I colori della Namibia
Buongiorno,
Vorrei condividere con voi un magnifico viaggio che ho fatto in Namibia e Botswana. Sono partita in settembre con Rossella, un’amica tedesca e siamo rimaste in Africa poco piu’ di tre settimane! L’idea di andare in Namibia era nata in gennaio e i nove mesi che hanno preceduto la partenza ci hanno viste impegnate a preparare il...
Buongiorno, Vorrei condividere con voi un magnifico viaggio che ho fatto in Namibia e Botswana. Sono partita in settembre con Rossella, un’amica tedesca e siamo rimaste in Africa poco piu’ di tre settimane! L’idea di andare in Namibia era nata in gennaio e i nove mesi che hanno preceduto la partenza ci hanno viste impegnate a preparare il programma. Così dopo tutto questo periodo dedicato all’organizzazione, quando siamo partite eravamo entusiaste e piene di aspettative. Con nostra grande sorpresa, l’esperienza vissuta ha addirittura superato le nostre attese e alla fine ci siamo scoperte innamorate dell’Africa australe. Ed ecco il racconto delle nostre avventure! Siamo arrivate a Windhoek sabato 5 settembre. All’aereoporto ci aspettavano Alessandro ed Emanuele, titolari della Granelli di Sabbia, un’agenzia namibiana gestita da italiani. Con loro abbiamo passato i primi due giorni visitando la città e scoprendone i suoi segreti! Da subito ci siamo rese conto che la capitale namibiana è, da tutti i punti di vista (architettura, gastromia, infrastrutture), un vero connubio tra tradizioni africane e cultura europea. Certo, questo vale soprattutto per la capitale, anche perché il resto del paese è poco abitato: 2 milioni di persone per un territorio vasto quasi quattro volte l’Italia. Lunedì mattina siamo partite alla volta del Namib, regione a sud-ovest di Windhoek, accompagnate da Klaus, giovane guida dell’agenzia. Lungo il cammino abbiamo incontrato babbuini, springbox, struzzi, varani e sciacalli; paesaggi dai colori cangianti e spazi profondi! Il giorno seguente, ci ha visto tutti impegnati in una lunga escursione al Naukluft, un parco in montagna. Seguendo i 17 km di sentiero, tra ruscelli e cascatelle, siamo arrivati alle piscine naturali che sorgono terse in piccole gole. Dopo un bagno glaciale (ad una temperatura non superiore ai 15 gradi… Chi mai avrebbe detto che sarei riuscita a tuffarmi…) abbiamo ripreso il cammino, inerpicandoci su per il sentiero fino alla vetta da dove abbiamo goduto di un gran bel panorama. Poi di nuovo giù per le valli e finalmente dopo una giornata di otto ore di marcia, esausti ma contenti siamo ritornati al punto iniziale e abbiamo ripreso la macchina per dirigerci verso il lodge. Proprio durante il ritorno, quando orami la notte era calata profondamente, ci siamo fermati per fare una sosta e, spenti fari e motori, abbiamo ammirato la via lattea più lucente che abbia mai visto! Il giorno seguente è stata la volta del Deserto del Namib e delle sue dune. Una più vanitosa dell’altra, facevano a gara a chi aveva il profilo più sinuoso, la cresta più alta, il corpo più scultoreo: un vero concorso di bellezza! Rosse sotto il sole, giallo ocra da vicino, scarlatte sotto l’ombra: onde di sabbia e di cielo che amoreggiano col vento! Lasciata la macchina ci siamo diretti a piedi verso il Big Daddy, la duna più alta della regione, per intraprendere un’altra spettacolare escursione. Così, dopo due ore di cammino sotto il sole cocente, siamo arrivati alla cima! E, se la salita era stata particolarmente difficile a causa della sabbia su cui si sprofondava ad ogni passo, la ricompensa non si è fatta attendere: noi soli in cima al Big Daddy, con intorno nient’altro che deserto a perdita d’occhio! Abbiamo passato i due giorni seguenti nella regione di Swakopmound tra onde oceaniche, paesaggi lunari e altre dune di sabbia. Da ricordare la giornata a Walvis Bay, cittadina costiera e porto di mare. In questa località abbiamo fatto una divertente escursione in catamarano che ci ha permesso di vedere cormorani, otarie e delfini e di gustare deliziose ostriche e prelibati frutti di mare! Poi, con una guida locale, siamo andati a vedere le dune che si tuffano nel mare. Mai e poi mai mi sarei aspettata un’esperienza del genere. Si saliva e scendeva col fuoristrada (c’è una prima volta per tutto…) su pareti perpendicolari e dune dorate: la sensazione