Down Under, due settimane con la gente di Perth

Finalmente. Dopo due anni passati a mettere via soldi, a sognare, ad aspettare, ad annoiarmi, posso dirlo. Sono andata in Australia. Ho trascorso Natale e capodanno a Perth, ospite a casa di parenti, che due anni prima erano stati in Italia e mi avevano invitato ad andarli a trovare. Il volo, prenotato a settembre, mi è costato 2100 € (prezzo...
Scritto da: Stila
down under, due settimane con la gente di perth
Partenza il: 19/12/2008
Ritorno il: 05/01/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
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Finalmente. Dopo due anni passati a mettere via soldi, a sognare, ad aspettare, ad annoiarmi, posso dirlo. Sono andata in Australia.

Ho trascorso Natale e capodanno a Perth, ospite a casa di parenti, che due anni prima erano stati in Italia e mi avevano invitato ad andarli a trovare. Il volo, prenotato a settembre, mi è costato 2100 € (prezzo alto rispetto alla media ma forse dovuto al periodo). Ho volato con Air France da Venezia a Singapore con scalo a Parigi, proseguendo con Quantas airways fino a Perth. Le 24 ore più allucinanti della mia vita, ma questo posto le merita tutte..

Arrivata al (relativamente) piccolo aeroporto di Perth erano le 2 di notte, semideserto. La mia valigia è la prima ad uscire dal tapis roulant, mai successo prima. Adoro già questo posto. L’addetto ai controlli mi fa qualche domanda riguardo al contenuto della valigia, scherzando sul fatto che essendo italiana l’avevo probabilmente riempita di prosciutti e formaggi (cosa proibita se andate in Australia). Dopo aver violato la privacy del mio trolley mettendolo in uno scanner a raggi X, mi hanno lasciato proseguire, avendo appurato che i miei calzini di ricambio non rappresentavano alcuna minaccia all’ecosistema australiano.

Esco.

Passo mezzo minuto a guardarmi intorno e finalmente rivedo le facce che avevo visto l’ultima volta due anni prima, nel freddo del mio piccolo paese italico. Mia cugina Gemma e la madre mi stanno aspettando. Ci abbracciamo, usciamo. E’ notte, loro hanno freddo, sono 17 gradi mi dicono. Io sono partita dalle Alpi trentine, a -10. Rido. Per me è caldo e sto benissimo, non ho per niente sonno.

Andiamo in macchina a casa loro, circa mezz’ora di viaggio dall’eroporto. Le strade sono larghissime e pulite. Si guida a sinistra, mi sembra di essere in Inghilterra, ma poi vedo lo Swan river, immenso come un lago, guardarmi calmo. Vedo le luci dei grattacieli del centro di Perth e il cielo blu, come i miei capelli. Niente nuvole niente freddo, niente noia d’ora in poi, per due settimane.

Arriviamo a casa, non capisco quasi niente di com’è fatta visto che è buio e tutti stanno dormendo. Dopo la seconda migliore doccia della mia vita (la prima resterà sempre quella che ho fatto a Londra, ma questa è un’altra storia) mi butto a letto e non faccio neanche a tempo a pensare “che strano, non ho nemmeno sonn…” che sono già partita con Morfeo.

La mattina seguente alle undici mi alzo ed esco in soggiorno, per trovare Adam (altro cugino) che con una birra in mano mi fa una faccia buffa e mi abbraccia. Poi è il turno di Josh (ALTRO cugino) che devo prendere la scala per abbracciare da quanto è alto. Ma che gli danno da mangiare agli australiani? Lo scoprirò in seguito…Gemma mi fa un tè caldo e io mi guardo attorno, rendendomi conto per la prima volta che sto in una casa ENORME e stupenda piena di finestre gigantesche a vetri, uno dei muri della casa è addirittura tutto di vetro e dà su una terrazza con una vista mozzafiato sul fiume e i grattacieli della città sullo sfondo. Quando Carmen (la mamma) mi dice che in certe giornate si vedono i delfini che nuotano e saltano vicino alla riva decido che è arrivato il momento di darmi il classico pizzicotto per svegliarmi. Ahi. Cavolo, è tutto vero, non ci posso credere.

