3 giorni a Istanbul!
Approfittando del nuovo volo Alitalia diretto Torino-Istanbul, attivato a metà dicembre, ci lanciamo finalmente a fare questa gita da tempo meditata. L’inverno forse non è la stagione migliore per apprezzare i colori della città, ma il clima è comunque una pacchia così mitigato dal mare…La prima sera mangiamo fuori dal ristorante, con un semplice maglione di lana.
Ma cominciamo dal principio.
Il volo diretto è solo la domenica; dovendo rientrare a metà settimana abbiamo il ritorno su Fiumicino (116 euro a testa in totale, biglietti prenotati su volagratis.Com ai primi di novembre). Come albergo scegliamo l’Hotel Sapphire (www.Hotelsapphire.Com/home.Html) prenotandolo su booking.Com, centralissimo e abbordabile come prezzi (378 euro per 3 notti con colazione a buffet – buona e varia – inclusa), che si rivelerà davvero una buona soluzione: il personale è di una cordialità eccezionale, il trasporto dall’aeroporto all’hotel è gratuito (il passaggio al ritorno, facoltativo, si paga sui 10 euro a testa che comunque è lo stesso prezzo che fanno le compagnie di navette davanti ad Aya Sofia), c’è una piscinetta interna con acqua deliziosamente calda che è un vero toccasana dopo ore passate a camminare, una sauna, il bagno turco, e si trova in una zona dove passeggiare anche a sera tarda non crea nessun tipo di problema. Le stanze sono davvero piccole e la vista non è un granchè – visto che si trova incastrato in un dedalo di viuzze in cui non passano neanche le auto – ma per 3 notti va più che bene.
Con una coppia anch’essa di Torino conosciuta al Sapphire, cominciamo la visita della città, Lonely Planet alla mano come sempre…E che posto potrebbe essere migliore, per iniziare, della Cisterna Basilica (il biglietto, pagabile in euro, ne costa 6)? Spettacolare. Per noi appassionati di Tomb Raider e Lara Croft al seguito è un sogno realizzato! Le luci che rasentano le colonne sono puro fascino, i pesci enormi che nuotano nel rosso dell’acqua come fantasmi, le teste delle meduse inquietanti…In assoluto il posto che ci è piaciuto di più, avrebbe meritato una seconda visita.
Ci dirigiamo quindi verso Aya Sofia e la Moschea Blu, ma ormai è troppo tardi per visitarle con la calma dovuta – la preghiera sta per iniziare – e quindi ci limitiamo a una gita di esplorazione che ci porta all’Arasta Bazar sotto la Moschea, coloratissimo ma forse un pò troppo turistico e poi nessuno di noi vuole già buttarsi a comprare a testa bassa i dannatissimi “ricordini”. Il fascino del muezzin che intona la preghiera serale è indiscutibile, soprattutto quando la sua voce si disperde al tramonto: telefono di corsa a mia mamma – che era stata a Istambul lo scorso giugno e lo aveva adorato – per rifarglielo sentire in tempo reale.
Anche se sono appena le 6 di sera, il panino mangiato sull’aereo al mattino comincia a farci sognare una cena decente e così ci fidiamo della Lonely che ci porta al ristorante Hatay (Ibni Kemal Caddesi 9-11, a due passi dal Sapphire, che figura se ci penso…Ho letto male la mappa sulla Lonely e pensavo di essere lontanissima dall’hotel…Invece dopo cena ci alziamo, mi giro, e l’hotel era di fronte!). Buoni antipasti con salsine varie da spalmare sul pane e poi ci facciamo consigliare dal cameriere che ci porta il testi kebab, una specie di spezzatino – noi abbiamo scelto il vitello ma si poteva avere anche di pollo o agnello – cotto in un vaso di coccio che viene incendiato e quindi spaccato con un colpo netto al momento di servirlo. Buono! Come dessert provo una dolcissima crema di miele e yogurt, mentre i nostri nuovi amici vanno di baklava…Che apprezzano, così come tutti apprezziamo l’ottimo caffè turco a fine pasto (non ricordo esattamente quanto abbiamo pagato ma era circa sui 25 euro a testa bevendo birra). La tentazione di un tuffo nella piscinetta dell’hotel è irresistibile e quindi si fa! Perfetta conclusione della prima giornata.
