Patagonia sulle orme di Chatwin…
Durata: 3 settimane Spesa: 2150 € a persona, acquisti vari compresi.
E’ un viaggio che io sognavo, e studiavo, da anni. Poi, per un motivo o per l’altro, saltava sempre. Questa volta no, è deciso. Forse forzando Laura, che alla Patagonia non ci aveva mai pensato, vado a prenotare i biglietti Milano – Buenos Aires Alitalia (850 € a persona). Era destino che si dovesse soffrire fino all’ultimo. Le note vicende finanziarie di questa pessima compagnia aerea più volte salvata dal governo han fatto si che, a distanza di 15 giorni dalla partenza, non si sapeva se si partiva o no. Erano più i voli cancellati che quelli che partivano, e solo grazie al CTS i nostri biglietti sono stati cambiati con dei voli Iberia via Madrid. Per inciso, quel giorno ho deciso che mai più avrei volato con Alitalia.
28/10 E arriva il giorno della partenza. Il volo Linate – Madrid – Baires va via liscio, e si arriva alle 23.00 in questa metropoli impressionante. Dall’alto è una distesa infinita di luci. Cambio un po’ di soldi al banco del Banco Nacional (perdonate la ripetizione), e prendiamo la navetta Manuel Tienda Leon che dall’aeroporto ci porta in città, e da qui all’hotel prenotato dall’Italia (dal sito www.Hotel.De, Day Inn), vista l’ora di arrivo. Navetta 28 $ Hotel 55 $ NdR: tutti i prezzi sono per due persone 29/10 La mattina giriamo un po’ per Buenos Aires, seguendo la fidata Lonely Planet e dopo aver mangiato qualcosina torniamo in hotel a prendere i nostri zaini, per poi con il bus di linea, andare verso il terminal de omnibus a prendere il nostro bus che ci avrebbe portato verso la regione dei laghi (Via Bariloche, www.Viabariloche.Com.Ar, l’ultima delle prenotazioni fatta dall’Italia). Avevamo deciso, visto che probabilmente avremmo ancora risentito del volo, di prendere un posto comodo. Eccoci quindi al piano sopra, davanti alla vetrata frontale (che caldo quando batteva il sole) in un posto il cui schienale si reclinava di quasi 90 gradi, diventando a tutti gli effetti un letto. Non certo economico, ma alla fine risulterà il trasferimento migliore di tutto il viaggio. Viaggiare di notte, oltre a non farci perdere giorni preziosi, permetteva di risparmiare sull’alloggio. Di fatto in Argentina, a parte un paio di linee, non esistono servizi ferroviari, e tutti i trasferimenti si fanno con i bus di numerose compagnie che girano in lungo e in largo per il paese.
Bus 150 €
30/10 Verso le 12.00, con un ritardo di due ore, arriviamo a San Martin de Los Andes, con un viaggio quasi 22 ore. Inoltre scopriamo che tutta l’Argentina ha un orario diverso (un’ora indietro) rispetto a Buenos Aires. Il viaggio è andato bene, centinaia di km di pampa, pascoli ovunque e, andando verso ovest, uno splendido tramonto. La prima curva dopo l’uscita da Buenos Aires l’abbiamo vista alle 9 di mattina. Poi, verso Neuquen, il paesaggio cambia, diventando più alpino (anzi, andino…).
