Impressioni di un viaggio: India

Un viaggio in India è indescrivibile per tanti motivi. Le sensazioni che se ne ricevono sono da un canto irripetibili e dall’altro conturbanti all’ennesima potenza; sono inenarrabili. Peraltro non è facile trovare le parole per dare una parvenza 0di realtà alle cose che si intendono significare. La povertà estrema, la rassegnazione...
Scritto da: salvino.messina
impressioni di un viaggio: india
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Un viaggio in India è indescrivibile per tanti motivi. Le sensazioni che se ne ricevono sono da un canto irripetibili e dall’altro conturbanti all’ennesima potenza; sono inenarrabili.

Peraltro non è facile trovare le parole per dare una parvenza 0di realtà alle cose che si intendono significare.

La povertà estrema, la rassegnazione totale (almeno apparente), la disposizione dell’animo a non tentare di migliorare, il vivere quotidiano accompagnato ad un fatalismo esasperato (esasperato almeno per gli occidentali), la religiosità innata, sono tutti componenti del mondo che circonda l’esistente.

Ad esempio, le mucche, che non pretendono di essere considerate sacre ma che tali sono reputate, hanno un’espressione che a mio parere riflette quello che esprime il viso delle persone e cioè il totale abbandono alla volontà di un firmamento costellato da divinità che si disinteressano dell’umanità e in cui gli uomini continuano a credere. Ho avuto l’impressione che le ruminanti vadano in giro senza far nulla con una stanchezza incorporata e con un atteggiamento che non è affatto predisposto alla lotta per sopravvivere. Se si può dire, hanno una espressione triste bivaccando in ogni luogo, senza mai vedere un filo d’erba, ma lasciando un po’ ovunque certe torte emananti odori sgradevoli. Queste vengono essiccate e utilizzate per edificare tuguri.

O forse sono ben pasciute! Abbiamo appreso, infatti che c’è operante una società creata ad hoc che ha stipulato una convenzione con tutti i ristoranti di Delhi per la raccolta dei rifiuti da dare in pasto appunto alle vacche.

E’ come se non gliene importasse nulla della realtà che le circonda, esattamente come sembra che capiti agli uomini di questo universo non facilmente comprensibile da tutti i visitatori.

E che dire degli uomini che per una manciata di rupie fanno chilometri e chilometri per trasportare su una bici a tre ruote due persone in mezzo ad un traffico pazzesco, caotico e spesso congestionato? Pare che la maggior parte dei trasportatori non siano proprietari del risciò. Se non ricordo male, ho letto parecchio tempo fa (forse nella Città della gioia) la storia di uno di questi poveruomini che con l’incasso della giornata non metteva insieme neanche quanto era necessario per pagare il proprietario del mezzo. In questo Paese non accade mai un incidente, i risciò si sfiorano continuamente senza mai toccarsi. Non si sente mai imprecare nessuno; non c’è persona che si adira o che alza la voce o che si dispera per il ritardo che si accumula in quella baraonda di esseri che si muovono (apparentemente) in modo disordinato. Non abbiamo visto mai una madre dare botte o sgridare i bimbi; non li abbiamo mai sentito piangere!, i fanciulli.

Un altro aspetto dell’India è costituito dall’incredibile insistenza dei seccatori che ti vogliono vendere un’infinità di merci, petulanti oltre ogni dire, che ti rincorrono con una tenacia degna di miglior causa.

Per non parlare degli autisti del pulman che con la guida a sinistra e con le strade abbastanza strette sembra che debbano scontrarsi continuamente, facendo accapponare la pelle ma che non infrangono l’ipotetico codice…Della strada.

Le vie di comunicazione sono percorse da camions e autobus, che corrono facendo certi sorpassi davvero spericolati. Sul tetto delle corriere viaggiano tanti passeggeri,che sembra lo facciano per pagare un prezzo ridotto rispetto alla tariffa normale del biglietto.

I fili della corrente elettrica svolazzano a diecine e a centinaia e non risultano incanalati; è veramente uno spettacolo grottesco vedere nelle città questa grande massa di cavi alla mercè delle intemperie, sicuramente senza impianto di terra (ad alta o bassa tensione?). Quali garanzie hanno i cittadini di isolamento? E poi, esistono cabine elettriche? E’ come se fosse provvisorio tutto l’impianto. Le cose precarie e provvisorie sono le più durature! Sembra che resiste! E’ come se i lavori di costruzione fossero stati interrotti da pochissimo e/o che debbano riprendere quanto prima. Invece tutto tace e non c’è alcuna avvisaglia che vengano ripresi. Uno spettacolo assurdo, incredibile! E’ sorprendente che una grande Nazione, all’avanguardia in tante cose, possa trascurare questo aspetto della realtà La strada che conduce ad Jaiselmer, la città più prossima al confine col Pakistan,scorre in pieno deserto del Thar che per estensione è il secondo al mondo dopo il Sahara e su cui è stata fatta esplodere la bomba atomica indiana.

