week-end in lituania
Per fortuna è solo una spruzzata e già quando usciamo per cena, non troviamo più neve per strada. La città ci si prospetta bella e facile all’orientamento, con indicazioni in inglese ai principali incroci.
Per cena capitiamo in una birreria belga-lituana, Renè, dove, oltre ad ambientazione in stile Magritte e belle cameriere, proviamo la gustosa “pelle di pollo fritta” e un buon bicchiere di suktinis, liquore locale a base di miele.
Il mattino seguente iniziamo la scoperta di Vilnius, partendo dalla Porta dell’Aurora, l’unico ingresso storico rimasto nella città. Percorriamo le vie principali del centro storico, con eleganti palazzi settecenteschi e molte chiese, alcune cattoliche altre ortodosse. Fa molto freddo e le persone camminano velocemente, in un silenzio quasi irreale. Anche all’interno di un mercato coperto, il silenzio è disarmante, nonostante ci siano decine di donne a vendere prodotti locali, da pezzi enormi di lardo a calde calzamaglie.
Visitiamo alcune chiese, anche per riscaldarci un po’: Sant’Anna è descritta dalle guide come il più bell’edificio di Vilnius, ma a noi appare bisognosa di restauro e senza note di rilievo. Più interessante invece la cattedrale, in stile classico: sembra un tempio greco ed è il punto nevralgico della città. Ci rechiamo anche alla collina del castello: dopo una faticosa ascesa, non troviamo altro che la torre di Gedimino, mentre non c’è un vero e proprio castello. Godiamo però di un panorama mozzafiato della città, con i suoi parchi dai colori autunnali, il centro storico ed i grattacieli della zona moderna.
Il pomeriggio lo dedichiamo a passeggiare per Gedimino Prospektas, un lungo boulevard che parte dalla cattedrale per arrivare fino all’anonimo edificio del Parlamento. Tra edifici storici, un parco e molti negozi di stile occidentale, ci addentriamo in un palazzo che fu la sede del KGB, la polizia segreta sovietica. Ora è divenuto il Museo delle Vittime del Genocidio. All’interno, è possibile visitare le stanze degli interrogatori e delle intercettazioni telefoniche, ma soprattutto vi sono raccontate in modo dettagliato le vicissitudini del popolo lituano negli ultimi 60 anni. Il seminterrato, invece, ospita le prigioni. Sono rimaste com’erano, senza aggiunte propagandistiche. Sono agghiaccianti nella loro crudezza, soprattutto la stanza imbottita per gli interrogatori e la stanza allagata d’acqua ghiacciata.
Dopo un po’ di ristoro in hotel, usciamo alla scoperta della cucina lituana. L’esordio è positivo con due buone zuppe, con porcini e con barbabietole, e proviamo quindi il piatto tradizionale lituano: cepelinai. Si tratta di un grosso gnocco di patate a forma di dirigibile (è noto infatti anche come zeppelin), con all’interno una salsiccia. La descrizione può apparire gustosa, ma in sostanza si tratta di uno gnocco gelatinoso di patate, cotto nel lardo: un attacco al proprio stomaco! Il terzo giorno partiamo per il profondo Sud della Lituania, con un autobus di linea. Il viaggio è tranquillo, siamo gli unici turisti. Arriviamo a Grutas e visitiamo il famoso parco, dove sono poste circa 80 grandi statue del periodo comunista, tolte dalle città dopo il collasso dell’URSS. Si passeggia accanto a queste statue, corredate dalla biografia dei vari gerarchi. E’ un percorso molto interessante, che riflette la visione storica attuale dei lituani: avere memoria del proprio tragico passato, per non ripeterne gli errori.Tra grandi busti di Lenin, Marx ed Engels, troviamo anche enormi funghi, che il freddo ha già provveduto a surgelare.
Percorriamo in autobus gli 8 km che ci separano da Druskininkai, principale stazione termale del Paese ed un tempo dell’Unione Sovietica. Il nostro hotel dispone di un “sanatorium” molto carino, dove proviamo anche la sauna russa, molto più fumosa di quella tradizionale finlandese.
In serata, proviamo un ristorante vicino: dopo un quarto d’ora di lotta col menù in lituano e polacco, la cameriera finalmente ci porta quello in inglese. Le pietanze sembrano più internazionali, ma il gusto rimane quello della sera precedente.
Il mattino riprendiamo l’autobus per Vilnius, che raggiungiamo dopo 2 ore e aver visto una lunga teoria di foreste e campi, intervallata da qualche casa in legno di stile nordico.
Visitiamo ciò che ci manca del centro storico, principalmente l’Università ed il palazzo presidenziale, di buona fattura architettonica.
Ci dedichiamo poi a due quartieri dalle caratteristiche opposte. Ad Uzupis si entra per un ponte protetto da una sirena, con balaustre dove sono agganciati molti lucchetti: i libri di Moccia saranno noti anche qui? Il quartiere si è auto-proclamato repubblica indipendente, ma non si respira lo spirito bohemien tanto lodato dalle guide turistiche. Più interessante invece è il quartiere moderno, con alcuni scintillanti grattacieli e centri commerciali. Anche qui sono presenti molti locali di strip-tease, ma più appartati che non nel centro storico.
L’ultima sera tentiamo nuovamente i ristoranti lituani, che sono sempre pieni di giovani e con begli interni. Dopo l’immancabile zuppa (buona la saltibarsciai, zuppa fredda di barbabietole dal caratteristico colore fucsia), proviamo degli stuzzichini da abbinare alle birre. Ci presentano un tagliere con aringhe crude, pane fritto, aglio, fette di pancetta spesse 1cm. Non riusciamo a finire il piatto, però un bicchiere di vodka lituana ci rappacifica col nostro stomaco.
L’ultima scoperta riguarda un gatto: assieme alla sua padrona, passeggiava liberamente per la città, senza guinzaglio. Ci siamo fermati ad osservarlo, ma lui chi ha risposto con un volto che diceva “Bè. Non avete mai visto un gatto che passeggia?!”. Il nostro pensiero è andato subito alla nostra gatta Mascara, assai restia ad ogni tentativo di uscita.
Il mattino seguente l’efficiente treno ci porta in 7 minuti all’aeroporto (costo 0,80€) ed ecco concluso il nostro tour: un caldo saluto dalla fredda Lituania! Fabio & Elisabetta