SMLA è una cittadina carina, dove noi avevamo deciso di fermarci perché era la base di partenza della Ruta de Los 7 Lagos, strada secondaria per Bariloche, definita meravigliosa dalla Lonely Planet. E infatti, quando arriviamo al terminal de omnibus, decisamente più piccolo rispetto a quello di Buenos Aires, cerchiamo il modo per andare a Bariloche attraverso questa strada, per la maggior parte sterrata. E scopriamo che non essendo ancora alta stagione, l’unica compagnia che ci passa è quella del servizio di linea. Perfetto, prendiamo i biglietti per la mattina dopo e andiamo a cercarci un alloggio. Leggendo la nostra guida ci ispira la guesthouse di un’arzilla nonnina (Residencial Italia). Ha delle camere libere (bella cosa non essere ancora in alta stagione) e posiamo i nostri zaini. Peccato che poi ci dica che la mattina dopo la colazione l’avrebbe servita dalle 7.30, e noi il bus ce l’avevamo alle 7.20. Alla richiesta di avere solo un caffè (ci sarebbe bastata anche l’acqua calda, visto che il Nescafè nello zaino non manca mai) ci ha risposto che non poteva far venire la ragazza delle colazioni prima per noi.. Quindi l’arzilla nonnina è diventata immediatamente “la vecchia”. Comunque doccia e via a girare il paese, posto sulla riva del lago Lacar. Un amico che era stato in Patagonia l’anno prima mi aveva detto che la regione dei laghi era un po’ come la Svizzera, e in effetti l’impressione è quella. Tutto molto ordinato, diverso dai canoni argentini, con le Ande innevate all’orizzonte e piccoli laghi azzurri ovunque.
Guesthouse 150 ARS Bus per Bariloche 72 ARS 31/10 Alle 7 zaini in spalla verso il terminal de omnibus. Inizia questo giro lungo la Ruta de los 7 lagos che ci porterà a Bariloche. Purtroppo il sole è velato da molte nuvole e non si possono apprezzare del tutto la bellezza e i colori del luogo, tra laghi, boschi, ruscelli e pascoli. Arriviamo a Bariloche, a 770 mt d’altezza verso l’ora di pranzo e, al terminal, troviamo mille biglietti di guesthouse e ostelli. Ne prendiamo un paio a caso e andiamo. Troviamo una guesthouse (hosteria Calvu Leuvu) dove mettere giù gli zaini e poi usciamo subito. Vogliamo fare parte del Circuito Chico e andare verso Llao Llao e per questo prendiamo il bus n° 20. Arriviamo a Puerto Panuelo dove beviamo un caffè in un bar di una comunità Mapuche. C’è un vento molto forte (siamo in Patagonia, e ci saranno momenti peggiori) e giriamo un po’. Poi, tornando indietro, andiamo in cima al Cerro Campanario dove si ha una delle viste più spettacolari che io abbia mai visto. Lago Nauel Huapi, lago Perito Moreno, Ande innevate. Senza parole. Il bello è chi va in Patagonia come noi, magari con un po’ i giorni contati, salta la regione dei laghi, considerando fondamentali altre tappe. In realtà, anche se forse un po’ troppo turistica (Bariloche è la nostra Cortina, con qualche palazzone di troppo), questa zona è imperdibile. Scendiamo e rientriamo a Bariloche, che giriamo in lungo e in largo. Andiamo a farci una doccia e poi fuori per cena, in un posto segnalato dalla Lonely Planet che sembra la casa di un elfo (Tarquino), buono ma abbastanza caro.
