On the road tra passi montani, oasi e deserti
Fanno da contorno a questa cartolina, spaccati di vita quotidiana al limite dell’immaginazione: in alcuni luoghi sembra di essere catapultati ad oltre un secolo fa, le condizioni di vita sono realmente difficili, ma la gentilezza e il sorriso della popolazione sono davvero unici ed insoliti.
Il Marocco offre un rapporto qualità-prezzo eccellente e la possibilità, con sole tre ore di volo, di trovarsi in una realtà completamente differente da quella a cui siamo solitamente abituati e viziati.
14 Marzo 2009 : Marrakech – Ouarzazate Il volo Easyjet da Malpensa (ore 6.30 – € 55) ci costringe ad una levataccia, ma ci offre la possibilità di arrivare in Marocco ed avere tutta la giornata a disposizione, considerando che si tratta di una giornata molto intensa.
Dopo la trafila per il controllo documenti, che mi aspettavo più lunga, ci rechiamo al banco Europcar per il ritiro dell’auto che ci accompagnerà per tutta la settimana (€ 250 – 7gg, Citroen C3). Alle 9.30 siamo già in possesso del nostro mezzo, con la carrozzeria già bella ammaccata ed interni non certo lussuosi. Meglio così, non dovremo stare attenti ad eventuali graffi o sassate… Uscendo da Marrakech in direzione Ouarzazate possiamo già intuire il motivo per il quale le strade del Marocco sono considerate tra le più pericolose del mondo: per tutto il tragitto dovremo fare in conti con tornanti vertiginosi, enormi camion, carretti trainati da asini, bambini e gente che passeggia sulla strada e poi…Sembra che lo sport nazionale sia quello di attraversare appositamente e con estrema flemma la strada quando sta per sopraggiungere un veicolo!!! Il termometro segna già 24 gradi: la pianura lascia presto spazio alla prima salita che attraversa una fiabesca e verdissima valle, con una fitta vegetazione. Si continua a salire sempre più rapidamente e la vegetazione lascia spazio a splendide e solitarie cime imbiancate, precipizi e canyon strepitosi e maestosi paesaggi da alta montagna, fino ad arrivare al famoso Passo Tizi-n-Tichka all’altezza di 2260 metri.
In alcuni tratti si procede alla velocità media di 30 kmh, i tornanti sono stretti e la salita molto ripida. Facciamo qualche sosta lungo il percorso per fare foto, in realtà il paesaggio è talmente bello che ci si dovrebbe fermare ogni chilometro, e sarà così per tutto il viaggio.
La discesa verso Ouarzazate è più dolce e si può tenere una velocità più sostenuta: arriviamo al nostro hotel dopo circa 3 ore e mezza di viaggio effettivo, soste escluse. L’hotel, il Kenzi Azghor (€ 50 con colazione su booking) è carino ed offre una bella piscina, e vista la bella e calda giornata (26 gradi, siamo a 1200 metri di altitudine), decidiamo di rilassarci un po’ prima di uscire per le prime visite. Il sole è caldissimo, l’acqua gelida, sarà 16 gradi…Ma Davidino non lo ferma nessuno e dopo due minuti è già in acqua schiamazzando per il gelo!!! Usciamo verso il tardo pomeriggio ed andiamo a visitare gli Atlas Studio, dove si trovano i set utilizzati per i numerosi film, come il Te nel Deserto e Asterix. Il luogo è una mezza boiata e i 5 euro di ingresso sono esagerati. Le scenografie sono abbandonate, si salva la ricostruzione dei tempi egiziani e la splendida vista che si ammira sul deserto.
Rientrando a Ouarzazate percorriamo la strada secondaria che attraversa la lunga oasi cittadina e passa per la suggestiva kasbah di Tiffoultoute che con i colori del sole che sta tramontando, si cinge di rosso. Per la cena decidiamo di restare in hotel visto che siamo piuttosto stanchi (la sveglia è stata alle 3) e ci accomodiamo nel deserto ristorante dell’hotel (siamo solo noi, poi arrivano altre 7-8 persone) che offre un buffet scarno: riso, pollo alla griglia, polpette, verdure, qualche dolce, ma almeno spendiamo solo 20 euro in 3 (consiglio di pagare in contanti direttamente al ristorante, sembra che costi meno rispetto all’addebito sul conto).
