Nel cuore dell’Indonesia

L’idea di andare in Indonesia è nata quasi per caso, è un paese che ci ronzava in testa da tempo ma non avevamo mai preso concretamente in considerazione. Poi a luglio una super-offerta della Thai per il volo Roma-Bangkok ci ha fatto decidere di tornare in Asia. A quel punto dopo varie idee programmi e ripensamenti abbiamo deciso per...
Scritto da: marinaio964
nel cuore dell'indonesia
Partenza il: 09/10/2009
Ritorno il: 02/11/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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L’idea di andare in Indonesia è nata quasi per caso, è un paese che ci ronzava in testa da tempo ma non avevamo mai preso concretamente in considerazione. Poi a luglio una super-offerta della Thai per il volo Roma-Bangkok ci ha fatto decidere di tornare in Asia. A quel punto dopo varie idee programmi e ripensamenti abbiamo deciso per l’Indonesia, ma senza un’idea precisa. Solo del posto di arrivo e quello di partenza. Siamo quindi partiti con in mano i soli biglietti aerei e la prenotazione dell’albergo a Kuala Lumpur dove dovevamo necessariamente dormire l’ultima notte.

Alla fine l’itinerario è stato: Java: Yogyakarta, vulcano Merapi, vulcano Bromo, vulcano Ijen Bali: sud, est, Ubud e dintorni Lombok: Senggigi e isole Gili Bangkok (l’ultimo giorno) Alla fine del racconto ci sono tutti i dettagli del viaggio.

10-16 ottobre, Java Sono circa le 16.30 del 10 ottobre quando mettiamo piede per la prima volta in territorio indonesiano.

Siamo a Yogyakarta, Java centrale, dopo aver volato prima da Roma a Bangkok (Thailandia), da lì a Kuala Lumpur (Malesia) e infine da KL a Yogya. Cambiamo un po’ di contanti all’ufficio che si trova all’esterno dell’aeroporto, prendiamo il primo di una serie innumerevole di caffè e con un taxi ci facciamo portare in Sosrowijayan, una strada dove si trovano parecchi alberghi e losmen. Ne scegliamo uno dalla LP, il Bladok Losmen, e dopo aver preso la stanza usciamo subito per un giro della città. Siamo nella zona centrale, sulla strada principale di Yogya, Malioboro Road. Ovunque è pieno di negozi e bancarelle di magliette, batik, artigianato vario che l’Indonesia esporta praticamente in tutto il mondo.

Per strada ci sono centinaia di persone, oltre a motorini in quantità e bekak, il tuk-tuk locale, un carrozzino minuscolo a pedali molto usato dalla gente del posto per spostarsi. L’impatto con la gente è immediatamente positivo, sarà che tutti ridono o sorridono, gentili, anche quando ti fermano solo per proporti un acquisto. C’è un modo di fare che non è solo gentile per accattivarsi il turista, è che sono proprio simpatici! Avremo modo di vederlo in tutto il corso del viaggio.

Prima di andare a cena cerchiamo un’agenzia dove prenotare l’escursione al Gunung (vulcano) Merapi, che si trova poche decine di km a nord di Yogya.

Ho letto di questa escursione sulla LP, anche se in alcuni periodi non è possibile farla per via delle eruzioni. Ora si può, e quindi ci prenotiamo per la sera della domenica.

A scanso di equivoci, quella sul Merapi non è un’escursione leggera, è un trekking vero e proprio che si svolge di notte e al freddo, per arrivare sulla cima del vulcano all’alba, per cui lo suggerisco solo a chi è fisicamente allenato.

Ceniamo da F.M Café sulla Sosrowijayan e dopocena da Bintang Café dove suonano dal vivo, prima di andare a dormire.

Ancora un po’ storditi dal fuso orario, veniamo svegliati alle 4 di notte dalle preghiere del muezzin; passa un’ora e la vicina chiesa protestante attacca con dei canti tipo gospel… sembra difficile continuare a dormire, mi alzo e vado affare una passeggiata per le stradine ancora addormentate. Dopo colazione decidiamo di andare a visitare il complesso dei templi induisti di Prambanan, a circa 25km dalla città. Ci arriviamo direttamente con un autobus e una breve passeggiata. Il complesso è interessante ma non così straordinario, soprattutto dopo aver visto solo pochi mesi fa quello di Angkor in Cambogia.

Comunque è una bella gita dove abbiamo anche occasione di vedere dei bambini che si esibiscono in danze tradizionali impersonando mostri animali ecc.

Al ritorno in città cerchiamo di riposare un po’ perché stasera abbiamo l’ascesa del Merapi.

Ceniamo sempre in zona, da Bedhot, e alle 21 ci viene a prendere una jeep per portarci al “campo base” del trekking. Dovremmo metterci due ore ma ce ne mettiamo tre perché l’autista non conosce la strada e sbaglia più di una volta. La situazione è tutto sommato divertente.

Siamo sette, oltre a noi una coppia di olandesi più o meno della nostra età e un signore tedesco sulla sessantacinquina col figlio trentenne e la sua ragazza.

Arriviamo a destinazione verso mezzanotte e ci uniamo con un altro gruppo di sette persone: un ragazzo statunitense sui 25, una coppietta credo tedesca della stessa età e quattro tailandesi (tre ragazzi e una ragazza) sui 30/35.

Il tempo di rilassarci un’oretta e all’una di notte ci mettiamo in cammino.

Ci accompagnano cinque guide locali.

Il primo tratto è subito ripido ma su strada asfaltata, e dopo solo una decina di minuti il signore tedesco si rende conto di non potercela fare e torna indietro. Proseguiamo fino alla fine della strada asfaltata, circa 40 minuti, e facciamo la prima sosta. Da qui comincia il sentiero di montagna vero e proprio. Proseguiamo il cammino muniti di torce elettriche, unico modo per illuminarci la strada, che è uno stretto sentiero roccioso e molto ripido, piuttosto faticoso. Alla terza sosta la coppietta-credo-tedesca ci molla e torna giù, erano saliti con addosso solo delle t-shirt, e comincia a fare piuttosto freddo. Noi continuiamo stanchi e imperterriti, più di una volta ci siamo detti “ma chi ce l’ha fatto fare…”, ma l’avventura era troppo interessante… Comunque, all’ultima sosta, anche il ragazzo tedesco e la sua girl ci mollano, ma si fermano lì ad aspettare l’alba, e noi, in compagnia di una guida.