Guesthouse 80 ARS 01/11 Ultimo giretto mattutino per Bariloche, a osservare le cime innevate sulla riva del lago. Poi ci dirigiamo verso il terminal dove prendiamo il bus per El Bolson, dove staremo qualche ora per poi la sera prenderne un altro per Puerto Madryn. El Bolson, a un’ora e mezza di distanza da Bariloche, è considerata una cittadina un po’ hippy con una piazza ordinata, dove c’è un mercato tre volte la settimana, attorniata da strade sterrate e fangose con abitazioni di mattoni e lamiera. Giriamo un po’ e facciamo i primi acquisti al mercato (che poi dovremmo trascinarci per tutto il resto del viaggio) e, alla sera, andiamo all’ufficio della compagnia dei bus (non c’è un terminal) ad aspettare il mezzo che ci porterà verso la penisola Valdez. Bus per El Bolson 36 ARS Bus per P. Madryn (cama) 360 ARS 02/11 Arriviamo presto al terminal di Puerto Madryn. Sono le 7.30 e l’idea è quella di cercare un’auto a noleggio per andare sulla penisola Valdez. E’ vero che ci sono fior di agenzie che offrono tour, ma abbiamo voglia di non essere vincolati da orari, e soprattutto di guardare i pinguini con altre 50 persone attorno. Inoltre, i tour in giornata fanno passare un sacco di ore in viaggio con poco tempo libero a disposizione. Il problema è che è domenica e le poche agenzie di noleggio auto che apriranno, non lo faranno prima di due ore. Andiamo in centro (è un lungomare) e come due zombie cerchiamo un posto dove far colazione. Sfruttiamo inoltre i servizi della caffetteria per darci una rinfrescata. Alle 9.30 troviamo da noleggiare una Fiat Uno (Fioresi rent a car) al costo di 200 ARS al giorno con 200 km inclusi e riduzione franchigia. Prima tappa Playa Doradillo, a pochi km da P. Madryn sulla strada per la penisola. Non resistiamo alla tentazione di bagnarci nelle acque della baia, che ha una temperatura glaciale. A poca distanza vediamo passare un delfino. Torniamo a P. Madryn per una visita all’ecocentro, una sorta di museo faunistico marino molto interessante e poi, qualche km a sud, andiamo a Punta Lomo a vedere una colonia abbastanza numerosa di leoni marini, che si vedono da una scogliera di una trentina di metri. Qui iniziamo a scoprire la formula del doppio prezzo dei biglietti d’ingresso, per argentini e stranieri, con una differenza notevole (e questo vale, ad esempio, anche per i biglietti aerei della Aerolineas Argentinas). Laura è affascinata dai leoni marini, soprattutto dai loro versi, che si potrebbero definire ruggiti ma che preferiamo chiamare potenti rutti. Dopo un pranzo sul lungomare dove, per la prima e ultima volta proviamo la famosa parrilla, iniziamo il viaggio verso la penisola Valdez. I primi 100 km sono sono asfaltati, fino all’ingresso del parco e poi fino a Puerto Piramides, che è l’unico centro abitato della penisola, se si escludono le estancias sperse in mezzo al nulla. E’ un posto bellissimo, che si estende si e no per 500 mt, di piccole case spartane attorno alla baia dove partono le imbarcazioni per l’osservazione delle balene. A fatica troviamo un posto dove dormire (Posada Piramides), e non sapendo se la sera successiva saremmo stati ancora lì, il proprietario, molto gentile, ci tiene comunque una stanza senza impegno. Gli alloggi, essendo in numero ridotto, sono tra l’altro mediamente molto più cari rispetto a Puerto Madryn. Andiamo a piedi a prenotare l’escursione in barca per la mattina successiva, e prendiamo la prima, pensando che poi avremmo avuto più tempo per girare la penisola. Non sarà così! Camminando su è giù per questo villaggio con un’atmosfera di pace totale, ormai sfiniti entriamo in un locale per la cena (Estaciones, consigliatissimo). E qui, se da un lato Laura mangia due filetti di merluzzo a suo dire spaziali (io odio il pesce) a un costo irrisorio, dall’altro si consuma il dramma, che però scopriremo solo la mattina successiva.
