Yellowstone rodei e prateria: 7 giorni di Far West
Innanzitutto va detto che questa settimana si aggiungeva a 12 giorni trascorsi alle Hawaii (per cui vedi l’itinerario “Hawaii: tutto quello che avremmo voluto sapere”). Questo spiega il numero di giorni, all’apparenza abbastanza limitato, investiti per scoprire questo “pezzetto” di America. Dobbiamo però dire che, se come noi siete abituati a macinare km su km (o miglia su miglia!), il giro da noi effettuato non richiede molti giorni in più! PIANIFICARE Ci siamo serviti della guida della Routard “Usa Ovest. I parchi nazionali”: la consideriamo molto affidabile per le indicazioni gastronomiche, abbastanza per quelle alberghiere, un po’ troppo stringata quanto a informazioni su itinerari e percorsi. Utilissimi i siti dei parchi, imprescindibile quello dello Yellowstone (www.Nps.Gov/yell): le dimensioni del parco, infatti, necessitano almeno due giorni di visita e, per ottimizzare i tempi, è utile conoscere in anticipo l’ubicazione delle principali attrazioni e gli orari di emissione dei geyser.
TRASPORTI Il volo United proveniente dalle Hawaii ci ha lasciati a Salt Lake City di buona mattina. Qui avevamo già prenotato un’auto di categoria media dall’Italia con AVIS. Il servizio di noleggio all’aeroporto non è stato molto efficiente. La macchina che ci era stata proposta, una Ford Focus, oltre ad essere sporca presentava qualche ammaccatura. Dopo qualche lamentela ci hanno proposto altre due auto, che abbiamo rifiutato perché non rispondevano alle nostre esigenze, fino ad accontentarci della prima Ford! Il tutto per 430 $ per 7 giorni con consegna a Denver.
ALLOGGI Abbiamo prenotato solo alcune notti dall’Italia, per lasciarci un margine di libertà nell’itinerario. Jackson Hole: la guida sottolinea la straordinaria offerta di alloggi del piccolo centro, che è anche località sciistica. In effetti la scelta non manca, dai motel agli alberghi a 5 stelle. Ma al nostro arrivo, in tarda serata, era in corso un rinomato Festival musicale. Solo dopo due ore di tentativi, quasi disperati, siamo riusciti a trovare una stanza, impietosendo la concierge dell’elegante Snow King Resort (400 E. Snow King Ave.) che ci ha assegnato un lodge, solitamente affittato solo a settimana! Vista l’eccezionalità del caso, il costo non è forse indicativo: 165$ per una notte, senza prima colazione (una volta tornati in Italia abbiamo verificato sul sito che il costo delle stanze è solitamente molto al di sopra dei 200 $). In conclusione consigliamo di prenotare, soprattutto se si ha un budget limitato, perché se è vero che Jackson ha un’ampia offerta, è anche di fatto l’unico vero centro cittadino in un raggio di centinaia di km e costituisce la base per chi voglia visitare il Grand Teton National Park! Yellowstone: Canyon Village Lodge, 76,30 $ a notte senza prima colazione. I graziosi lodge nel cuore del parco pare siano introvabili d’estate se non prenotando con un largo anticipo o tramite agenzia. Noi, per un vero e proprio colpo di fortuna, abbiamo trovato posto tramite il sito del parco pochi giorni prima della partenza (www.Travelyellowstone.Com). Si tratta di semplici casette in legno con bagno privato. Nel nostro caso, purtroppo, l’impianto di riscaldamento si è rotto nel bel mezzo della notte e vi assicuriamo che anche in pieno agosto sarebbe stato necessario! Cody: The Irma Hotel, 1192 Sheridan Avenue, 112$ a notte senza prima colazione. Il celebre albergo, uno dei più antichi del paese, è quello aperto a fine ‘800 (!) da Irma, la figlia di William Cody, più noto come Buffalo Bill. Atmosfera western, soprattutto negli ambienti comuni (particolare è la sala ristorante con il bancone del bar in legno di rosa), ma è un po’ caro per quello che offre.
