Senegal: Cap Skirring e i suoi colori
Alle 8 del 2 gennaio il mio compagno ed io abbiamo preso il volo da Malpensa per Banjul (Gambia) via Dakar con molte perplessità. Alle 16 finalmente atterriamo in Gambia (dobbiamo attraversare il confine e rientrare in Senegal) e cerchiamo il pullman Gran Turismo – come promesso dall’agenzia – che ci avrebbe dovuto condurre all’Hotel , ma, con nostra sorpresa, il mezzo di trasporto era un vecchissimo modello di pullmino con la porta che si chiudeva solo dopo un calcio ben assestato, senza aria condizionata, con i braccioli che ti rimanevano in mano e con gli ammortizzatori che reclamavano pietà. Tutto ciò per un viaggio che si prospettava di 3 ore (in realtà ne sono passate più di 5), e su strade così accidentate che le nostre povere schiene gridavano vendetta ad ogni sobbalzo!! Praticamente sembrava di essere in un film , mentre eravamo nella realtà dell’Africa più vera… Arrivati a Cap Skirring alle nove e mezza di sera, cotti dai 35 gradi, dalla stanchezza, dalla fame, dalla preoccupazione per il proseguio della vacanza, in Hotel manca l’elettricità e ci ritroviamo ad andare a letto con una candela in camera, senza lavarci perchè non si vedeva niente e con le valigie nere dalla polvere perché quel benedetto pullmino aveva un bagagliaio che era tutta una fessura e, quindi vi lascio immaginare cosa è entrato di sporcizia durante il viaggio…! Dalla mattina dopo, però, tutto ha cambiato aspetto: il sole caldo, il cielo terso, la nostra camera letteralmente in riva al mare, la spiaggia con la bassa marea piena zeppa di conchiglie…In un attimo abbiamo dimenticato i disagi del viaggio per aprirci finalmente alla vacanza!! E, davvero, è stata una Vacanza Straordinaria!Abbiamo conosciuto il popolo senegalese sotto la giusta luce: africani con un cuore grande, con un’attenzione straordinaria verso il turista , senza malizia, senza ricerca della mancia, con assoluta generosità e simpatia.
Abbiamo visitato alcune isole degli affluenti del fiume Casamance trovando un ambiente fantastico, ricco di pesce, riso, coltivazioni di arachidi, di karkadè e tante mucche al pascolo…Sulle rive dell’oceano!! I colori della gente, i sorrisi dei bimbi, la dolcezza delle mamme che, con i loro fagottini di bimbi sulla schiena, passano lungo la spiaggia a vendere la frutta nelle ceste perfettamente in equilibrio sul capo con una naturalezza da mozzare il fiato… Li abbiamo ancora tutti impressi nel cuore! Domenica 4 gennaio, spinti dalla curiosità abbiamo partecipato alla S.Messa nella Chiesa cattolica di Cap Skirring: anche in questa occasione siamo rimasti a bocca aperta. La popolazione è giunta in chiesa con abiti splendidi , coloratissimi, curatissimi nei particolari, con acconciature da far invidia alla mia parrucchiera! La funzione è stata seguita con un’attenzione che nemmeno nelle migliori occasioni vissute nella nostra parrocchia ho sentito così forte la presenza di Dio…Per non parlare dei canti: un coro speciale che ha animato la funzione con suoni di bonghi e mani battute al ritmo delle voci tipiche dell’Africa: roba da brividi sulla pelle ed emozioni profonde nell’anima.
