La Namibia: terra delle mille emozioni

- LA NAMIBIA – TERRA DELLE MILLE EMOZIONI No, non andate in Namibia! Non ci andate se non volete iniziare a trascorrere notti insonni pensando a quell’angolo di paradiso che sono le Epupa Falls, o se temete di perdere interesse per i viaggi “fuori porta”, se desiderate evitare di essere colti dall’irrefrenabile desiderio di ritornarci...
Scritto da: alessandro.v
la namibia: terra delle mille emozioni
Partenza il: 29/07/2008
Ritorno il: 12/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
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– LA NAMIBIA – TERRA DELLE MILLE EMOZIONI No, non andate in Namibia! Non ci andate se non volete iniziare a trascorrere notti insonni pensando a quell’angolo di paradiso che sono le Epupa Falls, o se temete di perdere interesse per i viaggi “fuori porta”, se desiderate evitare di essere colti dall’irrefrenabile desiderio di ritornarci immediatamente! Se non temete di correre questi rischi, allora, va bene, quello in Namibia è proprio un viaggio fantastico.

Speravo da tempo di poter andare in Namibia e, dopo una programmazione di circa sei mesi, ci sono riuscito. Ecco una sintesi di questo viaggio indimenticabile.

Siamo in sei, io con moglie e figlio di 12 anni, e quella di un amico, anche lui con moglie e figlio di 9 anni.

Partenza da Londra Gatwick con volo Air Namibia alle 23,00 e arrivo a Windhoek, la capitale, alle 7.30 dell’indomani. Sull’aereo faccio la conoscenza di un signore di mezza età namibiano. Mi chiede di dove sono e dove vado; lui, molto cordiale, mi dice, con orgoglio, di essere il padre del pilota dell’aereo e mi raccomanda alcune tappe già comprese nel mio programma di viaggio. Già all’aeroporto capirete che qui dovrete abbandonare le vostre preoccupazioni quotidiane, per abbandonarvi ad un ritmo di vita semplice e rilassato, segnato dai ritmi naturali della giornata. Scesi dalla scaletta dell’aereo, infatti, ci siamo incamminati per la pista, così, alla spicciolata, per raggiungere a piedi l’uscita. Intorno due-tre aerei fermi e un cielo azzurro che non ci abbandonerà per tutto il viaggio. Ad attenderci, all’uscita dell’aeroporto, dopo le formalità di controllo dei documenti, Barbara, della Latitude 24. E’ a loro che ci siamo rivolti per la prenotazione degli alloggi lungo il percorso programmato e per il noleggio dell’autovettura. Sono stati eccezionali! Ritirata l’auto, un bel Vw Combi, nuovissimo, 7 posti, si parte in direzione nord.

1° giorno-(Windhoek – Waterberg Plateau Park – circa 230 Km.) Atraversiamo Windhoek fermandoci solo per una breve sosta ad un supermercato per acquistare qualche confezione di acqua e un po’ di dolcetti (buonissimi!!). Ci dirigiamo subito verso la B1, la strada più importante del paese, una delle poche asfaltate. Usciti dalla capitale ci fermano ad un posto di blocco. Un poliziotto con la visiera del berretto che quasi gli copriva gli occhi, inizia a scrutarci serissimo; ci chiede i documenti dell’auto e la patente. Si allontana; ritorna dopo qualche minuto con aria perplessa. Poi sfodera un bel sorriso e ci lascia andare.

La strada è ottima e per nulla trafficata. Alle 13.00 circa arriviamo ad Okahandja. E’ qui che abbiamo programmato la sosta pranzo anche perché in questo minuscolo villaggio c’è un grande mercatino di oggetti in legno provenienti anche dai paesi vicini. Si tratta di una serie di capanne piene zeppe di oggetti in legno di varia natura, con intere famiglie che, vistici arrivare, si precipitano ad accoglierci. Fatto qualche acquisto (una magnifica giraffa in legno che ci farà compagnia per tutta la vacanza) riprendiamo la B1 in direzione del Waterberg Plateau Park dove trascorreremo la nostra prima notte namibiana.

Appena lasciamo la B1 in direzione di questa riserva naturale, la strada diviene subito sterrata e iniziamo i nostri primi incontri con la fauna locale. Schiviamo per un soffio un facocero e ci rendiamo conto che qui le auto sono una presenza inusuale.

Raggiungiamo il nostro campo. Si tratta di una serie di casette sparse in un parco molto rigoglioso.