Spearfish: Best Western Blak Hill, 540 E. Jackson Blvd., 98,23$ a notte con prima colazione. Quella che da noi è una catena di alberghi di categoria medio-elevata, negli USA è una catena di motel, talvolta abbastanza semplici. Questo aveva camere confortevoli e pulite, ma lo menzioniamo soprattutto per la super colazione a buffet con tanto di waffles (offerta per altro in tutta la catena)! Mt. Rushmore: Mt Rushmore’s President’s View Resort, 300 Speck Rd, circa 80 $ a notte: a Keystone, la località più vicina al Mt. Rushmore, questo grande albergo offre ben poco: le camere non brillano per pulizia e, nonostante l’entrata “hollywoodiana”, anche gli spazi comuni non sono molto accoglienti (abbiamo visto gironzolare diversi scaraffaggini…). A dire il vero non merita neppure la stessa Keystone, da noi scelta unicamente perché avendo un’enorme offerta di alloggi, ci dava la certezza di trovare una stanza anche arrivando molto tardi. Se vi capitasse di fare tappa qui, comunque, cercate un altro albergo! Denver: Town & Country Motel, 639 West 38 Avenue, circa 50 $ a notte. Uno dei più squallidi motel in cui siamo mai stati. Degno di un film di Tarantino, è consigliato dalla nostra guida tra gli alloggi a prezzi economici, ma noi non lo consigliamo. Può essere utile sapere che non accettavano carte di credito, ma solo contanti: era la prima volta che ci capitava e la cosa ci ha anche messo in difficoltà essendo l’ultimo giorno e ormai a corto di denaro. Non sappiamo quanto questo sia frequente nei piccoli motel a gestione familiare come quello, ma meglio tenerne conto.
PASTI Negli USA è quasi impossibile, per lo meno a pranzo, non incappare in Mc e affini, “variando” un po’ con alternative “etniche” tipo Taco Bell e Pizza Hut. Per le cene abbiamo tentato di sondare altri “territori”. Ecco i nostri ristoranti (i prezzi sono comprensivi di mancia, mediamente del 15%): a Jackson Hole: Snake River Brewing, 265 S Millward, 33 $ in due: un’ottima birreria che offre una buona cucina di montagna. Noi consigliamo lo stufato di bufalo! a Yellowstone: Canyon Village Lodge, 40 $ in due: se si dorme nel parco è pressoché obbligatorio cenare in uno dei lodge. Come temevamo, vista la mancanza di alternative, la cucina non è memorabile, tanto più che viene proposta una sorta di cucina messicana.
a Cody: Wyoming’s Rib & Chop House, 1367 Sheridan Avenue, 35,49$ in due: uno dei pochi ristoranti con la cucina ancora aperta dopo le 9 di sera, ideale per il dopo rodeo. Il nome del locale non inganna: provate il tipico Rib e non rimarrete delusi! a Spearfish: The Millstone Family Restaurant, 620 E. Jackson Boulevard, circa 30$ in due: un simpatico locale in stile Happy Days, cameriera gentile e clientela liceale, aperto fino a tardi e comodissimo se si alloggia al Best Western.
a Lead (vicino a Deadwood): Stampmill Inn Restaurant & Saloon, 305 West Main Street. Ci siamo fermati solo per una Coca Cola, ma se capitate nei pressi all’ora di pranzo fermatevi. Il locale è storico, l’atmosfera è proprio quella di un Saloon, con gli sgabelli e il bancone in legno, le stoviglie d’epoca, i divisori tra i tavoli e un eloquente cartello sopra il grande camino, “In Gold We Trust”, a testimoniare l’antica vocazione mineraria della città.