Guesthouse 180 ARS Auto 400 ARS per due gg (400 km inc) Ingressi 180 ARS – Ecocentro, Punta Lomo, penis. Valdez Escursione in barca 200 ARS 03/11 Contentissimi di avere fatto la scelta del noleggio auto e del pernottamento a Puerto Piramides, andiamo al porto presto per andare a vedere le balene. E qui il dramma: non trovo più la macchina fotografica. Per fortuna abbiamo mezz’ora di tempo prima di imbarcarci.Torniamo a controllare alla guesthouse, ripenso a dove posso averla lasciata e ricordo che la sera prima, all’Estaciones, l’avevamo. Andiamo quindi a chiedere, e troviamo una signora che sta pulendo il locale che prova a guardare. Non trova niente, ma ci dice che la cameriera della sera prima dovrebbe arrivare a mezzogiorno. Saliamo sulla barca, ma io, praticamente disperato pensando alle foto già fatte, non riesco a godermi l’escursione. Eppure sarebbe bellissima, con le balene che ti girano attorno e saltano fuori dall’acqua. Laura riesce comunque a fare qualche foto con una sua macchina a rullino che porta sempre scaramanticamente. Finita l’escursione, ci tocca aspettare mezzogiorno invece di partire per il resto della penisola. All’arrivo della cameriera non serve neanche una parola: ci guarda, vede la mia faccia disperata, e da sotto il bancone tira fuori lei, la macchina fotografica. Sorriso a 32 denti, ringraziamenti e promessa di ritornare la sera, e via! Da qui sarà solo strada sterrata. Ci dirigiamo verso la Caleta Valdez, dove c’è una piccola colonia di pinguini. I pinguini. Non dico che fosse il motivo principale per il viaggio in Patagonia, ma io volevo vedere i pinguini. Ed eccoli, belli, eleganti, a tratti buffi, Non sono molti, ma siamo solo io, Laura e loro. Mi avvicino pian piano, li ho a 30 cm. Vorrei toccarli, ma Laura me lo vieta. A me dispiace, ma forse ha ragione lei. Sebbene siano abituati alla gente, probabilmente molto più molesta di noi, non è giusto alterare il loro habitat. Ci fermiamo a guardarli, loro ci osservano muovendo la loro buffa testa. Dopo qualche minuto sentiamo arrivare un’altra macchina. E finito il nostro momento di intimità con i pinguini. Torniamo al di qua della staccionata (che non avremmo dovuto superare) e dopo un po’ ce ne andiamo. Ormai c’è troppa gente. Ci rimettiamo in macchina, pochi km e siamo nel punto più attrezzato della penisola. Un ristorante, un grande parcheggio pieno di minibus provenienti da Puerto Madryn carichi di gente (che per fortuna fanno il giro in senso inverso al nostro), una camminata a strapiombo sulla costa dove si vedono leoni ed elefanti marini e qualche balena ad un centinaio di metri di distanza. Mangiamo qualcosa e ci rimettiamo in viaggio verso Punta Delgada. All’interno si vedono ovunque guanachi, pecore e cavalli, e quando arriviamo a Punta Delgada sarà in realtà una delusione. Sporca, molto alti rispetto alla costa, dove comunque si vede qualche leone marino. Col senno di poi sarebbe stato meglio andare a Punta Norte, la cui distanza era più o meno simile, ma ormai era arrivata l’ora di tornare verso Puerto Piramides. Rientriamo alla Posada Piramides, e per cena ci sembra d’obbligo tornare all’Estaciones dove, dopo aver mangiato e bevuto, ringraziamo la cameriera con una mancia.
Guesthouse 180 ARS 04/11 La mattina ci rimettiamo in viaggio per tornare a Puerto Madryn e riconsegnare l’auto. Alle 14.00 abbiamo il bus che ci porterà verso sud, verso Rio Gallegos, dove poi dovremmo cercare qualcosa per El Calafate. Lasciata l’auto, giriamo un po’ per negozi e poi zaino in spalla verso il terminal. Il nostro bus partirà con due ore di ritardo, che saranno quelle che ci faranno perdere il bus per Calafate. Da qui in poi i costi dei bus saranno mediamente più alti rispetto ai primi trasferimenti, probabilmente per il minor numero di compagnie su queste tratte.
Bus 420 ARS 05/11 Arriviamo a Rio Gallegos verso le 8.00 e subito cerchiamo un bus per Calafate. Ormai l’offerta si riduce, quindi prenotiamo il primo verso mezzogiorno. Pensiamo anche a cosa fare dopo Calafate e Chalten, ossia se tornare a Rio Gallegos e poi proseguire per Ushuaia o se andare verso Punta Arenas e Puerto Natales. Visto che fino adesso non abbiamo avuto contrattempi e abbiamo tempo a disposizione, decidiamo per la seconda soluzione. Nell’attesa del bus andiamo a vedere Rio Gallegos. Prendiamo un taxi con i nostri zaini (non c’era un deposito bagagli al terminal) e arriviamo in centro. Scesi dall’auto facciamo fatica a stare in piedi dal vento. Il tassista sorride e dice che per loro è assolutamente normale. Anche noi in qualche minuto ci adattiamo e iniziamo a camminare. Rio Gallegos è una città abbastanza grande, senza niente di particolare da vedere, che vive grazie all’estrazione di petrolio al largo della costa. Nonostante ciò merita comunque un paio d’ore di visita, anche perchè è una tappa obbligata per le altre destinazioni della Patagonia e della Terra del Fuoco.