15 Marzo 2009 : Ouarzazate – Zagora Una splendida giornata, cielo blu e nemmeno una nuvola. La vista dal terrazzo dell’hotel abbraccia tutte le montagne e il palmeto. Andiamo a visitare a piedi la vicina kasbah di Taourirt, al margine del centro cittadino. All’arrivo troviamo un ragazzino che si offre da guida per visitare la parte della kasbah dove vive ancora la gente. Facciamo un bellissimo giro di tutta le stradine, possiamo curiosare all’interno delle primitive abitazioni ed ammirare come si svolge la vita di tutti i giorni in questo luogo: le donne lavano all’aperto, l’acqua corrente non c’è, solo la corrente elettrica. Costeggiamo tutte le mura con belle viste sulle torri di argilla e alla fine ci troviamo all’ingresso della kasbah turistica ristrutturata. Salutiamo la nostra piccola guida che fa salti di gioia con una mancia di 3 euro ed entriamo nella kasbah (€ 2). Il cortile si affaccia su costruzioni stupende, alte torri merlate che sembrano costruzioni di sabbia ed il contrasto con l’intenso blu del cielo è bellissimo. L’interno è un vero labirinto di corridoi e di stanze, alcune delle quali finemente decorate. Ad un certo punto riusciamo anche a perderci, chiediamo info ad un addetto che ci chiede se vogliamo salire sulla terrazza. Ci apre così delle porte che non sono accessibili ai turisti e ci porta al piano di sopra dove ammiriamo una vista stupenda. Mancia e grazie.
Ripartiamo da Ouarzazate in direzione Zagora e attraversiamo un altro passo montano, non alto come il Tizi-n-Tichka ma ancor più selvaggio e spettacolare, con montagne rocciose levigate dal vento, canyon spettacolari che ricordano dalla forma, in scala molto ridotta, in Grand Canyon.
Sostiamo per il pranzo in un ristorantino ad Agdz, dove mangiamo in un bel giardino sotto agli ombrelloni che riparano da un sole che spacca le pietre (temperatura sui 28 gradi): spiedini alla griglia serviti con verdure miste e soffice pane, due porzioni sono sufficienti per tutti e tre (€ 12 con bevande).
Ripartiamo ed improvvisamente, dall’aridità del paesaggio incontrato fino ad ora, appare come per incanto la verdissima Valle del Draa che si estende per oltre 80 chilometri. Lungo le sponde del fiume Draa sorgono lussureggianti palmeti, a cui fanno da sfondo imponenti montagne dal colore rossastro: il paesaggio è davvero incantevole, reso ancor più stupefacente dalle numerose kasbah e ksour che sembrano appollaiati in mezzo alle oasi.
Facciamo la prima sosta allo ksar di amenougalt che domina il paesaggio dall’alto di una montagnetta, con il sottostante paesino interamente in argilla. Lo ksour era stato costruito per regolare l’accesso delle vie commerciali e delle carovane che giungevano dal deserto.
Subito dopo parcheggiamo l’auto sulla strada e facciamo una piacevole passeggiata per le stradine all’interno del palmeto: si possono osservare le diverse coltivazioni, i sistemi per il passaggio dell’acqua che alimenta l’oasi, le donne che lavano nel fiume, i bambini che cavalcano i muli che ti vengono incontro per una caramella, una foto, un sorriso. Ripartiamo in auto e ci fermiamo subito dopo perché vediamo un gruppo di bambini e abbiamo un po’ di caramelle da distribuire: ci assalgono, salgono sul cofano, entrano quasi dal finestrino, urlano bon bon, bon bon…Davidino resta agghiacciato, sensazioni forti per un bambino dell’età di 8 anni per nulla abituato a scene lontane dalla nostra realtà quotidiana. Continuiamo la marcia ma la bellezza del paesaggio ci costringe a piacevoli e continue soste per ammirare un paesaggio incredibilmente bello: attraversiamo varie kasbah, come quella di Timiderte, di Idgdaoun, di Tinsouline, alcune piazzole panoramiche che offrono sempre viste diverse e superlative.