Noi invece, determinatissimi, insieme agli olandesi e allo statunitense (detto l’uomo bionico) arriviamo alla fine in cima, io arrivo su per seconda, con la guida che negli ultimi metri mi prende per mano e quasi mi trascina, in un paesaggio spettrale con rocce laviche e canaloni di cenere…Mi sento un po’ Frodo Baggins quando arriva sul monte Fato per gettare l’anello nel cratere… Dopo circa un quarto d’ora ci raggiungono anche i tailandesi. Sono ormai le 5.15, siamo saliti per oltre quattro ore, e sta albeggiando. E’ inutile dire che lo spettacolo dell’alba in cima al vulcano è stupendo, siamo oltre le nuvole (a 2900mt) e tutto intorno sbucano le cime di altri vulcani. Però fa anche un freddo assurdo… In realtà non siamo proprio in cima, siamo su un plateau, la cima vera e propria, cioè il bordo più altro del cratere, si trova più su, ad un’ora ulteriore di salita.

Nessuno di noi ce la fa, anche perché l’alba l’abbiamo vista e la discesa è molto lunga.

Solo l’uomo bionico decide di andare accompagnato da una guida, e si avviano su di corsa… ma credo che lui avesse esperienze di trekking in Nepal.

Con gli olandesi cominciamo a scendere, ormai c’è luce ma anche la discesa non è affatto facile, molto sdrucciolevole e ripida.

Ci vogliono altre tre ore e mezza per scendere, arriviamo alla base con le gambe “sfrante”.

Almeno non fa più freddo, al sole si comincia a stare bene. Mentre facciamo colazione di fronte al vulcano ci rendiamo conto di essere saliti fin lassù, che impresa! Tornando indietro con la jeep, attraversiamo un paesaggio bellissimo di campi, risaie e vulcani. Avevamo pensato di andare oggi a visitare Borobudur ma siamo veramente troppo stanchi per affrontare altre quattro ore di viaggio e decidiamo di metterci a dormire, allungheremo il soggiorno in città di un giorno e ci andremo domani.

Nel pomeriggio giriamo senza meta per la città, ci concediamo un massaggio e andiamo a informarci per le successive escursioni. Chiediamo un po’ in giro e alla fine ritorniamo all’agenzia con cui avevamo fatto il Merapi, la Kartika trekking. Abbiamo prenotato per il mercoledì l’escursione al vulcano Bromo (Java est), successivamente quella al vulcano Ijen e il trasporto fino al porto di Ketapang, da cui partono i traghetti per Bali.

Oggi andiamo a Borobudur.

Prima cambiamo alloggio e ci trasferiamo in un altro losmen un po’ più economico, il Setia Kawan.

Per andare a Borobudur bisogna prendere un autobus per il terminal Jombor, da dove partono altri autobus per il sito.

Pranziamo in un warung fuori dal sito prima di entrare a visitarlo. Si compone di un unico tempio suddiviso però in varie terrazze e man mano che si sale aumenta il numero degli stupa, che sono anche sempre più grandi. E’ un posto molto suggestivo, e dall’alto si può ammirare il panorama sulle vallate circostanti. E’ molto frequentato da turisti indonesiani, e molti di loro ci chiedono di fare le foto insieme a noi, accettiamo con piacere, ci sentiamo le star della giornata! Al rientro facciamo un altro bel giro della città, fermandoci a chiacchierare ogni tanto con qualche passante che curioso ci fa domande su di noi.

Nel pomeriggio in un bar conosciamo una coppia di italiani, Federica e Umberto che ci dicono avere più o meno il nostro programma, probabilmente ci rincontreremo.

Cena da Superman e solita birretta prima di dormire.

Oggi è una lunga giornata di trasferimento verso il vulcano Bromo, che si trova nella parte est di Java. Verso le nove viene a prenderci il minivan e facciamo conoscenza coi compagni di viaggio dei prossimi giorni, una coppia di giovani olandesi, Adriana e Django, e Tom, un ragazzo australiano. Il viaggio durerà ben 11 ore, passando alternativamente tra campagne, risaie e trafficate cittadine, ma nonostante tutto è piacevole perché nel van siamo comodi, a parte la guida azzardatissima dell’autista. Verso le otto di sera arriviamo a Probolinggo, città costiera nonché principale luogo di produzione del mango. Lì cambiamo mezzo (e autista!) e dopo un paio d’ore arriviamo a destinazione, ovvero Cemoro Lawang, sul bordo del grande cratere al cui interno si trovano i coni del Bromo e di altri due vulcani. Tutta questa zona fa parte del parco nazionale Bromo-Tengger-Semeru, un complesso vulcanico molto esteso con delle cime tuttora attive.

A Cemoro Lawang alloggiamo nell’hotel Cemara Indah, incluso nel tour, abbastanza spartano ma non male. Ceniamo nel ristorante dell’albergo e andiamo a dormire quasi subito, sono ormai passate le 11 e abbiamo la sveglia alle tre.

Purtroppo non abbiamo pensato di farci dare una seconda coperta, fa decisamente freddo e siamo costretti a dormire vestiti, dormiamo ben poco in verità.

Alle tre ci svegliano ma passa almeno un’ora prima di metterci in cammino con le jeep, che ci porteranno nel punto più alto del cratere esterno, Penanjakan, da dove vedremo l’alba. I nostri compagni di viaggio invece si avviano a piedi direttamente sul Bromo, e vedranno l’alba da lì.

Arrivati al punto di sosta bisogna salire solo poche decine di metri, c’è un piazzale panoramico dove comitive di turisti provenienti da vari posti, in particolare chiassosi cinesi, sono tutti lì ad aspettare l’alba. Fa un freddo cane e non è facile trovare un posticino tranquillo per fare buone foto. Incontriamo di nuovo i due italiani ma li perdiamo di vista.

L’alba in questo posto è un momento bellissimo, il sole che sale man mano illumina i fianchi dei tre coni fino a quel momento immersi nella penombra, con le nuvole per contorno, un panorama come ne ho visti pochi al mondo. Ad un certo punto il vulcano Semeru, in lontananza, ci concede anche uno sbuffo di fumo (è un vulcano molto attivo e pericoloso).

Torniamo giù ed entriamo nel grande cratere, dove un “mare di sabbia” ci divide dai tre coni che si trovano al centro. E’ un paesaggio suggestivo, quasi lunare, e all’interno c’è anche un tempio induista. Arrivati alle pendici del Bromo lasciamo la Jeep e ci incamminiamo a piedi per una salita non particolarmente faticosa, anche perché dopo il Merapi siamo pronti a tutto.

Ci vuole poco meno di un’ora tra sentiero e gradini, per arrivare sul bordo del cratere del Bromo, al cui interno una colonna di fumi di zolfo esce continuamente, ed è un po’ fastidiosa quando il vento la trasporta nella nostra direzione.

