Provenza – Il colore viola

Ecco il link per vedere alcune fotografie: http://travel.webshots.com/album/573394161JflTho Mercoledì 1 luglio Partenza nel primo pomeriggio. La mia auto non ha un navigatore, mi sono quindi comprata una cartina stradale della Michelin relativa alla Provenza e Costa Azzurra, più una della Francia generica che già avevo. Abitando in Val...
Scritto da: kipling
provenza - il colore viola
Partenza il: 01/07/2009
Ritorno il: 04/07/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 500 €
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Ecco il link per vedere alcune fotografie: http://travel.Webshots.Com/album/573394161JflTho Mercoledì 1 luglio Partenza nel primo pomeriggio. La mia auto non ha un navigatore, mi sono quindi comprata una cartina stradale della Michelin relativa alla Provenza e Costa Azzurra, più una della Francia generica che già avevo. Abitando in Val Chisone, anche la mia zona di residenza è già inclusa in quella sopra citata, per cui non ho bisogno di procurarmene altre.

Anche se il sito ViaMichelin consiglierebbe di prendere l’autostrada, tornare a Torino, e poi passare via Bardonecchia, opto invece per la via più corta, e passo da Sestrière-Cesana-Monginevro. La parte dei tornanti in discesa è piuttosto difficoltosa, l’avevo fatto altre volte, ma mai alla guida! Per la prima sera ho prenotato tramite Venere l’hotel Bel Alp a Manosque. Poiché non ho avuto modo, né tempo né voglia di pianificare niente, tale località mi pare un po’ “l’ombelico di Provenza”.

Lo scopo del mio mini-viaggio è essenzialmente ammirare i campi di lavanda, al momento al culmine della fioritura.

Raggiungo la mia meta senza particolari problemi. Il Bel Alp, costo 39€, è situato in posizione comoda alla periferia della città, non particolarmente amena, ma vicino all’autostrada ed altre arterie di collegamento. La mia stanza si affaccia sul retro, su un giardino un po’ incolto. La finestra della mia stanza è comunque molto ben insonorizzata. Dormo benissimo.

La camera è carina, piccola, e molto pulita. Un’ottima scelta, dunque.

Giovedì 2 luglio Partenza verso le 10.30 in direzione di Apt. Lungo la strada, rimango colpita da un piccolo paesino, Cereste, che mi sembra un villaggio dall’atmosfera molto rilassata, il mio primo assaggio di Provenza, quindi. Sole splendente, aria tersa, vasi di fiori appesi ai lampioni, anziani alla Jean Gabin seduti ai bar ed intenti a sorseggiare pastis. Qualche straniero, ma veramente poca roba.. Sono diretta a Rouissillon. All’ingresso del paese, sono costretta a lasciare la mia vettura al parcheggio Saint Jacques, costo € 2.50. Non posso proseguire in centro perché è giorno di mercato. Lungo la strada principale, noto che alcuni privati affittano camere sui 40€, che è un buon prezzo, visto l’andazzo della zona. L’ingresso al Sentiero delle Ocre costa 2.50€, ed il percorso è molto suggestivo. E’ possibile percorrere due diverse piste, rossa e gialla, la prima è leggermente più lunga, ma comunque niente di particolarmente pesante, nonostante il caldo, la temperatura è sui 34 gradi. Gli accostamenti cromatici sono davvero impressionanti, e rimango molto colpita.

Finito il giro, faccio una passeggiata nel paese. Il mercato consiste in 4 bancarelle che vendono cianfrusaglie per turisti e frutta e prodotti locali a prezzi spaventosi. C’è da dire che anche nelle épiceries ho visto pesche a 5€ al kg.. Compro 2 quiches in una panetteria, spendendo 4.40€ in tutto, e decido che forse è meglio fermarsi in qualche supermercato alla mattina per i rifornimenti del pranzo.

Precisazione: non è che io sia una persona particolarmente taccagna. Purtroppo il mio stipendio non mi consente di scialare più di tanto. Scrivo questi particolari un po’ perché ho sempre sognato di essere fra gli autori della Lonely Planet, ed un po’ perché spero almeno che questi miei riferimenti possano essere di aiuto ad altre persone che intendono visitare gli stessi posti. In ogni caso, ho visto moltissima gente seduta sulle panchine all’ombra intenta a consumare tonno e mozzarelle in scatola..