Arriviamo a Zagora e raggiungiamo il nostro hotel, lo Ksar Tinsouline, davvero molto bello: sembra un vero e proprio ksour in argilla, tipicamente marocchino di questa regione, con un enorme palmeto, una bella zona piscina e un ristorante elegante (€ 69 la tripla in mezza pensione, Planigo). Non perdiamo tempo ed andiamo a prendere l’ultimo sole della giornata, anche qui l’acqua è gelida ma noi…Dentro! Per cena abbiamo la mezza pensione inclusa e mangiamo divinamente: il ristorante è aperto solo per noi 3, ma il menu è ottimo, si può scegliere tra 5 antipasti, 5 piatti principali e 5 dessert: come antipasto prendiamo una gustosa pasta al pomodoro, come portata principale due tajine al pollo e al vitello ottimamente presentate e cucinate, mentre Davide si ritrova un’immensa cotoletta con patatine fritte. Concludiamo con macedonie di frutta, arancio alla cannella e una squisita torta al cocco. Anche qui, un impressionante rapporto qualità – prezzo!
16 Marzo 2009 : Ouarzazate – dune di Erg Chegaga Eccoci alla giornata più attesa dell’intero viaggio, quella che ci porterà nel maestoso deserto marocchino fino alle dune dell’Erg Chegaga. Ma andiamo con ordine: partiamo verso sud ed il confine con l’Algeria e ci fermiamo presso la località di Taemegroute che ci sorprende positivamente. Subito veniamo accolti da una guida che ci chiede se vogliamo essere accompagnati: qui un accompagnatore è praticamente indispensabile se si vuole entrare nel cuore del villaggio, districarsi nel labirinto di cunicoli e capire realmente come si svolge la vita in questo luogo sperduto, dove l’esistenza è davvero difficile e la gente deve combattere con il caldo, con l’avanzare del deserto, con condizioni igieniche e sanitarie al limite della decenza.
A Taemegroute, importante centro di cultura islamica e di pellegrinaggio, giungono molti pellegrini ad implorare guarigione di fronte alla tomba di Mohammed Bou Nasri, fondatore anche della Biblioteca Coranica che andiamo a visitare. Troviamo un delizioso vecchietto che ci spiega la storia degli antichi manoscritti in italiano e continua a scherzare simpaticamente con Davide, gli da pacche sulle spalle, gli prende la mano, lo tira, gli fa ripetere le spiegazioni…Uno spasso.
Ci inoltriamo poi nel cuore del villaggio, scendendo in cunicoli dove la gente vive: qui sotto, ci spiega il nostro accompagnatore, quando la temperatura esterna supera i 50 gradi qui si può resistere con il termometro che non supera i 35. Taemegroute è famosa per la produzione di ceramiche: visitiamo i laboratori, la gente che lavora, i forni all’aperto, davvero molto interessante.
Ripartiamo e subito dopo ci troviamo di fronte le piccole ma suggestive dune di Tinfou che appaiono dal nulla da un deserto roccioso. Attraversiamo un altro passo che spezza il panorama desertico, i paesaggi sono sempre estremamente spettacolari. Tra Zagora a M’hamid, dove finisce la strada carrozzabile, ci sono circa 100 km, la strada è ad una corsia e quando si incrocia un veicolo, uno dei due deve scendere dall’asfalto: state sicuri che sarete sempre voi a farlo…Perchè gli altri non si spostano di un centimetro.
Arriviamo a M’hamid verso mezzogiorno e pranziamo in uno snackbar allucinante: 4 tavolini esterni mentre all’interno, mura fatiscenti, un lavandino dove non scende una goccia d’acqua da chissà quanto…E un frigo.
Il menu è composto da 5 piatti, i primi 3 non sono disponibili: restano tajine (fatta de che??) e spiedini: optiamo per gli spiedini e ci accomodiamo.
