Miami-keys
Sono partita il 17 Maggio da Roma con un volo diretto Alitalia per Miami (11 ore di volo). A Fiumicino avevo un giubbotto di pelle e sotto maglia a maniche lunghe, giunta a Miami pensavo di morire dal caldo. Un’umidità ai limiti dell’immaginabile, che penetra le ossa. Primo consiglio che vi do: vestitevi a cipolla, sin dal viaggio di partenza, ma non dimenticatevi che negli aeroporti e nei centri commerciali l’aria condizionata è al massimo e si congela. La dogana è stata un po’ stressante, ma le valigie c’erano tutte: e questo è già positivo. Abbiamo preso un taxi (circa 25$) e abbiamo raggiunto il nostro primo hotel: The Standard, a Belle Island. Sin dal viaggio di andata si nota la vegetazione bizzarra, lunghe palme come stuzzicadenti con ampi ciuffi verdi e noci di cocco che spesso cadono (speriamo non in testa perché fanno male). I grattacieli di Miami città che si intravedono dall’autostrada sono abbastanza di stazza, un po’ grezzi (nel senso che non hanno un disegno particolare, un colore, una forma.. Sono solo Grattacieli), ma fanno il loro effetto. La strada per giungere a Miami Beach affianca Fisher Island, l’isoletta ricchissima ed esclusiva dove le case vanno dai 10 ai 60 milioni di dollari (ci sono anche le case di Jennifer Lopez e Al Capone tra gli altri). Miami Beach è una lingua di terra che scorre parallela alla costa (dove c’è invece Miami città), si raggiunge tramite ponte ed è famosa per la vita notturna, per l’art déco e per le spiagge soprattutto. Noi alloggiavamo le prime due notti a Belle Island, un’isola molto molto piccola che fa da tramite tra la costa e Miami Beach. Albergo rilassante, quasi fiabesco, immerso in una natura caraibica, avvolto da musiche che fanno capire che adesso ci si riposa. Lo consiglio vivamente a chi vuole staccare, leggermente scomodo come posizione dalle zone clou. La piscina è maestosa, sembra che si getti direttamente sul mare. Non potete non farci un bagno in notturna o all’alba. In quei due giorni abbiamo rinunciato all’oceano a favore invece della città di Miami Beach, delle sue vie calde ma vive, a Lincoln Road (che io AMO, per quel vago senso di ramblas che mi regala) e ci siamo avvicinati a questo mondo multietnico che è Miami. La lingua madre è lo spagnolo, molto più parlato dell’inglese. I ristoranti sono multietnici, molti italiani, molti messicani, molti giapponesi. Un ottimo ristorante è MAIKO (giapponese, sushi frechissimo, riso idem) in Washington Avenue. Altrimenti mi hanno consigliato in molti PAESANO’S sempre in Washington Avenue, ma noi abbiamo deciso di non mettere piede in alcun ristorante italiano durante il nostro soggiorno negli Usa. Vi Sconsiglio vivamente Nexxt (mi sembra si chiami così) in Lincoln Road: camerieri frustati che rispondono male, servizio lento, qualità scarsa. In questi due giorni abbiamo notato come Miami B. Abbia allo stesso tempo una sensazione di riservatezza, calma, clima di mare rilassante, con poche persone (spesso belle), palme, sole etc. E un senso invece di vita, di musica spagnola, di grandi gruppi di donne o di uomini, alberghi alla moda, vita notturna al massimo. Riesce a regalare entrambi. E questo è il suo fascino. IL clima è facilmente prevedibile, almeno durante le nostre giornate a Miami è stato costante: la mattina presto nuvoloso, minaccioso. Dalle 11 in poi sole bellissimo. Alle 15-16 inizia un annuvolamento innocente, nuvoloni che fanno ancora intravedere il sole. Improvvisamente un nuvolone gigantesco nero e pioggia (qui c’è una variante, a volte pioveva tutta la sera, a volte solo per un’oretta o due e poi smetteva). Il terzo giorno siamo andati in una suite superlusso allo Z Ocean a Collins Avenue (ricordatevi Ocean Drive, Collins Av. E Washington Av. In ordine sono le tre parallele più in di Miami). Avevo una stanza sull’attico con jacuzzi privata, bancone bar privato con VERO CAFFE’ ITALIANO (miracolo), bagno immenso con divisori per qualsiasi cosa (manca poco anche per la carta igienica), letto altissimo immenso e soporifero, due balconi e vista oceano spettacolare. Oddio… Mi sentivo un po’ Tony Montana in Scarface, ma alla fine ho pensato “chissenefrega, se non lo fai a Miami Beach quando lo fai?!”. Quindi quel giorno barricati in hotel. Attenzione alle ustioni. Il primo sole là l’ho preso mettendomi ogni mezzora la protezione 30 eppure mi sono ustionata e la sera vedevo le stelle! Dovete proteggervi costantemente, con protezioni altissime. Io con la 30 son diventata nera come il carbone, eppure ho la carnagione chiara. Il mio ragazzo faceva il fenomeno e si è messo la protezione 15 inizialmente, è diventato viola, eppure ha la carnagione olivastra. La sera siamo andati in un ristorante di pesce molto carino di nome POSEIDON, proprio davanti all’hotel in Collins Avenue: informale, buono, bell’ambiente, lo consiglio. La mattina dopo siamo partiti per le Keys con la nostra Mustang rossa decappottabile. I posti per noleggiare macchine sono ovunque, specie a Collins Avenue e vendono diversi altri pacchetti (poi vi dirò quali secondo me sono i più validi e perché). Una Mustang viene sui 120 $ al giorno, un’utilitaria sui 70. Per i minori di 23 anni c’è un supplemento di 20 $ al giorno. E così via per le KEYS.
