NORMANDIA BRETAGNA e CASTELLI della LOIRA 2
Venerdì, 5 agosto (Santena, Frejus, Modane, Chambery, Burg-en-Bresse, Chalon-sur-Saone, Macon, Auxerre).
Partenza alle 9 da Santena, sono le prime vacanze di un certo impegno che faremo in camper, c’è molta eccitazione e anche un po’ di preoccupazione.
Alle 11 esatte siamo al traforo del Frejus (è stato riaperto ieri dopo l’incendio di due-tre mesi fa) non c’è praticamente nessuno. Lo percorriamo alla velocità prevista e mantenendo, dal mezzo che ci precede, la distanza indicata. Siamo in Francia e non percorreremo nessuna strada a pedaggio, grazie al navigatore Tom Tom GO, riusciremo per tutto il periodo a percorrere stupende strade senza l’esborso di un solo centesimo. L’unico pedaggio in terra francese sarà rappresentato dal costo per percorrere il ponte di Normandia (5 euro).
Sulla strada per Chambery, dopo aver percorso 231 Km, ci fermiamo per il pranzo. A Burg en Bresse sosta carburante ed alle 20 siamo ad Auxerre parcheggiati sulla riva della Senna, in Quai de la Republique, in compagnia di una trentina di altri camper.
Cena verso le 21 e passeggiata nel centro storico con belle case a graticcio. Sabato, 6 agosto (Auxerre, Giverny, Rouen) Uscita con Charlie, prima delle sette, per scattare qualche foto e una lunga passeggiata nel centro storico di Auxerre. Prima di rientrare al camper siamo passati in una boulangerie per l’acquisto della baguette e delle belle bignole giganti alla panna e al caffè destando stupore da parte di Carla.
Partenza da Auxerre verso le 8,30 con destinazione Giverny per vedere la casa ed il giardino di Claude Monet preceduta dalle soste per gasolio, a Villabe e per il pranzo a La Roche-Guion dove siamo giunti alle 12,30.
A Giverny abbiamo parcheggiato a pochi metri dall’ingresso della casa di Claude Monet dove, purtroppo, non hanno lasciato entrare Charlie: per la prima volta è rimasto solo in camper. Abbiamo visitato il giardino (4 euro a persona) e la casa solo da fuori. Acquisto di una riproduzione di un quadro del pittore all’esorbitante cifra di 11 Euro.
Charlie l’ho lasciato sul sedile del passeggero che abbaiava e l’ho ritrovato in piedi sullo stesso sedile, però nel frattempo aveva combinato un po’ di casino all’interno versando anche parte della sua acqua. Alle 18 siamo a Rouen dove decidiamo di fermarsi. Anche qui siamo insieme con altri camper sulla riva della Senna tra i ponti Pont Boildieu e Pont Corneille proprio di fronte alle guglie della cattedrale dall’altra parte del fiume.
Passeggiata nel centro della città: Cattedrale Notre-Dame, belle case a graticcio, piazza dove fu messa al rogo Giovanna D’Arco, Palazzo di Giustizia.
Cena verso le 20,30, poi tentativo di vedere la tv via satellite durante il quale Charlie è sparito, era a giocare con il cane del camper vicino.
Domenica, 7 agosto (Rouen, Quiberville-sur-mer, Fecamp, Etretat) Alle 6,30 sveglia e passeggiata con Charlie per scattare un paio di foto dell’alba su Rouen.
Partenza alle 8,30 in direzione Dieppe in Quai de la Marne dove in un’area di sosta è possibile fare carico e scarico gratuitamente. Programmato il navigatore con l’indirizzo ci ha portato davanti all’ingresso dell’area, erano le 10,30.
Considerato che Dieppe non offre granché ci siamo spostati in direzione Fecamp dove vedremo le prime falesie. Si è fatta una breve sosta a Quiberville-sur-mer per la boulangerie e per assaporare la prima “visita” al mare e per fare la prima passeggiata su una spiaggia normanna dove abbiamo avuto la possibilità di raccogliere le famose pietre bucate caratteristica di Dieppe e dintorni.
A Fecamp, dove siamo arrivati verso le 13, ci siamo sistemati sul molo e qui abbiamo consumato il pranzo poi, in bici, si è percorso il lungomare che corre parallelo alla spiaggia sassosa che si estende dal canale fino alle imponenti falesie.
Verso le 16 partenza per Etretat dove siamo giunti alle 17 e dopo aver cercato invano posto in qualche parcheggio e campeggio, ci siamo sistemati appena fuori dall’abitato in un prato dove c’erano almeno una ventina di camper.
Naturalmente siamo ricorsi alle bici per raggiungere prima il centro e poi le imponenti falesie.
Dalla falesia di Aval si ha una vista magnifica sull’Arco della Manneport (a sinistra), sulla solitaria Guglia (aiguille) alta 70 mt. (di fronte) e dall’altro lato sulla Falaise d’Amont. Il gioco di colori cambia continuamente a seconda dell’ora del giorno e delle condizioni del cielo e del mare.
Fino alle 20 si è passeggiato sulle falesie cercando anche di arrivare ad un faro che però anziché avvicinarsi pareva allontanarsi e così si è fatto ritorno in città lasciandosi attirare, per la cena, dal cibo distribuito da un chiosco e che ho digerito con difficoltà e che a Charlie ha fatto un brutto effetto il giorno dopo. Siamo rientrati al camper ed abbiamo consumato un tè caldo.
