canali e tulipani

Amsterdam è la sintesi, o meglio l’alchimia, di diversi elementi che convivono in un equilibrio fragile e perfetto. E’ una vera leggenda e, come per tutte le leggende, non si può descriverla senza rischiare di essere scontati. Altrettanto, non si può avere la presunzione di possedere per essa una spiegazione razionale. E’ trasgressiva ma...
Scritto da: Gio66
canali e tulipani
Partenza il: 26/12/2008
Ritorno il: 31/12/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Amsterdam è la sintesi, o meglio l’alchimia, di diversi elementi che convivono in un equilibrio fragile e perfetto. E’ una vera leggenda e, come per tutte le leggende, non si può descriverla senza rischiare di essere scontati. Altrettanto, non si può avere la presunzione di possedere per essa una spiegazione razionale. E’ trasgressiva ma non volgare, tradizionale ma tollerante fino all’estremo, all’avanguardia tuttavia legata al suo passato, altera ma anche passionale. Ogni cosa ed anche l’opposto contrario. Non è una caso che il quartiere a luci rosse sia anche la parte più antica della città ed uno dei suoi luoghi più suggestivi, frequentato anche dalle famiglie. E certamente è sorprendente il fatto che coloro che hanno risolto, senza mezze misure e con soluzioni ingegneristiche strabilianti, il problema di trovarsi a vivere sotto il livello del mare, si spostino prevalentemente in bicicletta. E‘ solo apparentemente un luogo di contraddizioni e contrasti. Sarà per la invidiabile apertura mentale degli olandesi, per la loro concretezza, il loro estremo senso del bene comune, la loro capacità di progredire senza dimenticare (o peggio calpestare) il passato, il loro positivo atteggiamento nei confronti della vita e del bello, sarà per tutto questo e molto altro ancora, che ogni contrapposizione diventa il tassello di una preziosa formula umana ed urbanistica. E’ così e non vale nemmeno la pena chiedersi perché, ma piuttosto “come”. Amsterdam non la si può prendere, ma solo lasciare che sia lei a prenderti ed imprimere un profondo ed indelebile segno dentro di te. E’ bello lasciarsi trascinare nel suo vortice, attraverso la lunga teoria di canali e ponti, accarezzare con lo sguardo le linee architettoniche, essenziali eppure così eleganti. Appagante confondersi nelle piazze e negli innumerevoli caffè, dolce immaginare di percorrere gli infiniti mosaici di piccole case, in silenzio per non disturbare, ma con la mente ben aperta per osservare e ricordare. Alla fine tutto sarà preciso, le emozioni si incastreranno l’una nell’altra lasciando una piacevole sensazione di consapevolezza. Ed è assecondando questo telepatico sussurro, chiamiamola – magari – intuizione, che Amsterdam ci ha stupito. Prima della partenza, abbiamo fatto dei piani, studiato la pianta della città, cercato di razionalizzare i percorsi per ottimizzare il tempo a disposizione. Ma poi, arrivati lì, tutto è saltato. E’ stata la nostra meraviglia a guidarci nel ventre dell’ “A’Dam”. Una sinuosa e onirica danza, ballata sulle note di musiche senza tempo e sul carnet: mulini, bistrot, torri, ponti, barche, piazze e un oceano di scintillanti biciclette che testimoniano che Amsterdam è soprattutto uno stile di vita. Un fluire magnetico, solo apparentemente caotico. Con lo sguardo, ora in alto per contemplare il profilo degli antichi palazzi lungo i canali, ora in basso per guardare le “house boat” o la miriade di uccelli acquatici che prospera indisturbata nei canali, il ritrovarsi è sempre stato facile, grazie alla forma a “ferro di cavallo” della città. Con questo racconto di viaggio intendiamo, per quanto possibile, trasmettere le nostre emozioni. In realtà, non abbiamo molti consigli da dare, non sarebbero nemmeno necessari. L’unica regola certa per Amsterdam è che non ci sono regole, ognuno deve viverla a modo suo! Non fate troppi programmi, divertitevi a girare senza troppi pensieri e godetevi la città. E’ tutto a portata di mano, semplice più di quanto uno possa immaginare. I mezzi di spostamento sono abbondanti e puntuali, la gente generosa di indicazioni. L’olandese è uno strano miscuglio linguistico, a noi è sembrato un misto tra inglese e tedesco, davvero incomprensibile. Tuttavia, ad Amsterdam la stragrande maggioranza delle persone parla perfettamente l’inglese. Il cibo non è davvero un problema. E’presente la cucina di tutti i continenti: italiana, francese, cinese, giapponese, tailandese, pakistana, indiana, africana, argentina, greca. E’ molto utile avere la I AMSTERDAM CARD con differenti corsi di validità (noi abbiamo acquistato quella da 72 ore). La si può acquistare già in aeroporto e dà diritto all’ingresso gratuito in alcuni musei e interessanti sconti in molti altri, sconti in moltissimi ristoranti, nonché – cosa davvero comodissima – una tessera valida sui principali trasporti cittadini (tram, autobus etc.). Per quanto riguarda il trasferimento dallo Schipol ad Amsterdam il sistema più comodo è il servizio di navette della Connexxion prenotabile on line. Consiglio: appena arrivati in aeroporto, convertite i voucher in biglietti (in caso di esubero, nella navetta entrano prima quelli col biglietto).