a Rapid City: Firehouse Brewing Co., 610 Main Street, 49 $ in 2: in una vecchia caserma dei pompieri, cucina discreta e musica dal vivo (ma solo fino alle 10 di sera!).
a Denver: Two Fisted Mario’s Pizza, 1626 Market St, 2-3 $ al trancio: strano ma vero, ottima pizzeria aperta fino a notte inoltrata. I tavoli sono assemblati sopra vecchi coin op tipo pac-man & space invaders. GUIDARE Come è chiaro dall’itinerario, questa vacanza è stata davvero on the road: ogni giorno abbiamo affrontato tappe molto lunghe e alcune delle attrazioni erano visitabili per lo più in macchina (non solo lo Yellowstone, ma anche il Custer State Park e le Badlands). Anche quando non abbiamo viaggiato in autostrada (in pratica dal 2° al penultimo giorno) la guida è stata sempre piacevole e rilassante, ma attenzione ai frequentissimi controlli della polizia stradale. In particolare in Wyoming abbiamo riscontrato una presenza massiccia di pattuglie anche su vie secondarie. Nel corso della vacanza ci siamo beccati ben due “Warning”, pur non avendo superato di molto i limiti e, in un caso, pur essendo su un rettilineo deserto in mezzo al nulla. Consigliamo dunque di fare attenzione, tanto più che non sappiamo cosa accada se recidivi: i due “avvisi” infatti (con tanto di modulo sulla qualità del servizio…) ci sono stati comminati in due Stati differenti. Un’ultima raccomandazione: se vi capita di essere fermati dalla polizia, non scendete assolutamente dalla macchina e aspettate che sia il poliziotto (per altro per nostra esperienza piuttosto gentile) a raggiungervi e rivolgersi a voi: una volta, essendo rimasti quasi senza benzina, ci siamo fermati a chiedere un’informazione a una pattuglia che stava multando un’altra auto (!) e al poliziotto, quando siamo scesi dalla vettura, è quasi venuta una sincope mentre ci urlava STAY IN THE CAR! I PARCHI Se c’è una cosa in cui gli americani sono maestri, è sfruttare al massimo e al meglio le loro risorse naturali dal punto di vista turistico. Il lato positivo è che c’è una grande attenzione a proteggere luoghi e ambienti, il lato negativo è che si è abbastanza “irreggimentati” e che tutto viene pensato per essere usufruito dal turista medio americano, in generale abbastanza “comodo”. Una strada asfaltata o perfettamente livellata, una comoda scala, un simpatico ponticello, una passatoia rialzata vi condurranno sempre agevolmente nei luoghi di maggior interesse che va da sé saranno sempre abbastanza affollati! Questo è un aspetto che può anche infastidire, ma a conti fatti positivo, permettendo anche a chi ha difficoltà motorie notevoli di godere di paesaggi che in Italia gli sarebbero sicuramente preclusi. La grande maggioranza dei parchi sono governativi, e vi si può avere libero accesso con l’Annual Park Pass: non conosciamo il costo del biglietto dei singoli parchi, ma senza dubbio il Pass è la soluzione di gran lunga più conveniente (costo circa 40$ valevole per una vettura e tutti i suoi occupanti).
Questi i parchi, più o meno noti, che abbiamo visitato: Grand Teton National Park, Wyoming: lo abbiamo attraversato per raggiungere, da sud, lo Yellowstone. Non abbiamo effettuato alcuna escursione, ma il paesaggio montuoso, anche dalla strada principale (la 191 e la 89) che attraversa la vallata, è molto piacevole.