Lunedì, 8 agosto (Etretat, Ponte di Normandia, Honfleur, Arromanches) Partiamo da Etretat al mattino alle 8,30 lasciando il nostro particolarissimo punto sosta nel bel mezzo della campagna normanna, c’era un’umidità spaventosa, alle quattro del mattino mi sono svegliato e faceva un gran freddo così ho acceso la stufa.
La direzione è Honfleur che raggiungeremo dopo aver attraversato il Ponte di Normandia.
Il Ponte di Normandia oltre ad essere un prodigio della tecnica, è una vera e propria opera d’arte. E’ a pagamento per le macchine (5 euro, ma ne valgono la pena), gratuito per pedoni, ciclisti e motociclisti, ma attenzione alle forti raffiche di vento. Progettato da M. Virjoleux, il ponte di Normandia conquistò all’epoca, con i suoi 2141 mt., il primato assoluto di lunghezza di ponti a tiranti. Ultimato nel 1995, questo gigante di cemento e acciaio sfida i venti e le leggi della gravità grazie all’unione di due caratteristiche: leggerezza della struttura e resistenza a raffiche di vento fino a 440 km/h. Ogni sera, la “Rhapsodie en bleu et blanc” di Yann Kersalé, un gioco di luci appositamente ideato per completare l’insieme, offre alla vista un meraviglioso spettacolo. Arriviamo a Honfleur alle 10 prendendo posto nell’area di sosta a pagamento (7 euro) con, eventualmente, corrente elettrica della quale non abbiamo bisogno perché con il pannello solare le nostre batterie sono sempre al massimo.
Entrando, un camperista tedesco che se ne andava, ci lascia il proprio biglietto valido fino alle 19 e così non paghiamo.
Via in bici per la bellissima cittadina con Charlie impettito e ammirato da tutti nel suo cestino.
Un affascinante ed animato angolo di Honfleur è rappresentato dalle strade e dalle banchine dell’antico porto, tra l’altro in una di queste stradine c’è ancora il vecchio carcere. Il paesaggio cittadino molto vario, è gioia di pittori e fotografi ed è costituito da begli edifici in pietra. Il bel porto di Honfleur è il luogo ideale per passeggiare senza meta, alla scoperta delle stradine del quartiere di Ste-Catherine, fermandosi ad ammirare le belle facciate in ardesia, le imbarcazioni che scivolano sulle acque del vecchio porto o semplicemente fare una piacevole pausa guardando i pittori all’opera.
Su un piccolo piazzale di fronte al vecchi porto una giostra con cavallini e carrozze in legno completa lo spettacolo. Le note della sua musica sono un dolcissimo connubio con tutto il panorama circostante: si ha la netta impressione che il tempo si sia fermato e che nulla possa interrompere quella magica atmosfera. Staccare lo sguardo è una vera e propria fatica.
Girando per la città si possono vedere belle case a graticcio ed un antico lavatoio.
Abbiamo visitato anche la particolare chiesa di St. Caterina: dopo la Guerra dei Cent’Anni, in mancanza di muratori e architetti, i carpentieri dei cantieri navali di Honfleur decisero di costruire la chiesa della città, a modo loro: l’edificio presenta due navate identiche e due navate laterali. Ogni navata è sormontata da una volta lignea con struttura a vista (sostenuta da colonne in quercia) che forma un interessante soffitto a carena. Prima di lasciare la città ci siamo arrampicati per una stradina in forte salita incontrando una casa con il tetto di paglia. Da lassù un bello spettacolo su Honfleur e sul Ponte di Normandia.
Qui Charlie ha risentito degli assaggi di porcheria mangiati ieri sera e per fortuna che nei pressi c’erano dei bagni così ne abbiamo approfittato per fargli un bel bidè.
Partenza da Honfleur verso le 17 con destinazione le zone dello sbarco del 6 giugno 1944.
Arriviamo ad Arromanches e ci sistemiamo nell’area di sosta a pagamento (4 Euro) posta sulla strada prima del centro abitato su di una falesia che guarda La Manica con i resti del porto artificiale (visibili con la bassa marea). Il porto fu costruito dagli americani per sbarcare merci, mezzi militari per l’invasione e la liberazione dell’Europa.
Al momento del parcheggio discussione con un tedesco secondo il quale avrei sistemato il mio camper troppo vicino al suo. Peccato che io ho parcheggiato correttamente “alla tedesca”, tra le righe che delimitano la piazzola, mentre il suo mezzo era parcheggiato “all’italiana” a cavallo di due piazzole. Poiché non riuscivamo ad intenderci gli ho fatto segno e gridato di fare silenzio e così ha spostato il suo camper. Questi tedeschi sono tedeschi solo a casa loro come escono diventano italiani.
Dopo cena partenza in bicicletta verso Arromanches con sosta obbligata sul fondo del mare (Gold Beach) reso accessibile dalla presenza della bassa marea. Fa un certo effetto pedalare in bicicletta spensieratamente nell’Oceano Atlantico. Qui abbiamo atteso il tramonto (circa le 22) e poi via nella cittadina sede di un bel museo dello sbarco.
Martedì, 9 agosto (Arromanches, Colleville, Barfleur, Cherbourg, Cap Levy) Oggi è il mio compleanno.
Il programma prevede di andare nuovamente ad Arromanches, tralasceremo il museo che abbiamo già visto nel 2002. Parte della mattinata è dedicata all’acquisto di souvenir da portare a casa (Calvados, modellini di jeep, bandiera normanna, maglietta per Enrico che poi in realtà era il regalo di Carla per il mio compleanno, cartoline poi non più ritrovate ecc).
Lasciamo Arromanches verso le 11 mentre è in arrivo l’alta marea che tra non molto ricoprirà la meravigliosa spiaggia sabbiosa Gold Beach sulla quale andavamo in bicicletta ieri sera e che 61 anni fa era rossa del sangue di migliaia di giovani che vennero a liberare l’Europa dal regime nazista.