Dopo 30 minuti vediamo il ragazzo del bar scappar via in bicicletta…Torna dopo un po con la carbonella. Si mette ad accendere il barbecue e a cuocere gli spiedini…Oddio!!! Ci sono due luoghi in Marocco che offrono la possibilità di un’esperienza ravvicinata con il maestoso deserto del Sahara: il primo, quello più conosciuto, percorso dalle principali rotte turistiche dei tour operator e dei gruppi organizzati e Merzouga. Facilmente accessibile dalla provinciale, offre numerose possibilità di escursioni, pernottamento, tanto che il turista viene immediatamente assalito dai procacciatori di escursioni e vi troverete molto probabilmente ad incrociare carovane di turisti in pieno deserto…Insomma, un pò poco deserto per essere chiamato tale.
Ma c’è un altro luogo in Marocco, molto meno conosciuto e che le guide turistiche citano appena: si chiama Erg Chegaga ed offre uno spettacolo naturale sorprendente, con le dune più alte del Paese che raggiungono un’altezza di oltre 300 metri. Ma soprattutto, è un luogo più difficile da raggiungere e ciò consente di mantenere intatto il suo fascino e la sensazione di avventura.
Per arrivare alle dune di Chegaga è necessario raggiungere la piccola località di M’hamid e proseguire per circa due ore nel deserto in fuoristrada. E’ perciò necessario affidarsi a qualche agenzia locale.
Dopo varie e accurate ricerche sul web ecco trovata la soluzione: la piccola agenzia di Hassan offre un turismo ecocompatibile, attenta all’impatto ambientale e composta da un’equipe di beduini veri esperti dell’ambiente desertico: Bivouac sous les étoiles.
Prendiamo accordi dall’Italia circa il percorso che vorremmo fare e inviamo una caparra. Dopo un benvenuto con te alla menta e qualche indicazione, acquistiamo l’acqua per 24 ore e siamo pronti a partire in fuoristrada.
L’ambiente desertico ci appare subito splendido e selvaggio, prevalentemente roccioso, con lo sfondo di montagne imponenti, banchi di sabbia e qualche palma solitaria.
Dopo circa un’ora e mezza arriviamo ad un’oasi verdissima, dove facciamo una sosta e Hassan comincia a riempire bidoni con l’acqua di un rigagnolo che scorre tra le palme.
Gli chiedo a cosa servirà tutta quell’acqua e mi risponde sorridendo…Per i bagni, per l’auto…Per il te, per la cena. Gli do una pacca sulla spalla dicendogli che l’acqua per il te e per la cena la fornirò io…
Proseguiamo ancora per una mezz’ora fino a scorgere in lontananza le incredibili dune: l’ambiente è incredibilmente affascinante, ai piedi delle dune di sabbia che si innalzano maestosamente, si estende un prato verdissimo dove brucano i dromedari: sembra quasi un paesaggio dipinto, irreale.
Eccoci al campo dove trascorreremo la notte: siamo noi 3 e 5 beduini che si occuperanno del campo. Ci mostrano la cucina, la tenda per la cena e la nostra per il pernottamento, al cui interno nel pomeriggio fa un caldo infernale mentre fuori la temperatura sarà di circa 28 gradi. Resto sorpreso dai bagni: mi aspettavo una turca con una buca ed invece ecco 4 wc spuntare dalla sabbia collegati ad una cisterna d’acqua che offre anche una doccia…Incredibile! Siamo circondati da sabbia e da dune, forse siamo gli unici turisti questa sera nel largo di 50 km quadrati, la sensazione è semplicemente elettrizzante.
Dopo un altro te alla menta bollente (ho controllato…Hanno usato la mia acqua!) siamo pronti per la lunga camminata nella sabbia che ci condurrà in cima alla duna più alta per ammirare il tramonto. Impieghiamo circa un’ora durante la quale scaliamo diverse dune, dalla cima delle quali che appare ogni volta una vista mozzafiato, nulla in confronto a quella che offrirà la gran duna di Chegaga: una vista sconfinata su un mare fatto di dune senza fine, che si perdono all’orizzonte. Il sole comincia a scendere rendendo l’ambiente surreale. Ci godiamo questo momento indimenticabile seduti in silenzio, che viene rotto solo dalle urla di Davide che comincia a correre su e giù per le dune finchè non ce la fa più.