Dopo aver mangiato andiamo al terminal a prendere il bus e alle 17.00 arriviamo a Calafate. Fuori dal terminal veniamo assaliti da persone che propongono alloggi più o meno validi. Il gran numero di possibilità di pernottamento in un momento ancora di media stagione permette di trattare abbastanza, e alla fine, dopo aver consultato la Lonely Planet, finiamo in una specie di bungalow (Los dos Pinos), a 5 minuti dalla via principale.
Calafate è l’esempio di come una città possa vivere grazie ad una sola attrazione, che però deve essere vista nella vita. Se fosse una persona si direbbe “more than life”, in realtà è un ghiacciaio con un fronte di 400 mt, un’altezza di 60 e una lunghezza di quasi 15 km, il tutto ad un livello di 200 mt sul livello del mare. Il Perito Moreno puoi guardarlo in mille foto, ma è solo quando ci sei davanti che capisci quanto è impressionante. Andiamo a prenotare l’escursione per il pomeriggio successivo e, prima di andare a cena, troviamo una lavanderia dove lasciamo i nostri vestiti, che ci verranno restituiti lavati e stirati in due ore. Che lusso! Per la cena ci trattiamo da signori, mangiando un filetto fenomenale e un sacco di altre cose, anche se di certo non a buon mercato (Ristorante Tablito) Bungalow 300 ARS (3 notti) Bus 90 ARS Escursione P. Moreno 160 ARS 06/11 Giriamo in tranquillità per Calafate, organizzando il trasferimento per Chalten del giorno successivo. Con calma arriva il pomeriggio e partiamo per il Perito Moreno. Un’ora di strada ed ecco che da un wiew point si vede il ghiacciaio…Splendido, ma siamo ancora lontani. Foto di rito e andiamo giù al porticciolo dove prendiamo una barca che ci fa fare un bel giro nel Lago Argentino, fin sotto la parete del ghiacciaio. Tira un vento furioso, il cielo è coperto, fa freddo, ma lo spettacolo è da lasciare senza fiato. Navighiamo per un’oretta, poi andiamo su, dove ci sono una serie di sentieri di fronte al Perito Moreno che permettono di osservarlo fino in fondo. La visita di questo ghiacciaio è un’esperienza visiva, ma anche acustica. Piccoli blocchi di ghiaccio cadono nel lago facendo un boato indescrivibile, e immaginiamo cosa succede quando crolla il ponte di ghiaccio che si forma tra il braccio nord e il braccio sud del lago, più o meno ogni 4-5 anni. Passiamo un paio d’ore a guardare da ogni angolazione questo spettacolo della natura, e poi saliamo a bere un caffè prima di rientrare a Calafate per cena.
07/11 Mattinata di relax fino a ora di pranzo, quando partiamo per Chalten. Siccome torneremo a Calafate la sera successiva e pernotteremo ancora a Los dos Pinos, lasciamo uno dei due zaini in una stanza deposito e portiamo quello che ci serve nell’altro. Lungo la strada ci fermiamo a bere un caffè e mangiare una fetta di torta in una estancia, dove, ad un certo punto, troviamo un piccolo guanaco ed un vitellino. Niente di strano, se non fosse che giravano fra i tavoli all’interno del locale e miravano alla tua torta…Veramente splendidi, come facevi a non accarezzarli? Chalten è il punto di partenza per osservare (o scalare) alcune tra le montagne più belle del pianeta, che hanno fatto la storia dell’alpinismo. Purtroppo staremo a Chalten solo un giorno e mezzo, altrimenti dovremmo rinunciare a Puerto Natales e Punta Arenas, ma l’obiettivo (per me) era quello di vedere sua maestà Cerro Torre, avvolto ancora dai misteri delle prime ascensioni. E’ un villaggio che, quando un amico alpinista andò a scalare in Patagonia nel 1982, non esisteva ancora. C’erano per terra dei paletti che indicavano dove sarebbero sorte le strade, le case e la chiesa, e pare che sia stata “costruita” dal governo Argentino in una terra di nessuno prima che ci pensassero i cileni per poter rivendicare il territorio. E’ un agglomerato di case di lamiera senza alcuna logica, in mezzo a strade fangose, ma con il Fitz Roy alle spalle. Almeno crediamo, perché abbiamo trovato in assoluto i giorni peggiori di tutto il viaggio.