Andremo a Colleville dove si trova l’imponente e curatissimo cimitero americano che sovrasta la spiaggia di Omaha Beach anch’essa zona dello sbarco. Lasciamo il camper nel grande parcheggio gratuito del cimitero, sistemiamo Charlie nello zaino perché non può entrare, e ci avviamo in quel toccante luogo di silenzio, si sentono solo uccellini e della musica in sottofondo. Notiamo alcune persone, credo parenti di caduti che, sono raccolti in preghiera davanti ad una tomba, altri, davanti ad altre croci parlano probabilmente a chi non c’è più. Sono scene veramente toccanti.
Lasciato il cimitero facciamo sosta, per il pranzo, lungo la strada proprio di fronte ad un bellissimo castello del XVI secolo oggi adibito a bed and breakfast: Chateau Jean Pierre.
Ci dirigiamo poi a Pointe du Hoc, teatro dello sbarco americano del 6 giugno 1944. Questa punta offre un panorama sgombro sulla costa normanna. Massicciamente fortificata dai tedeschi, questa punta costituiva un punto d’osservazione ideale sul litorale. È qui che, all’alba del 6 giugno 1944, apparvero la flotta e le truppe da sbarco americane. Un monumento commemorativo, costituito da un obelisco di granito, segna il bordo della falesia dalla quale si godono splendide viste sul mare fino alla penisola del Cotentin.
La punta, sito di una delle micidiali batterie di artiglieria tedesche, fu sottoposta al bombardamento navale alleato. Si vedono chiari i segni delle voragini lasciate sul terreno dai proiettili ed i numerosi bunker in cemento armato in parte o completamente distrutti dal fuoco americano.
Verso le 17 siamo ST. Mere-Eglise dove nei giorni dello sbarco, un paracadutista americano rimase appeso con il paracadute al tetto della chiesa. Si finse morto e così fu risparmiato dai soldati tedeschi che da terra fecero strage dei soldati alleati che atterravano. A causa del rumore delle campane rimase sordo però vivo. A ricordo di quel episodio oggi si può vedere un manichino di soldato americano appeso al proprio paracadute rimasto impigliato al tetto della chiesa. La giornata volge al termine e ci riserverà una spettacolare serata purtroppo non pienamente goduta da Carla per il mal di denti.
Facciamo una breve sosta a Barfleur per un paio di foto alle buffe barche in secca per la bassa marea e procediamo verso Cherbourg e più esattamente a Cap Levy in un piccolo spiazzo quasi sugli scogli sotto ad un imponente faro.
Considerata la bellezza del luogo decidiamo di passare qui anche la notte.
Tirati fuori tavolo e sedie facciamo cena sul mare alle 21,30 e di lì a poco inizia il tramonto in compagnia del rumore del mare e dei gabbiani che ci svolazzano sopra le teste. Lo spettacolo è indescrivibile e non ci sono parole che possano far rivivere tanta bellezza. Più tardi l’alta marea va a sommergere completamente gli scogli sui quali un paio d’ore prima passeggiavamo con Charlie.
Questa è stata una delle tante occasioni in cui abbiamo potuto godere in pieno della libertà che solo un camper ti può offrire. Infatti questo luogo non era meta del nostro itinerario. L’abbiamo semplicemente trovato seguendo le indicazioni stradali di un faro e percorrendo una stradina piuttosto stretta e tortuosa che ci ha portati in un luogo fantastico e per nulla frequentato se non da persone del luogo. La decisione di fermarsi e passarci la notte è stata univoca e immediata.
Senza camper avremmo sicuramente apprezzato il luogo ma ben presto avremmo dovuto andarcene per cercare ospitalità in qualche alberguccio del luogo che per tanto confortevole potesse essere non ci avrebbe sicuramente offerto le emozioni che abbiamo provato vivendo quel tramonto con alta marea in arrivo e la successiva alba dai colori indescrivibili.
Mercoledì, 10 agosto (Cap Levy, “fine della terra”, Mont Saint Michel) Questa mattina Charlie mi ha svegliato alle 5, la finestra della veranda non era chiusa con la tenda ed era rivolta ad est si poteva vedere uno spettacolo sconvolgente, iniziava ad esserci un po’ di luce sopra il mare, questo non era più sotto di noi come quando siamo andati a dormire ma ora era molto lontano (bassa marea). L’orizzonte si è fatto sempre più luminoso fino a che il sole è spuntato completamente.
Come previsto dall’itinerario, preparato alcuni mesi fa, siamo partiti in direzione il punto più a nord della Normandia con l’intento di essere in serata a Mont Saint Michel.
Partenza quindi da Cap Levi alle ore 8,30, a Cherbourg iniziamo la cosiddetta Route de Capes che ci porta a Cap de la Hague, alle 10 parcheggiamo sul piccolo molo a Goury e poi a spasso sulla punta. In mezzo all’Oceano Atlantico un bel faro. Questa zona i francesi la chiamano “fine della terra” e non ci sono aggettivi per descriverla, è da raggiungere, sedersi su uno scoglio e far spaziare lo sguardo.