Torniamo al campo e ci prepariamo per la cena, che ci viene servita nella tenda principale. Ci si siede su grossi cuscini, si cena a lume di candela e una lampada ad olio, con zuppa e tajine di manzo e verdure. La serata trascorre piacevolmente tra canti, balli e tamburi degli ormai amici marocchini, che ci offrono il meglio della loro tradizione.
E’ giunta l’ora di andare nella nostra tenda per la notte, usciamo ed ammiriamo un altro spettacolo incredibile: non c’è un centimetro del cielo che non sia occupato da una stella, talmente luminose da far intravedere le dune nell’oscurità.
La notte diventa subito fredda e ci copriamo con tutte le coperte che abbiamo a disposizione.
17 Marzo 2009 : dune di Erg Chegaga – M’hamid – Ouarzazate Ci svegliamo prima dell’alba ed osserviamo un altro momento così semplice ma così meraviglioso: lo spuntare del sole dalle dune.
Abbiamo già la colazione preparata su un tavolino all’aperto in mezzo alle dune, accanto alla tenda: pane, marmellata, succo d’arancia, formaggio, latte e te alla menta. Improvvisamente si alza un leggero vento che inizia lentamente a muovere la sabbia sotto ai nostri piedi. La visibilità si fa presto ridotta… Si sta preparando una tempesta di sabbia.
Siamo pronti a ripartire e rapidamente lasciamo le dune alle nostre spalle: ci fermiamo per un ultimo saluto e notiamo che sopra le dune il cielo comincia a diventare marrone, la tempesta incombe anche se ci dicono che si tratta di una tempesta molto leggera. Per il rientro a M’hamid percorriamo una pista sabbiosa tra dune più basse, dove spesso ci si deve fermare per cercare un passaggio per la jeep. Altre due ore ed eccoci al punto di partenza, salutiamo i nostri compagni di viaggio che si sono dimostrati estremamente competenti e cortesi, riprendiamo la nostra auto e proseguiamo per la prossima meta del Marocco, con ancora lo sconfinato, incantevole ed incredibilmente avvincente deserto nel cuore.
Riprendiamo la nostra auto e percorriamo a ritroso la strada per Ouarzazate, ammirando nuovamente le meraviglie della Valle del Draa dove facciamo ancora qualche sosta, dopo di che torniamo nuovamente all’hotel Kenzi Azghor e facciamo un giro per il centro città, composto da un’enorme piazza circondata da bazar, ristoranti e locali.
18 Marzo 2009 : Ouarzazate – Marrakech Partiamo presto perché vogliamo essere tra i primi ad arrivare ad Ait-Ben-Haddou, la più pittoresca, meglio conservata e visitata kasbah del Marocco.
Di questo posto avevo letto che è talmente affollato di turisti e da locali che provano a vendere con insistenza ogni genere di merce e servizio, da non poterne apprezzare in pieno la bellezza. Sarà forse per il fatto che siamo arrivati abbastanza presto, verso le 9.30 del mattino, orario in cui i bus carichi di turisti non erano ancora arrivati, noi non abbiamo avuto questa sensazione, anzi, è stato un luogo che abbiamo visitato con estrema pace e tranquillità, solo invitati talvolta con molta gentilezza ad entrare a curiosare in qualche negozio o abitazione.
La strada che raggiunge Ait-Ben-Haddou si stacca dalla provinciale e percorre per una decina di chilometri una vallata verdissima. La Kasbah appare per incanto dopo una curva, arroccata a ridosso di una collina di arenaria rossastra, con torri merlate in argilla che si innalzano verso il blu intenso del cielo, è davvero una visione incantevole.