Dopo la scalata torniamo giù e la jeep ci riporta all’albergo, dove facciamo colazione e verso le nove ci mettiamo di nuovo in marcia, ancora verso est, destinazione l’Ijen Plateau, un grande altopiano vulcanico al cui interno si trovano oggi piantagioni di caffè, il migliore di Java, e tracce di jungla ancora esistente, oltre ad altri vulcani tra cui il Kawah Ijen, che scaleremo domani.

Il viaggio per fortuna è più corto di quello di ieri, ci fermiamo a pranzare in un posto vicino al mare, siamo quasi all’estremità nord-orientale di Java e possiamo già vedere Bali all’orizzonte. Verso le quattro arriviamo alle piantagioni dove prendiamo possesso dell’alloggio, anche questo incluso nel tour. Siamo all’interno di una delle piantagioni, la Arabica (l’altra è la Catimore, e tutti i tour propongono questi due posti, che si equivalgono), e l’homestay che appare molto carina al di fuori, con giardini e vialetti curati, e un bel bar, è invece veramente pessima all’interno delle stanze. Ho dormito in posti spartani, ma questo è uno dei peggiori. Nota negativa: non ha il lavandino (solo bagno e doccia), cosa già accaduta ma almeno ce n’era uno in comune. Bisogna usare il mandi per lavarsi, e non è nemmeno particolarmente pulito. A cena (non compresa) non hanno nemmeno molte cose da mangiare, un gruppo di francesi arrivati presto si è spazzolato praticamente tutto e dobbiamo accontentarci di due zuppette di noodles.

Rincontriamo Umberto e Federica, stanno facendo il nostro stesso giro ma con un’altra agenzia, e anche loro non riescono a mangiare quasi niente. Alla fine dopo numerose insistenze riesco a farmi portare due coscette di pollo fritte, decisamente scarse. Il posto peggiore dove ho dormito e mangiato in questo viaggio.

Per fortuna riusciamo a farci dare due coperte in più e almeno riusciamo a dormire caldi. 16-19 ottobre: Java-Bali Sveglia ancora alle quattro, ma siamo i primi a fare colazione e troviamo ancora tutto a disposizione.

Con la jeep percorriamo i sentieri sulle pendici del vulcano, attraversando dei bellissimi paesaggi, e arriviamo a Paltuding Post da cui comincia il trekking sull’Ijen.

Sono circa le cinque, c’è già luce e la salita è un po’ faticosa ma non difficile né particolarmente ripida. A metà percorso c’è un punto di sosta dove i raccoglitori dello zolfo all’interno del vulcano arrivano qui per consegnarlo, pesarlo e prendere la loro misera paga.

Ci vogliono circa due ore per arrivare sul bordo del cratere, ma all’arrivo ci si apre davanti un paesaggio davvero straordinario. All’interno del cratere c’è un lago verde, composto di acido cloridrico e solforico, e da un lato c’è un grossa fumarola che emette continuamente fumi di zolfo, ed è lì che si crea il minerale che i raccoglitori vanno a prendere.

Andiamo prima nella parte alta del bordo, dove c’è un punto panoramico da cui si vede gran parte del lago, torniamo poi nella parte centrale da dove decidiamo di scendere giù. Incontriamo di nuovo Umberto e Federica che decidono di scendere con noi. La discesa è abbastanza impegnativa perché è un ripido e roccioso sentiero, stretto e in alcuni punti pericoloso, bisogna prestare molta attenzione. Arrivati giù incontriamo anche Tom l’australiano, che sta li a chiacchierare con i lavoratori perché parla il Bahasa (la lingua indonesiana). Siamo sulle rive del lago e ci metto una mano per sentire l’acqua, calda.

Quando il vento gira le raffiche di zolfo sono micidiali, possono stordire. Fortuna che il vento soffia quasi sempre dall’altra parte ma nella mezzora che siamo giù ci colgono un paio di raffiche.

Ritorniamo su faticosamente, in salita è veramente ripido e ora che il sole si sta alzando è parecchio stancante; pensare che i raccoglitori fanno questo percorso una o due volte al giorno, portandosi sulle spalle un carico di zolfo che va dai 70 ai 120kg, per una paga di circa 1,50 euro a carico… Però è una bellissima esperienza, uno dei posti sicuramente più belli, e unici, che ho visto.

Tornare giù è una bella passeggiata, Tom è con noi e all’arrivo troviamo i due olandesini già pronti, quindi ripartiamo subito.

Purtroppo non abbiamo preso i contatti con i due italiani, che pensavamo di incontrare giù ma loro non sono ancora scesi, e ci dispiace averli persi, speriamo di rincontrarli da qualche parte nel proseguo del viaggio.

Ripartiamo alla volta di Ketapang, dove arriviamo verso le dieci. Dobbiamo aspettare un po’ il pullman con cui prenderemo il traghetto per Bali, e con cui dal porto di Gilimanuk arriveremo a Denpasar.

Tom e gli olandesi fanno il viaggio con noi.

La traversata dura circa un’ora; all’arrivo risaliamo sul pullman, viaggiamo su una strada costiera che attraversa piccoli villaggi, è il primo impatto con la famosa Bali ed è subito positivo, le strade tutte decorate, ai lati alberi fioriti di frangipane, risaie che si aprono alla vista e sull’altro lato ogni tanto appare il mare. Ad un certo punto foriamo una ruota, passano circa tre quarti d’ora prima che venga riparata e gli indonesiani che sono sul pullman scendono tutti e si accovacciano al modo tipico loro per guardare la riparazione, con estrema calma senza prendersela più di tanto…Qui il tempo ha un altro valore.

Arrivati al terminal bus di Denpasar prendiamo un pulmino collettivo insieme a Tom e gli olandesi, Tom contratta il prezzo per farci portare a Seminyak, a nord di Kuta, dove tutti abbiamo intenzione di cercare un alloggio.

Noi avevamo contattato un albergo ma non c’è posto così l’unico che troviamo è un po’ costoso per i nostri standard, il Puri Wisata, ma comunque va bene, c’è anche una piscina che sfruttiamo subito. Loro trovano posto in un ostello.

Ceniamo al Warung Murah, lungo la strada che porta verso il mare, la double six, alla cui fine c’è un breve tratto di lungomare dove passeggiamo dopo cena.

Al mattino per prima cosa andiamo ad affittare un motorino, non sappiamo ancora cosa faremo nei prossimi giorni, così decidiamo di andare all’aeroporto per informarci sui voli per Flores, un’isola molto più a est di Bali.