Pernottiamo in un ostello nuovo e pulito il cui prezzo era compreso in quello del bus, e ceniamo in un locale, di cui purtroppo non ricordo il nome, ma conosciuto per la birra casalinga veramente eccellente.
Bus A/R e pernott 300 ARS 08/11 Sveglia presto. Ci aspettano, tra andata e ritorno, poco più di 20 km di camminata abbastanza semplice per arrivare al Campamento Maestri e alla Laguna Torre, campo base per la scalata. Ho in mente una foto di un amico (quello della regione dei laghi) alla Laguna Torre con il Cerro Torre alle sue spalle. La mia foto sarà quella della Laguna Torre. Sua maestà non si è fatto vedere. Laura è triste per me, era una cosa a cui tenevo molto. Io sono dispiaciuto si, ma non più di tanto. Capisco che questa è la Patagonia, nel bene e nel male. Se il Cerro Torre non voleva fari vedere, era giusto così. Dispiace invece non avere più giorni a disposizione per riprovarci, ma conosco gente che ha visto Cerro Torre e Fitz Roy in un singolo giorno, e gente che è stata lì una settimana senza riuscire a vedere niente. Comunque i paesaggi rimangono spettacolari anche con le nubi basse, per un po’ ha iniziato a nevicare, e con gli occhi ci perdevamo nell’immensità di questi posti.
Ovviamente ci siamo consolati con una birra, prima di rientrare, alle 22.00 e assolutamente stravolti, a Calafate. Ritroviamo il nostro zaino lasciato in deposito e andiamo a dormire.
09/11 Alle 8.30 si parte per Puerto Natales. Il maltempo continua, tant’è che solo per i controlli del passaporto all’uscita dall’Argentina prendiamo una lavata da ricordare per un bel pezzo. Ma all’ingresso in Cile, ancora peggio. I doganieri fanno aprire tutti i bagagli (non possono entrare merci di origine vegetale o animale), e passiamo così quasi due ore prima di poterci rimettere in viaggio. Arriviamo nel pomeriggio a Puerto Natales, che risulta essere una piccola graziosa cittadina, punto d’appoggio perfetto per le Torres del Paine. Ma, un po’ per il tempo ridotto a disposizione, un po’ per il meteo pessimo, un po’ perché noi abbiamo le tre cime di Lavaredo (sembrano gemelle), rinunciamo alla visita delle Torres e ci godiamo invece l’atmosfera tranquilla del posto. Purtroppo troviamo una guesthouse che si rivelerà molto sporca (Ospedaje Maria Jose, anche se non sarà il posto peggiore in assoluto), e ci salveranno i nostri sacchi a pelo, all’interno dei quali dormiremo senza rischiare di prendere chissà cosa. Caffè pomeridiano in un locale con delle grandi vetrate sul mare (Concepto Indigo) attraverso le quali si poteva osservare lo splendore delle cime andine innevate e, dopo aver trovato con difficoltà un bus per Punta Arenas per il giorno successivo, andiamo a cena da Carlito, simpatico ristorante dalle porzioni molto abbondanti e dai prezzi contenuti.