Parcheggiamo nel distaccato centro cittadino e scendiamo a piedi verso il fiume, che in questo periodo è in piena: unico modo per attraversarlo e raggiungere la kasbah è quello di salire in groppa agli asinelli e contrattare con i ragazzini il passaggio. La spuntiamo per 3 euro in tre andata e ritorno e cominciamo a guadare il torrente…I ragazzi ci segnalano di accedere alla kasbah dal retro, in modo tale da non pagare la tassa d’ingresso (ben 1 euro risparmiato) e ci arrampichiamo sulla collina fino a raggiungere il punto più alto, dove si trovano alcune rovine, ma soprattutto si può ammirare una vista indimenticabile: ai nostri piedi si innalzano maestosamente le costruzioni tipiche di Ait-Ben-Haddou che sembrano quasi irreali, imponenti torri sovrastano le abitazioni addossate le une alle altre, fango e terra creano un insieme affascinante, il fiume separa l’abitato da un fitto palmeto con le montagne innevate che fanno da sfondo.
Scendiamo per il dedalo di strette stradine che talvolta finiscono in passaggi coperti e castelli fortificati, dalle pareti incise con eleganti disegni geometrici ed elaborati archi in argilla. Ho la sensazione di passeggiare in una specie di enorme presepe. Ormai solo una decina di famiglie vive ancora in questo luogo: una signora ci invita ad entrare in casa sua, un’angusta stanza con tappeti per sedersi, un cucinino e un cortiletto con due capre. Ci offre un te alla menta, ci mostra le foto delle bellissime nipotine, ne facciamo una insieme e ci da l’indirizzo per spedirgliela. Proseguendo verso valle arriviamo ai piedi del maestoso Ksar, uno tra i meglio conservati del Marocco. Ait-Ben-Haddou è stata più volte utilizzata come set naturale per alcuni film, tra cui Lawrence d’Arabia, motivo per cui sono stati portati numerosi restauri e questo gioiello, estremamente delicato, ha potuto conservarsi intatto fino ai nostri giorni ed oggi è giustamente tutelato dal Patrimonio dell’Umanità.
Un luogo estremamente affascinante e caratteristico che sarà impossibile dimenticare.
Ripercorriamo il passo Tizi-n-Tichka, dove oggi tira un fortissimo vento. Facciamo una sosta al passo dove un simpatico venditore riesce a rifilarmi due inutili minerali fossili, ma alla fine sbuffa e dice che con me è stata dura e a guadagnarci sono stato io…Si, come no.
Arriviamo velocemente a Marrakech, troviamo facilmente la deviazione per il nostro resort, il Coralia Palmariva (€ 60 in mezza pensione, oltre € 25 per il supplemento all inclusive in 3 da pagare in loco, prenotazione sul sito dell’hotel) e ci sistemiamo in piscina per goderci i caldi raggi del sole, oggi un po’ oscurato dalle velature.
19 Marzo 2009 :Marrakech Contrattiamo con un taxi fuori dal resort un passaggio alla Medina (€ 7), esattamente alla Tombe Saadiane. E’ mattina presto, circa le 9.15 ed il luogo (€ 1) è già molto affollato dai gruppi di turisti. Inoltre le tombe più spettacolari sono visibili sono da una piccola apertura e si forma un po’ di fila per attendere il proprio turno. Sono riccamente decorate, un vero peccato che non si possa ammirarle con più calma.
Usciamo e cerchiamo la direzione per il Palais el Badi (€ 1), che dalla cartina sembra attaccato ma giriamo un po’, mi pare a vuoto…, per trovarlo. I resti del maestoso palazzo sono un po’ troppo in rovina, ne resta ben poco ma le dimensioni sono impressionanti. Ci sono luoghi migliori, ad ogni modo. Dalle mura si possono osservare numerose cicogne con gli enormi nidi. All’uscita, dei ragazzini, che molto probabilmente hanno marinato la scuola, ci accompagnano alla meta successiva: il raffinato Palais de la Bahia (€ 1). Il palazzo è molto bello, le fitte decorazioni in stile moresco ricordano in qualche modo l’Alhambra, ma il luogo è decisamente affollato ed è difficile coglierne in pieno la bellezza. Bellissimi i pavimenti in marmo, le piastrelle in zellij, il cortile principale ricco di agrumeti da cui si accede alle varie stanze, i soffitti di cedro dipinti con arabeschi. Il classico palazzo da mille e una notte.