era inebriante! Qualche senso di colpa mi ha pure assalito per questi piaceri un po’ frivoletti ma ormai ero là e l’emozione è stata palpabile! A metà settimana ci siamo diretti nel Damaraland, vasto territorio dominato dal massiccio del Brandeberg. In questa regione abbiamo visitato le variopinte formazioni geologiche (le Canne d’Organo, la Montagna Bruciata e la Foresta Pietricifata) e le sculture rupestri di Tyfelfointain. Ma la vera avventura è stata la ricerca degli Elefanti selvaggi: ancora allo stato brado, sono gli ultimi esemplari di pachidermi namibiani che vivono al di fuori delle riserve e dei parchi ufficiali! Proprio a causa di questo, non è facile reperirli. Così fin dall’inizio sapevamo che avremmo ben potuto cercarli senza riuscire a trovarli. Tuttavia avevamo dalla nostra due formidabili accompagnatori (Klaus e, per l’occasione, anche la guida dell’accampamento in cui alloggiavamo) e speravamo proprio che i nostri due amici potessero dare una mano alla Dea fortuna! Del resto eravamo sicure del talento naturale di Klaus: fin dal primo giorno ci aveva stupite per capacità e accortezza: sapeva vedere cose che per noi erano impossibile da scorgere, interpretare i segni della natura con una speciale sensibilità, proporre idee per rendere particolare ogni escursione. Così, sedute sul sedile posteriore di un furgoncino decapottablie guardavamo il panorama alla ricerca di qualche segnale, finché i nostri due accompagnatori sono riusciti a trovare le prime tracce: orme di zampe d’elefante e sterco fresco. Presa la giusta direzione siamo entrati in una verde vallata circondata da montagne rocciose e dopo pochi minuti abbiamo visto all’orizzonte il primo elefante bruno: a ridosso di una parete scoscesa si imponeva allo sguardo! Qualche passo più in là, un’intera famiglia gironzolava sull’erba! Alberi, rivoli e rocce facevano da cornice! Il giorno dopo, ci siamo diretti a Palmwag, per farvi un secondo game drive, (in una riserva, stavolta). Anche in questo caso la fortuna ci ha assistito e dato l’opportunita di vedere quattro simpatiche giraffe che, incuriosite, ci guardavano dall’alto del loro torpore e si lasciavano fotografare. E poi orici, springbox, kudu e zebre filanti! Un’altra giornata in Namibia! La tappa successiva è stata il Parco d’Etosha! Grande come l’intera Toscana, è un paradiso terreste per animali. Vi si può circolare solo in vettura ed permesso lasciare l’abitacolo della macchina solo se si è all’interno di uno dei tre accampamenti recintati e protetti in cui si trovano lodge e campeggi. Nel percorso tra l’entrata del parco e il campo a cui eravamo diretti abbiamo potuto ammirare decine di specie animali: giraffe, gnu, impala, kudu, zebre, sciacalli, orici, springbox, struzzi, facoceri e tanti uccelli variopinti! Poi, poco prima di entrare nell’accampamento un grande elefante grigio ci ha attraversato la strada dandoci così il benvenuto ufficiale! Arrivati nel campo, abbiamo preso possesso del nostro lodge, uno splendido chalet situato nei pressi di quella che definirei la “vetrina animali”… Una pozza d’acqua che si trova appena fuori le cinta del campo in cui affluiscono gli animali per abbeverarsi. A sera inoltrata, proprio da questo punto d’osservazione abbiamo ammirato un magnifico rinoceronte nero! Poi, nel bel mezzo della notte, Klaus è venuto a svegliarci per avvisarci che alla pozza c’era un grande leone! Addormentata come ero ci ho messo del tempo ad usciere e una volta arrivata, il leone se ne stava già andando… Così sono riuscita a vedere solo un’ombra confusa, ma il ruggito, quello si l’ho sentito davvero! Il giorno seguente (solo un paio di ore dopo il mancato incontro con il leone…) la giornata è cominciata proprio alla vetrina animali, con la speranza di vedere i felini… E, dopo mezz’ora di osservazione, ecco apparire una leonessa furtiva: l’ho guardata incantata da lontano credendo di stare ancora sognando! Dopo solo pochi minuti si è dileguata sparendo all’orizzonte e lasciandomi il desiderio di rivedere lei o un altro felino da molto più vicino! Così, un’ora più tardi siamo tutti partiti per un safari alla ricerca di un “guancia a guancia” con i leoni. Da subito comunque ci siamo resi conto che non sarebbe stato facile reperire questi felini e dopo molti tentativi