Bus per P. Natales 120 ARS Bus per P. Arenas 12000 pesos cil Pernottamento 10000 pesos cil 10/11 Sveglia alle 6.00 e partenza per Punta Arenas dopo un sano Nescafè. Arriviamo in circa tre ore e ci mettiamo alla ricerca di un posto dove lasciare gli zaini e fermarci la notte. Troviamo forse la migliore sistemazione di tutto il viaggio, assolutamente da consigliare, con una stanza grande e pulita e una signora colazione (Hostal Patagonia Nativa). Anche a Punta Arenas camminiamo in lungo e in largo immergendoci nell’atmosfera di questa cittadina, dalla quale in passato partivano tutte le spedizioni per l’Antartide. La sera ci concediamo una birra in un locale che è sempre stata la base di partenza per gli esploratori, e tutto ciò può essere rivissuto anche solo guardandone le pareti (non ricordo il nome del locale, ma è a fianco del palazzo di Sara Braun, all’angolo della plaza de armas).
Hostal 60000 pesos cil 11/11 Ancora sveglia presto. Ci aspetta un viaggio di 12 ore per Ushuaia. Diventerà un viaggio di 16 ore perché alla frontiera cilena il personale è in sciopero a tempo indefinito. Se volessero potrebbero farlo durare anche due giorni, in realtà si accontentano di 4 ore. Non sapremo mai la motivazione. Bella la breve navigazione col traghetto sullo stretto di Magellano, con la quale si entra nella Tierra del Fuego, ma alla fine questa è stata una giornata di trasferimento (anche se in alcuni momenti caratterizzata da paesaggi spettacolari, come quelli del Lago Fagnano), che ci farà arrivare a Ushuaia quasi a mezzanotte, sotto una pioggia torrenziale, stravolti e incazzati. Questa associazione di fattori farà si che seguiamo la prima persona che ci chiede se abbiamo bisogno di un posto da dormire. Ma arrivati sul posto (Posada del Danali, da noi ribattezzata posada del dengue per l’elevato rischio infettivo), ci rendiamo conto della sporcizia della camera, dei bagni e dell’ambiente in generale. Un vero schifo, e noi non siamo sicuramente due che cerchiamo il lusso, anzi, ci adattiamo praticamente dappertutto. Per fortuna i fidi sacchi a pelo ci fanno dormire un po’ sereni, e comunque, la meta finale è stata raggiunta.
Ushuaia, Fin del Mundo!!!! Bus per Ushuaia 60000 pesos cil Posada 120 ARS 12/11 La mattina facciamo al volo gli zaini e fuggiamo. Ci mettiamo a camminare per Ushuaia per cercare un altro posto per le notti successive. Non sarà facile, vuoi per il numero maggiore di turisti, vuoi per il budget che ci eravamo prefissati, ma alla fine troveremo un’ottima guesthouse, condotta da una donna molto simpatica, che ci mette a disposizione una camera molto spaziosa con bagno in comune, anche se alla fine lo utilizzeremo solo noi (B&B Nauel). Andiamo a visitare il museo Fin del Mundo, dove ci facciamo timbrare i passaporti, e poi ci dirigiamo verso il porto dove prendiamo un’imbarcazione che avrebbe dovuto farci fare un giro di 5 ore nel canale di Beagle. Avrebbe, visto che dopo un’ora e mezza, per problemi tecnici, la barca è rientrata al porto. Il tempo è sufficiente comunque per vedere un po’ di leoni marini, qualche pulcinella di mare, e il faro della Fin del Mundo. Ovviamente il tutto accompagnato dal consueto cielo grigio. B&B 360 ARS (per 2 notti) Navigazione Beagle 270 ARS 13/11 e 14/11 Andiamo in giro senza una meta precisa. Siamo andati sul ghiacciaio che sta alle spalle della città (un’oretta di cammino) e dal quale si ha una vista spettacolare su Ushuaia e sul canale di Beagle, finalmente con un po’ di sole. A cena Laura ha assaporato la famosa merluza nigra, pesce che si trova solo in questa zona e che ha definito spettacolare.