Purtroppo non ci sono posti fin quasi alla fine di ottobre, così cambiamo i nostri programmi. Intanto ce ne andiamo al mare, in esplorazione delle spiagge di Bali.

La prima tappa è a Jimbaran, una bellissima spiaggia semi deserta nella parte stretta della penisola di Bukit, dove però purtroppo l’acqua è sporca (peggio di Ostia!) e quindi ci fermiamo un po’ senza fare il bagno. Però decidiamo di pranzare in uno dei warung lungo la spiaggia, tutti specializzati in grigliate di pesce e crostacei. Si sceglie il pesce dalle vasche, lo pesano e lo cucinano a nostra scelta. Ci facciamo fare due ottime seppie, che servono sempre con contorno, e poi ci rimettiamo in marcia, ancora più a sud per andare a Padang Padang. Questa è una spiaggia più piccola lungo un tratto di costa fatto di alte falesie ai cui piedi si aprono delle spiaggette. Bisogna fare una bella discesa a piedi per raggiungere la spiaggia; qui invece l’acqua è bella limpida con delle scogliere che affiorano (c’è bassa marea) e c’è parecchia gente.

Restiamo un po’ e poi ci rimettiamo in marcia per tornare a Seminyak. Lungo la strada incontriamo numerosi balinesi vestiti a festa che vanno a portare le offerte nel tempio a Jimbaran.

Non abbiamo ancora imparato bene la strada e così ci perdiamo per le vie di Kuta, dove c’è un traffico a dir poco allucinante, fortuna che riusciamo ad uscirne e torniamo in albergo. Approfittiamo ancora della piscina poi usciamo per la cena, nello stesso warung di ieri, e dopocena in giro per Seminyak.

Al mattino decidiamo di rimanere qui ancora un giorno prima di spostarci, e andiamo al mare a Balangan. Lungo la strada, precisamente al grande incrocio della superstrada dove si va anche all’aeroporto, ci ferma la polizia che naturalmente ci fa la “multa” (leggi…Mazzetta) perché non abbiamo la patente internazionale. Gli molliamo 100.000 rupie e andiamo, stavolta stando attentissimi a non farci beccare più.

Balangan anche si trova nella penisola di Bukit, qualche km dopo Jimbaran c’è la deviazione, e una bellissima stradina da poco asfaltata attraversa campi e villaggetti prima di arrivare in spiaggia. Quando si arriva, dall’alto della falesia si gode un panorama spettacolare, questa spiaggia è davvero bella. Non bisogna scendere molto, col motorino si arriva quasi fino alla spiaggia. E’ domenica ma c’è pochissima gente, passiamo la giornata tra bagni e passeggiate lungo la riva; sul lato sinistro della spiaggia ci sono alcuni passaggi tra gli scogli per arrivare ad un’altra minuscola spiaggetta, da cui si può proseguire, quando come oggi c’è bassa marea, lungo le rocce fino a sbucare in una specie di gola rocciosa. Con la bassa marea nel mare si crea una specie di prato alternato a dei buchi nella roccia che formano una sorta di piccole piscine, e al di fuori della barriera ci sono delle bellissime onde dove decine di surfisti si cimentano…È veramente un posto fantastico da dove non me ne andrei mai.

Però ad una cert’ora dobbiamo andare, ci vuole quasi un’ora per tornare a Seminyak e vogliamo essere lì per il tramonto. Arriviamo in tempo, ma lì la spiaggia al contrario è sovraffollata soprattutto di locali, oltre ai numerosi turisti, un po’ come Ostia la domenica d’estate. Chi gioca a pallone, chi a racchettoni, chi si diverte con le onde, il tutto mentre il sole scendendo crea bellissimi riflessi di luce sull’acqua.

Al mattino dopo colazione lasciamo i bagagli grandi in albergo e partiamo in direzione di Padangbai, Bali est.

Vorremmo evitare di attraversare Denpasar ma non abbiamo capito bene la strada e ci finiamo in mezzo. Comunque riusciamo ad arrivare a Padangbai ad un’ora decente e dopo aver trovato posto per la notte al Padangbai Beach Inn andiamo al mare nella piccola spiaggetta chiamata Blue Lagoon.

E’ molto carina ed ha un bellissimo mare, mi avevano detto che è un buon posto per fare snorkeling così armati di maschere ci immergiamo subito e…Beh, io non avevo mai visto nessuna barriera corallina, e vedere a pochi metri dalla riva miriadi di pesci di ogni colore visti finora solo nei documentari è stato veramente bello. Unico neo di questa spiaggia è che il mare è un po’ mosso e ci sono forti correnti che rendono difficoltoso sia entrare in acqua che uscirne. Infatti Marco viene sbalzato sulle rocce e si fa varie escoriazioni ad una gamba. Poco male, mercurio-cromo e via… Andiamo anche a vedere un’altra spiaggetta, Bias Tugal, molto carina ma dove ci fermiamo giusto qualche minuto prima che faccia buio.

Ceniamo in un ristorante, il Puri Rai, davvero ottimo e dopo cena ci fermiamo a bere in un localino, il Sunshine bar, dove ci mettiamo a chiacchierare col proprietario, un simpatico quarantenne indonesiano con cui parliamo dei nostri rispettivi paesi, di turismo, economia e religione. Una serata piacevole! 20-23 ottobre, Lombok e Gili Trawangan Alle nove andiamo a prendere il traghetto per Lombok, che ci mette ben cinque ore per arrivare al porto di Lembar, da dove ci mettiamo in marcia verso Senggigi, sulla stessa costa (Lombok ovest). Dopo meno di un’ora arriviamo e troviamo un alloggio per la notte all’Hotel Ray, piuttosto spartano, dopodiché andiamo un po’ in spiaggia per un bagno prima del tramonto. Non c’è molto a Senggigi, a parte le bellissime baie nella zona intorno. Ceniamo in un altro ottimo ristorante, The Angel’s, con del personale gentilissimo, e ci fermiamo per il dopocena in un locale carino con musica dal vivo che però alle 11 chiude.

Abbiamo prenotato il trasporto verso le isole Gili, che comprende il minibus verso il porticciolo di Bangsal (lasciamo il motorino in albergo) e la barca per Gili Trawangan.

Purtroppo devo dire che questa è l’unica nota negativa di tutto il viaggio, è una sorta di fregatura continua. Ti dicono che vengono a prenderti alle otto, e alle 10 sarai a Gili T. Invece saliti sul minibus ti dicono che si, alle nove (anche prima) sei a Bangsal, ma bisogna aspettare le 10 per la barca, e già li mi ero stranita…Ok non è un problema aspettare, sono in vacanza, ma perché non dirmelo il giorno prima?? Arrivati a Bangsal ci si ferma in un bar sperando che uno consumi, ma quello non è un problema, un caffè e un succo di mango li prendo sempre volentieri, inoltre il barista è un ragazzo simpaticissimo.