La mia povera macchina è un forno, e con le chiappe praticamente posate su una graticola approdo a Gordes. Anche se mi fermo un’ora o poco più, devo pagare 3€ al parcheggio situato all’inizio del paese. Alternativa, lasciare l’auto in basso e scarpinare. Gordes rappresenta l’eccellenza della categoria “paesini arroccati”, ed è quindi meta di visitatori da ogni parte del mondo. Dopo aver girovagato un po’, ma neppure troppo, ed essermi ristorata con una buona dose di thè in uno dei baretti con vista sul castello, mi rimetto al volante diretta all’abbazia di Senanque. Che, devo ammettere, è splendida. Purtroppo il tempo, sereno sino a quel momento, si guasta. Nuvole minacciose si addensano nel cielo, la luce ne risente. L’abbazia è circondata da qualche campo di lavanda, in quelli più vicini all’ingresso ci si può passare liberamente in mezzo. Se paragonati a quelli che vedrò dopo questi risultano essere piuttosto “striminziti”, ma al momento ancora non posso saperlo, per cui mi prodigo in decine di scatti.

Nell’emporio annesso all’abbazia, la gente si accalca per comprare prodotti tipici del posto, essenzialmente miele e sapone. Rientrata in macchina, scoppia un temporale, come se non bastasse sono a corto di benzina ed è da questa mattina che rammento di non aver notato distributori nei paraggi. Decido quindi di tornare ad Apt per il rifornimento. Nel parcheggio del distributore consulto la Routard per capire dove trascorrere il resto della giornata. La guida parla di campi di lavanda eccezionali da Banon, che non è lontana, verso Revest du Bion. Effettivamente, non posso dar torto. Faccio una piccola sosta a Simiane la Rotonde, altro paesino arroccato meno famoso di Gordes ma non meno affascinante, anzi proprio perché saremo sì e no quattro gatti a vagabondare nei vicoletti, è come se ci sentissimo proprietari di un tesoro che fortunatamente dobbiamo condividere con pochi eletti.

Da Simiane verso Banon, ecco i primi avamposti di lavanda annunciati dalla Routard. Sono, effettivamente, spettacolari. Ma il bello deve ancora venire, dopo Banon, altro graziosissimo borgo che attraverso in macchina a 10 km all’ora guardando qua e là sporgendomi dal finestrino, alla Ace Ventura, è tutto un tripudio di lilla e viola. La cosa più bella è prendere i viottoli secondari, quelli usati dai trattori, allontanandosi dalla strada principale. Si entra in un mondo incantato, dove gli unici suoni percepibili sono i canti degli uccellini, il frinire delle cicale, ed il ronzio delle api. A tratti un debole vento mi avvolge in nuvole di profumo di lavanda, mi sento trasportare via come su un tappeto volante in una dimensione fiabesca. L’incantesimo dura sino a Sault. Circa un km prima del paese, vedo l’indicazione di un albergo, che, scoprirò in seguito, è molto rinomato, l’Hostellerie Val de Sault. Il proprietario è uno chef di grido. Poiché è troppo caro per il mio budget, vengo accompagnata dallo chef in persona verso un’altra proprietà, un bed and breakfast denominato Ville Yvette, dove una deliziosa stanza con vista superba mi costa 70 €. E’ davvero un posto romantico. Peccato il fidanzato lo abbia lasciato a casa a lavorare.. La camera è decorata proprio con gusto, ci sono pezzi di mobilio di tipo etnico, soprammobili, cuscini foderati di stoffe esotiche. Il bagno è notevole. Mi colpisce il lavandino. La cena la faccio al ristorante dell’albergo, ma è un po’ cara, anche se il menù è molto raffinato (54€).

Venerd’ 3 luglio Mi sveglio presto, alla rotonda prima dell’ingresso per Sault, mi fermo all’Ecomarché ed acquisto miele (non particolarmente conveniente rispetto a quello venduto nei negozi), e poi frutta e sandwich per pranzo. Sempre accanto al supermercato c’è un negozio di produttori di prodotti cosmetici, La Savonnerie de Provence, dove compro dei ricordini per i parenti.

La cittadina di Sault è carina, da un belvedere si scorgono ancora grandiosi panorami di colore viola. La mia destinazione di oggi è la piana di Valensole. Nei dintorni di Oraison, magnifici campi di girasole, gli unici che avvisterò nel corso del viaggio. Valensole annuncia la sua fama di capitale della lavanda già all’ingresso del paese, sulla D15, in prossimità del cartello che indica la località: come biglietto da visita ecco presentarsi davanti agli occhi degli esterrefatti passanti sterminati campi di lavanda a perdita d’occhio, alternati a campi di grano.

