Baška di Isola di Krk
Comunque, all’arrivo l’intensità della pioggia si è leggermente placata mentre la bora continua a soffiare forte. Raggiungiamo senza difficoltà gli appartamenti Lucjia, in una parte leggermente rialzata all’ingresso di Baška: ci sistemiamo nell’ampio trilocale che abbiamo prenotato discutendo del tempo con i padroni di casa in uno zoppicante italotedesco e scaricando le valigie malgrado la doccia fredda inevitabile. Due ampie stanze da letto, un soggiorno/cucina forse un po’ piccolo – ma che, visto la temperatura esterna, rimane piacevolmente tiepido – ed un vasto terrazzo in cui fa bella mostra di sé un tavolo su cui, però, riusciremo a pranzare solo quattro giorni dopo: non ci possiamo certo lamentare della sistemazione. Anche perché, pur essendo fuori dal paese, ci vogliono solo dieci, quindici minuti a piedi per raggiungere il centro e la spiaggia: la posizione leggermente in alto consente allo sguardo di spaziare fino al mare e alla casa di essere in ogni caso ventilata.
Iniziamo a familiarizzare con il luogo, anche perché la scelta – come al solito via internet – è stata fatta con qualche dubbio. Invece, alla fine, Baška risulta la località dell’isola che più abbiamo apprezzato: per la posizione, affacciata com’è su un’ampia baia, con ai fianchi alture senza vegetazione, ma con alle spalle un’ampia vallata verde; per l’aspetto del paese, che nella parte vecchia è quello di un antico borgo marinaro. Sulla sinistra dell’insenatura, un lungomare su cui si affacciano vecchie case e, parallelo ed appena rialzato, uno stretto carruggio confluiscono nel piccolo porto, anch’esso attorniato da abitazioni d’epoca. Proseguendo lungo la stradina che conduce alla spiaggia di Bunculuka, si costeggiano numerose ville immerse nel verde, mentre di fronte – oltre il canale formato con la deserta isola di Prvić – la vista si spinge fino a San Gregorio e a Rab.
Il centro – benché di dimensioni ridotte ed affollato di negozi, bar e ristoranti – a giugno è ancora tranquillo e vivibile: anzi, malgrado prezzi non certo esosi, la maggioranza dei locali si mostra più vuota che piena. Del resto, sono ancora numerosi i cartelli che segnalano appartamenti e camere ancora liberi e, abbiamo notato pure un certo numero di case in vendita. Tra i vari locali, la nostra scelta cade sulla minuscola trattoria ‘Ragusa’ – sì e no una trentina i coperti: la lista delle vivande è ridotta e senza svolazzi ma ben fatta per prezzi che, mangiando il pesce, faticano a passare i dieci euro a testa. Il locale è dotato di un balcone affacciato sul lungomare, ma è necessario avere un po’ di fortuna, perchè ci stanno solo due tavoli.
Dopo un bagno domenicale tra cavalloni ed acqua gelida, decidiamo di attendere che gli elementi si plachino facendo i turisti. Prima tappa a Krk: ripercorriamo i venti chilometri che ci separano dal capoluogo dell’isola sotto un cielo bigio ed una pioggerella costante che si manterranno per l’intera giornata. Che sia una considerazione oggettiva o sia stata anche colpa del clima uggioso, non abbiamo apprezzato granchè: o, meglio, è necessario distinguere. La parte vecchia del paese, rinchiuso fra le antiche mura e segnato da un’impronta medievale appoggiata sull’antico impianto romano, è bella: stradine lastricate che si arrampicano e che si intersecano, scorci ed aperture improvvise di piccole piazze, la fortezza a picco sul mare ed accanto il palazzo vescovile e la cattedrale. Se è vero che Rovigno, con una struttura analoga, è più affascinante, la visita – che richiede un paio d’ore – offre comunque begli scorci e spunti interessanti. Sicuramente lascia un’impressione migliore della posizione in cui la località si trova, anche perché la bassa collina alberata che circonda il paese – e che ospita numerose costruzioni – non aiuta certo ad aumentare la suggestione del luogo.
Molto meglio Vrbnik – è un’isola da codice fiscale questa, c’è pure Vrh – il giorno dopo, in una visita accompagnata da un clima migliore: non piove fino quasi alle due. Mentre Krk si affaccia sul lato occidentale dell’isola, questo piccolo centro è volto ad est: arroccato anch’esso su un promontorio a picco sul mare, presenta il consueto intrico di viuzze ed un troncone delle antiche mura. Non c’è nulla di particolarmente significativo da vedere, eppure l’impressione generale è ampiamente positiva.
Gli accessi al mare sono costituiti da due ampie insenature: una attrezzata come spiaggia – una piccola parte in ghiaia, il resto con lastroni di cemento – e l’altra che ospita il porticciolo. Sul lato destro di quest’ultima, quasi all’altezza del frangiflutti, si apre uno stretto passaggio nella roccia che conduce ad una piccola spiaggetta incastonata fra le rocce: peccato per il tempo brutto e per il fatto che qualcuno di troppo la utilizzi come orinatoio. L’ispezione della parte bassa del paese aiuta anche a smaltire il pranzo che con quaranta euro abbiamo consumato in centro (non al ristorante ‘Nada’, ma in uno di minori pretese): somma assai contenuta, solo appesantita dal costo del vino, quasi un quinto del totale per mezzo litro di bianco.