L’addetto della barca invece no, e dice che non ci muoveremo da li prima delle dieci e mezza, prenderemo la barca alle 11. A quel punto non so cosa mi è preso ma mi sono incazzata di brutto, mentre un gruppo di francesi mi guardava come fossi aliena… Sta di fatto che il tipo ci ha ridato i biglietti e ci ha fatto accompagnare al porto, dove ci hanno cambiato i biglietti dandoceli per una barca che partiva prima, siamo quindi riusciti ad arrivare per le 11. In realtà il problema non è un’ora in più o in meno, è che basterebbe saperlo, invece lì il sistema è che ognuno raccoglie passeggeri e li rivende all’altro, l’agenzia a quelli del minibus, questi a quello della barca che a sua volta li rivende al capitano della barca vero e proprio…Tutto un giro di passaggi dove sei veramente preso in giro, che è la cosa che mi irrita di più.

Col senno di poi, avremmo dovuto arrivare a Bangsal col motorino, visto che lo avevamo, e prendere direttamente lì il passaggio in barca, ma comunque sono piccoli contrattempi che fanno esperienza.

Comunque…Siamo finalmente a Gili Trawangan, la più grande delle isole Gili, un gruppo di tre isolette al nord-ovest di Lombok. La più vicina a Lombok, Gili Air, è distante una mezzora. Gili T. È a circa 50 min. Da Bangsal.

Tra le tre isole, Gili T. È nota per essere la più turistica e caciarona, molto frequentata dai backpackers anche se stanno sorgendo alberghi e boutique hotel di livello più alto.

Noi l’abbiamo scelta perché siamo comunque in bassa stagione e le isole più tranquille rischiamo di essere un mortorio.

Abbiamo fatto la scelta giusta, infatti in questo periodo anche a Gili T. Ci sono pochi turisti e si sta d’incanto. Per contro c’è una buona scelta di alloggi e ristoranti.

Ci incamminiamo lungo la strada che costeggia la spiaggia andando verso nord e chiediamo un po’ in giro per trovare una stanza ma sono o pieni o troppo cari. Alla fine entriamo in un posto dove mi sento dire “buongiorno!”…Sono italiani. Angelo, il proprietario, mi fa accompagnare a vedere la stanza, stupenda ma veramente fuori dal nostro budget, allora ci indirizza da Nino, altro italiano, siciliano, che ha aperto lì da un anno circa il Trinacria Village. Il posto è molto carino e ci accordiamo per due notti.

Dopodiché di nuovo armati di maschere andiamo in spiaggia davanti al Dream Village (quello di Angelo) dove ci hanno detto essere un buon punto per lo snorkeling. La spiaggia è una lunga striscia di sabbia bianca costeggiata da alberi di casuarina, l’acqua è di un azzurro turchese bellissimo e trasparente, uno spettacolo! Appena in acqua, a pochi metri dalla riva nel giro di un quarto d’ora vedo un’enorme murena e…Una tartaruga!! Al secondo bagno vediamo subito un’altra tartaruga, e questa quando risale per respirare riesco a toccarla, è stata davvero un’emozione, non credevo, forse perché non sono mai stata un’appassionata di tartarughe! Poi andiamo a fare il giro dell’isola, ci vogliono circa due ore per completare il periplo.

Andiamo ad un centro internet gestito da un ragazzo simpaticissimo con cui prenotiamo anche lo “snorkeling trip” per il giorno dopo.

Ceniamo con una grigliata di pesce da Sama-Sama.

Dopo colazione ci avviamo insieme ad un numeroso gruppo multietnico a prendere la barca per l’escursione. Ci fermiamo in tre punti diversi nelle varie isole per fare snorkeling e poi ci fermiamo a Gili Air per la sosta pranzo. Mentre pranziamo ci sorprende un acquazzone che dura meno di un’ora, dopodiché ripartiamo per Gili T.

Abbiamo ancora tempo per un altro bagno prima del tramonto.

Passeggiando lungo la stradina arriviamo dopo il molo e scopriamo che in quel lato della strada è strapieno di ristoranti e locali, e anche di turisti.. Sono tutti qui, a bere ovviamente… Abbiamo deciso che non prenderemo la barca per tornare a Lombok, in quanto parte solo la mattina presto e noi vorremmo sfruttare ancora tutta la giornata prima di tornare, per cui con l’aiuto di Angelo, che è una persona veramente gentile e simpatica, prenotiamo un motoscafo veloce per il porticciolo di Teluk Nare e da li un taxi per Senggigi. Ci costa decisamente più che l’altra opzione, ma preferiamo così.

Passiamo la giornata in spiaggia e ad un certo punto ci sembra di scorgere due fisionomie conosciute…Ma si sono proprio loro, Fede e Umberto! Ci ritroviamo con piacere, loro sono appena arrivati mentre noi andremo via oggi, stiamo un po’ in loro compagnia scambiandoci le rispettive impressioni e progetti, e soprattutto stavolta non manchiamo di scambiarci le email.

Alle cinque puntualissimo arriva il motoscafo, in dieci minuti siamo a Lombok e col taxi arriviamo a Senggigi verso le sei meno un quarto, lungo in tragitto incontriamo una specie di processione con strumenti e gente che balla e canta, il taxista ci dice che è un matrimonio, islamico. Qui l’islam è vissuto in modo decisamente differente da come siamo abituati a vedere.

Arrivati a Senggigi, invece che cercare un albergo decidiamo di ripartire subito per Lembar e imbarcarci in serata per Bali.

La strada non è molta ma nel frattempo fa buio e rischiamo di perderci, la segnaletica stradale è praticamente inesistente. Inoltre col buio arrivano decine di insetti che ci sbattono addosso, i motorini qui non hanno parabrezza e i caschi che abbiamo sono senza visiera! Comunque riusciamo a prendere il traghetto delle sette e verso mezzanotte attracchiamo a Padangbai.

E’ tutto chiuso e deserto, per un attimo temiamo di non poter dormire da nessuna parte, fortuna che c’è un gruppetto di ragazzi e quando ad una ragazza chiediamo informazioni per una stanza lei ci va subito a chiamare un tipo, svegliandolo, che ha delle camere libere da affittare (Made Homestay). Problema risolto, ora dobbiamo cenare. L’unico posto aperto è un warung sul porto, mangiamo riso lesso e pollo fritto con le mani, alla maniera indonesiana e poi tornando indietro vediamo che il “nostro” Sunshine bar è ancora aperto, ne approfittiamo per una birra e un’altra chiacchierata col proprietario.

