Strasburgo ed Alsazia in quattro giorni

Finalmente mi sono deciso a scrivere per raccontare il viaggio fatto per il ponte del 2 giugno, destinazione Strasburgo ed Alsazia. Anche se è ormai passato più di un mese cerco di ricostruire il percorso con l'ausilio delle numerose foto. Premetto che sono già stato a Strasburgo con amici qualche anno fa, ma visto che la città mi era piaciuta...
Scritto da: gianluca_tpc
strasburgo ed alsazia in quattro giorni
Partenza il: 30/05/2009
Ritorno il: 02/06/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Finalmente mi sono deciso a scrivere per raccontare il viaggio fatto per il ponte del 2 giugno, destinazione Strasburgo ed Alsazia. Anche se è ormai passato più di un mese cerco di ricostruire il percorso con l’ausilio delle numerose foto. Premetto che sono già stato a Strasburgo con amici qualche anno fa, ma visto che la città mi era piaciuta ho deciso di tornarci, questa volta in compagnia della mia ragazza.

Si parte la mattina di sabato 30 maggio in auto da Milano, ci vogliono circa cinque ore. Avevamo anche considerato la possibilità di andare in aereo, ma le compagnie low cost evidentemente non amano questa meta (strano!). Beh, meglio così, approfittiamo della bella stagione e della distanza non eccessiva. Armati di navigatore appositamente aggiornato per l’occasione partiamo verso le 08:00. Ovviamente il navigatore presenta subito qualche segno di cedimento, ma noi siamo stati previdenti ed abbiamo anche la buona vecchia carta, decisamente più affidabile dei mezzi tecnologici. E poi il tragitto è decisamente facile: passato il confine con la Svizzera a Chiasso si prosegue per Lugano, Lucerna e Basilea, dove si entra in Francia. Da qui si segue per Strasburgo.

La giornata è gradevole. Siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, così ci fermiamo in un’area di servizio poco dopo il tunnel del San Gottardo, panini, rifornimento e partenza con cambio pilota. Marta sembra all’inizio un po’ “ingessata”, probabilmente ha paura che mi lamenti di come guida, visto che siamo con la mia macchina ed io a volte sono un po’ brontolone… Poco dopo però si scioglie e procediamo così entrando finalmente in Francia. Decidiamo di fermarci a Colmar, ad una cinquantina di km dalla nostra meta. Il paese merita decisamente. Si respira l’atmosfera francese tipica di questa regione, case caratteristiche con tetti spioventi e tegole variopinte, fiori coloratissimi un po’ dappertutto. Il paese è soprannominato “la piccola Venezia”. Beh, ora non esageriamo però! E’ attraversato da un piccolo fiume che mi sembra sia un affluente dell’Ill. Volendo si può anche fare un giro del paese lungo il corso d’acqua con delle piccole imbarcazioni, ma non mi sembra granché. Dopo una breve pausa seduti ad un locale per bere qualcosa si riparte per una mezzora circa di viaggio. Nel frattempo sul navigatore siamo passati alla mappa della Francia, che si comporta decisamente meglio e ci porta dritti davanti all’hotel. Si chiama “Hotel Villa d’Est” e si trova in posizione strategica nella zona nord della città, a cinque minuti a piedi dal centro. Per centro intendo la zona all’interno del fiume Ill, che circonda la parte più vecchia della città. Per chi non lo sapesse Strasburgo è decisamente una città a misura d’uomo. Il centro non è molto grande e si gira comodamente a piedi. Inoltre è quasi interamente zona pedonale, le auto quasi non si vedono, mentre abbondano le biciclette (ma su questo ritornerò più avanti). Se ricordo bene ci sono tre linee di tram che collegano il centro alle zone periferiche, oltre a qualche autobus. Il mio consiglio è di cercare un hotel nella zona esterna al centro storico, da cui sia possibile raggiungere il centro a piedi o con un tram. In alternativa ci sono anche dei parcheggi a pagamento a ridosso dei ponti che attraversano il fiume e portano in centro, per chi non può proprio fare a meno dell’auto. Se trovate un hotel in centro controllate che abbia il posto auto, in genere non è economico, sempre che ci sia… Noi approfittiamo della posizione e ci accontentiamo di parcheggiare in strada, per combinazione proprio sotto alla nostra camera, perfetto! Abbiamo prenotato l’hotel su internet, paghiamo sui 65euro a notte, colazione esclusa, tariffa promozionale visto che quella piena è superiore ai 100euro, decisamente spropositata. Entrati nella hall ci accoglie una ragazza alla reception, con cui parlo le mie prime parole di francese. Mi sono messo a studiare qualcosa da qualche mese, diciamo pure a tempo perso, grazie a Marta che invece lo parla bene (anche se lei dice di no). La ragazza, molto gentile, ci espone le solite informazioni e ci consegna una mappa della città. Quando ci parla della colazione indugiamo un attimo e poi precisiamo che abbiamo la tariffa promozionale, lei controlla e ci mettiamo a ridere (figuriamoci se spendiamo 13euro e testa per la colazione :-). La stanza è un po’ più grande dello standard francese, pulita, con frigobar e televisore piatto (ma a noi non è che ce ne freghi molto…). Usciamo quasi subito e ci dirigiamo verso il centro. In meno di un quarto d’ora siamo ai piedi della cattedrale. La volta precedente l’avevo vista ad inizio aprile e me la ricordavo molto più cupa, faceva molto più freddo ed il tempo non era bellissimo. Ora con tutta questa luce appare decisamente diversa. Di fianco c’è l’ufficio del turismo, dove facciamo lo “Strasbourg Pass”: si tratta di una carta che ha validità 72 ore a partire dal momento dell’acquisto e dà diritto ad una serie di agevolazioni. Per citarne qualcuna si può fare il giro della città in battello gratis, si può entrare gratuitamente in un museo a scelta e se ne può scegliere un secondo in cui si ha uno sconto del 50%. Cercando su internet si trovano facilmente tutte le informazioni. I depliant espongono chiaramente il confronto tra i prezzi interi e quelli agevolati, e si vede subito che il pass è sicuramente conveniente (costa circa 12euro).

