New zealand all’avventura
Ogni tanto mi incanto a guardare la mappa digitale proiettata dai nostri schermi: Papua Nuova Guinea, le isole della Micronesia e la mia fantasia si mette in moto… Un paio di ore fa ci son stati dei momenti di panico a bordo. Improvvisamente è cominciato ad uscire del fumo bianco che puzzava di bruciato… Ho scoperto che la paura è davvero contagiosa. Io ero abbastanza tranquillo ma quando la gente ha cominciato ad allarmarsi ho notato come questa agitazione s’è repentinamente spara a macchia d’olio a quasi tutti i passeggeri… Fortunatamente è durata solo una decina di minuti e subito dopo l’allarme è rientrato.
Mia cara Nuova Zelanda, come sei lontana da noi e che fatica per raggiungerti… Mi aspetto grandi cose a questo punto…
05.03.09 Auckland (NUOVA ZELANDA) Mettiamo piede in Oceania! Il continente dove non ero mai stato! Noleggiamo un’auto e un van e, cambio automatico e guida a sinistra mi lancio nelle strade dei kiwi! Seguendo la mappa della città ci perdiamo varie volte e con la guida a sinistra spesso diventava un’impresa seguire le indicazioni… Alloggiamo all’Auckland Lodge, una struttura in legno dall’aspetto britannico/coloniale. Ci son backpackers di tutto il mondo, conosco pure una ragazza di Tahiti, Polinesia Francese e ammirato le chiedo: “Cosa si prova a vivere in paradiso?” Lasciamo gli zaini e corriamo al museo di Auckland. Interessante la parte dedicata ai Maori, la popolazione indigena. La loro storia, la loro arte, i loro utensili… Mi ha colpito la collezione di borse intrecciate con fili di canapa provenienti da tutte le isole dell’Oceania: Marchesi, Salomone, Vanuatu, Kiribati, Fiji ecc. Come sempre mi succede, mentre le ammiravo, immaginavo scheletrici ma forzuti uomini dalle lunghe barbe e dalle parti intime coperte solo da un panno o donne enormi dai colli ornati da ghirlande di fiori che lavoravano placidamente queste borse… Girando per la città notiamo che molti passeggiamo o fanno footing a piedi nudi e quando più tardi curiosamente ne parlo con il panettiere mi risponde candidamente: “Ci piace sentirci completamente free!”.
06.03.09 Taipa (NUOVA ZELANDA) Lasciata Auckland ci dirigiamo verso nord… Tante curve ci portano fino alla Foresta Waipoua, famosa per i “Kauri”, una specie di sequoie. Trekking di mezz’ora fino all’antichissimo albero dal tronco di 14 metri di diametro che si dice abbia 2000 anni.
Duemila anni fa quando in Israele nasceva Gesù, in questo angolo di mondo germogliava una piantina… Dopo tanto peregrinare finalmente raggiungiamo la nostra meta: Kaitaia. L’ostello è carino, immerso nel verde con una grandissima o fornita cucina ma decidiamo di mangiare fuori, al “Sea Dragon”! Fish and chips per me! In serata trascino il gruppo in un luna park, mi aspettavo uno dei classici americani con i chioschetti di hot dog o zucchero filato invece era molto scarno, del resto che potevo aspettarmi da un paesino dimenticato pure dalle mappe?
07.03.09 Kerikeri (NUOVA ZELANDA) Il faro di Cape Reinga è molto suggestivo, oltre a segnare il capolinea Nord della Nuova Zelanda, è emozionante perché è il punto d’incontro del Mare di Tasmania con l’Oceano Pacifico. Mi ha impressionato vedere quelle onde che si infrangevano in altre provenienti dal lato opposto. Che meraviglia è la natura! Alle dune di sabbia di “Te Paki”, incontriamo un gruppo di ragazzi/e londinesi che si lanciavano dalla cima con dei piccoli surf e sfrecciavano su queste montagne sabbiose… E’ stato divertente scalarle e poi guadare il fiumiciattolo a piedi nudi per ritornare alle nostre auto.
Il resto della giornata è trascorso a macinare km e km in questa immensa macchia verde, al termine della giornata il contachilometri mi informerà che ho guidato per 350 km! Le ragazze cucinano, preparano la grande cena; Paolino si doccia; Mimmo controlla la posta elettronica; Bruno leggicchia “Classic Kiwiana” trovato in ostello ed io mi godo rilassato questi momenti indimenticabili! L’ostello che ci ospita per questa notte: “Farm Hotel” è molto particolare, tutto in parquet, è una vera e propria casa, cucina, salottino e qualche stanza per i visitatori. Gestito da una coppietta di tedeschi che “approdarono” qui un annetto fa in viaggio, avranno la nostra età, e da allora lo gestiscono per conto del proprietario..
08.03.09 Whitianga (NUOVA ZELANDA) Stamattina da Paihia ci siamo imbarcati verso un’isoletta dal nome impossibile: “Urupukapuka”.