E qui il manto stradale è di dimensioni ridotte e scorre su una pianura sterminata dove crescono alberi resistenti al caldo del deserto che non producono nulla ed hanno delle foglioline piccole e certe spine così robuste che talvolta, nascoste dalla sabbia, possono attraversare la suola delle scarpe e pungerti se per caso ti avventuri a fare qualche passo.

Queste strade disagevoli e diritte, il cui limite è l’orizzonte, fanno pensare a quelle della Finlandia che conducono nella Lapponia, a Rovaniemi, sopra il Circolo Polare Artico, con la differenza che queste ultime attraversano un paesaggio costituito da laghi, fiumi e boschi e sono ben tenute e naturalmente con poco traffico.

Le donne, vestite con sciarpe dai colori vivaci spazzano per terra, lavorano i campi per un verso e per l’altro disimpegnano le mansioni di manovale dove c’e un piccolo cantiere con finalità costruttive, portano sulla testa cesti ricolmi di mattoni o quant’altro.

In India ci sono ricchissimi e poverissimi Ci sono i discendenti dei mahajraja, che possiedono patrimoni, e gli intoccabili che sbarcano il lunario con grandi sacrifici. (Non sempre lo sbarcano!) Quando arrivi in albergo, ti salutano con le mani giunte portate davanti il viso e ti adornano con una collana di fiori. Quando entri in un loro tempio, ti segnano la fronte con un colore, a mo’ di benvenuto, imprimendoti quel tondino che caratterizza soprattutto le donne indiane.

Se entri nel tempio o in una moschea, è d’obbligo togliersi le scarpe ( talvolta non è consentito neanche lasciare ai piedi le calze).

La stessa cosa avviene nel tempio dove scorazzano centinaia di topi, sì proprio topi, che sono mansueti e non aggrediscono e si muovono in tutte le direzioni e ti gironzolano attorno ai piedi nudi. Popolano un tempio ubicato vicino la città di Bikaner; famoso più che per la bellezza architettonica del marmo, per le orde dei sacri roditori.

Sembra che vengano rifocillati dai devoti del benevolo dio Ganesha dalla testa di elefante. E pare che gli avanzi del cibo dei sacri animaletti vengano distribuiti agli stessi =fedeli=.

Ganesh è il dio della buona sorte; la sua cavalcatura è una creatura simile ad un topo. Ganesh fu dato alla luce dalla dea Parvati, moglie di Shiva il distruttore, in assenza di quest’ultimo. E Ganesh crebbe senza conoscere il padre.

La leggenda racconta come mai Ganesh abbia la testa di elefante: un giorno era di guardia mentre sua madre faceva il bagno; nel frattempo Shiva fece ritorno e volle essere ammesso alla presenza di Parvati, ma fu impedito dal figlio. Shiva mozzò la testa di Ganesh, scoprendo dopo che si trattava di suo figlio. Decise quindi che gli avrebbe rimpiazzato la testa con quella della prima creatura vivente che avrebbe incontrato; incontrò l’elefante ed ecco spiegato il mistero.

Gli elefanti di grandi dimensioni e con una lunga proboscide vengono addomesticati fin dai primi anni di vita e l’addestratore-conducente si fa ubbidire guidandoli e parlando loro con voce piana e docile Ed è sorprendente come un uomo piccolo piccolo riesca ad avere ragione di un mammifero di quella fatta.

I cammelli, (altro mammifero ruminante con due gobbe adipose sul dorso, caratteristico delle zone desertiche) invece, sono adibiti per i lavori pesanti; spesso si vedono trainare un carro con un carico di tronchi d’albero o trasportare altre mercanzie. Vengono infatti usati come animali da soma (e per il latte).

L’India è un immenso paese dove convivono ben 18 lingue ufficiali e centinaia di dialetti.; il Governo ha deciso di fare dell’hindù la lingua ufficiale, ma la cosa non è semplice.

Ci sono delle usanze particolari. Alla figlia bisogna dare la dote e quando i genitori sono poveri in canna, gli stessi sono costretti ad indebitarsi con usurai e il debito non si estingue mai. Al punto che si perpetua di padre in figlio il posto di lavoro presso Sua Altezza , il quale ha anche la benevolenza di tenere prima il padre e poi il figlio in questa sudditanza che si estrinseca in un posto di lavoro retribuito ai limiti della sussistenza.