Visto che il cielo nel frattempo si è coperto posticipiamo il giro in battello, facciamo una passeggiata verso la famosa “Petite France” e quindi cerchiamo un posto per cenare. Qui si usa cenare piuttosto presto, i ristoranti chiudono già verso le 23:00, ma io ho imparato la lezione durante il mio precedente viaggio e così ci fermiamo dopo non molto in una brasserie, “Au Dauphin”. Strasburgo è molto vicina alla Germania, basta attraversare un ponte appena fuori città per passare il confine. Inoltre la città è stata durante la sua storia un po’ francese ed un po’ tedesca. Come si può facilmente immaginare le influenze sono evidenti: in molti parlano bene il tedesco e gli effetti si vedono anche nella cucina. Bretzel e piatti a base di salsicce e crauti si trovano facilmente. Io ne approfitto per prendere lo stinco, che mi lascia più che soddisfatto, mentre Marta non sembra gradire particolarmente questa cucina, ma si consola con l’ottimo dolce. Sazi e stanchi ci dirigiamo quindi verso l’hotel per una meritata dormita.

La mattina di domenica ci alziamo senza fretta e facciamo colazione in un bar vicino all’hotel. La colazione in Francia non è a buon mercato: per un cappuccio ed un croissant si spendono circa 4euro. Noi prendiamo cappuccio e baguette con burro e marmellata. Da noi non si usa, forse perché siamo sempre di fretta. Mi ricordo che c’era qualcosa del genere anche a Madrid, dove la chiamavano “tostada” (ovviamente senza baguette). Finita la colazione ci dirigiamo verso il centro per fare il giro in battello. I giri sono molto frequenti, distribuiti sull’intera giornata, compresa la sera (almeno in questo periodo dell’anno). Nel week-end ci sono inoltre più corse. Il percorso è quello classico attorno al centro (il fiume si può costeggiare anche a piedi), con passaggio attraverso le chiuse ed un tratto per raggiungere la zona del parlamento europeo. Il giro dura circa un’ora. Quasi tutti i battelli sono coperti, a parte poche eccezioni (il display alla biglietteria indica orari e se i battelli sono coperti o scoperti). L’altra volta ricordo che invece erano tutti scoperti e faceva fresco, ora si sta meglio anche se le foto ne risentono. La visuale comunque è buona se si tollera il riflesso del plexiglas. Durante il giro sono a disposizione delle cuffie con cui si possono ascoltare dettagli sui vari edifici ed aneddoti su personaggi della storia di Strasburgo. E’ possibile scegliere la lingua (c’è anche l’italiano) e c’è addirittura la versione per bambini. Beh, in fondo siamo nella città simbolo dell’Europa, ed evidentemente non è stata scelta a caso, sia per la sua posizione geografica che per la sua storia.

