Quando il vento solleva le sabbie
Premetto che ho cominciato tardi, a trent’anni, a viaggiare. Fino a quel momento viaggiare per me era soltanto un sogno. Dopo di che è bastato rompere il ghiaccio per iniziare una consuetudine che mi ha portato in Brasile (4 volte), Stai Uniti d’America, Cina, Cuba, India e quasi tutta l’Europa.
Quando viaggio amo la formula “fai da te” acquistando solo il volo per arrangiarmi in loco, ovviamente dopo essermi documentato prevalentemente in internet. Questo allo scopo di ottenere il risultato di “staccare” completamente dalla routine e dallo stress di un quotidiano fatto di computer, fatture, appuntamenti e telefonate. E’ stato durante una discussione con una amica conosciuta su di un blog per viaggiatori che mi ha fatto notare come non fossi mai stato in Africa. Da quel momento è scoccata la scintilla che mi ha portato nei posti che descrivo di seguito.
Quando mi accennò alla Tunisia, non nego che ho subito storto il naso in quanto affiancavo il nome di questo paese ai villaggi turistici, la scampagnata nel deserto e la immancabile visita spenna-polli nei suk per i turisti.
A contraddire tutto ciò ci ha pensato il “Benny” la guida italiana che vive in Tunisia da 37 anni, con cui mi ha messo in contatto dapprima tramite e-mail e poi per telefono. Benny è riuscito a stimolare la mia curiosità proponendomi un tour nel deserto, on the road, fuori dai normali flussi turistici per vivere una esperienza unica. Ho preferito fidarmi di un esperto dei luoghi, perché pur avendo viaggiato molto all’estero in passato, e pur considerandomi una mente aperta verso il “nuovo”, confesso una certa diffidenza nei confronti del mondo arabo e mussulmano. In India ho avuto talvolta a che fare con i mussulmani, ma nonostante non siano successi episodi gravi, ne serbo una certa diffidenza verso taluni loro atteggiamenti. Ecco quindi che metto in moto la macchina organizzatrice (il Nokia e la mia rubrica telefonica) per cercare i partners per questo viaggio. Il periodo è settembre, per cui la cosa non è molto semplice a causa degli impegni lavorativi, ma il breve periodo di otto giorni ed il volo di appena un paio di ore scarse, fa si che riusciamo a formare un gruppo di cinque viaggiatori, tre ragazzi e due ragazze. Mi informo presso la guida locale circa quello che avremo dovuto portarci dietro: sacco a pelo, sacca morbida o trolley, scarponcino leggero, abbigliamento leggero per gli orari diurni, abbigliamento idoneo per le fredde ore notturne, passaporto valido, i medicinali personali per chi ne avesse necessità, faretto tipo minatore (poi capirete il perché!), l’accappatoio ed ovviamente macchina fotografica e cam! Il bagaglio personale in totale non doveva superare i 25kg per non sacrificare la spedizione (e qui qualche difficoltà effettivamente c’è stata!).
Riusciamo a trovare un volo da Bergamo a meno di €. 200 con scalo a Roma, ma preferiamo fare un’unica tratta Malpensa-Tunisi con AirOne (ora C.A.I. O Alitalai) per soli 30 euro in più, preso in internet! 1° Giorno Arriviamo a Tunisi in una tiepida mattinata di metà settembre. Dopo le formalità della dogana tunisina insolitamente rapide, incontriamo il nostro capospedizione, riesco finalmente a dare un volto a Benito ed il suo aiutante che finora avevo solo sentito per telefono, titolare della sua agenzia dal pittoresco nome di “THE DESERT RATS”. Mi viene subito in mente come questi ce le hanno suonate di santa ragione fino al ’43 proprio da queste parti.
Il programma è serrato, e per non perdere tempo, partiamo a bordo delle due Toyota Land Cruiser 4×4, direzione sud, in direzione di Douz, la porta del deserto dove arriveremo verso sera. Durante il tragitto facciamo tappa ad El Djem, dove visitiamo l’anfiteatro romano, che scopro solo ora essere come dimensioni secondo solo al Colosseo di Roma (beata ignoranza). Sopito lo stupore per la scoperta del Colosseo tunisino, peraltro pulitissimo all’interno ripartiamo alla volta di Matmata, un villaggio troglodita sulle montagne, Benny ci fa visitare una casa troglo, le abitazioni scavate nella roccia tipiche di queste parti. Hanno la particolarità diconservare la temperatura interna di 18-20 gradi tutto l’anno. Ci lasciamo le montagne alle spalle e percorriamo i chilometri che ci separano da Douz , la porta del deserto, posta lungo il deserto roccioso, per essere pronti ad addentrarci nelle sabbie l’indomani. Pernottiamo al Hotel Mehari, che con somma sorpresa scopro essere un quattro stelle, con piscina di acqua termale all’interno, e con vista sulle prime dune. Una provvidenziale doccia, quindi ceniamo in un ristorante tipico, da Magik dove facciamo conoscenza con il resto dello staff.