Yellowstone National Park: diviso tra Wyoming, Idaho e Montana, è il parco americano che ogni anno attira il maggior numero di visitatori. La fama non è immeritata: le dimensioni dell’area e la grande varietà di paesaggi che si possono ammirare, permettono di trascorrere anche diversi giorni nel parco senza rivedere gli stessi luoghi. Come già detto è meglio pianificare la visita. Due giorni sono necessari per avere un’idea del parco. Se come noi entrate da sud (le entrate in tutto sono 5) il primo giorno potete percorrere parte del Grand Loop (una strada che forma due “anelli” che attraversano il parco), passando accanto ai più importanti bacini di geyser. Questi sono numerosi ma il più noto è l’Upper Geyser Basin, dove vedere il simbolo del parco, l’Old Faithful, altri celebri geyser come il Castle Geyser e il Grand Geyser, e alcune piscine, come la coloratissima Morning Glory Pool. I visitor center, dislocati in tutto il parco, offrono cartine per le escursioni a piedi e gli orari di eruzione di alcuni Geyser. Il secondo giorno si può percorrere la zona a nord del parco e visitare la seconda principale attrazione, le Mammoth Hot Springs Terraces, un ampio complesso di sorgenti calde che ha formato terrazzamenti e piscine, formazioni quasi uniche al mondo. Il paesaggio è molto suggestivo ma se volete evitare una piccola delusione meglio essere avvertiti: le foto del sito sono ingannevoli poiché, perlomeno quando siamo andati noi, non c’era quasi acqua. All’incrocio dei due anelli del Grand Loop c’è il Grand Canyon of the Yellowstone, dove il fiume forma scenografiche cascate: le Lower Falls sono ammirabili dalla South Rim dopo aver sceso l’Uncle Tom’s Trail una impressionante scalinata in ferro sospesa nel vuoto di più di 300 gradini (che poi dovrete risalire!). Il Parco ha anche un grande lago che noi però abbiamo solo brevemente costeggiato per uscire dalla East Entrance. In questa zona abbiamo osservato gli effetti del devastante incendio che nel 1988 colpì un’ampia porzione del parco: ancora oggi è in corso il rimboschimento. Sia dall’auto che a piedi, infine, non saranno infrequenti gli incontri con i più tipici ospiti del parco, bisonti e alci primi tra tutti. L’incontro con il temibile orso, da cui centinaia di cartelli mettono in guardia, è invece cosa alquanto difficile, visto anche il discreto affollamento di turisti. Se volete avere qualche speranza l’unica è alzarsi all’alba: se come noi preferite un giro notturno farete alcuni simpatici incontri, ma di orsi, niente! Devils Tower, Wyoming: questo maestoso monolite alto 264 m si erge nella zona a nord ovest del Wyoming. Reso celebre dal film “Incontri ravvicinati del terzo tipo” è un sito sacro agli Indiani, tanto che numerosi cartelli chiedono il silenzio per rispettare i luoghi di preghiera. Noi siamo arrivati al tramonto quando il parco era già chiuso e abbiamo ammirato dal basso la mole di questa indefinibile formazione rocciosa, ma alcuni sentieri la costeggiano, mentre l’imprendibile cima può essere meta solo di abili scalatori.
Black Hills, Wyoming e South Dakota: non sono tra le mete più note, ma costituiscono una bella deviazione dall’autostrada 90 per chi, andando dal Wyoming verso il South Dakota, intenda visitare il Mt. Rushmore. La Hwy 385 attraversa una bella catena montuosa molto verde e con alcuni piccoli centri minerari che hanno conservato il sapore dell’Old West (vedi capitolo “Il Far West”).
Mt. Rushmore, South Dakota: uno dei simboli dell’America profonda, è francamente una delusione: dal punto di osservazione le dimensioni, pur imponenti, dei “faccioni” presidenziali non colpiscono, mentre la macchina del turismo ha costruito tutto intorno una sorta di santuario; il parcheggio obbligatorio e l’ingresso sono anche molto esosi! Ma merita comunque una (rapidissima) puntata, almeno come esperienza antropologica: vera e propria Mecca, attira l’umanità più varia e più colorita (da famiglie di Amish a motociclisti “Easy Rider”). Custer State Park, South Dakota: a sud del Mt Rushmore è un parco non governativo. Accoglie diverse specie animali e permette una rilassante gita in macchina tra dolci colline e praterie. L’incontro più interessante è stato con alcuni asinelli selvatici: una tappa non imperdibile.