Le Keys sono isolotti che scendono a sud della Florida fino alla punta estrema degli Stati Uniti che è KEY WEST, a 90 miglia da Cuba. Lo spettacolo è garantito, gli isolotti infatti sono collegati tra loro mediante ponti sospesi sull’oceano: vi immaginate come ci si sente da lassù? In particolare Seven Miles Bridge, è considerato uno dei ponti più lunghi del mondo. Vi consiglio di fermarvi a pranzo al Pilot’s House a Key Largo. E’ la prima Key che incontrate venendo da Miami e il ristorante è tipico ed economico. La via mi sembra che si chiami Segate Boulevard, ma se non la doveste trovare potete chiedere agli squisiti abitanti delle keys, sapranno aiutarvi. Key largo è all’apparenza particolarmente bruttina: uno stradone lungo e dritto con a destra e a sinistra grossi negozi schiacciati e allungati in compensato, dai colori stinti e appariscenti, che inneggiano con cartelloni bizzarri all’attrezzatura da pesca, alla benzina, a supermarket. Io personalmente li vedevo come non facenti parte dell’ambiente. Come capannoni che poi vengono smontati al calar del sole lasciando unicamente il deserto. Affascinante ma anche un po’ triste. Scivolate giù per le keys e godetevi qualche pausa lungo le baie infestate da iguane: luoghi affascinanti, con mare limpido, vegetazione rigogliosa e casette di pescatori sull’acqua. Arrivati a Key west eravamo un bagno di sudore (le keys sono afosissime). Alloggiavamo al The In at Key West: un po’ fuori dai punti salienti dell’isola, ma con la macchina sopperivamo allo scompenso. Piscina meravigliosa. Inizialmente pensavo che, dopo un viaggio così faticoso e lungo, due notti sarebbero state oggettivamente poche. Invece oggi sono felice di questa scelta perché Key west è un’isola deliziosa e molto carina, ma alla lunga stanca. La sera offre quasi esclusivamente pub stracolmi di grupponi di inglesi o olandesi ubriachi, e se ti vesti con tacchi e un po’ tirata (come faresti a Miami) ti guardano tutti male: è un paesino di pescatori, bisogna entrare in quest’ottica di idee. Di giorno munitevi di INSETTICIDI, creme solari e TANTA ACQUA. Il caldo è asfissiante, a volte da mettersi le mani nei capelli. Ma dovete stringere i denti. Le attrazioni principali sono la casa di Heninguay, il punto delle 90 miglia da Cuba all’estremo sud di Key West e Duval Street. Per il resto solo villette dai colori pastello immersi nella vegetazione tropicale e abitanti gentilissimi che ti donerebbero anche un braccio pur di aiutarti. Tornati a Miami Beach siamo andati ad alloggiare al Raleigh. Nonostante la posizione centrale LO SCONSIGLIO: il prezzo è ingiustificato rispetto al servizio che offre, troppi problemi. Per quanto riguarda la vita notturna i locali più belli sono il Mynt per il dopo cena (Collins Avenue accanto allo Shore Club) e Nikki Beach per l’aperitivo (1 Ocean Drive). Per gli apertivi consiglio gli hotel, in particolare il Delano e lo Shore Club. Ci sono anche il Cameo, il Set e il Mansion per il dopocena, ma guardatevi prima su internet le serate. Noi ci siamo beccati in pieno il Memorial Week end: tutti gli hip hopper di colore del mondo arrivano per commemorare i morti nelle sparatorie. Abbiamo visto in diretta un paio di arresti, diversi inseguimenti, pattuglie ovunque; e le discoteche erano tutte incentrate su quel tema. Una sera a fortuna un tassista ci ha informati di una festa al Delano esclusiva. A noi però ci hanno fatto entrare subito. E ne valeva la pena. Una concentrazione di modelle e modelli che spelluzzicavano e bevevano nel lobby. Al piano di sotto un artista che, senza strumenti, creava con solo la sua voce un concerto imitando anche gli strumenti. Una bellissima festa. Alla fine ci siamo anche imbucati tra i clienti dell’hotel e siamo andati sul bordo piscina a guardare le stelle: voto 10. Consiglio tra i tour uno che si chiama DUCK TOUR. É un pullman anfibio che va sia via terra che via mare, e vi fa un giro completo di Miami città, Miami Beach e il giro di M.B. Via mare e degli isolotti con le ville dei vari personaggi di Hollywood e dello sport (bellissime). Io l’ho fatto ma spezzato. Il tour via mare era garantito da una guida professionale e uno spettacolo unico. Ma quello via terra era squallido e ridicolo, e non voglio commentare la “guida” perché nn mi basterebbe una notte. Miami città è da vedere: completamente diversa da Miami Beach e dal suo stile art déco, ma ha il suo fascino. Il quartiere cubano è piuttosto scarno, ma bello il circolo del domino (anche se i cubani sono moooolto restii). Il tour via terra vi garantisce anche di vedere i vari posti in cui hanno girato film e serie tv (Scarface, Miami Vice, Csi Miami, la casa della famiglia Addams etc.). Gli altri tour personalmente ve li sconsiglio. Per le donne: a Lincoln road molti negozietti carini, ma dovete cercare bene tra la roba. In mezzo a cose inutili trovate la perla. Cercate bene! Siamo andati via da Miami con la certezza di ritornarci. Al prossimo sogno!