Poco distante c’è il Jebil National Park, si tratta dell’ultima savana rimasta nel Sahara tunisino con una grande varietà di animali, dove è possibile fare il safari. Peccato che i tempi ristretti del tour non ci consentano di addentrarci nella savana. Annoto nel mio diario di viaggio questa tappa, chissà al ritorno, o in futuro… Dopo il banchetto e l’immancabile sigaretta dopo il caffé, andiamo a nanna sufficientemente stanchi da prendere sonno immediatamente. 2° Giorno Fedele alla promessa che non sarebbe stata una vacanza da Club-Med la nostra guida ci costringe ad una levataccia, e dopo la colazione, con tanto di brioche, partiamo alle ore 6°° alla volta di Timbajne in montagna. Abbandoniamo le strade asfaltate ed affrontiamo le prime piste a sfondo duro, per prendere l’abitudine, scorgendo le prime catene di dune che poi andremo a scavalcare, con passaggi tra le stesse a bordo delle nostre Toyota, ci fermiamo tra le prime sabbie per un veloce pranzo al sacco. Questo è una specie di training in vista dei giorni successivi. Benny ci spiega come ci dobbiamo comportare nei confronti delle genti che incontreremo, come evitare spiacevoli incontri con serpenti e scorpioni, come bere e come muoverci. Ci siamo finalmente addentrati nel deserto del Sahara, il vuoto. Sabbia e rocce ovunque ed il silenzio rotto solo dal rumore del vento. Ci fermiamo solo nel tardo pomeriggio in mezzo al “nulla”, non tralasciando di raccogliere la legna necessaria per il fuoco. Sotto la direzione attenta della nostra guida approntiamo il campo tendato per la notte. La prima cena sotto le stelle, scambiando le impressioni di quella prima giornata sentendoci quasi dei guerrieri tuaregh per questo nostro primo giorno nel deserto. Dopo il solito binomio caffé e sigaretta diventa impossibile non ammirare il cielo incredibile per noi abituati alla nebbiolina dello smog ed alle luci della città. Di questa notte mi resterà sempre dentro l’attrazione verso quel falò che in mezzo al nulla, non so perché appariva come un qualcosa di “amico”, rassicurante. Non avevo mai pernottato tra le sabbie del deserto, pur avendo in passato fatto escursioni in giornata nei deserti del Rajastan e del Serto. Certo, il Sahara è un’altra cosa! 3° Giorno All’alba dopo la colazione ora riprendiamo la marcia, accompagnati dal lento scorrere del tempo, siamo in mezzo ad un mare di sabbia e dopo la caciara dei giorni scorsi, i silenzi di oggi accompagnati dal sibilo del vento ci fanno riflettere ricordandoci chi siamo, confrontandoci con la natura ed il Sahara, che non è più soltanto quella grande macchia gialla sulle cartine geografiche, ma ora appare davvero come una entità senza confini.
La mèta di oggi é il Lago della Luna, dove arriveremo dopo non poca fatica attraversando catene di dune di sabbia. A fine giornata Benny ci conferma che ne abbiamo scavalcate ben sette! La guida sulla sabbia è molto particolare, è curioso osservare come viene affrontata la duna, sempre nella parte più alta per non incrinare ed insabbiare i veicoli. Dopo una sosta per il pranzo, la carovana riprende la marcia, comincia a farsi strada la stanchezza, il caldo del sole sahariano diventa piano piano un avversario, che ti fiacca. Comincio a desiderare di arrivare al più presto alla mèta. Mi tornano alla mente le marce nel deserto dei legionari viste nei vecchi film in bianco e nero. E’ quasi un sollievo affrontare l’ultimo tratto che ci porta al lago,dove una sorgente di acqua termale alimenta il bacino, inserito in un contesto naturale difficilmente descrivibile, lasciando da parte ogni prudenza, e memori di anni di film ambientati nel deserto, ci buttiamo nell’acqua calda senza nemmeno cambiarci, sensazione divina. Non siamo soli, accampato nei pressi c’è un clan di “Arbaia”, che la guida ci spiega essere un popolo nomade algerino, rifugiatosi in Tunisia con le loro greggi e dromedari, per dissidi col loro governo. Ringalluzziti dall’inaspettato bagnetto, approntiamo il campo, il cuoco ci prepara la cenetta e quindi il meritato riposo. Sarebbe stato curioso conoscere i nostri vicini di oasi, ma la stanchezza prevale, e non mi sembrano tanto entusiasti di sostare a fianco di questo gruppo di chiassosi italiani! Assistiamo a Benny che parlamente col loro leader, mi ricorda John Wayne che tratta col capo indiano nel Massacr Fort Apache. Vabbè speriamo che non finisca così anche stavolta! Fisicamente fino a qui abbiamo potuto dimostrare a noi stessi di potercela fare… Certo non eravamo sui cammelli con Lawrence d’Arabia, ma vi assicuro che la sensazione è grande! Sembra di toccare le stelle con le mani.