24-31 ottobre, Bali Mentre aspettiamo la colazione vediamo passare sul lungomare famiglie intere coi vestiti tradizionali, stanno portando le offerte al tempio.

Decidiamo di tornare un paio d’ore a Blue Lagoon prima di ripartire per Seminyak. E’ presto e sulla spiaggia ancora non c’è nessuno, facciamo un bel giro con le maschere e ci riposiamo un po’ al sole prima di andare via. Stavolta riusciamo ad indovinare perfettamente tutte le strade e in poco più di un’ora siamo a Seminyak. Abbiamo prenotato l’albergo che volevamo, il Gran Kumala, e così dopo aver recuperato i bagagli dall’altro hotel prendiamo la stanza. Decidiamo di prendercela con tutta calma, andiamo a pranzo e ci facciamo una bella passeggiata sulla spiaggia, che oggi non è particolarmente affollata, è anche un po’ nuvoloso. Poi andiamo a farci un bel massaggio prima di cena all’Eden Green, e la sera dopo cena un giro a bere a Legian prima di dormire. Dopo oltre due settimane di viaggio è il primo vero pomeriggio di relax, eravamo stanchi e ora finalmente stiamo cominciando a sentirci un po’ più riposati.

Oggi decidiamo di tornare a Balangan, mi piace moltissimo questa spiaggia, alla fine sarà la mia preferita di Bali. Restiamo a rilassarci tra lettini e mare buona parte del pomeriggio.

Una giornata bella e tranquilla.

Lunedì, per non perdere l’abitudine decidiamo di ripartire, lasciamo i bagagli grandi di nuovo in albergo e partiamo per Ubud, riusciamo di nuovo a sbagliare strada e attraversiamo Denpasar. Comunque ci mettiamo meno di due ore ad arrivare.

Ubud è una bella cittadina nell’interno di Bali, è il cosiddetto cuore culturale e tradizionale dell’isola, qui si trova l’artigianato più bello, i dipinti, e si possono vedere le danze più belle. Però per come mi aspettavo, è molto molto turistica, piena di negozi di souvenir, spa, alberghi e ristoranti, Ma è molto carina e c’è un’atmosfera veramente rilassata.

Troviamo un albergo carino, Ibunda Inn, con piscina, sulla strada principale e poi andiamo a fare una bella passeggiata a piedi nelle campagne circostanti, verdissime, dove vediamo i contadini al lavoro nella raccolta del riso.

Poi visitiamo la Monkey Forest, un pezzo di giungla al centro della città piena di scimmie e con vari templi all’interno e anche un fiume. Un bel posto, immerso nella natura, anche se molto turistico.

Un amico di un forum mi aveva parlato di un bellissimo posto qui vicino dove fanno massaggi, il Cantika House e ci andiamo, si trova in mezzo alle risaie e le “cabine” sono semi aperte verso i campi, mentre ci si fa fare il massaggi si sentono i rumori della natura, un posto fantastico! Ceniamo con una grigliata di pesce spettacolare al Tropical e ci beviamo una birra sulla terrazza della camera perché qui i locali chiudono presto.

Quando ci svegliamo piove a dirotto e dura almeno un paio d’ore, ma il tempo di alzarci e fare colazione che smette. Ci avviamo alla volta del vulcano Batur, una trentina di km a nord di Ubud. Lungo la strada ci troviamo in un posto dove ci sono le risaie a terrazza, un panorama magnifico dove ci fermiamo per delle foto, poi proseguendo verso il vulcano veniamo fermati di nuovo dalla polizia, stavolta è inevitabile, la strada è stretta in mezzo alla campagna e nessuno può sfuggire. Naturalmente fermano solo gli stranieri…Altra mazzetta e possiamo proseguire.

Arriviamo al vulcano e anche qui ci troviamo di fronte ad un panorama spettacolare, il cono del Batur si trova alla sinistra di un lago grande, alla cui destra c’è il bordo di un altro cratere. Non è facile descrivere questi posti a parole. Lungo le pendici del vulcano ci sono visibilissime colte di lava ovunque. Col motorino ci avviamo un po’ senza meta e ci ritroviamo a percorrere praticamente tutto il perimetro del vulcano, fino a che la strada diventa sterrata. Attraversiamo poveri villaggetti dove schiere di bambini ci salutano entusiasti, abbiamo l’impressione che non siano in molti ad avventurarsi qui. Ad un certo punto temiamo di non trovare più una via d’uscita, la strada corre attraverso le colate di lava, finché alla fine si riallaccia a quella principale…Nel frattempo avevamo quasi finito la benzina. Girovaghiamo ancora un po’ nei paraggi e poi ci avviamo verso Ubud. Sono passate alcune ore ma i poliziotti sono ancora li a fermare tutti gli stranieri, quando ci vede fa per fermarci di nuovo ma gli diciamo che siamo quelli di stamattina e passiamo.

Ci fermiamo per uno spuntino in un bar con vista sulle risaie a terrazza, proprio un bel posto, poi prima di Ubud ci fermiamo per qualche acquisto nei negozi di artigianato lungo la strada che porta in città.

Vorremmo andare a vedere una danza tradizionale ma dopo ore seduti sul motorino non ci va di stare un’altra ora e mezza seduti a vedere i balletti, rischiamo di addormentarci, così andiamo a cena e poi in un locale dove suonano dal vivo e dove anche alcuni avventori si cimentano nelle canzoni.

Oggi vorremmo arrivare alle risaie di Munduk, un amico mi aveva detto di partire presto ma riusciamo ad avviarci solo alle dieci. Prendiamo strade a casaccio, soprattutto quelle più interne attraverso i villaggi, passando in bellissimi paesaggi verdi, villaggetti deliziosi dove la gente ci saluta sempre. Giriamo a vuoto per parecchio tempo, ritrovandoci alla fine addirittura in una pineta, siamo parecchio alti e la vegetazione tropicale è praticamente scomparsa. Anche l’aria è quasi frizzantina. Il paesaggio è bellissimo, siamo in mezzo tra la zona del vulcano Batur e quella del vulcano Catur, arriviamo fin quasi a Bedugul ma poi decidiamo di tornare indietro, sono ormai tre ore che giriamo in motorino e comunque abbiamo visto posti molto belli. Anche sulla via del ritorno a Ubud passiamo attraverso bellissimi paesaggi.

Torniamo a fare un altro massaggio al Cantika e giriamo un po’ per acquisti. Serata piacevole nello stesso locale di ieri con musica dal vivo.