Dopo un pranzo a base di ham rolls e insalata (in Australia ho mangiato insalate buonissime, piene di verdura e frutti di ogni tipo!) accompagno la famiglia a fare delle commissioni e finalmente riabbraccio anche Ben e Daniel (esatto! altri cugini..Non preoccupatevi erano gli ultimi). Carmen mi porta a fare un giro del quartiere, che scopro essere molto bello e pulitissimo, pieno di case grandi e nuove. E’ un quartiere residenziale, quindi è molto tranquillo e ci sono pochi negozi, però c’è un bel pub proprio in fondo alla nostra strada. Mi fanno sorridere gli addobbi di natale, così fuori posto tra gli alberi verdi e i giardini soleggiati, un effetto davvero sconvolgente. Ai lati delle strade ci sono i Jacarandas, alberi molto belli dai fiori violetti, che a ottobre fioriscono colorando tutte le strade e creando uno spettacolo stupendo.

Nei giorni precedenti il Natale sono tutti molto indaffarati, ma Carmen mi porta comunque a visitare la città, non eccessivamente grande per gli standard australiani – ricordiamo che loro hanno MOLTO più spazio di noi – ma comunque molto grande per me, che vengo da un paesino di montagna tipo Heidi..Molti giovani di Perth tendono a trasferirsi in città più grandi tipo Melbourne o Sydney una volta finita la scuola.

L’Australia è stata colonizzata dagli inglesi, quindi è normale che sul dollaro australiano assieme al canguro ci sia la regina d’Inghilterra e che la bandiera australiana contenga quella del Regno Unito. Quello che assolutamente non mi aspettavo sono le costruzioni tipicamente inglesi che si trovano quà e là per il centro di Perth, fra un grattacielo, una banca e un palazzone avveniristico. Sembrano portate lì direttamente da qualche strada londinese, creano un contrasto stupendo che rende la città unica. Inoltre Perth è molto pulita e cosmopolita, quindi si può trovare gente e negozi di tutti i tipi, ristoranti di tutte le nazionalità e tutti buonissimi. Sparse per i marciapiedi e sulle zone pedonali ci sono poi delle stupende sculture raffiguranti artisti di strada, e gli addobbi di natale sono bellissimi e mai esagerati. Un giorno mi hanno portato in una piccola piazzetta vicino ad un incrocio, dove c’era una fontana e delle statue di canguri giganti raffigurati nell’atto di bere o saltare! L’atmosfera nel centro è sempre piacevole e mai caotica, il traffico scorre abbastanza bene e comunque ci sono molte zone pedonali piene di negozi e gallerie di centri commerciali. Se si ha fame e si è indecisi su cosa mangiare basta fare un giro alla Food Court, un intero piano di un centro commerciale dove ci sono bancarelle di cibo di tutte le nazionalità, anche italiano. Io ho optato per il cinese, purtroppo mi sono accorta troppo tardi che c’era anche la bancarella del giapponese (che adoro) ma ho mangiato bene lo stesso..

Appena fuori dalla zona grattacieli c’è Kings Park, un parco ENORME e verdissimo che si estende sulla riva del fiume Swan dal quale si gode di una bella vista di Perth e dintorni (soprattutto di sera mi dicono, io purtroppo ho potuto andarci solo di giorno). In questo parco si possono ammirare moltissime specie di alberi australiani, molti portati apposta da altre zone dell’Australia, ognuno con didascalia e tanto di spiegazione. Alcuni sono addirittura specie protette. Nei prati verdissimi le famiglie e i ragazzi fanno dei picnic e giocano, altri passeggiano per le stradine all’ombra degli strani alberi e cespugli. Il mio albero preferito assomigliava a una carota gigante con i rami, troppo bello! Mi è piaciuta particolarmente una zona vicino a un ruscelletto dove c’erano delle pietre nelle quali erano stati scolpiti dei libri aperti. Alcune zone del parco sono dedicate ai caduti in guerra.

