Il mal di Parigi

Parigi è come La Mecca: bisogna almeno andarci una volta nella vita. Anzi, io dico, bisogna andarci ad ogni saliente momento della propria vita: quando si è giovani, per assaporarne la frizzante vita anche notturna; quando si è innamorati, per godersi gli angoli romantici che la città offre; con la famiglia, visti i tanti spazi dedicati ai...
Scritto da: Tonyofitaly
il mal di parigi
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Parigi è come La Mecca: bisogna almeno andarci una volta nella vita.

Anzi, io dico, bisogna andarci ad ogni saliente momento della propria vita: quando si è giovani, per assaporarne la frizzante vita anche notturna; quando si è innamorati, per godersi gli angoli romantici che la città offre; con la famiglia, visti i tanti spazi dedicati ai bambini (EuroDysney in testa) ed infine nella maturità, per percorrere i suoi boulevards o ammirare la Tour Eiffel seduti su una panchina agli Champs de Mars.

Veramente ogni scusa per visitarla è giustificata: Parigi ti prende, ti conquista, ti affascina e non per nulla è considerata tra le città più belle del mondo seppure, a ben vedere, non abbia le grandi bellezze di una Roma o di una Praga o di Firenze.

Fateci caso: a parte i musei (che di per se sono già lo scopo per un soggiorno) la città non ha splendidi esempi d’arte. Per esempio ci sono pochi riferimenti barocchi o rinascimentali, qualche monumento riflette l’architettura neoclassica, latitano le reminiscenze medievali, per non parlare poi dei monumenti di epoca romana (testimone ne è solo l’Arena). Il tutto parte dalla fine del XXVIII sec. Forse per colpa, o per fortuna, del grande riassetto urbano voluto da Napoleone II ed effettuato da quel genio del barone Haussmann quindi, per la nostra visione di italiani pieni di arte, architettura e storia, quasi “recente”.

Eppure questa visione di poco antichità della città si amalgama con la sua costante e movimentata vita di metropoli millenaria, di città in continuo fermento culturale e artistico e di fervente industria di mode e novità in ogni campo.

Ed è di certo il suo protagonismo nei più bei romanzi francesi (soprattutto quelli dell’800) e poi nella cinematografia nazionale e mondiale ad averne fatto il simbolo di quel che è ossia della città più romantica del mondo.

Per questo dico che bisogna almeno andarci una volta nella vita, anche perché poi ci si vuol di nuovo tornare: personalmente ne avevo proprio voglia di farmi un bel giro tra i suoi jardins e i suoi palais, godendomi dell’odore di baguette appena sfornato o di croissant caldo e gironzolando nei molteplici e multietnici quartieri come Belleville o Montmartre: da 15 anni latitavo da questa meravigliosa città. Troppo tempo! Ma non voglio tediare col raccontare le mie sdolcinate impressioni su Parigi bensì quelle di aggiornare il costante flusso di informazioni turistiche che vengono scritte su Parigi, affinché chi voglia di nuovo o per la prima volta affrontare un soggiorno, possa sapersi muovere e (soprattutto i giovani) non spendere cifre esagerate in una città sì bella ma anche terribilmente cara.

Intanto di siti su Parigi ce ne sono a iosa quindi basta andare in Google, scrivere Parigi e cliccare: usciranno pagine e pagine di indirizzi per infos.

Ovviamente la prima cosa da chiedersi è: come si arriva? Ogni mezzo è lecito visti i suoi 3 aeroporti, le sue 8 stazioni ferroviarie, l’enorme stazione di autobus a Galllieni e la cinta di strade ed autostrade dirette in ogni angolo quindi le offerte sono varie e tante.

Quella più economica varia tra l’aereo e il treno (per chi riesce, le SmartPrice di Trenitalia sono ottime) mentre la più cara dipende dalla classe in cui si vuol viaggiare.

Insomma: stare all’erta e vedere, per chi ha problemi di budget, quali sono le occasioni migliori da sfruttare e approfittare, per chi può, delle basse stagioni dove i prezzi si riducono sostanzialmente (Agosto, guarda caso, è un mese a bassa stagione).

Giunti a Parigi, come spostarsi? In genere si tende ad acquistare la Paris Visite, con la scelta da 1 a 5 giorni e le zone 1-3 o 1-6 (la seconda include gli aeroporti e i dintorni come Versailles e Fontainebleu) e la cui validità inizia dalla prima timbratura. Io suggerisco, per chi arriva entro il Mercoledì e si trattiene fino alla Domenica, di acquistare la Carte Orange perché costa meno (la zona 1-6 comprensiva anche dei dintorni costa 36,10€ dal Lunedì alla Domenica mentre la Carte Visite per 5 giorni pari zone costa 47).