Al nostro arrivo il sole è già tramontato e non cogliamo appieno la bellezza del luogo. Sistemati i bagagli ci trasferiamo nel ristorante ricavato dalla vecchia caserma ristrutturata dove gustiamo un’ottima cena. Attraversando il parco per rientrare ai nostri alloggi la nostra attenzione viene richiamata dagli occhietti dei numerosi dik-dik che si aggirano nel bosco. Poi, d’improvviso, in uno spiazzo privo di alberi ci accorgiamo di quanto sia splendido il cielo africano. Milioni e milioni di stelle come in un tappeto luminoso. Indimenticabile! L’indomani mattina all’alba ci rendiamo conto che abbiamo dormito proprio sotto un costone roccioso di un meraviglioso rosso fuoco. Si tratta di una distesa arenaria lunga oltre 50 Km e larga 16 Km che dalla pianura circostante si eleva per circa 150 m. In questo parco si possono avvistare anche i rinoceronti bianchi, ma noi dobbiamo andare via; ci aspetta l’Etosha.

2° giorno-(Waterberg Plateau Park – Etosha – circa 250 Km.) Attraversiamo Otjiwarongo, dove ci fermiamo solo per fare il pieno al nostro Combi, e proseguiamo per Tsumeb (a circa 190 Km. Di comoda strada asfaltata). Arrivare in questi luoghi letti sulla cartina e sulla guida per diversi mesi, fa uno strano effetto. Mi immaginavo cittadine ben più grandi ed invece sono poco più che villaggi.

A Tsumeb, una tra le più belle città della Namibia, ricca di fiori, c’è un interessante museo delle attrezzature minerarie. Pranziamo in un locale seminascosto assieme ad una famiglia del luogo. Ci servono una pizza fatta di pane infornato su delle mattonelle. Indimenticabile!! Arriviamo all’ingresso est dell’Etosha intorno alle 16.00. Appena superata la porta della riserva in direzione del campo Namutoni, vediamo alcuni fuoristrada fermi sul ciglio della strada. A pochi metri da noi due leoni sono distesi su un fianco e sonnecchiano per nulla disturbati dalla presenza delle auto. Sostiamo per qualche minuto. Siamo travolti dall’entusiasmo, dalla sorpresa, dalla bellezza del luogo. Ci spostiamo e incontriamo delle giraffe. E’ uno spettacolo. Arriviamo così in prossimità dell’ingresso del Namutoni, un vecchio forte tedesco restaurato. E’ una delle tre strutture dove è possibile pernottare all’interno della riserva. Molto bello e ben curato. Visitiamo anche la pozza che si trova nei pressi. E’ il tramonto e sono numerosi gli animali che vanno ad abbeverarsi.

3° giorno-Etosha National Park. Intera giornata dedicata al safari. L’emozione costituita dall’incontro con elefanti, giraffe, gnu, leoni, zebre… è assolutamente indescrivibile. Di particolare in questa riserva c’è che è possibile visitarla con il proprio mezzo, in autonomia. E’ assolutamente vietato scendere dalle auto se non nelle aree di sosta segnalate. Il pan, nella stagione secca, offre uno spettacolo entusiasmante: una distesa di terra argillosa bianca a perdita d’occhio con le tipiche fratture provocate dall’aridità.

Attraversiamo l’Etosha da est ad ovest. Pranziamo all’Halali Rest Camp (il secondo dei tre resort all’interno del parco) e ne usciamo da Okaukuejo, attraverso l’Anderson Gate.

Assistiamo ad uno splendido tramonto africano e giungiamo, quasi all’ora di cena, all’Etosha Safari Camp. E’ una struttura semplice ma accogliente. I lodge non sono lussuosi come dentro l’Etosha, ma sono comodi e ampi. Cena a buffet ottima.

4° giorno-(Outjo – Opuwo – circa 500 Km.). Iniziamo la scoperta della zona più selvaggia della Namibia: l’estremo nord-ovest. Percorriamo una ventina di chilometri, sulla C38, per raggiungere Outjo dove ci fermiamo giusto il tempo per fare carburante. Imbocchiamo, quindi, la C40 in direzione Kamanjab. La strada attraversa la savana e consente di vedere diversi animali oltre agli immancabili termitai di una terra incredibilmente rossa.

Successivamente ci immettiamo sulla C35 lungo la quale non si incontrano che piccolissimi villaggi e modestissimi alimentari. Diversi tratti di strada stanno per essere asfaltati proprio in quei giorni, specie dopo aver imboccato la C41. E’ anche per tale ragione impieghiamo circa 6 ore per raggiungere Opuwo. Si tratta della capitale del Kaokoveld, ma è un semplice agglomerato di edifici di varia natura (dalle capanne di legno a modeste abitazioni in muratura). Appena il tempo di darci una rinfrescata all’Ohakane Lodge, dove trascorreremo la notte, e siamo subito in giro lungo la strada principale della città. La strada è parecchio frequentata da gente di diversa etnia: parecchi sono himba nel loro tradizionale abbigliamento, ma vi sono anche herero ecc.