Gli alberghi di Amsterdam sono mediamente di buon livello. Dopo anni di bettole e albergacci, noi ci siamo regalati un albergo di gran classe: il Pulitzer, Prinsengracht nn°315-331 sul. Si tratta di una serie di antichi edifici affacciati su uno dei canali più belli di Amsterdam, uniti tra loro in una affascinate teoria di corridoi, saloni, scale, giardini e cortili. La direzione dell’hotel stessa invita la clientela ad esplorarlo e scoprirne ogni segreto, e noi non ci siamo fatti pregare. La nostra stanza era ubicata all’ultimo piano dell’edificio principale; aveva il simpatico aspetto di una vecchia mansarda ristrutturata e dotata di tutti i confort. Nel sottotetto c’era il troncone di una vecchia tubazione in rame lasciata a conferire un tocco di grande originalità ed eleganza. Il letto era incredibilmente soffice; dotato di un caldissimo e spesso piumino d’oca e doppi cuscini giganti, anch’essi di piume d’oca, ci ha offerto un confort davvero fantastico. Il bagno era un po’piccolo ma molto elegante, con vasca da bagno in ceramica olandese decorata con motivi floreali color prugna. E’ con grande emozione che dalla nostra stanza, ad intervalli regolari, ascoltavamo i rintocchi delle campane della vicina West Kerk, gli stessi rintocchi che accompagnavano le giornate e le notti della famiglia Frank, nascosta durante gli anni dell’occupazione nazista nella casa poco distante da qui, sul Prinsengracht. Una cosa che merita di essere fatta ad Amsterdam è sicuramente un giro in barca nei canali. Gi imbarchi sono nella zona della stazione, nella Nieuwe Zijde. E’ possibile così ammirare, comodamente e da una prospettiva privilegiata, la gran parte dei canali della cerchia più interna fino a quella più esterna, dove si fondono le acque salmastre a quelle del fiume Amstel, in un’atmosfera unica fatta di ponti fissi e mobili, Houseboat, antiche chiese, torri e palazzi dall’architettura stravagante. La visita è arricchita da un commento in varie lingue in sequenza (di solito, inglese,francese e spagnolo), che illustra i ponti e gli edifici storici principali.

Il punto nevralgico della città è la meravigliosa Piazza Dam. Subito riconoscibile l’obelisco con i due Leoni di pietra, monumento dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale. Sulla piazza, si affacciano,il Koninklijk Paleis (il palazzo Reale), sopra i grandi magazzini Peek & Cloppenburg il museo delle statue di cera di Madame Tussad e la l’interminabile fila di adolescenti in coda per l’ingresso. Ad angolo di Piazza Dam c’è la meravigliosa Nieuwe Kerk, la Chiesa nuova, risalente al XIV secolo, dove si può respirare un’atmosfera di grande austerità. E’ in questa chiesa che dal 1800 avvengono le incoronazioni. Sulla piazza si affacciano alcuni eleganti e frequentatissimi caffè, dove sostare a bere qualcosa e confondersi tra persone di tutte le etnie e nazionalità. Sempre in piazza Dam c’è un elegante palazzo, sede di un bellissimo ed attrezzatissimo centro commerciale, De Bijenkorf, dove poter anche mangiare o bere qualcosa (all’ultimo piano vi sono diversi ristoranti e bar). Partendo da piazza Dam si possono visitare, tranquillamente anche a piedi, la Oude Zijde, la Nieuwe Zijde che costituiscono approssimativamente il nucleo medioevale della città, quando Amsterdam era una piccola cittadina alla foce del fiume Amstel dedita al commercio ed all’essiccazione delle aringhe. Da vedere: la Oude Kerk (la chiesa vecchia); la Zuider Kerk con il suo caratteristico campanile; il cd. Red light district (il quartiere a luci rosse), vivacissimo anche di giorno, sul Oud zijd Voorburgwal; il Waag unica porta medioevale rimasta, un tempo dogana e luogo di esecuzioni capitali, oggi ospita un ristorante; la casa Atelier di Rembrandt, assolutamente da non perdere; il Museo Ebraico e la sinagoga Portoghese, illuminata da più di mille candele; il Begijnhof, il caratteristico quartiere delle “beghine”, una confraternita cattolica di donne che, sebbene non avessero preso i voti, vivevano come in un ordine monastico. Qui si respira ancora un aria da ritiro spirituale. Nella parte meridionale della piazza, c’è la chiesa Inglese e al n°34 la Het Houten Huis che risulta essere l’edificio più antico di Amsterdam (1420) , una casa di legno con la base bianca e lo sviluppo verticale in colore scuro. L’ingresso più suggestivo al Begijnhof è la porticina di legno sulla Spui Stracht.