Passeggiare su quei prati erbosi con i pascoli di pecore che ti fanno da cornice e con sullo sfondo la pittoresca Bay of Island, la baia delle cento isole all’estremo nord del Paese, dove nel XIV secolo approdarono i primi Maori. Arrivarono dalla Polinesia, a bordo di sottili canoe con i bilancieri, guidati dal navigatore Kupe, che battezzò la Nuova Zelanda “Aoteratoa”, l’isola della grande nuvola bianca.
Gli alberi scolari che non si fanno mai abbracciare ma che ti offrono riparo sia dal sole che dalla pioggia oltre che riposo dopo la scalata della collina… Whitianga è davvero deserta… Persino trovare un posticino per la nostra cena è stato arduo e alla fine ci fermiamo in un ristorantino thai.
Ennesimo ostello! Mi stupiscono sempre… Finora abbiamo dormito ogni notte in una città diversa e questa cosa si sposa con uno zingaro come me…
09.03.09 Rotorua (NUOVA ZELANDA) Stamattina con una barchetta abbiamo raggiunto l’isoletta di Front Beach. Durante la navigazione chiacchiero con una ragazza danese che mi raccontava essere in viaggio da un mese e mezzo, idem stamattina in ostello una polacca mi diceva la stessa cosa… Quanto le ho ammirate e forse pure un po’ invidiate… Le vedevo così lontane dalle ragazze italiane classiche… Queste, zaino in spalla, anche sole, vanno in giro per il mondo… In giro per l’isola mi fermo catturato da un cimitero posto su una collinetta: semplice, sereno, senza sculture o statue, così lontano dai nostri, ti trasmetteva proprio la sensazione di tranquillità e pace… Mi ha ricordato molto quello di Cap Malheureux o di Caye Caulker. Son sempre più convinto che le cose semplici sono le più vere! Strada facendo Bruno raccontava la storia di Front Beach, questa spiaggia è famosa perché qui sbarcò nella seconda metà del 1700 il mitico navigatore inglese James Cook. A differenza di dell’olandese Abel Tasman, (da cui prende il nome sia un mare che un’isola australiana), Cook riuscì, grazie alle sue capacità diplomatiche, ad intrecciare buoni rapporti con le popolazioni indigene e piano piano a conquistare questa lontana isola.
Il suo predecessore, 100 anni prima non ebbe buona sorte, la flotta dimezzata a seguito dei combattimenti con gli indigeni, vari infruttuosi tentativi determinarono la rinuncia alla conquista con la motivazione: “La popolazione è riottosa e non ci sono materie prime di particolare rilevanza, indi non ne vale la pena…” A Waihi ci fermiamo per caso a pranzare proprio lungo il bordo di un immenso buco a spirale nella terra che scendeva giù fino a 650 metri e scopriamo essere una miniera aurifera… Mai vista una in piena attività… Mimmo alla guida, io: navigatore e il viaggio continua… Prima di raggiungere la nostra destinazione di oggi (Rotorua) ci fermiamo ad Ohinemutu. Una grande chiesa rossa e bianca adornata di statue e disegni maori attira subito la nostra attenzione. I fumi derivanti dai pozzi di acque sulfuree rendevano inoltre l’ambiente ancora più caratteristico… Gironzoliamo ammirando le varie statue raffiguranti gli dei adorato dai maori fino ad un piccolo cimitero sito proprio sulla spiaggia… A Rotorua prendiamo subito possesso del nostro nuovo ostello. Sembrava un college inglese, era pieno di studenti tedeschi e cinesi qui a studiare inglese… Che bella esperienza per loro! Ci tuffiamo nella piscina termale con l’acqua a 34° per rilassarci un po’… Bruna ai fornelli, nel frattempo, stasera vuole deliziarci con il suo cavallo di battaglia: spaghetti al sugo con pinoli e canditi!
10.03.09 Rotorua (NUOVA ZELANDA) Wai-O-Tapu. E’ ricoperta da crateri crollati, pozze di fango ed acqua fredda, bollente e fumarole. L’acqua della zona si riversa nel ruscello Waiotapu che si immette nel fiume Waikato. Nel ruscello, dovuto alla presenza di sostanze chimiche provenienti dalle numerose sorgenti bollenti della zona e non ci sono pesci. Wai-O-Tapu è anche il nome del geyser più famoso della Nuova Zelanda. Un po’ deludente a nostro parere, ci aspettavamo getti d’acqua mozzafiato invece dei 5-6 metri visti… Molto suggestivo invece il percorso all’interno del parco termale, eri circondato da pozze d’acqua con le bolle che partivano dalle più basse profondità per poi esplodere in superficie… Il “Bagno del diavolo”, un cratere dal contorno frastagliato, ha uno specchio d’acqua verde fluorescente che sembrava quasi dipinto… In tarda mattinata visitiamo il museo di Rotorua dove più che i reperti o oggetti conservati e messi in mostra ciò che mi impressionato sono stati due filmati, uno raccontava la storia di Rotorua da quando era abitata dagli indigeni maori all’avvento dei colonizzatori