La mattina dopo La visita a King’s park Josh mi porta a Cottlesloe beach, una delle più belle spiagge di Perth, dove aveva un allenamento di beach volley. La spiaggia è grande, pulita e per niente affollata, sabbia finissima (Josh adora questa sabbia) e mare azzurro…Altro che Rimini! torniamo a casa per il pranzo, scalzi, la sabbia è difficile da lavare via e va a finire che sporchiamo tutta la macchina (Josh odia questa sabbia).

Un’altra sera esco con Ben per una birra al Clancy’s Fish pub dove conosco un suo amico, un “autentico australiano” che parla con un accento incomprensibile e un linguaggio abbastanza rozzo, ma molto simpatico. Da quello che ho capito era agitato perchè la sua ragazza voleva presentarlo ai genitori che erano piuttosto snob, e lui non sapeva che vestito mettersi..Dopo il pub siamo andati a casa di un’altra amica, Liv, dove ho conosciuto altra gente simpatica. Ho passato metà della serata a parlare e l’altra metà a cercare di abituarmi all’accento australiano.

La vigilia di Natale vado con Carmen alla loro chiesa per aiutarla nei preparativi della messa pomeridiana (di pomeriggio faranno una messa all’aperto per i bambini, dove ci si può sedere in mezzo a un prato!). Tutta la famiglia è molto cattolica, Carmen canta nel coro della chiesa e suo marito Stephen suona l’organo. La chiesa è nuova, stile moderno, una costruzione giallina tutta storta con delle croci di legno qua e là. Non mi piace, sembra una scuola. Comunque l’interno è molto bello, le panche sono disposte a semicerchio anzichè dritte, e per la prima volta in vita mia sono in una chiesa e non ho freddo. La chiesa futuristica ha anche i suoi vantaggi..

La messa di mezzanotte è molto bella, si cantano tutti i christmas carols (canti natalizi) possibili, e un pratico schermo posto sopra l’altare mostra i testi delle canzoni. Merry Christmas! Dal 26 dicembre (che loro chiamano “boxing day”) in poi comincia l’esplorazione di Perth e dintorni. Prima di tutto passerò due giorni con Gemma a Rottnest, un’isola da sogno che dista 19 km da Freemantle, il bellissimo porto in stile antico di Perth. Per mia sfacciatissima fortuna il nonno di Gemma possiede uno yacht enorme e quel giorno ha deciso di portarci con lui, per cui ho potuto godere di un bellissimo viaggio in barca ammirando l’acqua blu intenso, sorseggiando birre fresche godendomi il paesaggio e dormendo cullata dalle onde. Quando eravamo nel porto di Perth abbiamo anche visto dei delfini che nuotavano intorno alla barca, uno lo potevo quasi toccare! Rottnest è un’isola stupenda, hanno ragione quando dicono che le sue baie sono fra le più belle del mondo, con la sabbia bianca, il mare azzurrino e blu, le scogliere..Oltretutto flora e fauna sono uniche. Una delle cose che mi sono piaciute di più dell’isola sono i quokka, piccoli marsupiali a forma di palla che sembrano un incrocio fra un canguro e un topolino. Dopo le 6 di sera le strade meno affollate cominciano a popolarsi di questi strani esseri troppo simpatici (anche se uno voleva masticarmi il dito..). Si possono noleggiare delle bici e girare liberamente per l’isola, cosa che volevamo fare ma alla fine non abbiamo avuto tempo. In alternativa ci sono degli autobus che portano un po’ dappertutto. Mi ricordo che il primo giorno, passando vicino ad un laghetto ho visto che l’erba era coperta da una cosa bianca e soffice che sembrava neve…Essendo stati circa 40 gradi chiedo delucidazioni a Gemma, e lei mi ha detto che con il sole l’acqua del lago evaporava e il sale in essa contenuto tornava a depositarsi a terra. Insomma anche in Australia c’è la neve, circa…