Dal palazzo, percorriamo la lunga via secondaria che attraversa la Medina, tra macellerie improvvisate con la carne appesa all’esterno e il pollame vivo sul retro, mercati di frutta e un sacco di lavori che non permettono di camminare tranquillamente.
Arriviamo nella famosa piazza Djemaa el-Fna che di giorno delude un po’: siamo subito assaliti da venditori, incantatori di serpenti (mi ritrovo un serpente al collo), ammaestratori di scimmie, donne che dipingono hennè, musicisti in costume che vogliono una foto. La piazza è enorme ma di giorno molto spoglia, la vista migliore la si può osservare dalla terrazza di uno dei tanti bar. Bellissimo il colpo d’occhio della piazza con lo sfondo della Koutoubia, il famoso minareto in pietra rosa della Moschea che, delitto, non si può visitare.
20 Marzo 2009 :Marrakech Con il solito taxi, che ormai ci conosce, ci facciamo portare nuovamente alla Medina, stavolta dalla parte est, esattamente presso il Quartiere dei Tintori. Subito un personaggio ci viene incontro con un mazzetto di menta e ci dice se vogliamo entrare in una conceria: la menta serve confondere l’incredibile puzzo emanato dalle vasche, mai sentita una cosa simile. Riesco ad entrare solo io e faccio il giro delle vasche: le persone sono immerse fino alle ginocchia in queste vasche dove la cacca di piccione viene utilizzata come acido naturale. Impressionante. Terminato il giro il tipo mi chiede un’offerta pazzesca, 10-15 euro. La spunto con 4 euro dicendogli che mi deve pure offrire da bere… Ci incamminiamo verso il centro con ancora l’odore sotto il naso, giungiamo alla Medersa Ben Youssef, uno dei luoghi più straordinari di Marrakech. (ingresso combinato con Museo di Marrakech e Koubba Ba Adiyn € 6). Sarà per l’assenza di turisti, il luogo si presenta con una pace incredibili ed una bellezza finissima.
Si tratta di una scuola coranica tra le più importanti del Paese e poteva ospitare, anche se non ho ancora capito come e dove, 900 studenti.
Il cortile è davvero stupefacente, con una grande vasca in cui si riflettono le pareti sontuosamente decorate con piastrelle zellij e moltissimi stucchi. Dal cortile si accede al bellissimo Mihrab, la sala per la preghiera. All’uscita diamo un’occhiata solo esternamente alla Koubba Ba Adiyn e ci dirigiamo verso un altro splendido palazzo, quello che ospita il Museo di Marrakech che, oltre per le importanti esposizioni, colpisce per l’eleganza in stile moresco dove spiccano le tre fontane di marmo al centro della sala principale. Ci dirigiamo verso il centro della Medina, ma non è facile districarsi nelle vie che sembrano un labirinto e, anche con cartina alla mano, è necessario chiedere continuamente la direzione. Ci troviamo improvvisamente immersi nell’atmosfera magica dei grandi souk di Marrakech, tra i più affascinanti del mondo. Sono divisi per merceologia, per cui si attraversa in ordine il souk degli articoli in pelle, quello delle babbucce, degli oggetti in metallo, dei cesti fatti in legno e delle pelli.
La parte più turistica è un lungo viale coperto con ogni sorta di prodotto. Per l’acquisto è necessario armarsi di pazienza ed avviarsi ad una lunga contrattazione.
Rispuntiamo infine alla piazza Djemaa el-Fna che ormai conosciamo molto bene, ma mi prometto di tornarci la sera quando si trasforma.