4° Giorno Ci ricordiamo sempre di essere nel bel mezzo del Sahara, niente sprechi, la sabbia ormai si é infilata dappertutto, non riusciamo a liberarcene, ci conviviamo…, stiamo vivendo l’avventura nel deserto, siamo parte di un film! Ci aspettano molte ore di attraversamenti di catene di dune, cercando passaggi come novelli esploratori, non ci avevo mai pensato, ma le dune si muovono, ci dirigiamo verso Ksar Ghilane, oasi, dove un palmeto ci da l’impressione del giardino, anche qui sorgente di acqua termale con laghetto. Risulta facile in questo momento capire come mai le favole arabe offrano come traguardo sempre delle oasi rinfrescanti. E’ la sensazione che si prova quando si sta in mezzo a questa sabbia fastidiosa. Il viaggio ci permette di godere spettacoli che ci fanno sentire quanto siamo piccoli e che in fondo anche noi siamo un granellino di sabbia arriviamo all’oasi con il buio, ormai siamo diventati veloci nell’approntare il campo tendato nel palmeto. Ci rimangono le forze per la cena, due passi sempre in vista del fuoco, scambiando impressioni e sensazioni, rivivendo i momenti difficili e perché no, anche quelli divertenti della giornata.
5° Giorno Restiamo per l’intera giornata nell’oasi dedicandoci al relax, bagni nell’acqua termale, 37° gradi, e prendiamo contatto con gli abitanti nei pressi dell’oasi, che sono molto amichevoli e ben disposti nei nostri confronti. Qualcuno parla francese, quindi risulta facile scambiare qualche parola con i locali.
In tre, evidentemente non ancora sufficientemente stanchi del viaggio, non ci facciamo sfuggire la possibilità di effettuare una escursione a dorso di dromedario accompagnati dai locali per andare a visitare un fortino della legione straniera ad un’ora di distanza. Non me lo sarei perso per tutto l’oro del mondo! Tolta la puzza e la sella scomoda, fa troppo “figo” viaggiare così nel deserto sulle orme dei legionari. Le immancabili foto di rito e poi di ritorno all’oasi dove trascorriamo la giornata che si chiude con la immancabile cena tipica che vede come piatto principale il capretto appena macellato.
6° Giorno Dopo la giornata di relax, l’indomani facciamo colazione, riprendiamo la via, alla volta di Douz, dove salutiamo il team, e a malincuore ci rendiamo conto di avere lasciato alle spalle il deserto, che era diventato con il dovuto rispetto quasi familiare, direzione Tunisi, attraversando il lago salato Chott El Djerid, dopo una visita all’oasi di montagna Tamerza via verso la capitale, non senza qualche rammarico, rendendoci conto che il nostro raid nel deserto è al termine. E’ incredibile come nel deserto i tempi si dilatino. Mi sembra di aver lasciato l’Italia da un mese! Per strada pranziamo in un ristorante. Ripartiamo poi alla volta di Tunisi dove arriviamo nel tardo pomeriggio. Alloggiamo a Sidi Bou Said, definita la perla della Tunisia, villaggio tipico abbarbicato sulla falesia in riva al mediterraneo, già mèta in antichità dei nostri antenati romani, poeti e scrittori. Alloggiamo al piccolo Hotel Bou Fares di charme ricavato da una antica casa araba restaurata da artigiani marocchini. La guida ci porta al ristorante per una cena libanese. A fine serata prendiamo il the alla menta in uno dei caffé più antichi della Tunisia, il De Natt. 7° Giorno Siamo a Tunisi dove ci immergiamo nel traffico caotico. Abbiamo modo di visitare il museo Del Bardo, uno dei più importanti al mondo per la presenza di mosaici in uno stato di conservazione quasi perfetta, anzi su di alcuni ci si cammina proprio sopra. Dopo il Bardo andiamo nel quartiere Medina, dove pranziamo e passeggiamo tra centinaia di piccole botteghe con relativo immancabile shopping. Mi figuravo molto differente Tunisi, che invece risulta molto simile a tante città europee del mediterraneo. 8° Giorno L’ultino giorno lo dedichiamo a sistemare i bagagli non senza una punta di nostalgia per prendere la direzione dell’aeroporto dove salutiamo Benny e …… Rientriamo in Italia.
Come descritto in precedenza abbiamo comprato solo il biglietto in Italia, affidandoci all’agenzia di Benito per tutto il resto. Scelta che si è rivelata davvero azzeccata per un raid all’insegna dell’avventura pur sentendoci sempre tranquilli e sicuri, che ci ha permesso di riportare con noi le sensazioni di una avventura davvero particolare. Già penso ad un nuovo raid nel deserto che la nostra guida stà organizzando dalla Tunisia in Egitto attraversando il deserto della Libia. La tentazione è forte!