britannici, all’inizio dei guadagni economici fino al terribile terremoto del 1886 e ai giorni nostri… L’altro filmato era dedicato al leggendario 28° battaglione maori che nel 1939 è salpato alla volta dell’Inghilterra volontariamente per prendere parte alla Grande Guerra. “…1944 fronte di Cassino. Un reparto neozelandese da una settimana attacca invano una collina difesa dai tedeschi. Una mattina, all’alba, gli uomini escono nudi dalle trincee e ballano una Haka, l’antica danza dei guerrieri maori. Urla agghiaccianti, mani che battono sulle cosce possenti, lingue mostrate al nemico, occhi sbarrati. Mezz’ora dopo sulle trincee tedesche sventola la bandiera bianca…” “Ka mate? Ka mate? Ka ora! Tenei te tangata puhuru huru. Nana nei i tiki mai. Whakawhiti te ra. A upa ne! A upane kaupane whiti te ra.!” (Io muoio? Io muoio? Io vivo! Questo è l’uomo dai lunghi capelli. Che ha persuaso il sole. E l’ha convinto a splendere di nuovo. Un passo in sù. Un altro passo in sù. Un passo in su, un altro… il sole splende”) “I’d never been further North than Franktown Junction and here I was on my way to the other side of the world” (Kuru Waaka) Tremende le immagini di quei 3500 ragazzini che partivano verso quei luoghi così lontani dalle loro più fervide immaginazioni… 640 non tornarono mai più nella loro amata isola; 1200: mutilati. Combatterono strenuamente in Grecia, Egitto, Libia, sbarcarono a Taranto per combattere a Cassino… Commovente quando ad un papà rimasto qui gli fu comunicato che il figlio era morto ad El Alamein ma non avevano potuto neppure garantirgli una sepoltura se non il suo nome nella triste e lunga lista del sacrario militare egiziano, e questa storia la raccontava ancora con le lacrime agli occhi! Ancora, una signora narrava che anche la vita di chi era rimasto in Patria era dura e dolorosa. Ogni giorno era tragico l’arrivo del postino quando ci si chiedeva con terrore: “Oggi sarà il turno di chi?” Almeno molti di quei valorosi riuscirono a far ritorno nella propria isola ed a portare un valido aiuto alla madre colonia: Inghilterra! Ripartiamo, destinazione: Te Wairoa, cittadina resa celebre perché considerata la Pompei neo zelandese. Il 10 giugno 1886, all’alba, violento ed inaspettato, ci fu l’eruzione del Monte Tarawera, il più grande disastro naturale in Nuova Zelanda. Per più di quattro terrificanti ore, rocce, cenere e fango bombardarono il tranquillo paesino di Te Wairoa. L’eruzione distrusse l’ottava meraviglia del mondo – il magnifico Pink e White Terraces, e seppellì tutto ciò che incontrò sotto due metri di materiale vulcanico.
Per concludere questa interessantissima giornata ci concediamo un bello show maori: l’impressionante “haka”! Stupendo! Quegli sguardi di terrore, le lingue e gli occhi spiritati mentre si battevano i pugni sul corpo. Ammirevole la loro voglia di non fare morire le tradizioni e la lingua maori. I neozelandesi sono curiosissimi, sarà che vivono così lontano da tutto e da tutti ma ogni volta che ti incontrano la prima domanda è: “Where are you from?” Sempre!
11.03.09 Tongariro (NUOVA ZELANDA) Lasciata Rotorua ci dirigiamo verso il lago Taupo. Lì ne abbiamo ammirato la cascata Huka dall’acqua limpidissima e poi a Karapiti ne abbiamo approfittato per fare un po’ di trekking di riscaldamento, all’interno del maestoso “cratere della luna” in vista del grande di domani.
Dopo aver acquistato le provviste per i prossimi tre giorni ci siamo fermati a visitare uno zoo molto particolare: potevi addirittura entrare all’interno delle gabbie dove dei poveri uccelli ti osservavano rassegnati mentre beccavano dei semi quasi a dire: “dai scatta ‘sta foto e lasciaci in pace…” L’attrazione principale però era rappresentata dai celeberrimi kiwi. Essendo animali che si muovono solo di notte avevano creato un habitat solo per loro quindi non è stato facilissimo ammirarli… Ma ci siamo riusciti! La spesa di oggi è stata fatta in funzione del trekking di domani. Tutte le provviste son state scelte con molta cognizione di causa: frutta disidratata, barrette energetiche, bottigliette d’acqua per lo zainetto, sandwiches ecc.
Nel pomeriggio comincia l’ascesa verso il Tongariro National Park dove alloggeremo per i prossimi due giorni… Siamo nella terra del “Signore degli anelli”! Il Monte Tongariro è alto 1967 metri e domani, tempo permettendo, lo scaleremo percorrendo 19,4 km per nove ore di cammino… Purtroppo le previsioni per domani sono pessime, ma lo sapremo solo alle sette del mattino se potremo partire per questa spedizione o no… Nel frattempo ci stiamo preparando, sia il nostro zaino tecnico che psicologicamente.