Questa mattina facciamo qualche ulteriore acquisto e ripartiamo per Bali sud. All’arrivo lasciamo i bagagli in hotel e andiamo al mare a Dreamland, altra spiaggia sulla penisola di Bukit, dopo Balangan. Anche questa è una bella spiaggia ma un po’ più affollata delle altre.

La sera andiamo a cena da Noodle, anche questo sulla double six, con Jacopo, un italiano che vive qui e che ci consiglia altri posti da vedere l’indomani, e Rachel, una sua amica canadese. Oggi andiamo a vedere un’altra spiaggia ancora, non ha un nome vero e proprio ma viene chiamata Karma perché ci si accede dal resort con questo nome.

E’ nella parte più a sud della penisola di Bukit, e per arrivarci bisogna prendere una deviazione dopo Balangan, poi scendere oltre 300 gradini per accedere alla spiaggia. E’ un posto fantastico e pressoché deserto, solo nella piccola area al di sotto del resort c’è qualcuno. L’acqua è limpidissima e trasparente, insomma un posto che vale tutte le scale per arrivarci! Tornando indietro ci dirigiamo verso Uluwatu beach, frequentata principalmente da surfisti, e poi facciamo tappa al tempio di Uluwatu, uno dei più famosi di Bali, costruito su un’altissima scogliera, dove in genere si va per ammirare il tramonto ma noi ce ne andiamo un po’ prima perché c’è sempre parecchia strada da fare al ritorno.

Sabato 31, ultimo giorno in Indonesia, decidiamo di tornare al mare a Balangan. Passiamo lì la mattinata poi torniamo a Seminyak per fare un po’ di acquisti e ci fermiamo anche in spiaggia lì, prima di tornare in albergo a preparare le valigie. Alle sei prendiamo il taxi per l’aeroporto, purtroppo il volo per Kuala Lumpur ha un’ora e mezza di ritardo, arriviamo nella capitale malese verso l’una di notte e andiamo subito a dormire.

1 novembre, Bangkok Sveglia presto perché alle otto abbiamo il volo per Bangkok, dove arriviamo alle 9. Lasciamo i bagagli al deposito dell’aeroporto e ci dirigiamo in città. Ci facciamo lasciare in Siam Square ma non abbiamo ancora voglia di buttarci nei centri commerciali e così cominciamo a camminare verso la zona di Khaosan Road.

Ci arriviamo dopo un bel po’, e nonostante fossi già stata a Bangkok non conoscevo questa zona. Venendo da tre settimane in Indonesia, quello che mi colpisce è la differenza di tipologia di turisti, Khaosan Road è affollatissima ma sembra quasi un girone infernale, c’è un po’ di tutto.

Proseguiamo il giro tra palazzo reale e Wat Pho, il tempio dove c’è una grande statua del Buddha disteso. Siamo molto stanchi e per riposarci un po’ andiamo a farci un massaggio, poi ci dirigiamo nella zona di Siam Square per gli ultimi acquisti. Torniamo a Khaosan Road per cena, siamo ormai distrutti dalla stanchezza, e siamo solo in attesa che si faccia l’ora di tornare in aeroporto, a mezzanotte parte il volo per Roma.

Conclusioni: L’Indonesia è stata un’esperienza folgorante. Mi aspettavo un paese bello, ma non credevo mi avrebbe colpito così. Nonostante sia uno dei paesi più sovrappopolati al mondo (ha oltre 230 milioni di abitanti) ha ancora dei paesaggi naturali bellissimi. E’ molto facile da girare, nonostante gli spostamenti tra le varie località siano un po’ lenti, ma Java ha anche una buona rete di treni che collegano le varie parti dell’isola. Bali si può benissimo girare in motorino, ma solo se si è guidatori esperti, perché il traffico soprattutto nella zona sud è pazzesco. La gente posso considerarla il vero punto di forza, il valore aggiunto di questo paese. Mai prima d’ora avevo trovato persone così gentili, cordiali e amichevoli. Molto aperti, curiosi verso il turista e molto allegri, conviviali, a Yogya per esempio si radunano i giovani la sera per cantare e suonare, ci sono molti locali e ristoranti dove si esibiscono gruppi dal vivo anche molto bravi. Ovunque ci siamo sentiti sempre perfettamente a nostro agio. Inoltre è un paese tranquillo dal punto di vista della criminalità, non ci si sente mai in pericolo. Bali, pur essendo un’isola totalmente dedicata al turismo, riesce ancora a mantenere vive le proprie tradizioni e la propria cultura, e se la si prende dal verso giusto e si riesce a coglierne l’atmosfera, può regalare esperienze bellissime. Come tutti i paesi grandi, è impossibile poter vedere tutto in un solo viaggio, a meno di non avere a disposizione tre mesi minimo, per questo sicuramente torneremo ancora lì.

Alessandra Dettagli Viaggio: Visto: quello di un mese costa 25 dollari, o 20 euro. All’aeroporto di Yogyakarta va pagato in contanti. A Bali credo si possa usare anche la carta di credito.

All’uscita dal paese si paga una tassa di 150.000rp, in contanti.

Valuta: la rupia indonesiana, 100.000 rupie sono circa 7,50 euro. A Yogya abbiamo cambiato contanti nell’ufficio fuori l’aeroporto (quello interno aveva un tasso affatto conveniente). In città abbiamo però visto degli uffici cambio con un tasso migliore.

Nel resto del viaggio abbiamo sempre prelevato col bancomat. Non tutte le banche erogano la stessa cifra. A Bali abbiamo trovato l’ATM della Permata bank che dava 3.000.000 di rupie.

Per gli acquisti, contrattare sempre! A Bangkok, sui prelievi con l’ATM applicano una commissione fissa di 150 bath.

Escursioni: Trekking sul vulcano Merapi: con l’agenzia Kartika, costo 190.000rp a persona incluso il trasporto, uno spuntino serale e la colazione al mattino.

Escursioni al Bromo e Ijen: stessa agenzia, costo 600.000rp p/p incluso trasporto, due notti in homestay con colazione, jeep da Cemoro Lawang al punto panoramico di Penanjakan, trasporto fino al porto di Ketapang.

L’ingresso sia al parco del Bromo che a quello dell’Ijen costa 25.000rp a persona.

Snorkeling trip a Gili T. 65.000rp Noleggio motorino: a Bali lo abbiamo affittato per 15 giorni, spendendo in tutto 550.000 rupie. Per un giorno in genere chiedono 50.000 rupie.

La benzina per il motorino costa meno di 5000rp al litro al distributore, 5000 la bottiglia da un litro alle bancarelle.

Servirebbe la patente internazionale, ma se vi fermano ve la cavate con una mazzetta. Però in caso di incidente è necessario averla.