Ci sono molti bar all’aperto, dove ci si può sedere su dei tavolini oppure sul prato all’ombra degli alberi, mentre qualche band locale fa il sound check per il concerto della sera. A un certo punto, mentre ero seduta in uno di questi posti con la mia bella pinta di birra mi giro e vedo un PAVONE che gira libero tra la gente che lo guarda ammirata e divertita, per essere poi gentilmente “scortato” all’uscita da uno dei camerieri..Qua la gente è molto socievole, saranno passati 5 minuti da quando ci siamo sedute che già capita un tipo ad attaccare bottone con noi, alla fine eravamo in sette-otto che bevevamo e mangiavamo sul prato! io e gemma ridevamo perchè tutti quanti erano presi dal mio tatuaggio (chissà perché poi, non avranno mai visto tatuaggio sulla spalla?) e puntualmente ogni persona che ci attaccava bottone iniziava con questa frase: “bel tatuaggio, qual’è il suo significato?” perfino il cameriere ha voluto saperlo..Penso che è strano, poi Gemma mi spiega che in Australia le ragazze non hanno quasi mai tatuaggi in posti visibili come la spalla, quindi io davo nell’occhio. Quante cose si possono scoprire di un paese diverso..

La notte la passiamo in barca cullate dalle onde, mentre il giorno dopo decidiamo di dedicarci al relax (vedi “cazzeggio”) più completo, che consiste nel piazzarci sulla spiaggia con un six-pack di birre. Il pomeriggio andiamo in una bakery e io assaggio il Lamington, un dolce tipico australiano a forma di mattonella, morbido come il pan di spagna e ricoperto di cioccolato e scaglie di cocco. Certo che qui i fornai sono davvero eccezionali. Torniamo a casa con il ferry (traghetto, tenuto benissimo aveva perfino la moquette, il bar e l’albero di natale) e ci prepariamo per una serata in pub con gli amici di Gemma, serata dove si confermerà la mia teoria che gli australiani sono dei bevitori niente male…

28 dicembre, mattinata in hangover ma non c’è problema dice Gemma, non abbiamo fretta. No, gli australiani non hanno mai fretta, sono sempre tranquilli e “hakuna matata”. D’altronde come puoi essere stressato in un posto così? Penso all’Italia, alla gente che impazzisce se la macchina davanti va piano perchè così perderà 2 preziosi minuti della sua esistenza, alle code alle poste, al nervosismo generale che ci pervade..Forse avremmo bisogno di un po’ di spazio. Forse è per questo che in Australia sono meno nervosi..”ma si, non c’è problema, qui è grande c’è spazio per tutti, non serve litigare..C’è traffico? facciamo un’altra strada, c’è posto…” ma sto divagando.

Dicevamo, dopo l’hangover mattutino si parte (questa volta in macchina) verso Busselton, cittadina a sud di Perth sulla Geographe Bay dove resteremo per tre giorni ospitate da Kate e Paul, due amici di Gemma. La strada è lunga, mica come in Italia che c’è un paese ogni 20 metri, ci abbiamo messo 4 ore per arrivarci..Per fortuna che abbiamo fatto sosta in una bakery, e lì ho raggiunto l’Eden mangiando una meat pie steak&onions (tortino ripieno di carne con cipolle), assolutamente buonissima. Dopo qualche altra ora di cottura in macchina, durante le quali eravamo costrette a coprirci le gambe con gli asciugamani da spiaggia perchè il sole non le bruciasse, arriviamo da Kate e Paul. Ed è subito simpatia. Dopo le presentazioni e il tour della casa (una di quelle case solo piano terra, molto ampie e con il giardino privato) Kate prepara i cracker con la salsa, Paul porta fuori un frigo pieno di birra e si comincia con i drinking game, i giochi per bere. Gli australiani sono fissati coi drinking game, davvero. A Natale hanno regalato a Josh un drinking game in scatola, che era praticamente il Monopoli in versione Ubriacante con il bar al posto della prigione ecc..Delirante..

