Auroville: un sogno in costruzione

«Ci dovrebbe essere da qualche parte sulla terra un luogo di cui nessuna nazione possa dire: “È mio”; dove tutti gli uomini di buona volontà che abbiano un’aspirazione sincera possano vivere liberamente in qualità di cittadini del mondo, senza obbedire che a una sola autorità, quella della suprema verità». Sono le parole di Mirra...
Scritto da: Flavio Alagia
auroville: un sogno in costruzione
Partenza il: 29/03/2009
Ritorno il: 17/04/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 500 €
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«Ci dovrebbe essere da qualche parte sulla terra un luogo di cui nessuna nazione possa dire: “È mio”; dove tutti gli uomini di buona volontà che abbiano un’aspirazione sincera possano vivere liberamente in qualità di cittadini del mondo, senza obbedire che a una sola autorità, quella della suprema verità». Sono le parole di Mirra Alfassa (Parigi 1878 – Puducherry 1973), nota come “la Madre”, guida e ispiratrice di un progetto straordinario che ha visto la sua concretizzazione nel 1968 con la fondazione di Auroville.

Io in questa utopica comunita` mi ci sono imbattuto per caso, visto che le mie mire erano molto meno onorevolmente puntate verso le spiagge e i locali di Puducherry. D’altra parte ero stato avvisato : «In India vai dove ti porta l’India», mi aveva detto un’amica prima che io partissi. E cosi, una volta raggiunta Puducherry, ex enclave francese contenuta nello stato del Tamil Nadu, India del sud, ho scoperto che 12 chilometri piu` a nord alcuni sognatori avevano fondato una comunita` per offrire a tutti coloro che lo desiderano un luogo dove vivere senza conflitti sociali o culturali, senza restrizioni e obblighi morali, «dove il lavoro non sarà più il mezzo per guadagnarsi da vivere, ma il mezzo attraverso cui esprimersi e sviluppare le proprie capacità e le proprie possibilità».

Non era certo bastato questo a conquistarmi. Soleggiavo scettico e dubbioso sulle inquinatissime spiagge locali quando Yoges, sulla quarantina, proveniente dallo Sri Lanka e con un passato nelle forze governative che combattevano le Tigri del Tamil, mi si presento` davanti chiedendomi se volevo noleggiare un giubbotto di salvataggio per fare il bagno («No, grazie»), o se cercavo un insegnante di yoga («No, grazie»), o se volevo una guida che mi accompagnasse ad Auroville («No, gr… Auroville?»).

Cinque minuti piu` tardi eravamo in sella al suo scooter, risalivamo la spiaggia fino alla strada principale e giravamo in direzione della comunita`.

La Madre iniziò a sviluppare le linee guida di Auroville a partire dagli anni ’30 e nel 1966 l’UNESCO offrì il proprio appoggio con una risoluzione approvata all’unanimità, nella quale si riconoscevano nel progetto quei valori corrispondenti ai bisogni fisici e spirituali dell’uomo. Due anni dopo, alla cerimonia inaugurale della fondazione della città erano presenti i rappresentanti di 124 nazioni, ognuno dei quali aveva portato un po’ di terra del proprio paese da versare in un’urna, un gesto simbolico per sancire la nascita di Auroville nel più profondo spirito di collaborazione internazionale.

Oggi la comunità conta circa 2000 abitanti provenienti da 35 paesi diversi, divisi in numerosi insediamenti rivolti ciascuno a una particolare area di interesse, dalle coltivazione biologiche all’energia rinnovabile, dalle piante con proprietà terapeutiche alla promozione dei diritti delle donne. Ma il lavoro da fare e` ancora molto: il progetto originale prevede fino a 50 mila abitanti e fino ad oggi solo 10 chilometri quadrati dei 25 messi a disposizione sono stati utilizzati. Tutto il resto e` sabbia e alberi, tanto da farla apparire un insediamento seminomade piu` che una citta` stabile. Con Yoges, durante quella prima visita, abbiamo raggiunto il Centro Visitatori, dove un notevole complesso di edifici molto moderno e curato ospita un ristorante, due sale in cui vengono esposte fotografie e filmati della citta` e diversi negozi in cui trovare i prodotti realizzati dagli stessi aurovilliani. Qui grande enfasi e` data alle parole della Madre, guida e ispirazione per tutti gli Aurovilliani, e la sensazione e` veramente quella di trovarsi di fronte a un progetto per la creazione di un’umanita` depurata dalle sue inequitudini. Un po’ inquetante, a dire il vero, soprattutto se poi si vuole fare un giro nei paraggi.

La disposizione geografica di Auroville riflette unità e coesione. Le quattro zone che la compongono – residenziale, culturale, internazionale e industriale – sono circondate dalla “green belt zone”, la cui fitta vegetazione viene utilizzata sia per scopi agricoli che per la ricrescita della foresta. Tutte le zone si sviluppano in forma elicoidale e al loro centro sorge il Matrimandir (letteralmente “Tempio della madre”), una gigantesca sfera ricoperta d’oro al cui interno è alloggiato il cristallo di rocca più grande al mondo, su cui uno specchio collocato nel tetto convoglia i raggi del sole. Un monumento impressionante, forse più adatto a un faraone dell’antico Egitto che alla comunità da cui dovrebbe germogliare il seme di una società più giusta ed equa. Ma la Madre non aveva alcun dubbio in merito, il Matrimandir sarebbe dovuto essere l’anima di Auroville, un simbolo forte, inequivocabile, un centro di riflessione e raccoglimento che ricordasse a tutti la lezione di Sri Aurobindo, la venerata guida spirituale proveniente da Calcutta secondo cui la creazione non è contraria al divino, e non è ignorando il mondo che si realizza il divino in vita.