In serata torno dunque alla Medina, questa volta lascio moglie e figlio e raggiungo il centro da solo. Attraverso tutta la Medina a piedi da nord a sud e nelle strade confinate nella parte settentrionale non si incontra nemmeno un turista. La Medina sembra non finire mai, cammino per una ventina di minuti prima di trovarmi finalmente nel souq. La sera è invaso da turisti ma basta lasciare la galleria coperta principale ed inoltrarsi nei vicoli laterali per ritrovarsi circondati solo da locali.
Ormai è buio ed improvvisamente scoppia un violento temporale: arrivo in Djemaa el-Fna e la piazza che di giorno sembra un po’ spoglia, è invasa da un numero impressionante di bancarelle culinarie che offrono ogni sorta di cibaria, tra fumi e profumi che invadono l’aria: tajine, spiedini, couscous, pesce e soprattutto le famigerate teste di capra alla brace, con le relative cervella. Un’atmosfera davvero surreale, giusto finale per questa straordinaria settimana vissuta intensamente a stretto contatto con una popolazione dagli usi e costumi completamente differenti dai nostri, ma con una cordialità e una gentilezza davvero inaspettata.
Consigli di viaggio Il Marocco è un luogo che con un minimo di esperienza si può tranquillamente visitare autonomamente, anche con bambini al seguito. A parte le strade, altri problemi di sicurezza sono pressoché inesistenti: avrete sempre qualcuno pronto ad aiutarvi ed a proporsi per qualsiasi genere di servizio, ma se si vuole, è sufficiente spiegare che non siete interessanti che vi lasceranno subito tranquilli: certo, se siete da soli, ogni 10 metri ci sarà qualcuno che vi chiederà se vi serve qualcosa, se avete bisogno di una guida, se volete entrare a dare un’occhiata al negozio, ecc. Nessun commerciante si offenderà se non acquisterete nulla, nessuna guida vi risponderà maleducatamente se rifiuterete il loro servizio: qual’ora accettiate, magari contrattate prima il prezzo.
Girate sempre con spiccioli, spesso i ragazzini vi chiedono qualche dirham anche per una semplice indicazione.
Girare nelle kasbah con una guida diventa quasi indispensabile, impossibile districarsi negli angusti vicoli ed inoltre da soli vedrete ben poco e sarete guardati con diffidenza se vi addentrate nei luoghi più privati dove la vita si svolge quotidianamente.
Chiedere sempre prima di fare una foto alle persone, mai alle donne, e comunque vi chiederanno sempre una mancia.
Molta attenzione in auto, state sempre attenti alla strada senza mai distrarvi, anche fuori dai paesini incontrerete sempre gente che cammina al margine della strada. Suonate sempre il clacson e tenete il piede pronto sul freno costantemente!!! In alcuni posti l’igiene è precaria, valgono le solite raccomandazioni su verdure crude, frutta da sbucciare, acqua, ecc. Controllate sempre il livello del carburante, non scendete sotto la metà.
Se volete andare a vedere il deserto più autentico, andate a M’hamid ed organizzate un’escursione con un’agenzia locale. Non abbiamo mai trovato toilette molto sporche ma in alcune non c’è lo sciacquone, si deve riempire un secchio e lavare.
Nessun problema particolare per i bambini, saranno molto catturati dagli aspetti quotidiani, dal frastuono incessante di Marrakech e della sua piazza, dal fascino del deserto e delle kasbah, anche se alcune scene sono un po’ forti. Mio figlio era titubante per la notte nel deserto in tenda, alla fine si è divertito tantissimo. Se avete dei bambini, vi consiglio 3 giorni a Marrakech in un bel resort, con la possibilità di alternare le visite culturali a pomeriggi di relax e divertimento.
Quando riportate l’auto in aeroporto, non ci sono indicazioni. Parcheggiate al parcheggio a pagamento e portate il biglietto al banco noleggio.
Il periodo ideale per un viaggio nel sud del Marocco è marzo-aprile e ottobre-novembre, con la speranza di non essere sfortunati. Per il deserto: occhiali, copricapo, felpa pesante per la notte, carta igienica, se avete una piccola pila, molta acqua e…Spirito di adattamento! racconto e foto sul mio sito: http://digilander.Libero.It/albertoviaggi/marocco.Html