toreri già affermati.
Lo spettacolo è incruento e divertente e induce anche a qualche tenerezza, non riuscendo a capire chi sia più emozionato tra l’imberbe torero e l’altrettanto immaturo, ma pur sempre vivace, torello.
E’ arrivato però il momento di rituffarsi nelle viuzze della città, e per orientarsi è sufficiente seguire il pulsare delle bande fino a raggiungere il piazzale dell’arena.
A metà pomeriggio le fanfare si radunano sulle scalinate del maestoso teatro romano dando vita ad uno spettacolo avvincente: le bande prima si alternano suonando a turno, poi giocano di contrappunto o si dedicano a preziose jam session sfiatando ognuna nelle proprie trombe le note di Paquito Chocolatero o Vino Griego, le due autentiche hit di ogni feria che si rispetti.
Sui gradini dell’arena si ammassano intanto turisti e aficionados, una fresca birra in mano, per ascoltare questo trascinante spettacolo accennando qualche passo di ballo o ritmando l’incedere dei pasodobles con il battito delle mani.
L’atmosfera si fa via via più elettrica ,cominciano ad arrivare i primi cavalli bardati, i picadores e gli appassionati con il fazzoletto rosso d’ordinanza: si avvicina l’ora della corrida. Arles è teatro durante la feria di Pasqua di un ciclo di corride in cui i migliori toreri del momento sfidano i tori selvaggi che arrivano dai più blasonati allevamenti spagnoli: la corrida è uno spettacolo discusso che affascina e appassiona milioni di persone in tutto il mondo, che tutto il sud della Francia vive con la stessa intensità e partecipazione delle provincie spagnole, e che richiama alla feria pasquale di Arles decine di migliaia di appassionati. L’amore per questo spettacolo che coniuga la bellezza dell’arte e la tragedia della morte unisce ad Arles grandi e piccini, donne ed uomini, e non è raro imbattersi all’arena in qualche gruppo di italiani, pure loro rapiti dal fascino del coraggio di cui è capace il torero o dalla forza bruta e indomita di quei tori. Fuori dall’arena, intanto, i bar allestiscono i banconi esterni che arredano le vie e che alla sera serviranno caraffe di sangria e innumerevoli pastis, e i cuochi in strada già cominciano a preparare la paella in quelle immense pentole attorno alle quali si raccolgono crocchi di curiosi.
A CENA Appena finito lo spettacolo all’arena un razzo (come già per l’encierro e l’abrivado) avvisa la folla che sul boulevard sta per partire il bandido, che porterà a sfrecciare sul viale cavalli e tori.
E’ l’ora dell’aperitivo, e tutta la città profuma di pastis: il liquore, autentica istituzione provenzale, è una miscela di erbe in cui l’anice è il gusto predominante; allungato con acqua e ghiaccio, il pastis è la bevanda protagonista della feria ed è davvero difficile riuscire a resistergli.
Per un autentico e lungo aperitivo della feria consigliamo il bar Le Tambourin in place du Forum dove, serviti da El Lobo (un ex torero arlesiano), si condividono in un incredibile clima di festa bicchieri di liquore all’anice, birra, rosé.
Per la cena proprio place du Forum offre una cornice elegante ai ristoranti che attrezzano tende e tavolini all’ombra dei platani, e tra le lucine che agghindano gli alberi o le note di una fanfara di passaggio è possibile sedersi e concedersi una pausa saporita e romantica sotto le stelle.
La nostra preferenza va però al piccolo e focloristico ristorante di Antonio Losada, in rue Liberté a pochi passi dal Forum: entrare significa immergersi completamente nell’atmosfera più sanguigna di Arles e della sua feria. Qui si danno appuntamento toreri e appassionati, allevatori di cavalli e donne in abito flamenco, che brindano bevendo manzanilla e si passano piatti di jamon iberico, in un ambiente saturo di profumi e voci, e con la musica dei Gypsy Kings (sono proprio di Arles) diffusa dalle casse. Dopo questo antipasto, Losada è un ottimo posto dove sedersi e concedersi una buona entrocote di toro, con le francesissime patatine fritte d’ordinanza: paella e gardianne le alternative che completano la triade del menu obbligato e tipico della feria.
