Dal confine brasiliano a georgetown
La Guyana è uno di quei paesi che non pensavo mai di visitare, non era nelle mie liste prioritarie come visita di paesi nel mondo, e invece, il mio sessantaduesimo paese sarebbe stato proprio la Guyana.
L’unico paese di lingua inglese del Sud America, un paese che molti non sanno nemmeno dove si trova, alcuni pensano ad un paese africano scambiandolo con una delle tre guinee e invece no, sono in Sud America, in uno dei stati coperti dalla foresta amazzonica, tutto da scoprire e da conoscere.
LETHEM, LUNEDI 12 GENNAIO 2009 Eccomi a Lethem, sono in un alberghetto nel mezzo della silenziosa cittadina di solo 3000 abitanti, la capitale della regione dell’Alto Takutu-Alto Essequibo. Sono arrivato questo pomeriggio da Boa Vista, l’autobus dalla città brasiliana ti porta fino qui al confine segnato dal fiume Takutu, per attraversalo devi prendere una lancia per pochi real e dopo pochissimi minuti ti trovi in terra di lingua inglese, la gente è nera come gli africani e i neri dei carabi, non si parla più portoghese ma l’inglese kreolo, nessun funzionario c’è nella riva del fiume, nessun controllo, per arrivare dalla polizia per far mettere il timbro sul passaporto mi sono incamminato tra le case di Lethem, camminando per più di mezz’ora fino a che sono arrivato alla caserma della polizia guaynense fatto timbrare il mio passaporto. Fatto tutto sono arrivato in questo alberghetto dove passerò una o due notti, dipende come mi trovo, che cosa c’è da fare, da scoprire nei dintorni visto che mi trovo nella Savana Rupununi. Una Savana ricca di animali selvatici tra cui il giaguaro simbolo della Guyana e molte varietà di uccelli tra cui l’aquila arpia una delle più grandi aquile viventi.
Posato il mio zainetto con il necessario cammino per il villaggio e ammirare il tramonto in questo sperduto villaggio della savana amazzonica, anche se questa zona non ha giungla, non ha foresta ma fa parte della grande area verde esistente in questa parte del mondo.
Lethem non ha proprio un centro, ha un posto di polizia,una scuola, due o tre alberghetti, un aeroporto con pista di terra, e poi case sparse tutte basse, la sera è silenziosa e si riescono a vedere miriadi di stelle. Nel giardino del piccolo hotel dove passo la notte un’amaca dove mi sdraio per leggere uno dei miei tanti libri portati dietro.
Il mio zainetto che uso come bagaglio a mano data la grandezza è meta pieno di libri, l’altra metà di vestiti che si riducono a: tre magliette, due pantaloni lunghi straleggeri e un bermuda, tre paia di intimo, un costume da bagno, un paio di scarpe da trek, un paio di infradito, un’amaca straleggera e tre paia di calze, due camice leggere, una felpa, una torcia, e poi libri, quaderni, blocchetti per appunti, macchina fotografica e telecamera con i loro caricabatteria, uno spazzolino, un dentifricio, un sapone, lamette per la barba e come asciugamano un pezzo di stoffa di un materiale che si asciuga in 10 minuti. Questo è il tutto solo 8 kg di roba per un viaggi di quasi tre mesi. Non puoi andare in giro per il mondo con valigie stracariche, hai bisogno di poco, del necessario, di certo nella savana Rupununi non andrò ad una cena di gala.
La notte si avvicina, io inizio ad essere stanco e così sto per avviarmi nel mio letto coperto da una zanzariera, non ho fatto l’antimalaria, e qui oltre alla malaria c’è tanto dengue e la cosa migliore è prendere precauzioni con tutto quello che si può senza usare medicinali.
Ora vado Buonanotte! ANNAI, MERCOLEDI 14 GENNAIO 2008 H. NON LO SO’, QUASI LE 7.00 – Mi sono svegliato da poco dalla mia amaca appesa tra i due legni di una casetta in una scuola nel mezzo della savana Guyanese. Starò qui per due notti insieme alla ragazzaneozelandese che ha visitato più di 100 paesi nel mondo.
L’ho conosciuta ieri mattina a Lethem alla fermata del bus ed ho inziato a chiacchierare con lei visto che non mi immaginavo presenza di viaggiatori in questa parte del mondo. Non pensavo di partire da Lethem ieri mattina. Mi disse che sarebbe andata in un posto vicino ad Annai, un posto abbastanza economico per passare la notte e se volevo andare con lei avrei avuto il tempo di preparare il mio zaino perché tanto l’autobus delle 10 non sarebbe mai passato alle 10, e così ho fatto ed ho preso la decisione giusta.
Poco più di un’ora da Lethem c’è questa specie di piccolo college con 30 allievi che studiano una specie di scienze forestali, biologia.
Il posto è bellissimo ed economico. Oggi, io e Tina (la neozelandese) dovremmo fare un’escursione in bicicletta, ma il tempo per adesso non è tra i migliori, ma qui cambia molto rapidamente quindi speriamo in una bella giornata.