Dopo una discreta pasta al pomodoro e un film divertentissimo (che parlava di drinking games, ovviamente) si va a dormire e la mattina dopo al mio risveglio il sole è alto come se fosse mezzogiorno, io non ho idea di che ora sia, potrebbero essere le 6 di mattina come le 11, visto che in Australia il sole sorge prestissimo, almeno in questo periodo credo. Attimi di panico. Non ho l’orologio, allucinata cerco di dormire ancora un po’ con la luce che lotta furiosamente contro le mie palpebre e alla fine decido di alzarmi. Scopro che sono le 9. Kate è sul divano che beve un té e guarda la tv, prepara anche a me un te con il latte (buono però, non avevo mai voluto assaggiarlo perchè mi sembrava un’eresia..) e insieme guardiamo “La vita è bella”, in italiano coi sottotitoli in inglese, stranissimo! La seconda giornata a Busselton è dedicata alla spiaggia, dove facciamo il bagno, giochiamo a football (sono riuscita a calciare dritto il pallone al primo colpo! Paul non ci credeva) e mi fanno vedere La jetty (passerella sul mare) che è lunga quasi due chilometri ed è la più lunga di tutto l’emisfero sud, rientrando tra le prime dieci nel mondo. Mi raccontano di una famosa gara, il Busselton Half Ironman Thriathlon, dove gli atleti gareggianti devono nuotare lungo tutta la passerella e tornare indietro, fare un percorso in bici e infine una corsa. Una cosa pazzesca, che però dev’essere bella da vedere..

Il pomeriggio andiamo a Margaret River, una zona vicino Busselton famosa per le sue “wineries” e “breweries”, dove producono birra e vino fantastici. In più anche il paesaggio è stupendo, con terrazze affacciate sul fiume e giardini bellissimi. Armati di cartina facciamo un tour di assaggi e io compro una bottiglia di Theatre chardonnay che tornerà con me in Italia, dove sarà degustata con piacere da me e i miei amici.

La sera, per ringraziare Kate e Paul dell’ospitalità, dico a Gemma che potrei cucinare le lasagne e sono tutti contenti. Risate al supermercato, dove tiriamo scema una commessa per trovare la besciamella e siamo costretti a comprare delle specie di polpette al posto della carne macinata vera e propria che era finita..Alla fine tutto sommato le “australian lasagne” sono venute buone e io ero orgogliosa di me stessa.

Si fa sera, altro film durante il quale sopravviviamo solo io e Paul mentre Kate e Gemma cascano addormentate.

L’indomani ripartiamo, sosta a Dunsborough per un po’ di shopping e immancabile tortino di carne nella bakery(steak&cheese stavolta), poi deviazione verso Yallingup dove ammiro la terra rossa e la spiaggia dei surfisti, che aveva una delle scogliere più belle che abbia visto in vita mia (anche i surfisti non erano male). Ritorniamo a casa, stanche ma appagate.