Il giorno successivo, dopo gli ultimi acquisti, abbiamo passato un piacevole pomeriggio a parlare con la signora del B&B, vista ormai la nostra padronanza dello spagnolo. La sera ci siamo diretti verso l’aeroporto dove, con le canoniche due ore di ritardo, abbiamo preso il volo per Buenos Aires, dove siamo arrivati alle 3 di notte. Col taxi ci siamo fatti accompagnare all’hotel prenotato nel pomeriggio (sempre da www.Hotel.De, Hotel Catalinas Suites), dove in realtà ci hanno dato un piccolo appartamento con cucina.
Volo Ushuaia-BA 130 € a persona Hotel 460 ARS (per 2 notti) 15/11 e 16/11 Ci alziamo distrutti solo per fare colazione. Poi in qualche maniera riusciamo ad uscire e a girare per Buenos Aires, sempre seguendo la Lonely Planet. Avevo promesso a Laura che l’avrei portata a vedere uno spettacolo di Tango. Anche qui la guida ci viene in aiuto, e invece di prenotare pacchetti preconfezionati per turisti che comprendono cena e spettacolo e che vendono un po’ ovunque, andiamo al Caffè Tortoni, il più antico di Buenos Aires, a prenotare due posti per lo spettacolo serale, in una sala piccola e molto accogliente. Decisamente un’ottima scelta, sicuramente con uno spettacolo più genuino rispetto a quelli sfarzosi per turisti. Faceva comunque ridere vedere tutti vestiti in maniera più o meno elegante, e la coppia con cui dividevamo il tavolo in abito da sera. Noi eravamo con i nostri vestiti, ossia abbigliamento da montagna, e mentre loro bevevano champagne, noi birra. Come diceva una volta un programma, siamo fatti così… Spettacolo 120 ARS 17/11 Sveglia di buon ora, perché decidiamo di andare in aeroporto utilizzando il bus di linea, invece della navetta. Ci mettiamo più di due ore, e purtroppo vediamo ciò che tutti cercano di nascondere. Basta uscire dal centro di qualche km ed ecco quelle che in Brasile chiamano favelas. Non so se ci sia un corrispettivo in spagnolo, ma anche se si cambia il nome la sostanza rimane. Aree di estrema povertà ai margini delle metropoli. Ripartiamo per l’Italia con quest’ultima immagine.
18/11 Torniamo a casa, seguendo il tragitto Malpensa – Stazione Centrale – Stazione Desenzano. Siamo praticamente in viaggio da 24 ore e, nonostante in treno un signore in giacca e cravatta ci chiede del nostro viaggio, probabilmente rimane schifato dal nostro stato brado. Ma tant’è, siamo a casa.
Alla fine alcuni dati e alcuni consigli: – Tragitto percorso da nord (Buenos Aires) a sud (Ushuaia): più di 6000 km – Spese totali 4300 € (per due persone), di cui 2850 di trasporti (aeri, bus, taxi), 550 per i pernottamenti e 450 per i pasti.
Noi abbiamo cercato sempre sistemazioni di medio livello, ovviamente si può risparmiare anche parecchio sui pernottamenti. In parte si può risparmiare anche sui bus, ad esempio non prendendo i posti cama, mentre sull’aereo c’è poco da fare, a meno di non andare a Madrid con una low cost tipo Ryanair e da li prendere il volo di linea per Buenos Aires, o trovare delle offerte temporanee (Alitalia ha fatto un’offerta Roma – BA ar a 399 €!!).
C’è anche la possibilità di prendere un pacchetto di voli interni ed evitare i lunghi trasferimenti in bus, anche se noi abbiamo preferito goderci i paesaggi.
Assolutamente valida la scelta di noleggiare un’auto per la penisola Valdez e dormire a Puerto Piramides. Stare a Puerto Madryn non ne vale la pena. Col senno di poi salterei Punta Delgada e andrei a Punta Norte. Ci dispiace non essere andati a Punta Tombo, 200 km a sud di Peurto Madryn, dove c’è una grande colonia di pinguini.
Se si ha il tempo, non bisognerebbe perdere la regione dei laghi. E’ veramente stupefacente.