Il giorno successivo ci dirigiamo verso la Moschea Blu; si passa dal retro, ci si tolgono le scarpe mettendole in un sacchetto che viene fornito all’ingresso e si entra. Alcuni cartelli invitano le donne a coprirsi la testa e gli uomini a non presentarsi in pantaloni corti…Da femminista convinta mi prudono un pò le mani, però mi sembra corretto rispettare se non altro le convinzioni religiose altrui – quando non calpestano oltremodo la dignità della persona – e quindi eseguo, mettendomi la sciarpa in testa a mò di foulard anche se moltissime altre turiste non lo fanno e nessun accolito protesta. Dall’altissimo soffitto – decorato a fiori blu, appunto – pendono enormi lampadari circolari con una miriade di lampadine che illuminano i morbidissimi tappeti su cui si cammina a testa in su e a bocca aperta…Che spettacolo! Un pò triste e segregata in un angolo dietro a paraventi forati la zona per la preghiera delle donne…Le mani ricominciano a prudere e usciamo facendo un’offerta libera (noi diamo 2 euro) all’omino che ci rilascia regolare ricevuta.
Essendo lunedì Aya Sofia è chiusa, quindi ci dirigiamo al Topkapi dopo aver fatto un bel pò di foto alla Moschea attraverso i getti della fontana del parco di fronte ad essa. Al Topkapi si paga solo in lire turche (all’epoca 1 lira valeva 0.57 centesimi di euro circa) e noi non avevamo ancora cambiato nulla…Ma a fianco alla biglietteria un tipo con un gran pancione e un gran rotolo di banconote in mano fa il “suo” cambio…E ci dà 40 lire per 20 euro, così possiamo entrare (il biglietto costa 20 lire a testa) senza sapere che l’Harem si paga a parte, sempre e solo in lire. Così imparo a leggere la Lonely con più attenzione! Vado allla caffetteria vicino all’Harem, dove mi cambiano i soldi con il solito “diviso 2”, altri 20 euro per 40 lire, ma mi chiedono anche di ordinare qualcosa, prendo un buon caffè turco…Ed entriamo anche all’Harem (15 lire a testa), che si rivela a parer mio, la parte più interessante del palazzo, soprattutto per la storia che c’è dietro e che trasuda dalle pareti…Eunuchi, mogli, favorite e concubine…E la madre del sultano, la valide, che comandava tutte…Che vita…
Per visitare le altre stanze del palazzo, quelle comprese nel primo biglietto di ingresso, abbiamo sempre fatto molta coda; se la si vuole evitare conviene decisamente andare appena apre alle 9 del mattino.
Dopo aver mangiato un discreto kebab nel ristorante del Topkapi, il Konyali, decidiamo di dirigerci verso il Gran Bazar. Purtroppo il tempo peggiora e inizia a piovere molto forte; prima di raggiungere il mercato coperto, al quale comunque si arriva tranquillamente a piedi, ci laviamo per bene…Ma ci rinfranchiamo subito vedendo questo posto incredibile…E cominciamo a camminare senza badare minimamente al numero della porta dalla quale eravamo entrati…E ovviamente ci perdiamo. E’ un labirinto spettacolare, coloratissimo, negozi, bar, ristorantini, pasticcerie, erboristerie…Un posto mai visto prima. I negozi più belli, quelli di lampadari e di narghilè, i vetri illuminati mandano bagliori meravigliosi e mi diverte vedere gli omini che portano i vassoi con il tè, muoversi velocissimi in mezzo alla folla. L’unico problema del posto, forse, è l’insistenza dei venditori…Impossibile avvicinarsi per osservare o chiedere solo un prezzo…Sei costretto a ficcarti in una fittissima conversazione che parte dalla tua città di provenienza (“italiano” scopriamo significhi essenzialmente “napoletano” o “siciliano”, vaghi accenni alla Juve quando nomini Torino) e finisce con “compra qui”. Sorridendo glissiamo fino a un bellissimo negozio di narghilè dove ne compriamo uno abbastanza grosso (io temo per la faccenda “abbiamo solo bagaglio a mano”, ma loro ce lo impacchettano benissimo e nessuno a Fiumicino ci fa problemi) a 45 euro contrattati per un pò. Dopo aver capito che ogni porta del labirinto è numerata chiediamo a un poliziotto – sono numerosissimi, in giro – come diavolo facciamo a uscire nella zona di “Aya Sofia”, dico io…E lui “gate number 1″…Che ritroviamo credo per un puro colpo di fortuna perchè dopo un pò tutti i negozi si assomigliano! Per fortuna ha smesso di piovere; torniamo in hotel e ritentiamo la piscina che però purtroppo è occupata da un gruppo di italianissimi cafoni maleducati che urlano a squarciagola i fatti propri e quindi ce ne andiamo in camera in tempo per unirci ai nostri compagni di viaggio per cena. Salendo al Gran Bazar sotto il diluvio avevamo notato un ristorante di pesce che ci ispirava e decidiamo di provarlo. Si chiama Sultanahmet Fish House (www.Sultanahmetfishhouse.Com) e mangiamo alici marinate, gamberoni e ottimi branzini per 20 euro circa a testa, sempre con birra e tè alla mela (buonissimo, ormai ne sono drogata, ne ho portata in Italia una quantità industriale!). Una rilassante passeggiata serale nella caratterstica zona del porto, in mezzo alle ultime, ritardatarie, bancarelle di panini allo sgombro grigliato, concilia il sonno.
