BUDAPEST: Città voto 6, terme voto 9, totale voto

Questa non vuole essere la solita cronistoria della vacanzina, ma un aiuto a chi ha intenzione di vuole fare una toccata e fuga a BUDAPEST. Per i racconti dettagliati delle bellezze di questa capitale, è sufficiente una guida. Per cui sorvolerò sulla storia, sui monumenti oppure sulle particolarità artistiche che abbiamo incontrato perché ci...
Scritto da: Gabrovek
budapest: città voto 6, terme voto 9, totale voto
Partenza il: 03/04/2009
Ritorno il: 06/04/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Questa non vuole essere la solita cronistoria della vacanzina, ma un aiuto a chi ha intenzione di vuole fare una toccata e fuga a BUDAPEST. Per i racconti dettagliati delle bellezze di questa capitale, è sufficiente una guida. Per cui sorvolerò sulla storia, sui monumenti oppure sulle particolarità artistiche che abbiamo incontrato perché ci sono fonti che possono sicuramente descrivere al meglio cosa rappresenta la città. La mia intenzione è invece semplicemente raccogliere la nostra esperienza, senza citare il cubo di Rubik, le opere di Liszt Ferenc o fare riferimento alla nomea internazionale che indica Budapest come la capitale dell’industria del porno.

Dunque… prima cosa, i partecipanti: io e il mio fedele compagno di viaggio e di avventure Paolo. L’idea è quella di fare un WE lungo prima di Pasqua. La scelta sulla città è stata abbastanza improvvisata, ma ci aspettiamo così di concludere le ns. Scorribande nelle capitali europee. Paolo&Me partiamo da Genova con Alitalia alla volta di Fiumicino per poi cambiare e volare fino a Budapest. Prima cosa: cosa abbiamo fatto di male nella precedente vita per scegliere di volare con Alitalia??? E’ un costante ritardo, mille hostess e tanta confusione.. Ci manca solo che ci diano un rosario per pregare che non ci perdano il bagaglio… vabbé, arriviamo a destinazione con 2 ore di ritardo, ma arriviamo… Seconda cosa: come andare all’hotel. Sulla guida abbiamo letto che i taxi sono quasi pericolosi, nel senso che i taxisti se ne approfittano e cercano d’imbrogliare e di chiedere più del dovuto. Allora abbiamo optato per il minibus, come suggerito da qualche blog. Grandissima scelta, per la modica cifra di 8 euro a testa (4.490 Ft totali) ci portano davanti all’albergo prenotato dall’Italia (Hotel RAMADA, in Tompa ute, ottimo investimento perché è un 4 stelle molto bello e confortevole – camere doppie a circa 60 euro a notte).