In quel lontano e affascinante Paese c’è la coesistenza di diverse religioni, che non interferiscono l’una con l’altra, che non cercano di fare proseliti e che hanno un folto seguito di adepti o seguaci della dottrina.

C’è un intreccio di dei, delle loro mogli e sorelle, che si reincarnano assumendo sembianze di animali. Miriadi di divinità e di dottrine che nei secoli si sono affermate nei vari strati della popolazione, la quale accetta senza spirito critico quello che viene tramandato di generazione in generazione.

Come si fa a credere a tutte queste presunte divinità, che si trasformano in animali, frutto della fantasia di fervidi antenati? Come si fa ad incensare tutti questi Dei occupati nelle loro diatribe e “insensibili” ai problemi della gente, povera e non? Tra le varie religioni c’è il giainismo fondato sei secoli prima di Cristo. I gianisti credono che si può ottenere la salvezza raggiungendo la purezza dell’anima. Purezza intesa come liberazione dalla materia generata dalle azioni degli uomini. Quindi si può ottenere la purificazione osservando numerose privazioni. Si arriva all’eccesso: ci sono monaci che stanno nudi, evitano di calpestare qualsiasi essere vivente compresi gli insetti e sono forniti soltanto di una specie di ventaglio o scopino con cui spazzano il cammino che devono percorrere al fine di evitare di mettere sotto i piedi qualche pur minimo essere vivente.

I templi gianisti sono in contrasto con l’austerità ascetica, ricchi come sono di ornamenti scultorei.

Assistere alla cremazione delle salme dei defunti è traumatizzante. Avviene in riva al Gange, fiume sacro per eccellenza; il cadavere prima viene immerso nelle acque grigie del grande corso d’acqua, indi viene depositato sui gradini del Ghats per fargli depositare l’acqua e poi viene deposto sulla pira.

Per quelli che non hanno il denaro necessario per comprare la legna occorrente per fare il rogo, c’è il forno crematorio ubicato non molto lontano sullo stesso Ghats. L’avvenimento viene accompagnato da balli e canti intonati alla cerimonia.

Nel contempo si assiste alle abluzioni di tanti che si bagnano nelle sacre acque e che approfittano del momento per fare un bagno purificatore usando un detersivo appropriato. C’è chi si sfrega le gengive con il dito medio sino a fare spuntare il sangue che quindi manda fuori dalla bocca: sarà forse un tributo al dio o alla dea, di cui è devoto? Si notano anche fedeli che pregano nella classica posizione delle gambe incrociate insensibili alle sollecitazioni circostanti, immersi come sono nella contemplazione.

Poco distante si vedono donne e uomini che fanno il bucato sbattendo i capi di biancheria su dei lastroni di pietra dopo averli immersi nel Gange. Per potere assistere a tutto ciò bisogna arrivare al fiume di buon mattino e salire su un barcone, aspettando che le prime luci dell’alba illuminino e le cremazioni e le abluzioni. Il tutto col chiarore dell’alba diventa veramente suggestivo.

Agli astanti, seduti sul barcone, vengono consegnate delle ciotoline fatte con foglie su cui viene acceso un lucignolo che subito dopo si è invitati a depositare in acqua. La cosa risulta veramente poetica.

Le autorità che amministrano l’enorme territorio stanno facendo un grande sforzo per imprimere un’impronta nuova alla società indiana. Lodevole iniziativa.

Ad esempio la scuola. Nei più sperduti agglomerati di casupole o nelle capanne erette nel deserto, ovunque – insomma – c’è la presenza dello Stato che cerca di rimediare al tempo perduto nei decenni precedenti. Stanno tentando infatti di combattere l’analfabetismo e di dare a tutte le nuove generazioni una educazione scolastica aperta a tutti, anche i più miserabili.

Spesso si incontrano scolaresche fornite di grembiule, a cui forse difettano le … penne, che sono richieste ad ogni piè sospinto ai turisti.

Mancano anche nelle città più grandi le fognature. Gli scarichi delle acque luride sono a cielo aperto e naturalmente scorrono davanti gli usci delle misere abitazioni. Sulla pubblica via sono predisposti gli orinatoi pubblici.

Abbiamo appreso che l’India è la prima produttrice di film, avendo scalzato Hollywood mentre è all’avanguardia in materia di elettronica.

E c’è di più: sappiamo che le case farmaceutiche producono le stesse medicine a prezzi di gran lunga inferiori a quelli praticati dagli europei e dagli americani.

Per adesso ci fermiamo qui.



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