Anche la visita al mercato di Cap Skirring è stata un tuffo nella realtà di quel popolo. I pesci, le verdure , la frutta , le spezie: tutto sapeva di buono, persino gli odori avevano un che di speciale. E che dire delle “Mamy” spettacolari nei i loro vestiti multicolore, con i loro turbanti, i seni prosperosi, i bimbi dagli occhi neri come la pece e i sorrisi candidi come zucchero: sarebbero state tutte da fotografare per cogliere ogni attimo delle loro dignitose espressioni dipinte sui volti rotondi e aperti alla vita…
Le giornate successive le abbiamo per lo più trascorse sulla piroga, in continuo viaggio sugli affluenti del grandioso fiume Casamance. L’isola di Elinkine e il suo villaggio dei pescatori ci hanno colpito per il lavoro meticoloso del taglio dei pesci e la loro affumicatura e seccatura per la conservazione, per la maestria dei mastri falegnami nel costruire le piroghe e per la fantasia dei pittori che le colorano e le abbelliscono con allegria…
La visita di un’altra isola, abitata da solo 7 persone , ci ha colpito per la serenità di quella famiglia che ci ha accolto nella semplicità della loro vita quotidiana. La mamma spaccava un tipo di mandorle locali e le bimbe l’aiutavano a togliere i gusci, il papà ci ha servito il “vino di palma” in una ciotola di cocco e ha voluto che lo assaggiassimo ( eravamo un po’ titubanti a dire il vero… Per comprensibili ragioni di conservazione dello stato di buona salute per il resto della vacanza…!), ma non potevamo rifiutare e quindi ci siamo raccomandati al Buon Spirito degli ubriaconi e l’abbiamo sorseggiato…Non era nei nostri gusti, ma abbiamo apprezzato la semplicità di quel gesto. Le loro abitazioni sono semplici capanne rotonde di fango, con il tetto in paglia, la gente vive allevando pecore , maiali selvatici e galline e coltivando il riso. Nello spiazzo in terra battuta, fra le capanne, c’è un enorme albero di mango; palme da cocco e foresta circondano il sentiero che conduce al piccolo villaggio.. È l’Africa vera, proprio come si vede nei documentari e spesso pensiamo che forse da qualche parte c’è una troupe televisiva e all’improvviso ci ritroviamo sul set di un film… E invece no. E’ tutto reale, caspita!! L’altra isola che abbiamo visitato si chiama Karabane ed è un po’ più grande : mangiamo in riva al fiume un pesce squisito (cosiddetto pesce capitano) che le guide locali ci hanno cotto sulla brace e lo accompagnamo con il riso bollito come si usa qui: il tutto mangiato solo con le mani, esperienza che ci riporta all’infanzia. E’ proprio bello tornare piccoli e mangiare con le mani, ma qui è sempre così per grandi e piccoli!! In questo luogo primitivo, dove i turisti sono ancora pochini, dove si vive la realtà della dignitosa povertà , esiste una “maternite” in cui le donne partorienti trovano una dolcissima “ostetrica” e una pulita ed ospitale sala parto, quasi moderna, dove nascono i pargoletti delle isolane. C’è anche una specie di consultorio, con tanti pupazzi di peluche, segno evidente che l’uomo occidentale ha colpito e un po’ direi che stonano…
In un’altra isola ancora, che si chiama Ourong, visitiamo una scuola di ragazzini intorno ai 12/13 anni. Sono bellissimi, tutti attenti , con le lavagnette e i gessetti colorati sui banchi di legno e ci cantano una ritmata canzone del folklore locale e una in francese con tanto di battito di mani e sorrisi a profusione…Da pelle d’oca per la loro semplicità e simpatia!! (quasi come i nostri alunni di quella fascia di età che sono sempre arrabbiati e non ti fanno un sorriso a morire se hanno la luna storta…) Lì abbiamo anche scoperto che gli abitanti usano ancora un mezzo antico per comunicare da un’isola all’altra: un “bomblong” , cioè un grandissimo tronco di albero scavato sul quale battono con un legno per mandare messaggi di gioia, di pericolo, di morte , di festa proprio come noi usiamo gli SMS, ma un briciolo più rumorosi!!Li chiamano i Tam-Tam telefonici della foresta.
Gli ultimi due giorni li abbiamo trascorsi tranquilli tra mare, acquisti nei vari mercatini di prodotti locali (statue di legno, maschere artigianali, collanine, parei ) e grandi mangiate di pesce, gamberetti e aragoste da leccarsi i baffi! Il momento della partenza è arrivato in un attimo e con un pullmino leggermente migliore di quello dell’andata (almeno aveva l’aria condizionata…) abbiamo intrapreso il viaggio del ritorno, attraversando le dogane del Senegal e del Gambia, fra villaggi veramente poveri, con bimbi dagli occhi tristi che chiedevano penne, donne con i loro pesi sulla testa, uomini in divisa militare che stazionavano lungo il cammino a guardia di non so cosa, visto che era solo una strada al limitare di boschi e acquitrini…E siamo finalmente arrivati all’ Aeroporto di Banjul, dove, dopo un’attesa infinita, abbiamo decollato e volato direttamente fino a Malpensa. Qui la sorpresa di – 8 gradi e tantissima neve che copriva le piste e la nostra macchina!! Che peccato lasciare il caldo per tornare al triste inverno italiano…Ma negli occhi e nel cuore avremo per sempre il calore della gente senegalese, lo stupore degli sguardi dei bambini , la fierezza delle donne, la forza degli uomini, la meravigliosa Natura che nasce, cresce e muore lungo le rive del fiume Casamance e che ci ha fatto dire: qui, con il poco che possiedono, sono più sereni di noi che abbiamo tutto e anche il di più.
Dixiana