Siamo senza valuta, abbiamo urgenza di un bancomat. OK, dietro l’hotel vicino ad uno supermercato SPAR. Fiorini conquistati, banconote colorate con tanti zeri al seguito. Secondo problema: fermata della metro, OK, 800 m dall’hotel, Ferenc krt. Tempo di prendere confidenza con la stanza e poi via, per la prima ricognizione della città. Dunque, il biglietto della metro l’abbiamo fatto per 3 gg. (3.700 Ft) ed è stato vincente perché la durata è esattamente 72 ore e quindi ci è bastato fino al lunedì seguente e ci ha coperto per tutto il soggiorno. Il biglietto è di carta, non ci sono tornelli, i controlli vengono effettuati dallo stesso personale all’entrata e all’uscita della metro. Ci sembra che il tempo si sia fermato alla grigia Milano di 20 anni fa. Prima fermata, Ferenciek tére, la cosiddetta Città Interna per vedere le vie dei negozi e verificare di che colore è il tanto decantato Danubio (che noi abbiamo già visto anni prima a Vienna). Finiamo il giro in Vorosmarty tér, una bella piazza in cui troviamo tanti piccole casupole di legno dove si vendono prodotti artigianali della cultura magiara (è lì che l’ultimo giorno compreremo del miele stranissimo e colorato da un apicoltore magiaro). Di negozi ce ne sono tanti, molte firme italiane, banche, McDonald’s e negozi di souvenir. L’impressione è di una città catapultata del consumismo occidentale dal lontano 1989, ma con ancora un’anima che si tiene stretta la sofferenza di 80 anni di regime (prima nazista, poi stalinista), in cui la propaganda e la polizia di partito scolorivano ogni ideale di libertà con ideologie e violenze. Abbiamo trovato conferma di quanto sopra appena ci siamo allontanati dal centro, alla ricerca di un posto dove cenare. Seguiamo il suggerimento della guida e ci intrufoliamo nella parte Nord di Pest, fermata della metro di Nyugati pù, tra strade poco trafficate e balordi di periferia. Notiamo subito che la città ha le due facce consuete nelle città dell’Est, il centro turistico colorato, ordinato, mentre a 2 stazioni della metro più in là ecco la vera città, incredibilmente poco affollata, grigia e disordinata. Proviamo il un locale indicato nella guida, ma ci lasciano fuori perché c’è una festa privata. Ce ne cerchiamo un altro con urgenza, perché è dalle 05:30 che siamo in piedi, la stanchezza dei KM fatti a piedi si comincia a sentire. Capitiamo in un altro e alle 07:00 di sera siamo davanti ad un gulasch di manzo ottimo e speziato che con una birra media va giù che è un piacere. Finita la cena, altri due passi sul Danubio e passiamo per la prima volta davanti al Parlamento: splendido, specie di notte perché ben illuminato. Metro (efficientissima, ma chiude alle 23:00) ed albergo. Ore 02:10 allarme antincendio: Paolo mi sveglia e c’è un suono acuto che ci dovrebbe avvertire del pericolo del fuoco. Noi, con la flemma italica che ci contraddistingue, di alziamo, ci mettiamo i calzini puliti, inforchiamo le giacche e zaini e abbiamo cura di prendere la guida e la bottiglia d’acqua. Infine scendiamo le scale in elegante ritardo. In pratica, se il fuoco ci fosse stato, avremmo fatto la fine del topo!!! Comunque già sulle scale incontriamo gente scalza ed in evidente desabiliè che risale avvertendoci che “no fire!!”. Rimanendo i più eleganti (???), ce ne torniamo a letto. L’indomani mattina, prima di intraprendere la gita sul versante Ovest del Danubio, zona Buda, dobbiamo cercarci un posto per fare colazione, anche se sappiamo che gli ungheresi sottovalutano molto questo pasto che per noi è così importante. Troviamo un bar-pasticceria (Piazza di Francesco, d’ispirazione evidentemente italiana) molto carino e confortevole nella piazza antistante all’hotel. Apre alle 10:00 ma noi facciamo la posta davanti all’uscio per qualche minuto ed il ragazzo ci fa educatamente entrare nonostante stia ancora preparando l’apertura. Si guadagna così 2 clienti per anche le due mattine successive. Dopo l’attraversamento del Ponte delle Catene (noi, poveri ingenui, credevamo potesse assomigliare al Ponte San Carlo di Praga, ma invece è una gran delusione, ci passano pure le auto!!) arriviamo davanti alla funicolare che ci dovrebbe portare sulla Collina del Castello: è chiusa. Che fare? OK, saliamo a piedi. Per fortuna sono solo 4 passi ma il caldo ci dà parecchio fastidio. Lassù non siamo molto soddisfatti, abbiamo visto Praga, Vienna, Berlino, Castelli di mezza Europa, centrale e non, e quindi ci pare una cornice un po’ dimessa e sopravvalutata. Comunque il panorama sulla città vale la pena, abbiamo fatto delle foto fantastiche. Dall’alto vediamo anche Buda, che effettivamente abbiamo un po’ trascurato nel ns. Soggiorno. Ma dal panorama non ci viene voglia di approfondire la conoscenza. Poi giù, a piedi fino all’Isola Margherita, collegata allo stesso Ponte Margherita. E’ un bellissimo parco, dove la gente si ritrova a giocare a palla, fare scorazzare i bambini, mangiare un gelato, chiacchierare. E’ sabato, c’è veramente un sacco di gente, complice anche il caldo e la bellissima giornata. Notiamo che le piante non hanno foglie verdi né boccioli, vuol dire che forse sono le primissime giornate in cui ci si accorge dell’arrivo della stagione più mite. Abbiamo bisogno di un bagno, troviamo un chiosco che per la modica cifra di 70 cent. Di fiorino ci fa utilizzare il bagno del retro. Paghiamo (e come noi tanti altri), ci rilascia regolare scontrino (!!!) e ci stupiamo nel vedere che anche questo anfratto improvvisato è abbastanza pulito e dotato di carta igienica (verdina). Ma allora le bestie siamo solo noi italiani? Dopo un’oretta passata a goderci il sole (ed io ho dormito della grossa…) ritorniamo sui nostri passi, passando per la seconda volta davanti al Parlamento. Sulla guida leggiamo che si può visitare gratuitamente, ma non ci spiega che evidentemente ci sono degli orari precisi in cui ci si deve presentare all’ingresso denominato “X”. Per cui, nonostante anche un terzo passaggio il giorno successivo, torneremo poi in Italia senza aver visto la fantomatica Corona di Santo Stefano.