Nella città c’è un ottimo supermercato ben fornito, un localino per sandwich, la banca con il servizio bancomat.

La sera, fantastica cena tipica all’interno del nostro Lodge (il ristorante è aperto solo agli ospiti), preparata dalla famiglia del proprietario.

Andiamo a letto presto perché l’indomani ci attende una delle tappe più pesanti del viaggio.

5° giorno-(Opuwo – Epupa Falls – circa 180 Km di duro sterrato per almeno 6 ore di viaggio).

Siamo nel cuore dell’Africa vera. La strada è in certi tratti veramente difficile ed è percorribile anche con mezzi normali ma piuttosto alti da terra. Inutile dire che si attraversano zone spettacolari dove ancora scarsi sono i segni lasciati dall’uomo. Praticamente non si incontrano auto o persone per ore. Nessun albergo, negozio o presidio sanitario è presente lungo la strada. Scarsissimi i villaggi costituiti solo da poche capanne in legno.

Gli ultimi 40 Km. Sono i più difficili. La strada, oltre ad essere sterrata, è piena di buche e di avvallamenti scavati dai corsi d’acqua nella stagione delle piogge.

Tuttavia, la fatica non è vana.

Dietro una collina, al termine della C43, ci troviamo difronte ad uno spettacolo mozzafiato: la valle del Kunene River, proprio ai confini con l’Angola.

L’Epupa Tented Camp, situato a 800 m. Dalle cascate, è assolutamente fantastico. Una struttura di lusso di 12 tende immerse nel verde e a pochi passi dal corso del Kunene.

Dopo pranzo ci accompagnano alle cascate Epupa (che in Herero vuol dire “acque che cadono”) e poi su una terrazza posta sulla collina prospiciente il fiume da dove si gode un panorama eccezionale.

6° giorno-(Epupa Falls) Il programma prevede alcune escursioni curate dalle guide del lodge.

La prima, in mattinata, ad un villaggio himba.

Scopriamo le abitudini di questo popolo. La particolare acconciatura delle donne e l’abitudine di spalmarsi il corpo con della terra rossa, impastata con burro animale ed erbe aromatiche, per proteggersi dagli effetti dei raggi del sole.

Dopo pranzo, rafting sul Kunene. Trasferimento a circa trenta minuti di auto a monte delle cascate e da lì partenza con i gommoni per il rafting. Lungo il corso del fiume si avvistano diversi esemplari di coccodrilli. Tra gli alberi circostanti si nascondo decine di babbuini.

Il rafting prevede cinque rapide, ma è accessibile anche a coloro che non sono proprio degli esperti. 7° giorno-(Epupa Falls – Sesfontein – circa 330 Km) Lasciamo a malincuore l’Epupa Tented Camp e salutiamo la gentilissima Tinolla, che lo gestisce, per dirigerci verso Sesfontein.

Riprendiamo in direzione opposta la C43. Arriviamo ad Opuwo ad ora di pranzo e, fatta una buona scorta di acqua e alimenti, ripartiamo subito per giungere a destinazione prima del tramonto.

La strada continua ad essere sterrata ed in diversi tratti veramente difficile, con pochissimi incontri, ad eccezione di numerosi orix e kudu..

Nessun segnale per i nostri telefonini. Viaggiamo tra la polvere ed il sole accecante. Troviamo uno spiazzo con dei baobab che fanno un po’ d’ombra e ci fermiamo per consumare il nostro fugace spuntino. Ma, probabilmente proprio perché uno dei pochi posti ombreggiati, è anche pieno di insetti di varia natura e dimensioni. Insomma, con l’ultimo morso ancora in bocca, ci rimettiamo in macchina.

Lungo la strada, incredibilmente, si incontrano bambini himba pascolare qualche pecora.

Arriviamo a Sesfontein stanchi e ricoperti da una polvere bianca che sembra aver invaso anche il nostro Combi.

Alloggiamo al Fort Sesfontein Lodge. Anche questa è una vecchia struttura militare tedesca di recente restaurata. Le stanze sono ampie, semplici, ma il forte emana un’atmosfera particolare.