Attraverso la città, diretta a Riez, e Puimoisson. La Routard segnala altre piste degne di nota sulla piccola D108 in direzione Saint Jurs. All’altezza del cartello che segnala “La Blache”, che dovrebbe essere un agriturismo o qualcosa di simile, di nuovo faccio una deviazione e mi infilo in mezzo ai campi di lavanda. Scendo dalla macchina, e mi pare di nuotare in un mare color porpora. Calma e pace perfetti. Saint Jurs è veramente minuscolo, forse fin troppo minuscolo. Giro la macchina e mi dirigo verso Moustiers Sainte Marie. Quasi all’arrivo, un sms di mio fratello mi annuncia una sgradevole notizia che potrebbe compromettere l’intero corso del viaggio. Sono circa le 15.30, sono troppo stanca per rientrare in Italia a casa, ma mi dirigo di corsa in direzione Castellane. A Palud sur Verdon, troppo agitata per proseguire, mi fermo all’hotel Le Panoramic. Sono la prima ospite del giorno. L’albergo è vuoto. Dico in reception che 75€ sono troppi, dimostrandomi intenzionata ad andarmene, e magicamente ottengo il prezzo di bassa stagione, 53€. Verso sera, notizie più rassicuranti da casa da parte dei miei familiari mi convincono che non è il caso di interrompere il viaggio. Tranquillizzata, ceno a Palud, al ristorante dell’Hotel Le Provence, nominato, a buon diritto, sulla guida Routard. Squisita cena a 21€. Peccato solo per quelle tagliatelle insipide sbattute lì nel piatto, senza motivo, accanto ad un ottimo filetto di pesce..

Sabato 4 luglio.

La Signora alla Reception mi raccomanda di non sbagliare l’ingresso al Sentiero delle Crete. Non devo infatti seguire le indicazioni in paese, ma oltrepassare l’abitato, arrivare all’Auberge des Cretes, ed imboccare quel particolare sentiero. Nell’altro caso, invece, arrivati ad un certo punto la strada diventa a senso unico.

L’anello è di circa 23 km, con numerosi parcheggi ben segnalati da cui è possibile ammirare un panorama mozzafiato.

Ripercorro in seguito la strada D952 per ritornare a Moustiers, e visitare con calma il paese. Prima di questo, mi fermo lungo la strada ad ammirare i panorami che ieri avevo tralasciato. Il lago di Saint Croix è così verde che mi incanta e faccio una deviazione per scendere sino alle sue rive.

Arrivo a Moustiers verso le 12.30, i parcheggi sono stranamente gratuiti, e, come ulteriore botta di fortuna, trovo addirittura posto all’ombra.

Dedico alla visita del paesino circa 3 ore, compresa la pausa pranzo all’Hotel Belvedere, dove si spende poco rispetto agli altri ristoranti (7€ per una porzione generosa di omelette con annessa insalatina verde – per fortuna non spaghetti).

La visita alla Cappella di Notre Dame de Beavoir mi ha colpito in modo particolare. La semplicità della costruzione, la mancanza assoluta di sfarzo e di materiali pregiati, il silenzio, la sua collocazione e difficile accessibilità mi hanno fatto cogliere il lato mistico e religioso che invece normalmente non riesco a percepire visitando altri luoghi di culto. Faccio gli ultimi acquisti in un negozietto di souvenirs, e poi a malincuore mi incammino. Le intenzioni sono quelle di puntare verso Digne e Barcellonette. Visto lo strazio del Monginevro questa volta voglio tentare il Col di Larche.

Giunta a Barcellonette verso le 19.30, con condizioni di tempo buono, penso che sia sciocco spendere altri 50€ per un albergo se fra 2 ore posso essere nel letto di casa, per cui decido di proseguire.

L’attraversamento del colle mi sembra più facile rispetto al Monginevro, dal versante francese è un gioco da ragazzi, dalla parte italiana c’è qualche tornante in discesa (18 per la precisione, sono segnalati da cartelli), ma almeno, rispetto a Cesana, la strada è larga! Sono a casa almeno con mezz’ora di ritardo rispetto a quanto mi aspettavo, meglio di niente..

Come considerazioni generali, penso che la qualità di ciò che ho visto sia superlativa, tenendo conto che i campi di lavanda erano in completa fioritura e questo è ciò che andavo cercando… Va comunque detto che i Francesi, molto più di noi sono capaci di valorizzare al massimo il patrimonio artistico a loro disposizione. Un piacevole week-end, insomma, esperienza da ripetere, tenuto conto che non abito troppo distante



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