Badlands, South Dakota: tra le mete meno note della vacanza è stata per noi la sorpresa più gradita. A dispetto del nome costituiscono un incantevole paesaggio: regione desertica di bassi rilievi, dove le rocce profondamente incise dall’erosione presentano forme e colori spettacolari. Il momento più suggestivo per la visita è al tramonto e, per scattare le foto migliori, conviene percorrere il circuito da ovest a est. Infine state in guardia: se sentite strani fischi e vi sentite osservati, siate certi che sarete stati accerchiati da centinaia di simpatici cani della prateria.
SITI STORICI A noi europei fa ovviamente un po’ sorridere, ma i siti più significativi della giovane storia americana sono molto celebrati. Nel nostro percorso abbiamo incontrato: Little Bighorn Battlefield National Monument, Montana: il luogo della celebre battaglia, in cui perse la vita il generale Custer, è oggi all’interno della riserva indiana dei Crow. Il campo di battaglia è perso tra colli e boschi, ma una lapide commemorativa e un piccolo museo, interessante soprattutto per le fotografie, mantengono vivo il ricordo di un episodio significativo della storia americana. E si può anche percepire l’atteggiamento schizofrenico che gli americani hanno verso questa storia: il sito è diviso tra la tentazione di esaltare il sacrificio degli eroi bianchi contro i “cattivi” indiani (degno di vecchi film western politically incorrect) e il dovere di ricordare il genocidio dei nativi che qui, ironia della sorte, vivono in riserva. All’epoca del nostro viaggio era in corso il Powwow, un grande raduno delle tribù, e abbiamo visto enormi accampamenti con le tipiche tende coniche secondo il più stereotipato immaginario. Ma accanto ad esse c’era l’insediamento stabile fatto di vecchie baracche, che ci ha confermato la triste condizione in cui versano oggi gli Indiani d’America.
Fort Laramie, Wyoming: luogo di un celebre trattato tra governo americano e Sioux, che preparò la successiva creazione delle riserve, mantiene gli edifici originali. La nostra visita è stata bruscamente interrotta dall’avviso di rischio contagio del west nile virus: pur essendoci nota la grande “prudenza” americana e la facilità all’allarmismo, non abbiamo voluto rischiare, per cui ci siamo accontentati di vedere dall’auto i begli edifici intonacati di bianco e il prato all’inglese tenuto perfettamente, mentre in lontananza inquietanti conformazioni nuvolose annunciavano l’arrivo di un tornado.
IL “FAR WEST” Uno dei motivi per cui questo pezzetto di States suscita tanto fascino è senza dubbio la mitologia del Far West, che attraverso tanta cinematografia ha lasciato un segno indelebile anche nel nostro immaginario. A tal proposito il nostro giro non lascia delusi. Tra tutti i centri visitati quello in cui si respira maggiormente l’atmosfera western è a nostro parere Jackson Hole: la bella cittadina di montagna vi accoglie con tipiche case in legno con i portici e un vero e proprio arco di trionfo fatto con corna d’alce (pare che questi le perdano spontaneamente). Non all’altezza delle aspettative è invece Cody: la città fondata da Buffalo Bill non ha conservato quasi traccia dell’architettura originale e si riduce a poche file di case intorno alla Sheridan Avenue, una strada a 6 corsie, naturale prosecuzione della statale da Yellowstone. Ma una tappa in città è fondamentale per chi voglia assistere a un Rodeo! Va detto che nel Wyoming i rodei si disputano un po’ ovunque e non solo a beneficio dei turisti. Cody, autoproclamatasi capitale mondiale (!) del rodeo, offre tutta l’estate il Cody Nite Rodeo, spettacoli con cowboys e cowgirls, un