Accanto al quartiere della Oude Zijde, vi è una vasta denominata Plantage, la piantagione. Nel XVII secolo questa era un’area verde al di la delle mura cittadine dove gli abitanti trascorrevano il loro tempo libero. Qui si può visitare lo Zoo, l’Orto Botanico e lo Scheepvaartmuseum (il museo Marittimo olandese). Ex arsenale della marina, è un imponente edificio sulla darsena, chiuso per ristrutturazione quando ci siamo stati noi. In zona, si può visitare uno dei pochi mulini a vento rimasti in città, il Mulino De Goyer. Lo si vede in lontananza già dal piazzale antistante lo Scheepvaartmuseum.

Ad Amsterdam, non si può mancare di vistare la Casa di Anna Frank, in realtà la fabbrica del padre di Anna, Otto, dove l’autrice del celebre diario rimase nascosta con la sua ed un’altra famiglia. Si trova al n°267 del Prinsengracht, poco oltre la Westerkerk, nella cerchia dei canali ovest. Poco oltre, girando a sinistra si può percorrere l’Egelantiersgracht, un canale fiancheggiato da alberi che offre stupendi scorci, con i suoi ponti e le caratteristiche Houseboat.

Gli olandesi hanno il culto della musealità, ci sono musei dedicati ad ogni genere di cose,anche le più stravaganti. Tra i tanti, imperdibili sono il Museo Van Gogh e il Rijksmuseum. In inverno, appena fuori del Rijksmuseum, c’è un area attrezzata per pattinare sul ghiaccio e scaldarsi con qualche frittella bollente.

Amsterdam è anche conosciuta per il suo mercato dei fiori sull’acqua, il Bloemenmarkt, al confine tra la cerchia dei canali est e la cerchia dei canali centrale, sul Singel vicino alla bellissima Torre Munttoren. Si possono comprare a buon mercato bulbi e semi di ogni fiore, oltre i famosi tulipani (prodotti in ogni varietà e colore). Se acquistate i bulbi di tulipano, interrateli il prima possibile al vostro ritorno, seguendo le indicazioni che vi daranno al mercato.

La mia venuta ad Amsterdam aveva una ragione speciale e personale: la visita ad una celebre galleria d’arte, la krikhart gallery sulla Spui, dove negli anni 80 due miei prozii avevano esposto quadri e disegni. Dell’evento fu girato un film di produzione franco olandese. Non è difficile trovare la strada, ma la numero civico non c’è più la galleria del film ma un centro di estetica. Chiedo in un attigua libreria, se ricordassero la galleria e se si fosse eventualmente trasferita in altra sede. La proprietaria ricorda perfettamente la galleria ma mi dice che sono ormai molti anni che non c’è più; le risulta che ora sia a Rotterdam.

L’ultimo giorno di viaggio, abbiamo deciso di andare a visitare Hoorn, un paesino a nord di Amsterdam. Hoorn era una delle grandi città marinare del cd. “secolo d’oro”. Paese natale di grandi navigatori come Abel Tasman, Willem Schouten che battezzò la punta estrema del Sudamerica col nome di Capo Hoorn, in omaggio alla sua città. Ad Hoorn si arriva comodamente in treno. In città, si respira l’aria dei fasti che furono. Una passeggiata al porto ha pienamente legittimato quanto letto sulla grande vocazione marinara di questo paese. Il canale del porto, semighiacciato è ingombro di tantissimi velieri tirati a lucido e con la coperta spolverata di neve. Anche qui ad Hoorn, case sull’acqua con l’immancabile barca ormeggiata di fianco. Il nostro viaggio si è concluso qui, in questo struggente e gelido porto del nord. L’indomani siamo tornati in Italia con un volo KLM. Speriamo che il nostro racconto possa piacere e soprattutto che altri viaggiatori possano trarne degli spunti utili.



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