Mirra Alfassa incontra per la prima volta Sri Aurobindo nel 1914 a Puducherry, e riconosce in lui il mentore incontrato precedentemente nelle sue visioni. Con lo scoppio della guerra Mirra torna in Francia, ma nel 1920 è di nuovo al fianco del maestro indiano, questa volta per non abbandonarlo più. Sarà lei a fondare lo Sri Aurobindo Ashram per accogliere e dare organizzazione alla crescente moltitudine di seguaci del sant’uomo, mentre nel 1952, due anni dopo la morte di Aurobindo, vedrà la luce lo Sri Aurobindo International Centre of Education, un ente il cui scopo è quello di offrire alla gioventù indiana un nuovo modello educativo.

Proprio l’educazione è uno dei pilastri fondamentali del progetto di Auroville. Un’educazione multiculturale, attenta e rispettosa delle peculiarità di ciascun individuo, tollerante e flessibile. Un’educazione fatta di opportunità e proposte, in cui non trovano spazio né imposizioni né divieti. Oggi, i ragazzi e le ragazze che studiano ad Auroville non conseguono alcun titolo di studio, per il quale sarebbero necessari i metodi disciplinari che la comunità ha rifiutato, ma sono continuamente a contatto con un ambiente vivace e stimolante, in cui la curiosità e il dialogo sono i motori principali per una formazione unica al mondo. Per proseguire i loro studi all’estero devono sostenere gli esami come privatisti, ma alcuni prestigiosi istituti, tra cui la Sorbonne di Parigi, hanno siglato delle convenzioni per facilitare l’accesso agli aurovilliani. Un gesto importante, che testimonia la considerazione di cui la comunità gode in tutto il mondo.

Dopo questo primo impatto la mia considerazione nei confronti di Auroville era senza dubbio notevole, piena di rispetto, ma distaccata. Come avrei potuto non sentirmi lontano anni luce da discorsi cosi altisonanti e pieni di enfasi. A farmi cambiare idea, o almeno ad indurmi a considerare la possibilita` di aspetti differenti sulla questione, sono intervenute le amicizie che ho casualmente intessuto con alcuni degli abitanti della comunita`.

Tra questo vi è Riccardo Carlotto, maestro di pianoforte, concertista e compositore. Nato a Pavia 38 anni fa, Riccardo vive in India da quando ne aveva 7, ed è noto alla maggiorparte dei suoi concittadini con il suo nome indiano, Pushkar.

«Quando ancora bambino arrivai a Puducherry, l’ambiente era simile a quello che si vede oggi a Auroville. A scuola (lo Sri Aurobindo International Centre of Education, NdA) c’era posto anche per seguire i propri tempi e le proprie inclinazioni». Una scelta che Pushkar non nasconde di appoggiare in pieno, poiché «non esiste un solo bambino che non abbia voglia di imparare, che non sia ansioso di scoprire il mondo. Sono i metodi del premio e della punizione a uccidere il suo entusiasmo». E se lsciarlo libero non bastasse a stimolarlo? «È un’eventualità accettabile, qui non si fa assistenzialismo. Auroville non è un ente benefico, chi dimostra di non voler approfittare delle opportunità che gli vengono offerte è responsabile dei propri fallimenti».

Molte delle cose che oggi so su Auroville Pushkar me le ha spiegate mentre mangiavamo naan o chapati in un ristorante sul litorale di Puducherry. Mi ha fatto capire che non si tratta solo di una comunita`, Auroville e` una citta`, dove le persone arrivano con i propri sogni e le proprie speranze da realizzare. «Auroville non è quello che vedi, Auroville è quello che immagini. Sono i tuoi sogni, i progetti, la tua voglia di fare. La Madre ci ha dato una direzione – prosegue Pushkar – ma lo sviluppo che ne consegue è continuo e incessante. È come un treno la cui destinazione, per quanto chiara, non può mai essere raggiunta». Ma insomma, si tratta di un’operazione riuscita oppure no? «Forse non ancora, non del tutto. Di certo però Auroville è una necessità, un luogo dove imparare a vivere insieme, un modello da imitare».

E il colossale Matrimandir, con tutto quell’oro? «Un simbolo così importante richiedeva il materiale piu puro e prezioso di cui l’uomo disponesse. Ciò che evoca con la sua presenza va ben aldilà del suo valore materiale».

E le scuole, senza titoli di studi? «Quello che i ragazzi possono imparare qui è molto più importante di un pezzo di carta. La libertà di pensiero di cui godono non è paragonabile a nessun altro istituto, al punto da essere vista come pericolosa da chi non accetta il superamento dei vincoli sociali attualmente esistenti».

Ecco cos’è Auroville, la città che appartiene a tutti, ma di cui possono entrare a far parte in pochi. Forse la prima di molte altre, di certo l’esemplificazione di un sogno straordinario, quello di una convivenza pacifica in cui ognuno possa trovare la felicità semplicemente realizzando sé stesso. E se è vero che Auroville è il sogno, molto più di quanto non sia le case e la terra, allora sì, è veramente la città di cui l’umanità ha bisogno.

Io, intanto, continuo a prendere lezioni di yoga da Yoges…



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