po’ pacchiani ma simpatici: prendete l’hot dog! Una rassegna più “seria” e non solo a uso e consumo dei turisti è il Cheyenne Frontier Days, ma si tiene solo in luglio, per circa dieci giorni. Altro must è una visita a una Gost Town: quelle vere sono difficili da raggiungere e a quanto dice la guida richiedono un 4×4. Non siamo purtroppo in grado di dare indicazioni al riguardo, poiché i nostri tempi strettissimi ci hanno imposto di ripiegare su una più agevole attrazione per turisti: certo non ci aspettavamo autenticità ed eravamo pronti a vedere un’attrazione da luna park, ma la Four Mile Old West Town (nei pressi della moderna Four Mile) era costituita solo da una serie di baracche malamente tirate su e “arredate” in maniera fantasiosa. Se siete amanti del trash fermatevi, altrimenti… tirate dritto! Esempio invece di finta città western è Keystone, vicino al Mt. Rushmore: un terribile baraccone, con tanto di saloon e locali con “donnine”, e uno studio specializzato in foto d’epoca in cui abbiamo visto le stravaganze più assurde (tipo famigliola che si fa immortalare con papà e figli vestiti da banditi che ammiccano davanti a una scosciata mamma/prostituta!). Infine, alcuni consigli per qualche acquisto in stile western. A Cody abbiamo scovato un simpatico outlet, il Sierra Trading Post (www.Sierratradingpost.Com), in cui trovare il tipico abbigliamento, dagli stivali ai cinturoni, anche ricoperti di strass per le cowgirls più… eleganti! Anche Jackson offre di che sbizzarrirsi per acquisti a tema: bellissimi i cappelli da cowboy.
SALT LAKE CITY La capitale dello Utah è una città pulita e ordinata. Per noi ha costituito solo la base di partenza del nostro viaggio e ci siamo limitati a un rapidissimo giro del centro. Può costituire motivo di interesse in quanto sede principale della comunità dei Mormoni, da cui provengono gli anziano James e anziano John che talvolta incontriamo a far proseliti nelle nostre città. Se questa setta, da non confondere con quella degli Amish, vi incuriosisce potete visitare il Tempio (ma solo all’interno del Visitor Center), dove i missionari fanno da guida illustrando la storia e lo stile di vita dei Santi degli Ultimi Giorni (altro nome con cui si definiscono i mormoni) e i fondamenti del loro credo come il battesimo post mortem e il “matrimonio eterno”.
DENVER Una menzione particolare merita infine la città di Denver. Ci è piaciuta molto, perché rispetto ad altre grandi città statunitensi da noi visitate ci è parsa a misura d’uomo e con un’aria europea che non ci aspettavamo: strade pedonali, piccoli negozi non in franchising, alcune vie con palazzine in stile vittoriano, alcuni bei ristoranti… tutto questo, insieme al fatto di vederla tirata a lucido in occasione della grande convention democratica che si teneva proprio in quei giorni (relatore d’onore l’allora candidato alla presidenza Barak Obama), ce l’ha resa simpatica e accogliente! E, per i fanatici dello shopping, a Castle Rock a non grande distanza dalla città troverete un outlet davvero ben fornito (www.Outletsatcastlerock.Com).
PER CONCLUDERE Se non vi spaventano i km e siete amanti delle vacanze on the road, se da piccoli avete giocato a indiani e cow boy, se volete provare l’ebbrezza di farvi inseguire da un’auto della polizia a sirene spiegate per poi cavarvela con un ramanzina, se sotto sotto vorreste farvi rubare la merenda da Yoghi e Bubu… questa vacanza fa per voi. Altrimenti partite lo stesso, ognuno potrà trarre il meglio da questa meta che, pur turistica, lascia qualche spazio per assaporare piccole scoperte personali e per scoprire lo spirito della provincia americana!