8° giorno-(Sesfontein – Khorixas – circa 270 Km) Proseguiamo sulla C43. Lungo la strada si iniziano ad incontrare dune di sabbia. Abbiamo fissato tre tappe intermedie: la prima alle incisioni rupestri di Twyfelfontein, opera di antichi cacciatori san. Il sito, di una particolare roccia rosso intenso, è visitabile solo con una guida da assumere all’ingresso. Il percorso è reso piuttosto faticoso dal sole intenso che colpisce il visitatore. Pranziamo al Twyfelfontein Country Lodge, meravigliosa architettura incastonata nella roccia. Pranzo a buffet economico e buonissimo.

Ci lasciamo travolgere dal richiamo del cibo e dalla quiete del luogo per recuperare un po’ di energia, ma questo ci costa la rinuncia alla seconda tappa programmata: le Organ Pipes, alcune inconsuete colonne di basalto.

Ci dirigiamo verso la terza tappa in programma: la foresta pietrificata sita sulla C39 a 40 Km. Da Khorixas.

Si tratta di una zona molto vasta cosparsa di tronchi pietrificati risalenti a circa 260 milioni di anni fa. Anche qui la guida va assunta all’ingresso. La visita è molto interessante anche per l’accurata spiegazione offerta dalla nostra guida. A Khorixas, ci fermiamo per approvvigionarci di viveri e per fare qualche telefonata dai locali telefoni pubblici. Ripartiamo alla ricerca del nostro alloggio, lo Ugab Terrace Lodge, che troviamo non senza difficoltà quando ormai è già buio. Ciò non ci consente di comprendere la bellezza del luogo ove siamo giunti. Le camere, delle palafitte su uno strapiombo mozzafiato, sono elegantissime e dotate di tutti i comfort. Anche qui ottima cena e un’accoglienza straordinariamente affettuosa.

9° giorno-( Khorixas – Swakopmund – circa 329 Km) Al risvaglio lo spettacolo è di quelli che non si dimenticano. La vista che si gode dai nostri alloggi è fantastica. Dinanzi a noi la savana a perdita d’occhio. Percorriamo C35 fino ad Hentiesbay. La strada, sempre sterrata, inizia a diventare sabbiosa e più facile da percorrere, anche se certamente più insidiosa. Giunti nei pressi di questa cittadina, proprio sul mare, veniamo avvolti dalla nebbia.

Il clima è totalmente mutato. Dal caldo del nord della Namibia ad un freddo pungente ed umido.

Essendo ora di pranzo, ci fermiamo per uno spuntino per poi riprendere in direzione di Swakopmund. Il proprietario dell’Ugab Terrace Lodge ci ha consigliati di lasciare perdere Cape Cross e la colonia di otarie e di programmare un’escursione da Walvis Bay in barca tra le otarie e i delfini.

Fa un po’ impressione riprendere la strada asfaltata che ci conduce, sempre tra la nebbia, fino a Swakopmund. Arriviamo nel pomeriggio e abbiamo anche il tempo di fare una passeggiata per la città.

Si tratta di una bella cittadina dove l’influenza tedesca è fin troppo evidente. Parecchie sono le case di villeggiatura estremamente moderne. La città è divenuta in questi ultimi anni la capitale degli sport avventurosi. Qui si può fare di tutto, dal giro in mongolfiera allo snowboard, dal quad bike al lancio col paracadute. Nei pressi del lungomare, vicino al cafè Anton c’è un coloratissimo mercato tipico con svariati oggetti di artigianato locale.

Dopo tanti giorni di forzata astinenza le donne si lasciano andare allo shopping sfrenato, mentre il resto del gruppo tenta di distrarsi individuando un interessante e frequentatissimo localino dove, a fine serata, gustiamo un’ottima cena a base di pesce. Dormiamo all’Hotel Adler. Comodo, pulito, ma certamente nulla a che vedere con le precedenti sistemazioni.

10° giorno- Swakopmund. Questa mattina decidiamo di fare un po’ più tardi del solito e così ci mettiamo in movimento intorno alle 8.30. Ci dirigiamo verso Walvis Bay percorrendo un tratto della Skeleton Cost. Individuiamo tra la nebbia alcuni relitti. Fatte le consuete foto su questo tratto di spiaggia sull’oceano Atlantico, ripartiamo verso Walvis Bay e, quasi all’ingresso della cittadina, ci fermiamo nell’agenzia che organizza escursioni in quad nel deserto.

La giornata è bellissima ed il cielo terso ci consente di vivere un’emozione unica.

Il deserto ha delle dune molto più alte di quelle del Sahara e la sabbia è quasi dorata.

Dopo circa due ore di divertenti sali-scendi tra le dune, con il mare sullo sfondo, rientriamo alla base. Facciamo una breve visita alla graziosa Walvis Bay anche per visionare la sede del Mola-Mola. Il tour operator che organizza le escursioni in battello lungo la Skeleton Cost.