Una volta scesi dal battello visitiamo l’interno della cattedrale. Sulla destra c’è un orologio astronomico, un po’ come quello di Praga, ma questo si anima solo a mezzogiorno. Se volete fargli una foto conviene illuminarlo (si mette una moneta da qualche parte). Nel frattempo si è fatta ora di pranzo. Ci sediamo in un locale con i tavoli all’aperto, dove prendo un piatto a base di munster, un formaggio tipico dell’Alsazia. Il tempo del caffè e torniamo ai piedi della cattedrale, questa volta per salire sulla piattaforma (ingresso gratuito con lo Strasbourg Pass). Siamo incalzati da un paio di instancabili bambini che ci seguono rumorosamente, ma io non voglio dargli la soddisfazione di arrivare prima 🙂 Dopo un bel po’ di scalini e di fatica siamo in cima alla torre (i bambini sono arrivati secondi), dove prima di uscire all’aperto si può vedere il meccanismo che manda avanti l’orologio. Nel progetto originale della cattedrale le torri dovevano essere due, come per Notre Dame a Parigi, ma di fatto ne è stata ultimata solo una. Dall’alto si gode di un’ottima vista sulla città, praticamente quasi a 360 gradi. Si nota subito la miriade di tetti appuntiti, punteggiati dai numerosissimi abbaini. Si vedono la Petite France ed il ponte coperto, mentre in lontananza spiccano la chiesa di Saint Paul e poco più in là il parlamento europeo. Le giornate sono belle ed è piacevole stare all’aperto, ma una volta scesi decidiamo di visitare almeno un museo.

Tra tutti quelli indicati su di un depliant preso all’ufficio del turismo scegliamo il museo dell’Alsazia. Si trova vicino alla zona dell’imbarco dei battelli. Al suo interno sono raccolti moltissimi oggetti caratteristici della vita di tutti i giorni in Alsazia, con delle vere e proprie ricostruzioni, molto belle, degli ambienti domestici e lavorativi. Per esempio in una delle prime sale si capisce subito come le case fossero progettate in modo efficiente dal punto di vista dello sfruttamento delle poche ma preziose risorse a disposizione. Sono presenti sale che ricostruiscono camere da letto, studi, la cucina (dove troviamo lo scola posate dell’Ikea :-), ambienti lavorativi come quello del farmacista, del falegname, del decoratore, della preparazione del vino, ed in generale la vita di tutti i giorni, con abiti, giocattoli, oggetti legati alle principali religioni della regione. Il museo è situato in un edificio che si affaccia sul fiume. Si sviluppa su tre piani, ognuno dotato di un balcone di legno scuro, per buona parte ricoperto dal verde delle piante, che gira attorno ad un piccolo e grazioso cortile interno. Come si sarà capito questo museo mi è piaciuto molto…

Dato che una volta usciti è ancora presto e siccome per l’indomani abbiamo già deciso di fare un giro in bicicletta ci dirigiamo verso la stazione, dove secondo la cartina che abbiamo dovrebbe esserci uno dei punti di noleggio, giusto per avere qualche informazione. In realtà il punto non l’abbiamo trovato, ma ne abbiamo approfittato per fare un giro in quella zona, dove non eravamo ancora stati. Durante il tragitto passiamo da una piazza con una fontana in cui i bambini giocano a piedi nudi. Guardando l’acqua io non ci entrerei mai, ma loro giocano e si divertono. Uno addirittura ne sta bevendo un po’… Va be’, si farà qualche anticorpo in più! Continuiamo verso la nostra destinazione. Non è che ci sia niente di particolare, ma la stazione non ha niente a che fare con quello che mi aspettavo. Se non sbaglio da Strasburgo partono i TGV con cui in un paio di ore si può raggiungere Parigi, quindi non si tratta certo di una stazione minore. Si trova in una struttura moderna che da fuori assomiglia ad un enorme salvagente, ma a parte questo mi colpisce il fatto che all’esterno c’è una piazza quasi completamente coperta da un prato, dove in molti prendono il sole comodamente sdraiati o seduti, magari leggendo il giornale o un libro. A Milano quella della stazione centrale non è certo una bella zona, qui invece sembra di essere in un parco.