Il giorno dopo era l’ultimo dell’anno, io l’ho passato con Gemma, Josh e Ben ad un party a casa di un loro amico. Bella festa, niente di stratosferico. Loro non festeggiano il Capodanno quanto noi, forse perchè il 26 Gennaio c’è la festa nazionale, l’Australia day, e lì si che fanno festa. Mi piacerebbe essere patriottica come loro, lì hanno bandiere australiane ovunque! Il primo di Gennaio mi portano sulla riva del fiume Swan a vedere i fuochi d’artificio, molto belli e vari, era pieno di gente. Il giorno dopo sono stata prelevata da Anna (oops scusate, un’altra cugina) che mi ha portato in giro per il centro di Perth a fare un po’ di shopping come si deve. Momento clue della giornata è stato quando abbiamo comprato il bubble tea, un bicchiere di tè freddo dove mettono dentro anche delle palline di gelatina, e che si beve con una cannuccia larga il triplo del normale (le palline hanno circa 1cm di diametro). Queste palline vengono risucchiate dalla mega cannuccia e si deve mangiarle, rischiando il soffocamento. Dopo circa una quindicina di palline gommose il mio stomaco cominciava a mettere cartelli di protesta, ma le palline sembravano infinite. Alla fine ho dovuto buttarlo, ma è stata la bevuta di tè più divertente della mia vita.

Esausta, bruciata e piena di borse sono tornata a casa e mi sono fiondata nella piscina con Gemma e una birra. La sera abbiamo mangiato Giapponese take away e guardato un film su megaschermo.

Ed ecco il giorno seguente il momento che aspettavo con ansia, oggi farò la prima cosa che vorrebbe fare chiunque straniero che va in Australia: vedere i canguri e i koala! mi vengono a prendere degli zii e andiamo tutti assieme al parco degli animali selvatici australiani. Questa cosa mi fa ridere se penso a quello che mi hanno raccontato i miei cugini qui, che c’è moltissima gente che crede che gli australiani vadano in giro in groppa ai canguri e che i koala girino liberi per gli alberi delle città…Non è proprio così. In certi parchi ci sono degli animali selvatici che girano liberi, ma non è che ti trovi i canguri a saltare per le strade di Sydney. Mentre andavo a Busselton ho visto dei canguri selvatici nelle campagne, da lontano (e due morti sul ciglio della strada, poveriiii) Comunque sia, eccomi qui che vado al parco. Purtroppo non mi ricordo il nome, ma so che ce n’è più di uno a Perth. La visita al parco mi è piaciuta molto, anche se per molti versi assomigliava di più ad uno zoo dato che molti animali erano nelle gabbie. I canguri stavano in una grande area recintata tutta per loro, dove si poteva entrare, dargli da mangiare, accarezzarli ecc. Però c’era un cartello che ti spiegava la maniera in cui potevi accarezzarli ed era proibito dar loro da mangiare qualsiasi cosa che non fosse il loro mangime. I koala dormivano tutti sui loro eucalipti, io li accarezzavo ma loro neanche una piega. Facevano troppo ridere, addormentati nelle posizioni più strambe! Il giro continua e vedo tutti gli animali australiani: emu, dingo, quokka, wombat (buffissimo) e il famigerato diavolo della Tasmania, che si rivela essere un animaletto carino poco più grande di un gatto. Anche lui dorme. L’unica cosa minacciosa sono i dentini affilati che gli sporgono dalla bocca. La zia mi spiega che lo chiamano “diavolo” perchè emette un rumore infernale, molto simile a quello di Taz del cartone..Ecco! e io che pensavo che Taz fosse un drogato di caffeina..Ora si spiega tutto.

Dopo la visita al parco andiamo in una fabbrica di cioccolato a Margaret River (purtroppo willy wonka non c’era..) dove non disdegno gli assaggi gratis di cioccolatini e compro del miele australiano per i miei. Pranziamo lì e mi riportano a casa. La sera ripeto per Gemma e le sue amiche la performance delle lasagne, stavolta con vera carne macinata. Ancora più buono…Dopo cena altra serata Pub, qui ci sono buttafuori ovunque, in uno dei pub dove siamo andati mi hanno addirittura preso le impronte digitali! cavolo, non tele prendono neanche in aeroporto…