E’ il mio primo trekking duro e sono molto emozionato. Spero di farcela! Nel frattempo Paolino mi passeggia davanti con il suo zaino appena chiuso, prove di bilanciamento dei pesi… Sono le 22.00 e già tutti dormono, domani la sveglia suonerà alle 5 e la cosa triste è che ci sono poche possibilità di partire… Ma noi ci proveremo lo stesso…
12.03.09 Tongariro (NUOVA ZELANDA) Sono le sette del mattino quando ci danno l’ok… Siamo carichi, in piedi da un’ora, equipaggiatissimi… Si parte per la grande scalata del Monte Tongariro… A bordo di un vecchio pulmino donato dal Governo Giapponese, Alan viene a prendere noi e qualche altro temerario… Molti ci riprovano visto il tentativo infruttuoso tentativo di ieri… Alan ci fa le ultime raccomandazioni, ci dice che non c’è bisogno di fare gli eroi lì su, che se uno sente di non dovercela fare DEVE ritornare appena può indietro… Scandiamo dal bus e in lontananza vediamo un monte innevato… Comincia subito la scalata e sebbene questo fosse il mio primo trekking serio procedo a passo svelto, il mio solito, dopo 45 minuti mi ritrovo in solitaria… I miei amici sono un po’ più indietro ma già non li vedo più… Mi sento in forma anche se spero di non pagarne le conseguenze più avanti… Il sentiero comincia a salire… Passa un’oretta quando mi ritrovo circondato dalla neve… Mi unisco a due ragazzi dell’Aeronautica Neozelandese in addestramento su queste montagne, ma tra una foto e l’altra rimango presto di nuovo da solo… Saliamo ancora e il freddo si fa sentire… Quanto ho benedetto i calzini che mi coprivano le mani,idea suggeritami dalla giapponesina della reception del nostre lodge… Attraverso in solitaria un grande spiazzo con molte lastre di ghiaccio… Mi raggiunge Tania, una 50enne di Leipzig (Germania dell’Est), sarà lamia compagna per gran parte della scalata… Il vento comincia a soffiare sempre più forte, a volte sembra spingerci giù, altre volte sorreggerci… Attorno a noi solo neve, ghiaccio, freddo… Sento il profumo delle piume d’oca del mio giubbino che mi ripara il viso rosso e screpolato dal freddo… Ci arrampichiamo dandoci forza l’un l’altro… Improvvisamente un grido… Tania urla di gioia: siamo in vetta. 1967 metri. Poi fa buon tedesca aggiunge: “Sorry”! Sorrido e guardo il paesaggio attorno a noi… Un lago a destra… Altri due di fronte… Una vallata innevata alle spalle e un burrone a sinistra… Il Monte Ngauruhoe (2287 mt) ci osserva dall’alto… Tania mi fa notare che ci sono tante nuvole che sono al di sotto della nostra posizione e ride… Respiriamo profondamente quell’aria pura e fresca conquistata… La nostra epica impresa è solo a metà… Comincia la discesa: è più difficile di quanto pensassimo… Pochi passi e vedo Tania a terra… Si rialza ma la mano le sanguina copiosamente… Le offro l’unico fazzolettino che ho e continuiamo… Ogni tanto le offrivo un pezzo della mia barretta di sesamo, lei un po’ della sua cioccolata… Sembravamo Coppi e Bartali sul Tonale… Alla terza ora di cammino incrociamo una ragazza dell’Oregon che veniva dalla direzione contraria… Ci chiede info sulla parte che doveva ancora affrontare e ci dà suggerimenti su quella che mancava a noi… Nel frattempo ci raggiungono due ragazze svedesi, una di Goteborg e l’altra di Stoccolma… Dicevano che non riuscivano a credere che fino a qualche girono fa erano in spiaggia a prendere il sole ed ora si trovavano in montagna circondate dalla neve… In quella landa così lontana: un’americana, una tedesca, un italiano e due svedesi… Il sole regnava e splendeva alto… Pensavo all’Italia e alle persone che conoscevo, pensavo ai miei genitori, quanto avrei voluto che anche loro avessero respirato quell’aria, pensavo a me e mi dicevo: “This is my life!” Le storie si intrecciano e mi racconta di quando abitava, durante la seconda guerra mondiale nella Germania dell’est e sognava il mondo… Procediamo, la discesa si inizia a far sentire, la neve comincia ad essere più rara e il naso a dolermi… Cavolo… Ho lasciato lamia crema solare a Mimmo… Dopo tre ore e 41 minuti raggiungiamo Ketetahi… La parte più dura è andata… Ci sediamo,ci rilassiamo un po’… I piedi all’aria aperta a rinfrescare… Aspetto i miei amici per il pranzo a sacco… Tania aspetta il marito… A mano a mano che arrivano tutti ci raccontiamo le nostre diverse sensazioni, siamo tutti soddisfatti ed euforici anche se ce l’aspettavamo ancora più dura… Se il tempo fosse stato peggiore non oso pensare lì su come avremmo reagito..