Luogo incontaminato ed ampio panorama, questo greto solitario ricoperto di erica si estende in un ambiente selvaggio di estrema bellezza. A malincuore ripartiamo sempre seguendo la costa si è arrivati al Nez de Jobourg, una punta selvaggia battuta dal mare quando non è calmo come lo abbiamo trovato noi. Questo lungo promontorio spoglio e scosceso, interamente cinto da scogli, è il più imponente “finistère” (finis terrae: fine della terra) di La Hague. Per ammirarlo in tutto il suo splendore, il miglior punto d’osservazione è costituito dalla punta di Voidries”. Oltre a scorgere a nord la baia di Écalgrain, il faro, il capo di La Hague e le isole del Canale, si distingue a sud la parte più impressionante della punta di Jobourg. Purtroppo possiamo solo immaginare il grandioso scenario che si presenta quando le onde del mare in tempesta si infrangono rumorosamente contro le rocce! Alle 12 partiamo da Nez de Jobourg ed alle 12 e 40 siamo a Les Pieux a fare la spesa all’Intermarchè da dove ripartiamo alle 13 per fare sosta pranzo a Cap de Carteret. Dopo il pranzo facciamo una passeggiata intorno alla punta e sotto di noi una spiaggia sabbiosa di dimensioni impossibili.
Alle 15 partenza con direzione Granville, Mont Saint Michel dove prendiamo posto nell’area di sosta a pagamento (8 euro/24 ore) a circa duecento metri dall’abbazia e posiziono il camper in modo che dal letto, attraverso la finestra, si possa vedere quella magnificenza.
Lungo i 100 km circa di coste che delineano la baia del Mont Saint Michel, isole, falesie, spiagge e dune si alternano a diverse zone ricche di fauna e flora. Il percorso lungo il litorale del Cotentin riserva magnifiche vedute sul Monte e offre la possibilità di piacevoli passeggiate tra i polder e i terreni erbosi. Prima di tutto, però, è bene conoscere gli orari delle maree. La loro ampiezza nella baia è considerevole e può raggiungere i 14 mt. Di differenza tra il livello di bassa e quello di alta marea, il record in Francia. Dato che il fondo è piatto, i banchi di sabbia si scoprono fino a molto lontano, fino a 15 km. Il flusso sale molto rapidamente, raggiungendo punte di 25-30 km/h. La velocità media a passo d’uomo: 3,75 km/h. Da decenni il Monte si insabbia: il mare deposita ogni anno nella baia circa 1 000 000 di m3 di sedimenti. L’uomo ne è altrettanto responsabile, poiché dalla metà del XIX secolo fino al 1969 ha costruito un certo numero di opere che ha accentuato questa polverizzazione (canalizzazione del Couesnon, diga-strada, diga della caserma…). Eventualmente, è possibile attraversare la baia ma è bene farlo con una guida.
Appena sistemati andiamo a passeggiare e a correre con Charlie sul fondo del mare liberato dall’acqua che dovrebbe trovarsi a circa 15 Km. Di distanza.
Ci allontaniamo per diverse centinaia di metri dal famoso scoglio ed in lontananza scorgiamo gruppi di persone che si sono addentrate ancora di più in quello che tra qualche ora sarà di nuovo l’Oceano Atlantico.
Charlie sembra pazzo di gioia, libero dal guinzaglio corre in lungo e in largo, poi si presenta con un granchio in bocca e inizia il suo gioco preferito: noi cerchiamo di portarglielo via e lui lo addenta e scappa per ridepositarlo in terra e farci credere di poterlo prendere e così via.
Verso le 20 iniziano a suonare le sirene e contemporaneamente gli annunci che è in arrivo l’alta marea. In realtà non arriverà prima di due o tre ore. Sulle mura ci sono due marinai con il compito di tenere sotto controllo l’arrivo di questo fenomeno e con due potenti cannocchiali vedono, a chilometri di distanza, le prime acque in movimento verso di noi. Decidiamo di fare ritorno al camper e cenare. Dopo cena qualche foto con il tramonto e poi torniamo all’interno dell’abbazia affollata di persone. Ormai Mont Saint Michel, ora magistralmente illuminato, è accerchiato dal mare.
Ci mettiamo a dormire dopo aver dato un’ultimo sguardo all’abbazia dal letto.
Oggi termina la Normandia perché Mont Saint Michel è proprio sul confine con la Bretagna. Per i normanni l’abbazia è in Normandia, per i bretoni è in Bretagna a noi piace immaginare che sia in mezzo e che quindi appartenga ad entrambe le splendide regioni.
Mont Saint Michel normanno ci ha offerto un grandissimo spettacolo ma Mont Saint Michel bretone, domani mattina, non si dimostrerà inferiore anzi….
Buonanotte a domani.
Giovedì, 11 agosto (Mont Saint Michel, Saint Malo) Questa mattina alle 5 e 30 Charlie è venuto a svegliarmi forse, considerato che passa gran parte della notte vicino alla finestra, voleva rendermi partecipe della grande sorpresa: L’abbazia non si vedeva più, l’illuminazione era stata spenta, il sole non era ancora sorto e lei (l’abbazia) era avvolta in una spessa nebbia.
Il tempo di indossare qualcosa e fuori di corsa con Charlie e la macchina fotografica. C’erano altri due o tre che fotografavano invece Charlie è l’unico cane che può abbaiare di aver visto sorgere Mont Saint Michel dal nulla. Faceva abbastanza freddo ma lo spettacolo valeva anche un raffreddore. Pian piano con l’avvicinarsi del sorgere del sole la nebbia iniziava a diradarsi e scopriva a pezzi il monte, era un susseguirsi di immagini sempre diverse dalle precedenti. Con la definitiva presenza del sole si è venuta a formare l’immagine normale che tutti possono vedere. Pochi possono ammirare quello che, per merito di Charlie, abbiamo visto e che da solo giustifica il viaggio.