Facciamo ritorno verso il centro ed in particolare nella zona della Petite France, per fermarci a mangiare in un locale all’aperto accanto al fiume, sotto ad un albero. Sono le 20 ma il sole è ancora alto. Mi sembra che sia stato lì che abbiamo assaggiato la “tarte flambée”, specialità di queste parti, simile alla nostra pizza (quella sottile). Mangiamo e quindi ci incamminiamo verso l’hotel, passando per Place de la République, dove si affacciano diversi palazzi (il Palais du Rhin, un teatro, la biblioteca), tutti ben illuminati. Faccio in fretta qualche foto. Anche questa giornata è andata ed è stata bella lunga.

La mattina di lunedì ci svegliamo determinati per il giro in bicicletta, ma prima serve una bella colazione. Raggiungiamo il bar del giorno prima ma… È chiuso! Eh sì, oggi è il lunedì di Pentecoste, in Italia non si festeggia, ma in Francia sì. In effetti c’era un po’ troppo poca gente in giro per essere un normale lunedì. Mentre andiamo in centro troviamo un bar aperto in Place De Broglie e ci fermiamo lì. Quindi andiamo a noleggiare le biciclette per il nostro giro. Il servizio si chiama “Vélocation”, ci sono due punti di noleggio, sul sito web ) trovate i dettagli (ora ho capito perché non l’avevamo trovato alla stazione: era dentro ed al piano inferiore), oltre ad utili link esterni. Entrati nel negozio il ragazzo ci spiega un po’ di dettagli (lui però parla più in fretta della receptionist, ma più o meno si capisce) e ci dà una mappa delle piste ciclabili. Quando è il momento di pagare e di dare la cauzione mi accorgo di aver lasciato da qualche parte il marsupio (strano, a me di solito queste cose non succedono, deve essere l’influenza di Marta :-). Per fortuna però Marta ha i soldi con sé.

Sono sicuro di aver letto da qualche parte che a Strasburgo ci sono 500km di piste ciclabili, ed a giudicare dalla mappa non ci sono dubbi. Dal centro, interamente ciclabile, è possibile spingersi fino fuori città, costeggiando il fiume ma non solo. Approfittiamo quindi della fitta copertura per fare ritorno all’hotel, dove ritrovo il mio marsupio. Dopo questa deviazione partiamo con l’itinerario che avevamo stabilito: raggiungiamo il ponte coperto per poi dirigerci verso l’esterno della città, costeggiando il fiume attraversando il Parc De La Citadelle per poi girare verso nord in direzione dell’Orangerie, il parco più grande di Strasburgo. Pedalare è piacevole data la bella giornata, ma il vento sembra sempre contrario… Entriamo nel parco e ci fermiamo di fronte al laghetto, dove volendo si possono noleggiare delle piccole barche. A noi viene in mente il giro in barca l’anno prima a Parigi, nei giardini di Versailles. Qui il laghetto è un po’ sfigatello a confronto, ma il posto è gradevole: è una bella giornata di sole, siamo circondati dal verde e rinfrescati dalle goccioline della fontana trasportate dal vento. Ad un tratto vedo un’ombra muoversi vicino al laghetto: si tratta di una cicogna, che dopo qualche giro in volo atterra nei pressi della riva. Eh sì, non a caso il simbolo dell’Alsazia è proprio la cicogna, se ne trovano riprodotte ovunque, da quelle stampate per i portachiavi, a quelle ricamate sulle tovaglie, ai semplici pelouche. Se però volete vedere quelle vere all’Orangerie ce ne sono in quantità. Disegnano ampi cerchi nel cielo attorno al laghetto fino a toccare terra, camminare con passo caratteristico e bere un po’ d’acqua con un movimento particolare del collo, provate voi a bere l’acqua da terra senza l’aiuto delle mani se ce la fate! Iniziamo ad avere fame e ci prendiamo un panino ad un chiosco. Improponibile, è annegato in una salsa dal colore sintetico. Ci rifacciamo quindi con un bel gelato e riprendiamo la nostra visita.