Due sandwiches e riparto in solitaria… 45 minuti dopo cambia completamente il background… Non più montagne ma bosco misto a foresta, non più neve ma fango, non più salita ma discesa… Sono completamente solo ora… Anzi in compagnia del cinguettio degli uccelli e dello scorrere del ruscello che ogni tanto incrocia il mio cammino… Non c’è più il sole ma grossi nuvoloni… ero pronto ad indossare il mio impermeabile ma procedo dritto… Pensavo al mitico Mike Horn… 1 ora, 11’ 3” dopo sbuco in un grande spiazzo… Sono arrivato… Che gionata indimenticabile. 19 km e 400 metri: Over! In serata, davanti al camino acceso del lodge, dopo aver tagliato la barba da Messner, riposo le mie stanche ossa e muscoli…
13.03.09 Wellington (NUOVA ZELANDA)
Approdiamo nella capitale neozelandese! La capitale più a sud del mondo! In questi giorni ho avuto modo di conoscere gente di tutto il mondo, ragazzi e ragazze che ad un certo punto della propria vita hanno deciso di prendersi una pausa e scoprire il mondo e forse anche sé stessi. E’ bello vedere come la provenienza determini esigenze diverse, c’è chi, come i tedeschi ed austriaci conosciuti che partono prima di iniziare l’università, una pausa di qualche mese… Al diavolo lo studio, c’è tempo per quello, al ritorno avranno un bagaglio di vita molto più pesante di quello dei loro coetanei; gli americani e i canadesi che lo fanno subito dopo l’università, prima di immergersi pienamente nel mondo del lavoro; i simpatici israeliani/e che partono dopo gli anni di servizio militare obbligatorio per ritrovare un po’ di serenità e ricaricarsi… [Alessia Visconti da Siena]: “Finalmente il viaggio sognato da sempre, quello agli antipodi, nello stivale rovesciato… Wellington. La capitale comprata con 9 specchi, qualche cappellino rosso e 2 zappe dagli inglesi ai maori. Ci voleva un po’ di cemento, un po’ di traffico, un po’ di musica dai pub, un po’ di asfalto dopo tutta questa natura… Ammetto che mi ha sorpreso. Una città davvero movimentata! Confusionario il museo Te Papa, tanto decantato dalla nostra Lonely Planet ma che se non fosse stato per la mostra di Monet sarebbe stato un po’ monotono… Mi ha stupito la seppia di 4 metri, la più grande del mondo, pescata da un peschereccio per caso qualche tempo fa… chissà cosa si nasconde negli abissi… Dopo la cena extralusso (una volta ogni tanto agli avventurieri lo meritano) abbiamo fatto un giro in centro, Cuba Street di Friday night è un casino, mi sembrava di stare in Inghilterra in un week end notturno… Stesso casino, stesso freddo, stessi gorilla all’ingresso di ogni pub, stessa fila di ragazzine con l’I.D. In mano per entrare, stessi ragazzi in camicia a maniche corte e ragazze in canottiera e minigonna, stessa lingua, stessa voglia di fare baldoria… peccato che avevo il mio zaino da rimettere in ordine, domani lasciamo l’isola del nord.
14.03.09 Motueka (NUOVA ZELANDA) Sveglia alle sei e via al porto a consegnare le auto… E’ l’alba e siamo già pronti per l’imbarco.
Tre ore a dondolo da Wellington a Picton attraverso dei fiordi mozzafiato… Emozionante quando, ad un certo punto, abbiamo incrociato un branco di delfini che giocavano esibendosi in salti e piroette sotto gli occhi ammirati e divertiti di tutti… A Picton ci impossessiamo delle due nuove auto che ci porteranno in giro nell’isola del sud.
Si parte subito alla volta di Motueka ma lungo il cammino, a Nelson, ci fermiamo ad assistere ad una partita di rugby… Rubgy in Nuova Zelanda! Ennesimo ostello, ennesima spesa, ennesima riunione per programmare le successive ore e spostamenti… Siamo vicini all’Abel Tasman National Park, domani abbiamo organizzato un altro trekking anche se le gambe ed i glutei mi fanno ancora male… Trascorrere un sabato sera in un anonimo e piccolo paesino della Nuova Zelanda, in un pub ascoltando tre rockettari suonare i Blink, i Radiohead… Insieme ai ragazzi del posto che ballavano e bevevano birra… Un paesino qualunque un giorno qualunque… Semplicemente stupendo!