Considerato che questo è solo l’inizio della Bretagna che cosa vedremo nei prossimi giorni? Ore 9 partenza direzione Cancale che vediamo dall’alto e seguendo la Route de la Baie facciamo una sosta alla Pointe du Grouin dove alcuni camper hanno passato la notte. Prima di mezzogiorno partiamo per Saint Malo dove ci sistemiamo al camping de la Citè d’Alet in allè Gaston Buy a 2 km dalla città vecchia di St. Malo. (costo 17,70 euro dei quali 2,20 per Charlie che ha utilizzato per la prima volta il passaporto).
Dopo pranzo io e Charlie abbiamo dormito e Carla ha fatto il bucato.
Alle 17, in bicicletta, ci siamo diretti nella vecchia St. Malo, passeggiata sulla cerchia muraria del XII sec. Scampata alle bombe del 1944. Attraverso la porte Saint-Vincent, si arriva ai bastioni, costruiti a partire dal XII secolo e rimasti intatti dopo i bombardamenti del 1944. Superata la Grande Porte, si può scorgere lo stretto istmo che collega la città vecchia ai suoi sobborghi. Di bastione in bastione, si costeggiano le case dei ricchi armatori di Saint-Malo, scoprendo magnifici scorci, sia verso la città, ricostruita pietra su pietra, sia verso il mare. Una passeggiata da non perdere.
Alle 22 cena in pizzeria nei pressi del campeggio. Breve passeggiata nel porticciolo e rientro dopo la mezzanotte.
Venerdì, 12 agosto (Saint Malo, Cap Frehel, Binic) Questa mattina il cielo è bretone, nuvole bianche, grigie e nere e qualche spiraglio di sole ogni tanto.
Carichiamo acqua in campeggio e poi partenza per Fort la Latte dove c’è un brutto e polverosissimo parcheggio nel quale non troviamo posto quindi ci spostiamo a Cap Frehel dove sicuramente troveremo anche perché e a pagamento 4 euro/24 ore quindi si può anche pernottare. A Forte la Latte, che dista 4 km, ci andremo in bici.
Visto che sono le 12,30 decidiamo di pranzare per poi fare un lungo pomeriggio in giro. Partiamo verso Fort La Latte ma non in bicicletta bensì a piedi lungo un sentiero sulla Cote d’Emeraude (costa di smeraldo – Una successione di paesaggi grandiosi a volte a picco sul mare, a volte in mezzo a piante e cespugli di more ma per la maggior parte il sentiero corre in mezzo a distese di erica viola , lilla, rosa. Il sentiero conduce a Fort la Latte dove arriviamo dopo un percorso di 4 km e quasi due ore di cammino, Charlie trotterella felice libero dal guinzaglio. Fort la Latte è un edificio fortificato molto ben conservato situato in una posizione che offre una vista indimenticabile sul Cap Fréhel e sulla Côte d’Émeraude. Stessa camminata per il ritorno per poi visitare la punta di Cap Frehel, un promontorio da restare senza fiato! A destra si erge l’illustre profilo del Fort La Latte. Una leggenda racconta che nell’antichità, era possibile raggiungere le isole normanne a piedi. Gli studiosi hanno dimostrato l’assurdità del racconto; tuttavia, nella baia di Frênaye, alcuni scorgono sotto le acque più basse un sentiero lastricato. Tentativo per visitare il faro ma essendo le 18 non è più permesso. Dall’alto dei suoi 33 mt., questo faro domina il magnifico sito del Cap Fréhel. Il faro (145 scalini), costruito nel 1950, utilizza una lampada ad arco alimentata a xeno; la portata della sua luce varia da 200 mt. (nebbia molto fitta) a 120 km. (bel tempo). Alle 19 decidiamo di partire tanto fino alle 22 è chiaro, ci fermiamo a fare una foto a Sables d’or-le Pines e quindi ci sistemiamo a Binic in un’area di sosta (possibilità di scarico) Boulevard Clemenceau, vicino ad una postazione di pompieri. È un po’ rumorosa in quanto dietro passa la strada.
Dopo cena passeggiata sul lungomare del grazioso centro balneare e quindi a letto presto a smaltire la fatica dell’escursione, andata e ritorno, tra Cap Frehel e Fort la Latte.
Sabato, 13 agosto (Binic, Ciurcuito delle Falesie, Costa di granito rosa, St. Thegonnec) Questa mattina destinazione Costa di granito rosa anche se ne abbiamo trovata traccia a Cap Frehel. Dobbiamo prima trovare un supermercato. Se non si trovava era meglio, tra le altre cose abbiamo comprato 9 limoni di grandezza normale costo euro 4,05. Con il costo di un limone francese in Italia se ne comprano un kg.
Credo che in Francia rispetto all’Italia siano convenienti solo le ostriche e un po’ il gasolio ma solo quello venduto presso i parcheggi dei supermercati.
Anche le mele, prodotte in grandissime quantità costano sui 4 euro al chilo, non parliamo poi di pesche o di albicocche, conviene comprare oro.
A Lanloup iniziamo la strada chiamata Circuito delle falesie, facciamo brevi soste a Pointe Berjule, Point de Minard, Point de Bilfot. Il percorso è disseminato di villette stupende con giardini ben curati e colmi di fiori e quasi tutte senza recinzione o con recinzioni solo figurative molto basse con piccoli cancelletti.
Da Abbaje de Beaupont a Pointe de Guilben (stradina stretta ed alquanto dissestata). Anche se il panorama ha la sua importanza non merita la fatica di arrampicarsi con il camper tenuto conto delle condizioni della strada. Per fortuna a tratti è senso unico. Non ci fermiamo, diamo uno sguardo dal camper e ripartiamo per Paimpol. La strada passa in mezzo a classiche casette bretoni in pietra con tetti spioventi in ardesia e le classiche finestrelle delle mansarde.