Il mio viaggio volge al termine, l’ultimo giorno di permanenza lo passo con Ben e i suoi amici, che mi portano in cima ad un grattacielo in costruzione nel centro di Perth, unico posto dove la brezza ci solleva un po’ dal caldo..Per oggi c’è in programma il “Summa dayze” (che sarebbe la storpiatura di “summer days” e si pronuncia uguale) un’enorme festival di musica dance (che odio) ma al quale mi diverto lo stesso perchè sono in buona compagnia, basta stare lontano dai palchi…

Last sunset in Perth. E’ ora di fare le valigie, ma ho già deciso che tornerò, voglio vedere il resto dell’Australia e imparare ancora di più su questo popolo fuori dal mondo. Mi sono già informata per il working holiday Visa…

Un po’ di curiosità sulla gente di Down Under: SLANG AUSTRALIANO: l’inglese australiano ha un accento abbastanza incomprensibile al primo ascolto, la parlata è molto lazy-pigra, per cui aprono poco la bocca e scandiscono poco le parole. Inoltre nello slang ci sono moltissime parole usate solo in australia! Per esempio, il costume da bagno lo chiamano “bather” invece di “swimming suit” e la bottiglia di birra viene chiamata anche stubby. Ancora più divertenti delle parole inventate sono i diminutivi, per cui gli australiani sembrano andare matti: Australian diventa Aussie, present-pressie, barbecue-barbie, Rottnest-Rotto, Benjamin-Beno, Jonathan-Jonno e avanti così..I primi giorni facevo una fatica a capirci fuori qualcosa! VEGEMITE: questa è stata la più grande scoperta che potevo fare. La vegemite può considerarsi quasi cibo nazionale, è una specie di crema spalmabile con colore e consistenza simili a quelli della Nutella, ma sapore completamente diverso. Infatti è incredibilmente salata e in australia si mangia sul toast imburrato (uno strato finissimo, mi raccomando!) per lo più a colazione. Per il suo sapore particolare è chiaro che non ci son vie di mezzo, o la ami o la odi. Per me è stato amore al primo morso. E’ fatta con il lievito di birra, contiene zero grassi e un sacco di vitamina B. Il 99% degli australiani la mangia fin da bambino, e devo dire che sono quasi tutti belli, quindi…W la vegemite!! DRINKING: io adoro osservare le abitudini dei popoli diversi dal mio, e fra le altre cose non ho potuto fare a meno di osservare come bevono. Innanzitutto devo dire che la birra australiana è molto buona, e in qualsiasi ritrovo che si rispetti (barbecue, pranzo di famiglia, festa di compleanno, battesimo) ci dev’essere l’esky (frigo portatile) pieno di birra. Anche al pranzo di Natale c’erano le birre nella vasca da bagno e tutti la bevevano dalle bottiglie, non come noi che ai pranzi coi parenti tiriamo fuori i calici di vino..Strano ma divertente! una cosa che non mi è piaciuta molto invece, è che in certe situazioni si tende a non condividere. Mi spiego, alle feste in Italia di solito ognuno porta qualcosa da bere e poi ognuno beve quello che vuole. Invece qui (a capodanno ad esempio) noi avevamo il nostro frigo e gli altri avevano portato il loro. Io avevo addirittura le MIE bottiglie di birra! un po’ triste secondo me..Poi non è che se chiedevo a qualcuno qualcosa da bere non melo dava, ma mi è comunque mancata questa cosa della condivisione. Addirittura, la sera che ero uscita con Ben abbiamo portato delle birre che avevo comprato io a casa della sua amica, e quando siamo andati mi ha fatto portare via quelle che erano avanzate! Comunque restano sempre delle persone simpatiche, disponibili e socievoli, in fondo “paese che vai…

spero che chiunque legga questo resoconto lo trovi interessante, e auguro a tutti di poter fare un’esperienza fantastica come questa..Per qualsiasi domanda, considerazione o correzione contattatemi pure. Grazie per aver avuto la pazienza di leggere!



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