15.03.09 Motueka (NUOVA ZELANDA)
Di buon’ora, a bordo di un motoscafo voliamo, onda su onda, fino ad Awaroa mentre lungo il tragitto tanti pinguini e foche spaparanzate al sole ci ricordavano che siamo nell’estremo sud del globo… “Attenti alle mante quando scendete in acqua”, ci suggeriscono quando ci lasciano 50 metri dalla battigia e, in acqua, scarpe e zaino in mano conquistiamo la spiaggia… Foto ricordo con l’autoscatto e comincia il nostro nuovo trekking ma stavolta il background è completamente diverso, idem il nostro equipaggiamento! Ci inoltriamo subito in un boschetto. 45minuti di cammino dopo una meravigliosa ed incontaminata spiaggia si para dinanzi ai nostri occhi: Onetahuti Beach… Una lunga striscia di sabbia dorata dinanzi ad un mare cristallino… Sono senza parole! Ci gustiamo il panorama ma dopo poco è ora di andare, ci aspettano 15 km… Superata la spiaggia penetriamo in una fitta foresta che costeggiava il mare, tanti piccoli sentierini che si arrampicavano sulla montagna… Un’oretta dopo e mi ritrovo di nuovo solo… Il mio gruppo è molto più indietro… Sono solo con la natura, silenzio rotto dai fruscii dei cespugli, dal canto di mille uccelli diversi… milioni di pensieri cominciano ad affollare la mia mente, penso alle cose fatte, alle cose che voglio fare, in particolare vorrei tanto realizzare un mio grande desiderio: un viaggio vero coi miei genitori… Mi sentivo come Andy McNab durante le sue zavorrate o Mike Horn nella foresta Amazzonica… Mi sentivo soprattutto vivo… Due ore e 41 minuti dopo raggiungo in solitaria Bark Bay… Aspetto un bel po’ ma nessuna notizia dei miei amici… E se invece avessero preso la scorciatoia? Impossibile, c’è l’alta marea, non avrebbero potuto… Mi siedo,mangio il mio panino e procedo… Decido di fermarmi 500 metri più avanti sulla spiaggia, se li avessi persi non avrei saputo dove fermarmi… Perché non sono stato attento quando ne parlavamo? Fortuna li trovo tutti rilassati e spaparanzati al sole! Ripartiamo tutti insieme anche se manca pure Paolino… Ci raggiungerà! Attraversiamo paesaggi mozzafiato costeggiando la costa, passiamo un ponte sospeso, saliamo, scendiamo, ci arrampichiamo… Quattro ore e tre minuti dopo ecco la nostra: Torrent Bay. Manco il tempo di rilassarci un po’ che arriva il nostro motoscafo a prelevarci…Manca ancora Paolino! Siamo un po’ preoccupati, ance il nostro Caronte lo è, ma fortunatamente, dopo mille coordinamenti con le altre barche scopriamo che lo stanno trasportando da noi con un altro motoscafo… Dopo un’oretta eccolo arrivare! Anche questa è fatta!
16.03.09 Franz Josef (NUOVA ZELANDA) Giornata di trasferimento quella di oggi. Abbiamo lasciato Motueko e via 450 km a sud verso i ghiacciai! Ce la siamo presa con comodo, fatto mille soste per fotografare quei paesaggi, laghi, promontori, montagne… Quanti paesini abbiamo attraversato, visto bambini che uscivano di casa per andare a scuola, fieri nelle loro piccole divise, il postino in bici che lanciava i giornali all’uscio delle case… Alcuni di noi ne hanno pure approfittato per sorvolare il ghiacciaio a bordo di due piccoli elicotteri! Ora siamo a Franz Josef, paesino scoperto da uno scalatore austriaco e che battezzò con il nome del proprio re. E’ il punto di partenza per la scalata dei due ghiacciai, l’omonimo ed il Fox! L’ostello che ci ospita questa notte è il miglior in cui siamo stati finora. Ampi spazi per noi, cucina, sala tv, sala lettura, lavatrici, s.P.A. … Ragazzi come noi ovunque ad annotare le proprie impressioni ed emozioni sui diari di viaggio, c’è addirittura un tedesco dalla lunga barba che, diario alla mano, sta aggiornando il proprio blog sui viaggi on line… Che atmosfera si respira qui… La cosa simpatica è che ci sono ragazzi di tutto il mondo, ad esempio, ora in cucina ognuno prepara la cena a modo suo: le scandinave con una tazza di minestra calda; i tedeschi con una frittata e salsicciotti; gli americani: sandwiches; noi italiani: spaghetti “Barilla” aglio e olio… I giapponesi… No! Anche loro spaghetti!!! Ma dovremmo spiegare loro che devono far bollire prima l’acqua e poi immergerci la pasta e non,come stanno facendo loro, tutto insieme contemporaneamente!
17.03.09 Franz Josef (NUOVA ZELANDA) Un’altra bella esperienza vissuta! Oggi siamo saliti sul Ghiacciaio Franz Josef! Dopo esserci equipaggiati a dovere con calzettoni di lana, scarponi in goretex, raincoat e ramponi per il ghiaccio, attraversiamo a piedi il letto di un fiume secco ed improvvisamente il ghiacciaio, in tutta la sua imponenza e maestosità ci si para dinanzi! E’ bianco ed azzurro e ti senti così piccolo al suo cospetto! Per andare avanti abbiamo bisogno di una guida, e noi ne abbiamo addirittura due: una cilena delle Ande per la prima parte e una inglese per la scalata! Siamo 13: sette italiani, quattro estoni e due inglesi. Ci fermiamo alla base ed indossati i ramponi, in fila indiana, comincia la scalata. Bisogna puntare bene i piedi nel ghiaccio, a volte aggrapparsi alla fune che la nostra guida apri-pista fissa in alcuni punti. Altre volte, per facilitarci, scava col piccone dei piccoli gradini… Il ghiacciaio ci avvolge e circonda, siamo dei piccoli puntini blu in un mare bianco… Le emozioni sono molto diverse ma di sicuro molto lontane da quelle che mi ha regalato il Tongariro. Non c’è stata la sfida con la montagna, con la natura, né la conquista di una vetta, però è stato fighissimo! In ostello, in serata, Bruno sonnecchia in poltrona con il suo mattone dello scrittore russo sulle ginocchia, Alessia legge il suo romanzo, Mimmo manda sms, Bruna controlla l’asciugatrice, Alessandra e Pina fumano la loro amata sigaretta, Rossana riordina i suoi acquisti di oggi, Paolino fa la doccia ed io penso ai tapponi che ci aspettano quotidianamente da domani.