Arrivati a Poumanch ore 12,45, trovato parcheggio in una piazza a poca distanza dal Sentiero dei Doganieri nella Costa di granito rosa. La costa prende il nome dagli scogli di granito rosa che affiorano lungo le spiagge, le calette e gli isolotti del litorale.
Oggi per la prima volta dopo splendide giornate di sole e cielo azzurro fa freddo. Il cielo è livido e tipicamente bretone. Dopo pranzo, ben vestiti, abbiamo seguito le indicazioni per il faro ed il sentiero dei Doganieri. Lo spettacolo che si è presentato ai nostri occhi è stato stupefacente. Le rocce di granito rosa che formano la scogliera sono state modellate dal vento ed hanno forme morbide ed arrotondate. Questo sito naturale, uno dei più belli della Bretagna, presenta rocce di tutte le forme e di tutte le misure lungo il mare, di fronte all’arcipelago delle Sette Isole. Nei giorni di tempesta, la visione è fantastica. Il punto più interessante è la punta di Squéouel, costituita da rocce gigantesche. Percorrendo il parco, si potranno scoprire forme curiose, come la “Tartaruga”, il “Fungo”, il “Coniglio”, il “Teschio”, il “Piede”…
Il faro è costruito interamente in granito rosa come, d’altra parte, tutte le case del borgo, è posizionato su una punta e l’effetto che fornisce agli occhi è di una candelina su una torta di profitterol al cioccolato. Qualche goccia di pioggia ha accompagnato la nostra passeggiata sul sentiero dei Doganieri dove abbiamo scoperto altre formazioni rocciose che imperano su piccole spiaggette e scogliere lambite da un’acqua limpida e trasparente.
Per fortuna il vento ha allontanato la pioggia così abbiamo avuto modo di terminare la nostra escursione in tutta tranquillità con Charlie che trotterella allegramente dietro di noi per poi fermarsi ogni tanto a sniffare qualche cespuglio interessante e lasciare quindi il proprio segno.
Tornati al parcheggio abbiamo optato per un piccolo giro nella borgata ricca di locali e negozietti dove abbiamo acquistato qualche souvenir per Enrico e Mara e ci siamo concessi un gelato.
Per strada, sotto una pioggerellina fine, ci siamo consultati un attimo e abbiamo deciso di dirigerci verso Morlaix e se ce la faremo, arrivare fino a St. Thegonnec oppure a Guimillau dove passeremo la notte.
Durante il trasferimento, dopo aver visto una bassa marea eccezionale a 20 Km. Da Morlaix (spiaggiona che si estendeva per qualche km.) abbiamo deciso di assistere all’arrivo dell’alta marea e pertanto abbiamo cambiato destinazione e ci dirigiamo ora verso Carantec, nella baia di Morlaix, dove ci dovrebbe essere un punto sosta in prossimità della spiaggia.
Alle 18 e 40 arrivati a Carantec attraverso un furioso temporale che ci ha tenuto compagnia da Morlaix a qui.
Carantec non ci è assolutamente piaciuta quindi abbiamo deciso di proseguire fino a St. Thegonnec dove ci siamo sistemati in una bella area di sosta con le piazzole separate da siepi e complete di tavolo e panche per picnic.
Erano le 20, abbiamo cenato e fatto un breve giro del paese a vedere un bel complesso parrocchiale con tanto di Calvario. Domenica, 14 agosto (ST. Thegonnec, Lilia, Portsall, Pointe de Kerderiel) Dopo esserci alzati alle sette, aver fatto carico e scarico nell’area di sosta, acquistato baguette e dolcetto, qualche foto alla vecchia chiesa, alle 8,45 eravamo pronti a partire in direzione Lilia (40 Km) situata sulla costa nord-ovest della Bretagna, dove c’è il faro dell’isola di Vierge. Il faro dell’île Vierge, costruito nel 1902 (Brignogan), con i suoi 82 metri e mezzo di altezza (se si vuole visitare si percorrono 392 gradini) è il più alto d’Europa e il più grande del mondo in pietra tagliata. Il tempo pare volga al bello dopo una serata di pioggia e una notte con raffiche di vento e scrosci d’acqua.
Arrivati a Lilia alle 10,20 abbiamo fatto una passeggiata lungo mare con un paesaggio a dir poco eccezionale e dopo aver percorso la strada per 300 mt. Subito dopo una curva ci siamo trovati di fronte al faro in tutta la sua grandiosità. La scena che ci circonda è indescrivibile e surreale; la bassa marea, le alghe color senape, rocce scure, il cielo livido, le barche che ondeggiavano leggermente ed un pescatore che pulisce due pescioni appena pescati con i gabbiani che volano a pelo d’acqua e che rompono il silenzio con il loro canto.
E’ veramente stupendo.
Questa è una zona turisticamente sconosciuta, le scritte sono in bretone, pochissimi camper incontrati nei paraggi, nessuno italiano, è un luogo che merita la visita.
Ripartiamo con l’intenzione di fare tutta la costa prima di scendere a Brest. Prossima tappa prevista Portsall dove siamo arrivati alle 12,10. Dopo aver sistemato il camper abbiamo iniziato la passeggiata nel piccolo centro di pescatori.
Abbiamo potuto vedere l’enorme ancora appartenuta alla nave petroliera Amoco Cadiz affondata qui davanti con tutto il suo carico di greggio nel 1978 distruggendo coste, scogliere, spiagge, fauna marina. Oggi per fortuna non c’è più traccia di quell’immane disastro.