Entrambi sono comunque valide su tutti i mezzi di trasporto quindi la scelta dipenderà dalle tasche e dalla lunghezza del soggiorno.

Per quanto riguarda l’alloggio, anche qui un’ampissima scelta di posti e prezzi: dal B&B fino al Ritz si può scegliere in una gamma di alberghetti, pensioni, residences ed hotels vastissima, consultando in Internet o i siti più conosciuti (venere, booking, hotels, expedia, etc) o quelli meno: io vi suggerisco www.0800paris-hotels.Com dove si possono trovare anche offerte di notti gratuite (paghi e 3 dormi 4) e nel prezzo la colazione è già compresa (altri la fanno pagare a parte).

Se poi volete andare a colpo sicuro, io mi sono trovato bene all’Hotel Plessis (www.Paris-hotel-plessis.Com) nei pressi di Place de la Republique: centrale, prezzi abbordabili e camere pulite e decenti.

Stabilito trasferimento e alloggio, non c’è altro da fare che perdersi per Parigi, nel senso letterale del termine.

Non mi dilungo sull’itinerario da me stabilito o delle visite effettuate perché sono abbastanza scontate e le informazioni le si possono trovare anche negli altri diari di viaggio a riguardo, visto che i posti da visitare sono sempre gli stessi: Tour Eiffel; Invalides; Concorde; Tuileries; Quartiere Latino e così via.

In questo caso una buona guida turisica aiuterà nella visita e nella comprensione dei monumenti e dei luoghi visitati mentre io vorrei suggerirvi qualche percorso diverso. Nei miei soggiorni parigini in genere sono due i posti dove non ho mancato di effettuare un giro: Montmartre e i Grand Boulevards.

A Montmartre tutto sembra fuorché di essere a Parigi ma non parlo della zona intorno al Sacro Cuore o Place du Tertre (posti belli ma ovviamente turistici) bensi alle stradine che si diramano nei dintorni: un saliscendi di scale, gradini e gradoni intervallati da piccoli giardini, fontanelle ed addirittura una vigna. E, cosa inconsueta, un silenzio veramente inaspettabile.

Per un patito come me di shopping ovviamente il miglior giro lo si compie lungo i Grands Boulevards, dove primeggiano la Galerie Lafayette e Au Printemps, veri templi dell’acquisto (anche se il “vero” parigino acquista da Le Bon Marche): a parte che i due meritano una visita per l’architettura che offrono (Lafayette ha una hall sormontata da una enorme cupola in Art Decò e dal tetto si gode un ampio panorama), soprattutto in grandi occasioni offrono ai clienti vetrine addobbate magnificamente e, per esempio, Au Printemps, per le festività natalizie, aveva delle vetrine con pupazzi animati che erano la gioia dei piccoli e la meraviglia dei grandi.

Quest’anno però ho scoperto un posto che non avevo mai visto: Rue Mouffetard, nel Quartiere Latino, a pochi passi dal Pantheon.

Questa strada stretta ma dal sapore tipico di inizio secolo è piena di negozietti e locali su cui si trovano ancora le vecchie insegne e il mercato mattutino è veramente un tuffo nello spirito parigino più puro e non di meno sono i mercati di Belleville (un meraviglioso tocco d’Africa nel bel pieno della metropoli) o di Place d’Italie, il regno incontrastato dei cinesi di Francia.

E un altro angolo di quiete e di pace in una città affollata e caotica come Parigi lo si trova lungo il canale di Saint Martin, poco a nord di Place de la Republique: sembra di stare in un paesino della Borgogna! Parigi è una unica e continua scoperta e forse anche chi ci abita non ne conosce gli angoli più sperduti e i posti più incantevoli e per scoprirli tutti un soggiorno dovrebbe durare non un w-e o una settimana ma un lasso di tempo lungo, che permetta di andar in giro pian piano e di scoprire angoli nascosti e luoghi non affollati.

Di sicuro, per chi la visita, Parigi diventerà un pezzo della propria vita e non mi meraviglio se qualcuno mi confessa che è preso dal “mal di Parigi”, proprio come quella sensazione che si vive andando in Africa.

Au Revoir Paris, ci rivedremo presto.



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