18.03.09 Queenstown (NUOVA ZELANDA) Lasciato il Franz Josef, a causa della pioggia non possiamo fermarci al Fox Glacier (l’altro ghiacciaio più famoso) e allora ne approfittiamo per vedere il lago Mathausen: sembrava di ammirare un quadro!
Queenstown è una città molto turistica ma di un turismo diverso, non costituito da backpackers e viaggiatori ma da veri e propri vacanzieri… E’ caratterizzata dal suo pittoresco laghetto, con i monti pieni di alberi che si specchiano nelle sue acque creando degli effetti scenici di gran rilievo… Cenetta da “Captain”, un ristorantino tipico dove abbiamo assaggiato la deliziosa specialità neozelandese: “Cozze verdi”. Squisite!
19.03.09 Te Anau (NUOVA ZELANDA) Midford Sound: definito da Kipling come l’ottava meraviglia del mondo! Ci siamo imbarcati su una nave a tre piani e nonostante le nuvole e la pioggerellina siamo partiti a goderci i frastagliati fiordi del Midford Sound.
Quei fiordi visiti da così vicino erano maestosi… Sembravano degli omoni severi che, braccia al sen conserte, ti osservavano seriamente dall’alto… Bruno leggeva che le nuvole provenienti dal Mar di Tasmania, giunte qui rimanevano quasi intrappolate da quelle cime e di conseguenza pioveva sempre generando migliaia di cascate ovunque… Ogni tanto passavamo accanto a grandi rocce popolate da foche che si rotolavano o si tuffavano in acqua sotto lo sguardo divertito di tutti noi e i flash impazziti delle nostre macchine fotografiche… I ragazzi sono andati a visitare delle caverne popolate dai cosiddetti “glow worms”, dei vermi fluorescenti… Io ne ho approfittato per riordinare il mio zaino e riposare un po’… In tutti questi giorni trascorsi qui ho potuto ammirare come la natura possa fiorire in tutti i suoi aspetti in una striscia di 1200 km… Ghiacciai, colline,fiumi, laghi, montagne, vulcani, geyser, boschi, foreste…
20.03.09 Dunedine (NUOVA ZELANDA) Tagliamo l’isola del sud dalla costa ovest a quella est fino a Dunedine.
Cominciamo questa giornata subito con un buon “ritmo” alla ricerca di un fabbro che rompesse il catenaccio della valigia della povera Pina… Non si sa come ma la chiave improvvisamente aveva smesso di funzionare… Risolto il problema, tante ore di auto, centinaia di pascoli dopo finalmente giungiamo nella scozzese Dunedine! Ormai fa parte della nostra quotidianità preparare e disfare gli zaini, check-in e check-out ogni giorno, ostelli e lodges sempre diversi – “oggi doppia, tripla o quadrupla”? Le mie cose hanno trovato la giusta dimensione all’interno dello zaino, come un puzzle occupano in automatico i propri posti… Siamo abituati a stare tante ore in auto, ai “pipì stop”, ai “coffee break”, ai look out per le fotografie, alle tabelline di marcia, abbiamo inventato e sperimentato tanti giochino d’auto per ingannare le tante ore, ci siamo raccontati le nostre storie, le nostre esperienze, i nostri viaggi, i progetti del futuro, insomma: ci siamo conosciuti… Ecco che nove sconosciuti diventano nove amici! La nostra meta è Portobello, ci aspetta l’incontro con i pinguini “occhi gialli”. Il simpatico vecchio Dave ci racconta che ci sono tante specie di pinguini nel mondo e che molte vivono da queste parti… Alcuni li avevamo visti ieri durante la crociera al Midford Sound, ma in questa specie di fattoria hanno creato un vero e proprio ospedale per questi “eleganti” (dato lo smoking) animaletti… C’è il reparto riabilitazione (per i feriti da squali o foche), la pediatria (per i piccoli denutriti) ecc.
Seguiamo Dave nel lungo giro attraverso piccole trincee costruite per avvicinarsi il più possibile senza disturbarli.
Mi ha colpito la completa armonia di foche, pinguini, pecore e gabbiani; vivevano tutti assieme in totale sintonia… Aggiunge Dave: “Ogni tanto qualche pecora si avvicina troppo ai pinguini ma basta una becchettata che subito ritornano ai propri posti”! In serata, nella frenetica Dunedine, con Mimmo, Bruno e Paolino ci fermiamo in centro a bere una birra e mentre cominciavamo a tirare le somme di questo intenso viaggio, la gioventù locale gironzolava tra un pub e l’altro…
21.03.09 Chistchurch (NUOVA ZELANDA) Oggi è il compleanno di mio padre: auguri!!! Ultimo lungo trasferimento quello di oggi, destinazione: Christchurch.