Se fate due passi verso una delle uscite del parco trovate un viale dove gli alberi sono spogli e su ognuno di essi c’è un nido di cicogne, ovviamente tutti “abitati”. All’interno del parco c’è inoltre un piccolo zoo, o più precisamente uno spiazzo dove si trovano alcune gabbie. Non esiste un ingresso. Oltre alle scimmie, ad una lince (addormentata all’ombra al nostro passaggio) ed a qualche pappagallo, c’è un’area riservata proprio alle cicogne. Proseguendo il nostro giro nel parco arriviamo davanti ad un edificio che si trova di fronte ad un prato decorato da aiuole al centro del quale si trova una fontana, attorno alla quale passeggiano poche persone ed altrettante cicogne. Sul tetto dell’edificio, immancabili, altri nidi di cicogne.

E’ ora di proseguire la nostra pedalata in direzione del parlamento europeo. Usciti dal parco incontriamo vari edifici che espongono la bandiera dell’Europa, mentre vediamo in lontananza il palazzo del parlamento. I suoi vetri sono ricoperti da scritte che incoraggiano a partecipare alle elezioni che si stanno per svolgere in tutta Europa. Malgrado la sua struttura moderna il palazzo si sposa bene con il verde circostante e con il fiume che gli scorre accanto. Gli giriamo intorno fino ad arrivare davanti all’ingresso, dove sono allineate le bandiere dei vari paesi. Ci facciamo un paio di foto con l’autoscatto e la macchina appoggiata sulla sella della bici. Io voglio anche la foto da “inviato”, con tanto di finto microfono. Oggi il palazzo è chiuso, ma è possibile entrare a visitarlo, anche se serve prenotare online (http://www.Europarl.Europa.Eu/parliament/public/staticDisplay.Do?id=50&pageRank=3&language=IT). Noi ne completiamo il giro e torniamo lungo il fiume, passando in mezzo alle numerose villette dove probabilmente abita gente che lavora al palazzo, magari anche qualche parlamentare. Sulla via del ritorno ci fermiamo brevemente ad ammirare la chiesa di Saint Paul, quella molto particolare di Saint Guillaume e Place de la Republique, questa volta con il sole. Sono più o meno le 15 quando lasciamo le biciclette, del tutto soddisfatti. Vi consiglio vivamente di fare un giro se la giornata è bella. La città non è molto grande e si possono rapidamente raggiungere anche le zone più esterne, con la garanzia di trovare delle piste ciclabili praticamente dappertutto. Dimenticherete l’esistenza della vostra auto: assicuratevi di non lasciarla qui al vostro ritorno! E’ ancora presto, così decidiamo di fare qualche acquisto, un po’ di cartoline, qualche souvenir e le riproduzioni di acquerello che a me piacciono tanto (in genere le regalo a mia sorella che le incornicia e le appende come si deve). Marta trova una cartolina che raffigura la “choucroute” e praticamente mi salva la vita. In effetti qui è un piatto tipico ed io ero ormai convinto a provarlo, anche a scatola chiusa. Guardando la foto però mi rendo conto degli effetti devastanti che avrebbe sul mio intestino e decido che sarà per un’altra volta. Torniamo all’hotel per riposarci un po’ prima di uscire per cena. Questa volta ci sediamo ad un tavolo all’aperto in un locale in Place Gutenberg. Ce ne sono due affiancati più o meno simili: si mangia bene e non si spende molto. Il cameriere è gentile e ci spiega un po’ di cose sui piatti. Marta parla in francese (dice anche “ué” 🙂 ed è contenta, io non sono da meno, a parte il mio vocabolario limitato ed il fatto che devo pensare bene a quello che devo dire. Alla fine io prendo il salmone con i crauti, veramente buono anche se i crauti sono proprio tanti, mentre Marta opta per una più classica cotoletta. Non c’è molta gente in giro. Ad un tavolo vicino a noi sono seduti un signore ed una signora che parlano. La voce è abbastanza chiara, quindi scatta la lezione di francese e ci mettiamo ad ascoltare. Siamo un po’ ridicoli, sembriamo due che hanno appena litigato, siamo zitti uno di fronte all’altro, ma in realtà siamo concentrati per carpire cosa stanno dicendo i due ignari signori. Una volta finito di mangiare (e di origliare, ma a scopo istruttivo) paghiamo e ci alziamo per fare ritorno all’hotel. Domani si parte quindi salutiamo almeno per questa volta la città.