H.19.35 – Sembra già mezzanotte, la luce è andata via come tutte le sere, Tina è nella sua amaca sdraiata a leggere ed io mi sono arrangiato con una pila appesa ad un legno sopra ad un tavolo così posso scrivere per un po’ fino a che non si scarica.
Siamo stanchissimi. Stamattina ci siamo svegliati presto, fatto colazione, preso le biciclette e siamo andati in un villaggio non lontano da qui dove una ragazza indio che fa la guida ci ha portato per 20 dollari americani nella giungla per andare a vedere un uccello tipico del posto, il COCK OF THE ROCK. Un uccello di colore rosso, un’esemplare spettacolare con delle piume fantastiche. E’ un uccello vegetariano e i loro nidi sono costruiti su pareti rocciose, o n grotte o in gole scossese.
Abbia mo camminato per cinque ore nella folta giungla guyanense prima di arrivare a questi massi di roccia dove in silenzio abbiamo potuto goderci la presenza del Cock of the Rock.
Siamo poi tornati arrivati nel villaggio indio ripreso le biciclette affitate nella scuola dove stiamo soggiornando e rientrati stanchi morti… meno male, almeno stanotte non farò fatica ad addormentarmi.
Domani mattina partirò per Georgetown, la capitale della Guyana, ma adesso non voglio andare a dormire, è ancora troppo presto.
VERSO GEORGETOWN, GIOVEDI’ 15 GENNAIO 2009 E’ mezzogiorno e sono ad Annai il piccolo villaggio considerato l’entrata al Rupununi dove gli abitanti sono membri della tribù Macushi. Una tribù di soli 17.000 anime disposte in territori tra Guyana, Venezuela e Brasile. Gli indios sono bella gente, gentile, cordiale, ospitale anche se il nome Macushi ha un significato negativo. Makui in varie lingue indigene significa: persona cattiva, gente di poco valore.
Sono qui in questo baretto sulla strada non asfaltata ad aspettare l’autobus per Georgetown, Tina la ragazza neozelandese è tornata a Lethem per poi entrare in Brasile.
H.16.00 – ormai è da un po’ che sto viaggiando lungo la strada rossa della giungla guyanese con l’autobus di colore arancio che mi sta portando a Georgetown dove l’arrivo è previsto molto tardi. Arrivare di notte in queste città del sud America non sono molt consigliate, ma cosa ci posso fare? Vuol dire che appena arrivo la prima cosa che trovo mi ci infilo dentro senza pensarci e stare al sicuro. Intanto mi sto godendo questo paesaggio semplicemente fantastico. L’autobus non è pieno e ognuno di noi ha la possibilità di avere due sedili a disposizione per fare un viaggio più confortevole. Passiamo in mezzo ad una vegetazione tropicale la strada spezza la giungla in due parti e sia a destra che a sinistra non si fa altro che vedere verde, alberi, foglie, erba. Ora l’autobus si è fermato, deve attraversare il fiume Essequibo.
Il fiume più lungo della Guyana che scorre lungo il paese da sud a nord per 1014 km. Lungo questo fiume ci sono innumerevoli ripide e cascate e una gran storia scritta in un libro da un devoto frate dell’ordine dei Frati minori Cappuccini: Felix Maria de Vegamian. I primi a stanziarsi furono gli olandesi nel 1615, di cui i coloni rimasero in buoni rapporti con i nativi. Gli inglesi presero la Guyana nel 19 secolo perché avevano bisogno di un’altra colonia sud americana oltre a Trinidad, e poi perché volevano conquistare il resto del Sud America pensando di navigare l’Essequibo verso sud per raggiungere il Rio delle Amazzoni, o almeno ad avvicinarsi all’imponente fiume del Sud America.
Sto ancora aspettando di attraversare il fiume vado a fare una camminata tanto ce ne sarà ancora per mezz’ora se non di più, cos ne approfitto per fare foto e filmati magari trovo qualcosa di interessante anche se già solo il vedere il fiume di fronte a me è interessante.
GEORGETOWN, VENERDI’ 16 GENNAIO 2009 H. 2.00 – Sono arrivato, finalmente sono arrivato nella capitale della Guyana. Sono in un piccolo hotel dove tra poco mi sdraierò sul letto che chissà chi ci avrà dormito e poi domani mattina andrò alla ricerca dell’ostello.
Alle 2.00 di notte non puoi girare per questa città dove c’è gente ubriaca in giro e per nulla raccomandabili. Anche questo piccolo hotel non sembra molto raccomandabile, sembra di essere in un luogo per prostitute o hotel a ore sud americano, ma l’autobus si è fermato qui di fronte e cos qui di fronte mi sono rifugiato per stanotte.
Il viaggi è stato lungo dopo l’Essequibo abbiamo attraversato il parco nazionale di Iwokrama una delle quattro ultime incontaminate foreste del mondo, l’autobus ha attraversato la foresta per 72 km.
Il viaggio da Annai a qui è stato lungo, non sempre molto confortevole ma semplicemente fantastico.
Da domani si visiterà la capitale.
Georgetown