A Moeraki Boulders, su consiglio di una tedesca conosciuta sul Tongariro ci fermiamo ad ammirare le grandi rocce a forma sferica che giacevano sulla spiaggia, come delle grosse biglie lanciate da un gigante… Le leggende maori sull’origine di queste immense palle dal peso di tonnellate sono tante… La scienza le spiega con il fenomeno dell’erosione da parte del vento e dell’acqua. Ennesimo spettacolo della natura… Tappa successiva Oamaru. Simpaticissimi i cartelli stradali che ti invitavano a prestare attenzione all’attraversamento dei pinguini… e poco più avanti ecco un’infinita colonia di “pinguini blu”, tutti accalcati in una gran folla da stadio… A Christchurh ne approfittiamo per gli ultimi acquisti e per ammirare il britannico centro storico pieno di college e di edifici coloniali. Facciamo i turisti a bordo del “City tour tram”…
Alloggiamo nel famoso “YMCA” si Villane People memoria e dopo tanti dormitoi spartani, ecco un albergo come si deve… Comfort, asciugamani e lenzuola pulite, bagno in camera, non ero più abituato a tanto “lusso” e confesso che non mi è nemmeno mancato… Mentre mi rilassavo sotto la doccia mi continuavano a venire in mente i mille posti differenti in cui ho dormito in tutti questi lunghi ed interessanti giorni e già un po’ di nostalgia iniziava ad assalirmi… Mentre mi corico in questo confortevole letto penso all’ostello di ieri di Auckland… Ieri? No! Era 21 giorni fa! Il tempo è volato! [Pina Schiattarella da Napoli]: “Nuova Zelanda: un viaggio per nutrire i propri sensi di nuovi colori, odori, sapori… Un viaggio per nutrirsi di nuove amicizie…” THANKS NEW ZEALAND KIA ORA Aoteratoa 22.03.09 Seoul (COREA DEL SUD) Sono le 3.56 del mattino… Tutti dormono attorno a me… Il mio stomaco, il mio fisico, la mia mente sono completamente stravolti ormai… Che ora è? E’ mattina, pomeriggio o sera? E che giorno? In Italia è il 21 marzo o il 22? E qui? Stamattina all’alba abbiamo lasciato il nostro ostello, le nostre auto, Christchurch… Con un volo Qantas siamo ritornati ad Auckland. Tutto ebbe inizio lì e tutto finisce lì…
Durante il volo, Bruno pensieroso rifletteva: “E’ incredibile, in un’ora e mezzo abbiamo coperto ciò che abbiamo fatto in tre settimane…”! Ad Auckland piano piano cominciamo a “switchare”. Già nella sala d’aspetto dell’aeroporto, mentre attendevamo il nostro volo, gli occidentali si contavano sulle dita di una mano… Attorno a noi solo gente dagli occhi a mandorla (cinesi, giapponesi, coreani), anche le hostess e persino il nostro aereo (Korean Air) ha gli occhi a mandorla! La Nuova Zelanda è ormai un lontano ricordo… Siamo da subito catapultati nel mondo orientale, gli ideogrammi sono dappertutto,non capiamo più nulla… persino il menù è orientale… Noodles e salmone o riso alla coreana? Dieci lunghe, scomode ed interminabili ore ci fanno sorvolare vari paradisi terrestri, dalle isole Fiji a quelle Cook, da Marshall a Guam… Ma la nostra destinazione è la capitale della Corea del Sud! Penso a Seoul e mi vengono in mente le Olimpiadi, i mondiali di calcio e l’arbitro Moreno, l’eliminazione contro la squadra che ospitava l’evento… Atterriamo alle 20.20 e cerchiamo di sbrigare tutte le formalità burocratiche al più presto, siamo troppo curiosi di almeno assaggiare questa città misteriosa! 45 minuti di bus e raggiungiamo “In-Sa-Dong”, il centro di cui ci aveva parlato una coreana conosciuta nell’aeroporto di Auckland.
Incontreremo tantissime difficoltà nel fare anche le cose più semplici o raggiungere i luoghi più famosi vista la totale ignoranza della lingua inglese da parte dei coreani, di tutte le età, dai giovani ai tassisti… Ceniamo in un ristorantino tipico, mangiamo le cose più tradizionali suggeriteci dal cameriere e via alla ricerca della nostra “In-Sa-Dong”.
Per forza di cose questa città mi ricordava un po’ Hong Kong anche se in scala molto ridotta. Mi aspettavo enormi palazzoni e maestosi grattacieli ma nulla di tutto ciò… E’ vero che non abbiamo girato molto ma l’impatto iniziale è stato questo! In compenso, tra una birra coreana ed un sachè giapponese, tra una pepsi ed una coccola abbiamo trascorso parte della serata scherzando e chiacchierando… La cortesia ed il rispetto proprio dei Paesi orientali anche qui si avverte molto… Inchini per salutarci o congedarsi da noi, tutto offerto con grazie e con entrambe le mani (persino il conto).
Nel frattempo sono le 4.25 del mattino e come tanti accampati siamo sdraiati sulle panche dell’aeroporto internazionale di Incheon… Grazie corea 23.03.09 Francoforte (GERMANIA) Fortunatamente il tempo è trascorso abbastanza velocemente durante il volo Seoul-Francoforte coccolati dai piccoli monitors personali pieni di films, musica e giochi… Nella città tedesca il mitico “group of nine Italians” si divide… E’ strano ma già in volo avevo tanti flashback delle mille cose fatte o successe in questi lunghi 21 giorni… Sono stato benissimo, ho coltivato ancora una volta la mia vita!