Trasporti: A Yogya, taxi da aeroporto a centro città 50.000rp; il bus dal terminal Jombor per Borobudur 40.000rp.

Traghetto + Bus da Ketapang (Java) a Denpasar (Bali) 50.000rp; non so quale sia il costo vero perché dipende da quanti passaggi fa il biglietto… Traghetto per/da Padangbai (Bali) a Lembar (Lombok), due persone più motorino 86.000rp a tratta, prezzo ufficiale alla biglietteria.

Trasporto bus+barca da Senggigi a Gili T. 60.000 Motoscafo veloce da Gili T. A Teluk Nare 350.000rp + 60.000 il taxi per Senggigi.

Taxi da Seminyak all’aeroporto di Bali 65.000rp Taxi dall’aeroporto di BKK al Siam Square 215 bath, al ritorno 235 Bath. I taxi all’aeroporto di BKK andateli a prendere su alle partenze, e non fuori dagli arrivi perché cercano di farvi pagare di più. Se non avete particolare fretta non fategli prendere l’highway, altrimenti dovrete pagarla a parte Cucina: a noi è piaciuta. E’ la tipica cucina orientale, basata essenzialmente su riso e noodles, fritti o lessi, e pollo o carne o pesce, sempre da scegliere in diverse cotture.

Ci sono moltissime verdure che quasi sempre accompagnano i vari piatti.

Per colazione è molto diffuso il pancake alla banana.

La birra locale più diffusa è la Bintang.

Il caffè l’ho trovato buono, prendevamo sempre quello locale (mai Nescafè). Ottimi anche i frullati di frutta.

Per un pasto completo per due persone, comprese bevande, abbiamo speso da 80.000 a 250.000rp, di media 120.000. Ristoranti: Yogya: F.M Café sulla Sosrowijayan, buono. Bedhot Restaurant, molto buono. Hanno anche il centro internet.

Bali: Jimbaran: New Bendesa, sulla spiaggia (0361-708517), si sceglie il pesce dalle vasche per farselo grigliare; molto buono. Ubud: Tropical, la miglior grigliata di pesce del viaggio, il più costoso dove siamo stati ma con servizio eccellente e un mare di contorni serviti col pesce. Seminyak: Noodle, sulla double six, specialità indonesiane e italiane, buono.

Warung Murah, sempre sulla double six, sembra una rosticceria, hanno molte cose anche a portare via, economico e buono.

Warung Asia, Jl. Werkudara (traversa della double six), buono anche questo, fanno pure specialità thai.

Legian: Wayan&Friends (Jl. Padma Legian), ottimo per il caffè, le colazioni e i succhi di frutta. Fa anche panini.

Padangbai: Puri Rai, il ristorante dell’albergo omonimo, davvero ottimo.

Lombok: Senggigi: The Angel’s (+62-81917058051), pesce buonissimo e personale veramente gentile.

A Gili Trawangan sono più o meno tutti simili come prezzi e come grigliate di pesce, si mangia dell’ottimo pesce a prezzi buoni.

Alloggi: dove non specificato sono tutti con colazione.

Java: Yogyakarta: Bladok Losmen (Jl. Sosrowijayan 76, 0274-523832), 209.000rp la stanza “superior” senza colazione ma con caffè e tè a disposizione, stanza abbastanza grande con ventilatore e frigo; carino e ben sistemato, con piscina.

Losmen Setia Kawan 120.000rp la doppia standard; bagno e doccia ma con lavandino in comune; stanza piccola ma pulita e ben decorata, con A/C; il losmen è molto carino e ha diverse tipologie di stanza; il ristorante Bedhot sullo stesso vicolo è della stessa proprietà.

Cemoro Lawang: hotel Cemara Indah, incluso nel tour. La stanza era grande ma abbastanza spartana; il ristorante dell’hotel è buono, e comunque ci sono varie tipologie di camera.

Ijen: Arabica Homestay, anche questo incluso nel tour, carino all’esterno, bel bar-ristorante; camere spartanissime e non particolarmente pulite.

Bali: Seminyak: hotel Puri Wisata, 950.000rp per tre notti la camera superior, con ventilatore, A/C e frigo, ampia e pulita. Giardino con piscina, caffè o tè a disposizione tutto il giorno (oltre alla colazione). Personale gentilissimo.

Hotel Gran Kumala, 225.000rp la camera standard con A/C, grande e pulita, con balcone. Bellissimo giardino con due piscine, ottimo rapporto qualità/prezzo.

Ubud: Ibunda Inn 250.000rp stanza con ventilatore, molto grande e carina; l’hotel ha una piscina e un bel giardino.

Padangbai: Padangbai Beach Inn, 100.000rp, camera molto semplice, ampia e pulita, con ventilatore.

Made Homestay, 150.000rp, stanza grande e pulita.

Lombok: Senggigi: hotel Ray, 100.000rp camera con ventilatore, piccola e molto spartana, senza nemmeno un appoggio per le cose. Va bene per una notte.

Gili Trawangan: Trinacria village, 350.000rp camera con A/C, bella e arredata con gusto, molto pulita.

Kuala Lumpur: Tune Hotel aeroporto LCCT, 19 euro la camera doppia con ventilatore, senza colazione.

Altri posti da segnalare: massaggi: Cantika (a Ubud); Eden Green (Seminyak, Jl. Werkudara 48); One Pho Original Thai Massage (Bangkok, 256-258 Maharaj Road) frullati: Moena Fresh, ottimi frullati di moltissimi tipi di frutta; a Ubud: Jl. Raya Andong 10; a Kuta: Kuta Sea Side Food Court, Jl. Pantai Kuta acquisti: Tuban Art, a Ubud, batik e artigianato vario (Jl. Kedewatan).

Telefono: abbiamo sempre chiamato tramite skipe dai centri internet. Fuso orario: Java + 5h, Bali + 6 (quando c’è l’ora legale da noi, altrimenti un’ora in più) Ingresso templi Prambanan: 110.000rp Borobudur: 120.000rp Costi a persona: Volo Thai Roma – Bangkok: € 510 Volo Airasia Bangkok – Kuala Lumpur € 36 “ “ Kuala Lumpur – Yogyakarta € 32 “ “ Bali – KUL € 34 “ “ KUL – BKK € 32 Assicurazione viaggio: € 44 Soggiorno incluso tutto, extra, visti, regali ecc € 710 Guide usate: Lonely Planet 5° ediz. Italiana (2007); Tripguida Bali Per qualsiasi info non esitate a contattarmi! Il diario e le foto del viaggio anche su www.Cipiaceviaggiare.It



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