Rientrati a Swakopmund a fine mattinata, ci rechiamo al Tug dove abbiamo già prenotato il pranzo.

Il ristorante merita la fama della quale gode per bontà dei piatti e per bellezza della posizione.

Serata dedicata interamente allo shopping (come se non fosse stata sufficiente quello della sera precedente!) 11° giorno- (Swakopmund – Solitarie – circa 350 Km) Alle 8,00 è fissato l’imbarco per il giro in battello tra le otarie. Il Mola-Mola Tour è un’esperienza da non perdere. Le otarie salgono sull’imbarcazione per mangiare il pesce dalle vostre mani. Frattanto il battello viene scortato da stormi di pellicani. Si possono anche avvistare i fenicotteri e i delfini. Durante le due ore circa di navigazione a bordo viene servito un rinfresco a base di ostriche e frutti di mare. Il tour è stato bellissimo.

Nemmeno il tempo di scendere dalla barca che siamo costretti a metterci in macchina per affrontare la lunga traversata del deserto fino a Solitarie. Spira un forte vento che alza la sabbia e rende difficile la marcia. Si attraversa il Tropico del Capricorno segnalato da un immancabile cartello meta di irrinunciabili foto di gruppo. Nel tardo pomeriggio arriviamo a destinazione: l’Hammerstein Rest Camp.

Si tratta di un Lodge a circa 60 Km. Dall’ingresso del Namib Desert. E’ una struttura spartana fatta di casette immerse nella vegetazione tipica del luogo. Il proprietario è un signore di origini austriache molto gentile ed accogliente. Il luogo è tranquillo e rilassante. Ai margini dell’ampio parco destinato agli alloggi si nota una recinzione dietro la quale vive, in un’area molto ampia, un’intera famiglia di ghepardi. Diversi anni addietro il proprietario del lodge ne salvò una coppia di malata e in difficoltà. Gli stessi, di recente, hanno dato alla luce due splendidi cuccioli.

Cena tradizionale con spettacolo coinvolgente.

12° giorno- (il Namib Desert) Di prima mattina ci avviamo verso l’ingresso del famoso deserto rosso. Facciamo i biglietti di ingresso al parco a Sossuvlei, nei pressi di Sessriem.

Le dune rosse sono uno spettacolo inenarrabile. Affrontiamo anche l’impresa, non proprio agevole, di scalare la famosa Duna 45 alta ben 150 metri e fiancheggiata da alberi contorti che costituiscono un magnifico scenario per le foto-ricordo. Le dune mutano colore a seconda della posizione del sole.

Interessante è anche la visita al Soussuvlei Pan, che può essere raggiunto solo in fuoristrada, con una navetta che parte dall’area di sosta degli autoveicoli, o con una camminata di circa 90 minuti sotto il sole accecante.

Da non perdere anche la duna rossa di Elim, l’Hidden Vlei e Dead Vlei.

Vale la pena sottolineare che qui la temperatura è sempre molto alta e non bisogna, pertanto, trascurare di portare un’adeguata scorta d’acqua e qualche piccolo spuntino.

Cena al lodge con consueto spettacolo e saluto finale.

13° giorno- (Solitarie – Windhoek – circa 420 Km) Lasciamo il deserto rosso e percorriamo la C19 fino a Mariental. La strada è sterrata ma di agevole percorrenza. Giunti a Mariental imbocchiamo la B1 che avevamo preso in direzione nord al nostro arrivo in Namibia.

Giungiamo nella capitale intorno alle 12,00 giusto in tempo per andare a pranzare in uno dei tradizionali ristoranti del centro città. Gustiamo degli ottimi piatti tipici, anche a base di coccodrillo, da The Gourmet. Poi una breve visita al centro di questa che, pur essendo una bella e moderna città, non si presenta con le caratteristiche e le dimensioni di una capitale, almeno così come la immaginiamo noi europei.

Purtroppo i giorni sono volati via e ci troviamo già al momento del rientro a casa.

Il volo della Air Namibia è previsto per le ore 18,40.

Il viaggio è certamente uno di quelli che non si dimenticano. In Namibia si trova di tutto: l’Etosha con i big five e tutta la fauna africana; le tradizioni popolari degli himba (popolo fiero che non ha accettato di perdere le proprie tradizioni), gli herero (con i loro abiti coloratissimi), i bambini scalzi e felici con un sorriso che non è facile trovare sui volti dei nostri bambini spesso annoiati; l’odore della vegetazione che ti rimane dentro insieme alle immagini di una terra indimenticabile.



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