infruttuosi abbiamo cominciato a fermare alcune vetture per chiedere se qualcuno li aveva avvistato. Finalmente, dopo molti “stop e riparti”, siamo riusciti ad incontrare alcune persone che avevano potuto vederli. Ma, nonostante le indicazioni fornitoci sul luogo d’incontro, abbiamo penato ancora parecchio a trovare dei leoni. In effetti non è per niente semplice spostarsi e orientarsi su kilometri e kilometri di parco, tra sentieri poco battuti, boscaglia giallastra e alberi secchi. Così solo dopo ore di vani tentativi, Klaus è riuscito a fare un miracolo. In lontananza, ad un centinaio di metri da noi, camuffate sotto l’erba paglierina, ha scovato due ombre color ocra: la punta rotonda delle orecchie di un leone… Impressionante! Poco più in là altre quattro leonesse nascoste facevano la siesta. Lieabbiamo raggiunte fin tanto possibile e abbiamo passato il resto della giornata ad aspettare che uscissero allo scoperto. L’attesa è stata piuttosto lunga e in effetti solo quasi a tardo pomeriggio (quando tutte le altre vetture erano rientrate ai lodge prima che le porte chiudessero…) i felini hanno deciso di alzarsi. Entusiasti, abbiamo deciso di posticipare ancora un po’ il nostro rientro al campo prottetto… per goderci lo spettacolo. I leoni intanto si erano posizionarsi sul campo seguendo uno schema preciso: le quattro leonesse disposte a una trentina di metri l’una dall’altra come su uno scacchiere ed il grande leone al centro. Era chiaro che qualcosa stava succedendo e in effetti, qualche secondo più tardi, abbiamo visto apparire una quinta leonessa che scortava guardinga dei teneri cuccioli! L’accadimento era surreale: noi soli in tutto il parco con i leoni davanti e il sole didietro che scendeva e tramontava all’orizzonte. In preda ad uno stato di sana emozione sono salita sul finestrino della nostra vettura, lasciando che il vento passasse tra i miei capelli e si dirigesse verso i felini: “Sono qua per voi” ho pensato a voce alta! Ed eccola! Una leonessa si è girata verso di me ed ha cominciato a camminare nella mia direzione. Pochi secondi più tardi ho ripreso il mio posto e ho continuato a guardarla avanzare da dentro fin quando si è fermata davanti alla macchina, a soli 3 metri da noi! Maestosa, fiera e regale, ci ha scrutati lungamente e i nostri sguardi si sono incrociati profondi: questo è stato il senso del mio viaggio! Il giorno seguente siamo ritornati a Windhoek, dove ci aspettavano di nuovo Alessandro ed Emanuele con cui abbiamo passato una bella serata tra risate e aneddoti di viaggio.
Dal 19 settembre è poi iniziata la seconda parte del viaggio, quella da sole in Botswana. Klaus ci ha accompagnate fino a Maun, cittadina situata tra il Kalahari e il fiume Okavango, dove ci aspettava un piccolo velivolo, diretto in un’isola sperduta del Delta dell’Okavango. In questo magnifico posto abbiamo passato due giorni, alloggiando in un chalet costruito su una palafitta a ridosso di un grande albero da dove si poteva ammirare una laguna in cui ippopotami e uccelli rumoreggiavano allegramente. Tra le cose da annoverare, i safari nella riserva del lodge e le uscite in laguna a bordo di piccole imbarcazioni da pesca chiamate mokoro. Trascorsi questi due giorni siamo volate verso il Parco di Chobe: coi suoi 10.000 km2 è la più importante riserva del Botswana. In questa regione abbiamo trascorso tre giorni e potuto vedere, oltre agli ormai “classici” esemplari di springbox, zebre, orici, kudu, giraffe, impala, elefanti ed ippopotami, anche licaoni, babbuini, bisonti e coccodrilli. Da ricordare poi la vallata sul fiume Chobe, un ampia distesa dai colori pastello in cui la natura esplode di felicità. Per finire in bellezza abbiamo trascorso l’ultimo giorno a visitare le Cascate Vittoria: nuvole d’acqua e vapore! Il 26 settembre, entusiaste e sopraffatte dalle emozioni abbiamo ripreso l’aereo dirette in Europa. Eravamo super contente e sapevamo che avremmo portato per sempre nel cuore i ricordi di questi magnifici luoghi! Epilogo Sono contenta di aver condiviso con voi il racconto della più bella esperienza di viaggio che abbia mai fatto e, prima di terminare, vorrei ringraziare Rossella per aver condiviso con me questa magica avventura e la Granelli di Sabbia, per averci aiutato a realizzare questo magnifico sogno!