Del resto, tutta la zona attorno a Vrbnik è un comprensorio vinicolo dove si produce – e vende un po’ ovunque – questa Zlathina che non è affatto male. In tutta l’isola sono frequenti i banchetti privati – a volte direttamente davanti alla finestra della cucina, come ci è capitato di vedere nella piccola frazione di Bašćianska Draga – che vendono vino, olio, miele o prodotti da essi derivati.
Completata la visita, decidiamo di spostarci verso Stara Baška. Lungo la strada incrociamo un antico e bellissimo albero: una fermata è quasi d’obbligo per immortalarlo. Con quasi un metro di diametro ed il tronco irregolare e sinuoso, ricorda un po’ le piante sagge e parlanti delle fiabe (o, forse, sarebbe meglio dire dei cartoni animati). Ripresa la strada, raggiungiamo e superiamo Punat – niente di che, ma situato su un’ampia laguna e perciò dotato di porto grande e riparato – per poi dirigerci verso sud-ovest: in poco tempo passiamo dal verde di una vegetazione rigogliosa al brullo delle alture spazzate dalla bora. Il percorso diviene ben presto spettacolare, all’inizio alto sulla costa e poi via via digradante verso il piccolo centro che è la nostra meta.
Sulla destra si scorge una serie di spiagge di varie dimensioni, che si possono raggiungere lasciando la macchina sulla strada e proseguendo a piedi su sentieri non semplicissimi. Poi, all’improvviso, la carreggiata si stringe e negli ultimi due chilometri, quasi tutti fra le case, c’è spazio solo per una macchina alla volta: da brivido, nel ritorno, il passaggio fra un muro ed un camion parcheggiato per chissà quale lavoro con una ruota sull’asfalto e l’altra ad un millimetro dal fosso. Giunti al porticciolo, parcheggiamo e facciamo una passeggiata: non c’è molto da vedere – il paese è costituito da poche case e due ristoranti – ed il panorama è rovinato dalle nuvole e dalla pioggia che continua a cadere ad intermittenza.
E’ un peccato, perché il luogo è, dal punto di vista naturale, assai bello: sormontata da ripide pareti calve, l’insenatura è disseminata di piccole spiagge di ciottoli e sabbia. Alcune facilmente raggiungibili, altre che richiedono di avventurarsi su sentieri attraverso gli arbusti, appaiono tranquille, ma è da verificare la situazione in una giornata di sole. In contrasto con il terreno chiaro, il mare blu scuro si stende verso ovest dove, molto in lontananza, paiono intravedersi delle schiarite.
Abbiamo già verificato che il tempo tende a migliorare verso sera, e preferiamo non farci troppe illusioni. Ma, valicato il passo che conduce nella valle al cui sbocco c’è Baška, comincia a far capolino l’azzurro ed il tramonto sarà piacevole: anche il vento, finalmente, accenna a placarsi.
Pur tra numerose nuvole di passaggio, negli ultimi tre giorni riusciamo a goderci Baška e la sua grande spiaggia. Evitiamo però la parte che si stende davanti alla parte nuova del paese, sistemandoci nelle piccole calette ghiaiose situate accanto al vecchio borgo ed in direzione del porto: rinunciamo così al fondale sabbioso, ma in cambio – a parte i sassi, a cui siamo però ormai abituati – abbiamo i pesci che nuotano fra le gambe ed una relativa calma.
Sì, perché il problema è sicuramente l’affollamento. Malgrado si snodi per oltre un chilometro, la spiaggia non è molto profonda e si riempie velocemente: l’ultimo giorno arriviamo in ritardo e solo un provvidenziale temporale, causando un fuggi-fuggi generale circa a mezzogiorno, ci consente – non appena tornato il sole – di trovare un buon posto dove sistemarci. Tutto questo verso la metà di giugno, il pensiero di come dev’essere la situazione ad agosto non è piacevole. L’unico posto poco frequentato è il mare: tanto per rendere l’idea, al momento dei saluti il nostro padrone di casa crederà che non abbiamo mai azzardato un bagno… In effetti, tra il tepore solo primaverile dell’aria e il freddo dell’acqua, entrare non è facile, ma muovendosi un po’ si riesce tranquillamente a resistere.
E’ anche vero che, per chi abbia voglia di camminare o di pagare un gommone che faccia da taxi, c’è la possibilità di giungere ad altre spiagge, magari spingendosi fino a Stara Baška. Esiste una rete di sentieri ben segnata, ma va ricordato che si snodano per la maggior parte tra rocce e sassi su percorsi non certo pianeggianti. La mancanza di vegetazione fa sì che gran parte delle camminate offrano infime possibilità di ombra o refrigerio, come del resto gli accessi al mare, dove di piante non se ne parla. Comunque, dopo tre giorni passati a zonzo per l’isola, decidiamo di starcene tranquilli, in questo posto di mare dove sembra un po’ di stare in montagna, come ha detto Chiara all’arrivo. Forse una suggestione dovuta alla temperatura, ma le montagne circostanti e la possente quinta del Velebit oltre il mare ad est giustificano ampiamente l’osservazione.