E’ il giorno del ritorno, ma ci aspetta comunque una lunga e densa giornata. Non abbiamo un piano preciso, abbiamo solo deciso di fare una tappa nei pressi di Kintzheim (attenzione a non confonderlo con Kientzheim), qualche chilometro prima di Colmar, dove si trova un parco in cui vive qualche centinaio di scimmie in totale libertà. Sempre lì vicino, presso il castello, fanno inoltre uno spettacolo con le aquile. Noi ci siamo documentati all’ufficio del turismo di Strasburgo, dove mi sono anche comprato una guida dell’Alsazia (in francese ovviamente). Comunque ecco i link della “voliera delle aquile” (http://www.Voleriedesaigles.Com/) e della “montagna delle scimmie” (http://www.Montagnedessinges.Com/).

Partiamo con calma da Strasburgo, dopo la consueta colazione. A est del tratto di strada che porta a Mulhouse si trova la catena dei Vosgi, ma prima di arrivare alla zona montuosa si incontrano le colline dove si trovano numerosi paesini noti per la produzione del vino. La strada che li congiunge è infatti nota come la “Route du vin”. Ci vuole un attimo a lasciare l’autostrada (a proposito, in questo tratto non si paga) per iniziare ad attraversare i graziosi paesini con le loro case caratteristiche. Sembra che abbiano anche una specie di accordo sull’esposizione dei fiori che, coloratissimi, decorano balconi e finestre. Se passate da queste parti vi consiglio di lasciare l’autostrada e fare almeno un tratto tra i paesi. Noi usciamo un po’ a caso, mi sembra dalle parti di Mittelbergheim, ed iniziamo a passarne un po’: Eichhoffen, Itterwiller, Dambach la Ville, Scherwiller. In qualcuno facciamo una breve sosta. A Châtenois entriamo in una delle tante cantine dove fanno assaggiare e vendono i vini del posto. Il proprietario non è un’esplosione di simpatia, era meglio il cagnone bianco che con passo lento e stanco è entrato dal retro prima di lui. Alla fine assaggiamo e compriamo due bottiglie.

Il paese successivo è Kintzheim, da dove seguendo le indicazioni arriviamo al posto in cui fanno lo spettacolo delle aquile, ma inizia alle 14:00 ed è ancora troppo presto, quindi rinunciamo e proseguiamo per la “Montagne des singes”, che si trova a pochi minuti. In questo parco vivevano in origine 150 scimmie, macachi, arrivate dall’Algeria o dal Marocco negli anni sessanta, non ricordo per quale motivo, mentre ora ce ne sono quasi 300. Ovviamente abbondano le famiglie con i bambini piccoli, ma noi non siamo da meno (dei bambini intendo :-). All’ingresso (costa una decina di euro) uno dei custodi ci consegna una manciata di pop corn e ci spiega qualche regola di base per non disturbare le scimmie, che qui vivono in assoluta libertà. La vegetazione non è fitta, ma il loro colore si confonde con gli alberi e gli arbusti, finché i nostri occhi si abituano e distinguerle e più avanziamo e più ci rendiamo conto di quanto siano numerose: siamo loro ospiti. Alcune attendono pazientemente lungo la staccionata che i visitatori tendano loro la mano con un pop corn, fanno prima le indifferenti e poi lo prendono con le loro manine nere e lo mangiano. Lungo il percorso ci sono dei cartelloni che spiegano i particolari di questa specie, dalle abitudini ai comportamenti, comprese le espressioni del volto. Terminata la visita è possibile compilare un questionario e partecipare ad un concorso.

Usciti dal parco decidiamo di fare un’ultima tappa al castello di Haut-Koenigsburg, che si raggiunge in una decina di minuti. Siamo a qualche centinaio di metri di altezza e si gode di una bella vista. Probabilmente il castello sarebbe da visitare, ma per noi è un po’ troppo tardi, quindi dopo una breve sosta risaliamo in macchina per fare ritorno a Milano.

Beh, se siete arrivati a leggere fin qui avete avuto una bella resistenza ma forse vuol dire che il racconto vi è anche piaciuto. In realtà non pensavo di scrivere così tanto, ma più scrivevo e più dettagli mi venivano in mente. Spero che vi possa essere utile se state pensando di fare un viaggio in Alsazia o anche solo a Strasburgo. Io personalmente mi sono reso conto che i posti da vedere sono molti più di quanto credessi, quindi documentatevi e scegliete il vostro itinerario. Se poi avete delle domande riguardanti i posti descritti in questo racconto non esitate a scrivermi. Buon viaggio!



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