A Portsall abbiamo trovato una festa locale e ne abbiamo approfittato per consumare il pranzo preparato da un’associazione del posto a base di zuppa di pesce (stupenda) sardine giganti alla griglia e le immancabili patatine fritte.
Rientrati al camper soddisfatti siamo ripartiti verso le 14 e fatta sosta nei pressi di Argenton dove abbiamo visto una bella spiaggia di sabbia bianca con un comodo parcheggio per il camper e così indossati i costumi siamo andati in spiaggia.
Charlie era pazzo di gioia correva saltellando guardandosi bene dall’entrare nell’acqua gelata nonostante dall’acqua io lo chiamassi.
Siamo ripartiti alle 17 percorrendo la Route Turistique de Landunvez, alle 18 eravamo Pointe de St. Mathieu dove c’è un bel faro bianco e rosso costruito nel 1835 e soprannominato “La prua del mondo antico” che, non si è potuto visitare perché non lasciavano entrare Charlie e così ce ne siamo andati.
Sosta per cena e pernottamento a Pointe de Kerderiel: uno stagno da un lato e l’Oceano dall’altra con Brest e la sua rada sullo sfondo.
Siamo solo noi ed un camper francese.
Alle 22 circa uno stupendo tramonto sulla rada di Brest. Nel frattempo stava arrivando l’alta marea, alle 22,30 lo spettacolo è al massimo del suo splendore: in lontananza le luci di Brest ed in primo piano le sagome scure delle barche che ondeggiano sull’acqua illuminata da un crepuscolo senza fine.
Lunedì, 15 agosto (Pointe de Kerderiel, Pointe des Espagnoles, Pointe de Penir, Pointe de Dinan e Pointe de la Chevre, Duarnenez) Questa mattina il camper era completamente ed abbondantemente bagnato dall’umidità in quanto fermi tra le rive del mare e di uno stagno. Approfitto per pulirlo esternamente asciugandolo. Carla ha rimesso a posto dentro e così alle 9 siamo partiti fermandoci a Le Fau per il solito acquisto della baguette giornaliera. Il tempo è splendido, abbiamo fatto un giretto per il paese notando belle case di pietra e ardesia.
Oggi visiteremo la penisola di Crozon o meglio le sue splendide Pointe. Un litorale eccezionale e selvaggio, battuto in teoria dal mare e dai venti. La croce della penisola di Crozon stende i suoi bracci di fronte al mare aperto. In nessun altro luogo, se non alla punta del Raz, la costa e il mare raggiungono una tale austera bellezza. Da qui, lo sguardo è colpito dal vertiginoso strapiombo dei promontori, dalla colorazione delle rocce e dalla violenza dei flutti che si infrangono sulle scogliere. I migliori panorami si offrono alla vista dalla punta degli Espagnols, che permette di ammirare la rada di Brest, dalla splendida punta di Penhir, da quella di Dinan, situata più a sud, e infine dal Cap de la Chèvre che chiude la baia di Douarnenez.
Alle 11 eravamo alla Pointe des Espagnoles, una posizione privilegiata per scoprire tutta la rada di Brest. Situata di fronte a Brest, questa punta deve il nome a una guarnigione spagnola che intraprese la costruzione di un forte nel 1594. Oggi, il sito offre un bellissimo panorama sulla stretta dominata da Brest, l’estuario dell’Elorn, il ponte Albert-Louppe, il ponte dell’Iroise, la penisola di Plougastel al termine della punta dell’Armorique, e il fondo della rada. Successivamente abbiamo raggiunto Camaret-sur-mer e da li siamo arrivati, alle 12, a Pointe de Penir. Si vedeva benissimo ST. Mathieu e con il binocolo si è riconosciuto il faro bianco e rosso. Si vedono inoltre molto bene Pointe de Dinan e Pointe de la Chevre che raggiungeremo oggi pomeriggio.
Forse la più bella fra le quattro punte della penisola di Crozon. Questa punta della penisola di Crozon, che domina il mare da un’altezza di 70 m, offre un panorama indimenticabile. A strapiombo della scogliera spuntano tre magnifiche rocce, chiamate Tas de Pois. A sinistra si scorge la punta di Dinan, mentre a destra si stagliano la punta di St-Mathieu. Sul lato opposto si distinguono a sinistra la punta del Raz e l’isola di Sein, a destra l’isola di Ouessant. Abbiamo pranzato su questa punta ed alle 14,30 siamo ripartiti facendo però una sosta solo dopo 500 mt. Infatti abbiamo notato sulla sinistra il memoriale dedicato alla Battaglia dell’Atlantico dove, con nostra grande sorpresa, oltre a reperti bellici abbiamo scoperto che l’intera collina o meglio falesia è tutta una fortificazione, costruita dai tedeschi, con bunker e passaggi sotterranei. Il luogo è veramente impressionante al pari dello spettacolo che offre il mare.
Arrivati a Cap de la Chevre verso le 16, area molto vasta con panorama sull’oceano aperto e riconoscimento delle Pointe de Penhir e Mathieu ma meno bella di Penhir quindi giro veloce, anche qui brughiera di erica disseminata di sentieri che percorrono tutta la punta dove c’è un osservatorio della marina militare.
Ripartiti per Pointe de Dinan dove siamo arrivati verso 16,30: spettacolo eccezionale, stupefacente. Forse lo spettacolo che offre questa punta è il migliore visto fin’ora. Essendo in posizione aperta ovunque giri lo sguardo è una gioia per gli occhi: scogliere, falesie, golfi, spiaggette, grotte nella roccia, archi naturali ecc. Le stradine che conducono alla punta passano in mezzo ad una estensione di erica rosa, lilla, viola di una rigogliosità ed una bellezza indescrivibile.