Cena in un ristorante in centro, il Karpatia, bellissimo e rinomato, un po’ meno economico rispetto allo standard, ma decidiamo di trattarci bene approfittando del cambio favorevole. Domenica terme. Delle tantissime terme che Budapest offre, noi scegliamo le terme di Széchenyi, nell’omonimo parco. Così ci presentiamo con un asciugamano preso a prestito all’albergo, ciabattine e costume nello zainetto e andiamo a curiosare. Il mio timore è che ci dividano, uomini da una parte e donne dall’altra. No, assolutamente no. Questa struttura costa appena circa 10 euro. Per qualche fiorino in più c’è possibilità di noleggiare costume da bagno, asciugamano, ciabatte, saponi. Noi (che siamo genovesi, di provenienza e di abitudini) paghiamo giusto l’ingresso e entriamo. Gli spogliatoi sono pulitissimi e ordinati, ci sono piccole cabine dove cambiarsi e stipetti con la chiave per posare la roba. Partiamo per l’avventura-terme e capiamo subito che questa è la nostra dimensione. Tre vasche a cielo aperto, 10-12 vasche interne, tutte di diversa temperatura. Poi svariate saune, anche in questo caso di varie temperature. Noi proviamo tutto, siamo come bimbi con la cioccolata. Incontriamo tanta gente, autoctona e turisti, famiglie e anziani. Evidentemente la cultura delle terme (specie in una bella domenica primaverile) è consolidata e diffusa. Le vasche (tutte) sono pulite, non si usa la calottina ma non troviamo i soliti “residui” che a volte ci capita di vedere nelle ns. Italiche piscine. Le persone sono educate, rispettose del relax altrui. Sembriamo i più magri (e magri non siamo proprio), ma a nessuno sembra importare né del proprio aspetto né del darsi un tono. Ci piacciono ‘sti ungheresi. Usciamo dopo 4 ore cotti, puliti e rilassati. Peccato che non ci siamo portati i saponi, perché ci avrebbero fatto comodo nella doccia finale. Pomeriggio dedicato alla strada Andràssy ut, patrimonio dell’UNESCO, in cui partiamo per una passeggiata all’altezza del Teatro dell’Opera di Stato. Pranziamo (mangiando fritto non ben precisato, ma gustoso e leggero) nella piazzola Nagymazo utca, definita “la Broadway di Budapest” giusto perché ci sono teatri e locali-ristoranti. Dopo, finalmente, ci ritroviamo in un vialone che tanto assomiglia ad una capitale “normale”, con alti palazzi vecchi e nuovi, negozi e gente a passeggio. Forse siamo stati troppo precipitosi a giudicare questa città. Proseguiamo lungo la strada e incappiamo nel “Museo del Terrore”. Dopo il museo del Check Point Charlie a Berlino, non possiamo esimerci ed entriamo. E’ un museo fatto molto bene, toccante e suggestivo. Fa capire perfettamente quanto questi ungheresi abbiano sofferto. D’altronde hanno alle spalle 150 anni di scelte (politiche, sociali, militari) sbagliate. E’ la casa dove centinaia di persone sono state torturate e incarcerate nei modi più barbari. Peccato che molte cose sono spiegate solo nella lingua ungherese e noi ce ne perdiamo quindi il significato più atroce. I filmati delle testimonianze strazianti dei superstiti sono invece sottotitolate in inglese.

Usciamo e vediamo una folla che scema lungo la strada… Dalle bandiere che accompagnano i partecipanti, capiamo che poco distante c’è stata una qualche manifestazione, ma non sapremo mai di che genere. Capatina in hotel e poi cena nella piazza Vorosmarty tér nel ristorante Gerbeaud, il caffè-pasticeria più famoso di Budapest.

Cena mediocre, ma siamo stanchi ed è tardi – dato che le cucine a Budapest chiudono prestissimo – quindi va bene così. Lunedì shopping. Sveglia presto, raduniamo armi e bagagli e scappiamo di nuovo in centro per comprare qualche souvenir. Poi dall’hotel ci facciamo chiamare un altro mini-bus che ci porti all’aeroporto e così si riparte verso casa. Ultima nota: dato che ci sono avanzati dei fiorni, li cambiamo in aeroporto. Il cambio applicato è veramente da furto – al contrario del cambio applicato invece negli uffici dislocati nel centro città – ma inevitabile. Nel complesso la città non ci è molto piaciuta, ma forse perché l’abbiamo involontariamente paragonata ad altre mete a cui siamo rimasti più affezionati. Però abbiamo scoperto un posto comunque affascinante, dove tutti parlano un discreto e non-stentato inglese (diffuso anche tra le persone di mezza età) e dove è facile girare e organizzarsi le visite. Inoltre la vita costa sensibilmente poco, almeno per quei settori/servizi non raggiunti dalla globalizzazione. E così si riesce a pranzare/cenare in maniera gustosa ed in posti caratteristici (ma un po’ defilati) con 2.000 fiorini – che per noi sono circa 6 euro. Mentre abbiamo notato dalle pubblicità sui giornali o sui manifesti nelle strade che per comprare un’automobile ci vuole solo un 20% in meno rispetto alle cifre richieste in Italia. Ormai anche questa è Europa. Cristina&Paolo



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