LA SERA La Feria poi esplode definitivamente e fragorosamente alla sera, quando protagoniste diventano le bodegas, autentico cuore pulsante della notte arlesiana.
Ricavate nei posti più disparati, in una cantina, in un cortile, nei locali di un palazzo o sotto un tendone, le bodegas offrono alla sera e alla notte di feria un programma fatto di musica, concerti, animazioni e soprattutto festa.
Ci sono bodegas per tutti i gusti e per tutte le età, da quelle più scatenate e rumorose a quelle dove è possibile bersi un bicchiere con più calma e gustare qualche tapas magari contemplando un’esposizione di fortografia, da quelle che ballano al ritmo dei piatti giostrati dal dj a quelle dove sono il flamenco e l’aroma di ispanità a farsi protagonista, da quelle sui cui muri campeggiano manifesti delle ferias passate e cimeli taurini a quelle più chic che servono ostriche e champagne.
Si può rimanere nella bodega che si preferisce per tutta la sera o invece passare dall’una all’altra in un ipotetico giro a tappe del meglio della serata di feria: le bodegas sono luoghi di festa autentica e spontanea, che prosciugano le energie dei loro ospiti a colpi di danze scatenate e trascinano il popolo della festa fin nel cuore della notte.
Quelle che amiamo maggiormente sono La Muleta, per il suo ambiente conviviale e autentico, La Macarena per quel cortile multicolore dove ballare sotto le stelle, Los Ayudantes per la cornice affascinante di quel chiostro e la Maison des Rencontres dove gli allievi della scuola di fotografia espongono le proprie opere.
A voi di scoprire la vostra bodega preferita.
LA MEZZANOTTE La mezzanotte ad Arles ha un luogo privilegiato ed unico: la bodega Les Andalouses. Ospitata nei seducenti spazi di una chiesa gotica sconsacrata, Les Andalouses è la bodega più elegante, affascinante e suadente di tutta la feria: proiezioni delle immagini della giornata sulle volte del soffitto, esposizioni di quadri ed opere, banconi dove è possibile ordinare caraffe di rebujito o agua de valencia o ancora piatti di tapas da piluccare con gli amici, e poi concerti di flamenco e lunghe sessioni di sevillanas, le donne tutte elegantissime vestite con abiti multicolori e svolazzanti.
E a mezzanotte precisa a Les Andalouses, ogni mezzanotte di ogni serata di feria, le luci si spengono, le sevillanas interrompono il loro vorticare, e tutti i presenti intonano e cantano in coro la Salve Rociera, un’invocazione alla vergine del Rocio, con la chiesa ormai illuminata solo dalle deboli fiammelle degli accendini che scintillano nella chiesa.
Un momento davvero unico ed emozionante.
PRIMA DI DORMIRE A questo punto le energie cominciano a vacillare, dopo una giornata come questa: e calcoliamo che sarà così per quattro giorni! Ma prima di andare a dormire è necessaria un’ultima scappata sul boulevard des Lices, dove ordinare un sacchetto di churros con cioccolato: queste frittelline a forma di bastoncino, intinte nella cioccolata calda, oltre ad essere assolutamente deliziose hanno il taumaturgico potere di conciliare il sonno e di assorbire gli eventuali eccessi enogastronomici della serata.
Insomma il modo migliore per affrontare il riposo notturno, che ci permetterà di arrivare, domani, in piena forma una nuova giornata di feria.
PER DORMIRE Il nostro consiglio è quello di trovare una sistemazione nel centro della città, dove si svolge la festa, così’ da non doversi preoccupare di dover usare la macchina.
L’Hotel Relais de la Poste è relativamente economico (circa 50 euro la doppia, in periodo di feria i prezzi di tutti gli hotel salgono rispetto al normale) e soprattutto ottimamente collocato in pieno centro e a due passi dall’arena e dalle migliori bodegas.
In ogni caso sul ricco e utilissimo sito dell’ufficio del turismo della città ) è possibile trovare ogni informazione per organizzare il proprio soggiorno.
Viva la Feria di Arles!