Due intensi giorni ad Hong Kong
Giorno 1, Domenica 10/01/2009 Atterriamo alle 7 di mattina circa, dopo 8 ore di volo notturno durante il quale, complice anche la stanchezza accumulata nei giorni scorsi, siamo riusciti a dormire un po’, e siamo quindi pronti per tuffarci nella nostra breve avventura cinese.
Dall’aeroporto, prendiamo l’Airport Express, la linea verde, che ci porterà alla fermata di Kowoloon al terminal degli autobus. Incluso nel biglietto, c’è il servizio navetta che ci porta di fronte al nostro albergo (Nathan Hotel a Kowloon, molto bello e in ottima posizione centrale).
Depositiamo i bagagli in camera e scendiamo a fare colazione in un piccolo caffé vicino all’albergo, dove degustiamo una tipica colazione cinese – noodles in brodo, manzo satay e una specie di brioche con the al latte, ottimo.
Facciamo un breve giro su Nathan Road, é molto grande e piena di negozi che vendono di tutto, dall’abbigliamento agli alimentari, e giganteschi centri commerciali di lusso; ma non vogliamo spendere le poche ore che abbiamo nei centri commerciali, e quindi dopo aver schivato innumerevoli venditori di abiti su misura e di massaggi, prendiamo la metro fino a Central, dove ci rechiamo subito a Statue Square, per ammirare il palazzo della HSBC. La strada, i sottopassaggi, ogni angolo libero è occupato da quelle che poi scopriremo essere le domestiche filippine che lavorano ad Hong Kong, e che ogni domenica mattina vengono qui, si accampano sui marciapiedi e ovunque ci sia un po’ di spazio sedute su cartoni o pezzi di plastica, e fanno un po’ di tutto: chiacchierano, giocano a carte, si fanno i capelli, mangiano, in una sorta di picnic di massa. Sono migliaia, e in alcuni tratti si fa addirittura fatica a passare.
Passeggiamo fino al Pier e scattiamo qualche foto, poi ci dirigiamo all’Escalator, il sistema coperto di scale mobili più lungo del mondo: la mattina fino alle 10:00 funziona in discesa per portare gli abitanti al lavoro negli uffici del centro, e poi inverte la rotta e diventa soprattutto un’attrazione turistica.
Le scale mobili non finiscono mai! Salendo, ci guardiamo attorno e iniziamo a renderci conto di che cosa significhi la mancanza di spazio: i condomini sembrano accatastati, le finestre molto vicine ci fanno capire che all’interno gli appartamenti devono essere davvero piccoli. Il quartiere attorno all’Escalator è considerato zona residenziale di lusso, ma ci sembra quanto mai fatiscente – anche se in seguito vedremo molto di peggio.
Finalmente arriviamo in cima all’ultima rampa. Prendiamo un economicissimo taxi per farci portare fino alla stazione del Peak Train. C’è un po’ di coda, ma è valsa la pena aspettare perché la funicolare è ripidissima e da sopra la vista è spettacolare – peccato che tutto sia offuscato dalla nube di smog che sovrasta la città, e che ci impedisce di vedere lontano quanto vorremmo.
Ci riposiamo un po’ in cima, poi scendiamo (altra coda). Una volta giù, con un taxi raggiungiamo lo Star Ferry Pier, dove prendiamo il traghetto per tornare a Kowloon. Il tragitto dura circa 20 minuti, ed è bello vedere la città da una prospettiva diversa.
Lungo la strada per tornare in albergo ci fermiamo in un piccolissimo chiosco dove facciamo uno spuntino con dei ravioli al vapore, buonissimi e che non assomigliano affatto a quelli a cui siamo abituati.
Dopo un riposino in hotel, scendiamo per vedere il Temple Street Night Market, il mercato notturno della merce contraffatta, e ci aggiriamo tra le bancarelle comprando varie cose. Proviamo a sbirciare dentro gli innumerevoli ristoranti sulla strada, e alla fine ne scegliamo uno che definire spartano è essere gentili, ma è pieno di cinesi (ci diciamo che è garanzia di freschezza dei cibi, almeno vengono venduti…E la clientela locale pensiamo sia garanzia di cucina autenticamente cinese), così chiudiamo un occhio sulle precarie condizioni igieniche e entriamo: ci fanno accomodare ad un tavolino da campeggio, su sedie di plastica e con un rotolo di carta igienica al posto dei tovaglioli; con un po’ di difficoltà, visto che non parlano l’inglese e noi il cinese, riusciamo ad ordinare, e quando il cibo arriva, è ottimo, abbondante, e soprattutto non abbiamo patito nessuna conseguenza spiacevole.
Concludiamo la serata con una nuova sessione di shopping, e verso mezzanotte andiamo finalmente a nanna.
Giorno 2, Lunedí 11/01/2009 Sveglia presto, colazione ottima e abbondante in hotel, impacchettiamo i bagagli e poi usciamo per la seconda e ultima giornata cinese. Visto il poco tempo a disposizione, abbiamo deciso di dedicare quest’ultima giornata per immergerci totalmente nella atmosfera popolare di Hong Kong. Visitiamo quindi il Jade Market, dove acquistiamo alcune statuette da un ragazzo che in un ottimo inglese (una rarità, la maggior parte delle volte abbiamo dovuto spiegarci a gesti) ci spiega che dobbiamo diffidare di chi cerca di venderci giada troppo verde, in quanto viene trattata chimicamente per intensificare il colore: la giada verde intenso autentica costa un sacco e non si trova di certo a 2€ sui banchi dei mercati. Visitiamo il tempio di Tin Hau, dove veniamo avvolti dai fumi di tantissime spirali di incenso che bruciano appese al soffitto, e poi proseguiamo in direzione del Lady’s Market, altro mercatino di abiti e paccottiglia contraffatta. Lungo la strada, ci intrufoliamo in quello che sembra un mercato coperto, ma è molto buio e alcuni banchi sono chiusi: non ci sentiamo molto a nostro agio e preferiamo uscire in fretta. Attraversiamo il Lady’s Market, e arriviamo nella zona di Mong Kok, centro della mafia cinese di HK (almeno, così dice la LP…), che attraversiamo senza problemi, e raggiungiamo il Flowers Market, con poche bancarelle ma magnifiche orchidee. Poco oltre, ci fermiamo a fotografare Boundary Street, il vecchio confine tra la zona cinese e quella inglese di HK, e poi rientriamo verso l’albergo. Dopo una sosta ristoratrice con un ottimo cappuccino da Starbucks, ci dirigiamo verso Nathan Road, ammirando le vetrine dei negozi di lusso e quelle delle farmacie dove fanno bella mostra di sé corna di cervo e ramarri disidratati.
E´ quasi buio ormai, le nostre ferie sono proprio agli sgoccioli: celebriamo l’ultima serata con una birra da Jimmy’s Kitchen dove non abbiamo cenato per mancanza di tempo, ma siccome il posto ci ispirava parecchio, abbiamo indirizzato lì un amico la settimana dopo, e lui si è trovato benissimo.
Scolata l’ultima “Tiger Beer”, rientriamo in l’albergo a ritirare i bagagli e quindi andiamo in aeroporto. Domani, a questa stessa ora, saremo a casa.