Per l’ultimo giorno – per fortuna c’è un bel sole – lasciamo Aya Sofia (anche qui si paga solo in lire, 20, a testa) che troviamo molto deludente perchè spoglia e in restauro, e la crociera pomeridiana sul Bosforo, prenotata in hotel, a 35 euro a testa. Un pò carente l’organizzazione: nel tour è compresa una mezz’ora scarsa al Bazar delle Spezie che ha come unico risultato il perdere 2 partecipanti che dopo aver atteso 20 minuti buoni in pullman, lasciamo a terra chissà dove. Sarebbe stato sicuramente meglio fare prima la crociera e poi la gita al bazar…Anche perchè al ritorno puoi chiedere alla guida (un tizio depressissimo che non ha fatto mezzo sorriso in tutto il pomeriggio) di farti scendere dal bus dove si preferisce, senza dover necessariamente tornare in hotel. La crociera dura circa 3 ore e fa godere del panorama di Istambul da un diverso punto di vista. Bella, la consiglio.
Dopo un giro tortuosissimo in pullman, che riporta i vari turisti in hotel sparsi anche nella zona di Taksim – ottima occasione per buttarci un occhio – ci facciamo lasciare al Bazar delle Spezie (che è proprio di fronte al Ponte di Galata nella zona del porto) che ci piace da morire, esattamente come il Gran Bazar…I profumi che impregnano l’aria sono indimenticabili e i colori…Inutile dirlo! Compriamo zafferano, curry, pomodori secchi, tè alle mele, alle rose e all’arancia (tutto confezionato sotto vuoto) e alcuni macinapepe di ferro battuto carinissimi…E poi ci ricordiamo di aver saltato pranzo per evitare di patire la nave sul Bosforo…E quindi vai di panino allo sgombro di merenda! Meraviglia, ci sono dei barconi che oscillano in maniera paurosa, sui cui i cuochi grigliano il pesce e uno di loro te lo sporge sulla terraferma…A 4 lire! Ne prendiamo 2 a testa, sono troppo buoni, e li innaffiamo, ovviamente, con un caldissimo tè a 2 lire a bicchiere. Rinfrancati, torniamo in hotel a fare le valigie, una doccia…E usciamo di nuovo con l’intenzione di dare l’addio alla città con una semplice passeggiata sul ponte di Galata (i nostri amici sono andati sulla Torre, noi non ce l’abbiamo fatta…La lasciamo per la prossima volta!)…E invece, di nuovo, ci sediamo a mangiare pesce in un ristorante sulla riva opposta – che se non sbaglio si chiamava Olympic. Non male, bellissima vista sul Bosforo, e spendiamo davvero poco, sui 15 euro a testa, di nuovo a base di branzino.
Per evitare la marea di “buttadentro” che già aveva cercato di accalappiarci all’andata nei vari ristoranti, passiamo sul livello superiore del ponte e guardiamo incuriositi la miriade di pescatori che anche a notte fonda getta l’amo nel Bosforo…E torniamo in hotel per dormire qualche ora. Sveglia alle 3 e mezza con partenza alle 4…Ma gentilissimi, nella hall due addetti ci offrono un bicchiere di tè alla mela bello caldo, una confezione di dolci turchi e due bicchierini da tè con la classica forma a tulipano. Difficile che un’altra città riesce a soppiantare nel mio cuore la “mia” magica Lisbona…Ma Istanbul ci va molto vicina. Da tornarci!