Ripartiti alle 17,30 appena usciti dal parcheggio, sull’unica strada che porta alla punta, un camper parcheggiato sulla destra con tre ragazzi, uno alla guida e due a terra che in mezzo alla gente che passava a piedi scaricavano tranquillamente le acque grigie belle insaponate sulla strada. Complimenti. Dimenticavo la nazionalità del camper e presumo anche degli occupanti: naturalmente italiana. Ci siamo fermati a Duarnenez per la cena ed il pernottamento sistemandoci in un piazzale sterrato con al fondo un magazzino di antiquariato e dall’altra parte una bella spiaggia sabbiosa. Qui tollerano i camper anche se non è un’area adibita alla loro sosta. L’importante è fare attenzione e lasciare libero il passaggio al magazzino di antiquariato.
Ieri sera verso le 23, mentre Carla si guardava “i miserabili” sulla televisione italiana, io e Charlie abbiamo fatto un giro in spiaggia proprio mentre arrivava l’alta marea, il mare avanzava e per non bagnarsi indietreggiavamo continuamente.
Martedì, 16 agosto (Duarnenez, Pointe du Van, Pointe du Raz, Point de Penmarch, Concarneau) Anche questa mattina un po’ di stufa accesa è stata gradita.
Partenza poco prima delle 9 con destinazione due mitiche punte: Point du Van e soprattutto du Raz.
Prima di lasciare Duarnenez abbiamo fatto un salto al vecchio porto per vedere il museo del battello da pesca, apre alle 10,30 quindi ci siamo accontentati di vedere i battelli dal molo visto che sono in acqua. Una stupefacente collezione di imbarcazioni. Allestito in un antico conservificio, questo museo riunisce un eccezionale collezione (60 unità) di battelli da pesca, da trasporto e da diporto, francesi e stranieri. Il “curragh” irlandese affianca il “coracle” gallese o l'”oselvar” norvegese, i battelli con bordi a fasciame sovrapposto affiancano quelli a bordo libero. Per tutti gli amanti della navigazione, ma anche per i curiosi.
Poco dopo le 10 eravamo a Pointe du Van, un capo austero dai magnifici panorami. La punta del Van si trova all’estremità meridionale della baia di Douarnenez, sopra alla famosa punta del Raz. Al pari della sua vicina, questa prominenza offre alla vista splendidi paesaggi e un capo austero, costantemente battuto dai venti, ad eccezione della giornata di oggi. Dal sentiero mal delimitato che consente di farne il giro si hanno belle viste sul litorale: punte di Cap de la Chèvre, punta di Penhir, “Tas de Pois” e, di fronte, la punta di St-Mathieu. Alle 11,30 eravamo a Pointe du Raz che è considerato il più bel promontorio della Bretagna. Promontorio circondato, anche qui eccezion fatta per oggi, da onde, venti, correnti, la punta du Raz è l’estremità occidentale della Cornovaglia. Questo sito eccezionale attira moltissima gente in estate. Calpestata, sfigurata, la punta è stata recentemente riabilitata. La vista, eccezionale, è sul tumultuoso raz de Sein, punteggiato di numerosi scogli lacerati. Alcuni sono occupati da fari o da boe. Durante una tempesta, lo spettacolo è fantastico e spaventoso. Al largo della punta del Raz si profilano l’isola di Sein e il faro della Vieille. Dopo pranzo avevo intenzione di dormire un po’ in veranda ma Charlie, agitato per l’assenza di Carla non me lo ha permesso. Carla era andata a fare shopping nei numerosi negozietti presenti su questa punta dove il parcheggio, con possibilità anche di pernottamento, è a pagamento, 5 euro. Intorno alle 17 eravamo parcheggiati sotto il faro di Eckmuh sulla Pointe de Penmarch. Anche qui Charlie non sarebbe potuto entrare ma essendo una delle ultime possibilità di visita ad un faro ho cercato di tenerlo nascosto, la bigliettaia non ha visto e così siamo saliti fino in cima da dove si gode un grande spettacolo compresa Pointe du Raz. Davanti, tra il faro e l’Oceano, ci sono un osservatorio della marina ed il vecchio faro nel quale sono stati ricavati gli alloggi dei marinai dell’osservatorio. All’uscita abbiamo acquistato l’orologio da muro.
Alle 19,30 eravamo parcheggiati a Concarneau sul lungomare sopra la spiaggia molto vicini al centro dove ci siamo recati dopo cena. Era in corso una festa, il Festival del pesce azzurro dove abbiamo acquistato tonno e sardine in scatola che saranno pronte per essere mangiate non prima di febbraio prossimo. Passeggiata nella cittadella affollatissima di gente per i numerosi negozietti tutti aperti.
Le stradine della cittadella occupano un isolotto di forma irregolare, lungo 350 mt. E largo 100 mt., unito alla terra ferma da due ponticelli divisi da un insieme fortificato. È circondata da spesse mura, innalzate nel XIV sec. E completate nel XVII sec. Attraverso le feritoie si può ammirare la città: il porto interno, i pescherecci ormeggiati, il mercato. L’ingresso della cittadella è uno dei luoghi più frequentati della Bretagna.
Rientrati al camper abbiamo deciso di spostarsi in un luogo più tranquillo e siamo andati nell’area per camper alla ex stazione ferroviaria (Rue de la Gare).
Mercoledì, 17 agosto (Concarneau, Penisola di Quiberon) Al mattino passeggiata per Concarneau, la cittadella era irriconoscibile completamente deserta, iniziavano a piazzare le bancarelle di ostriche.
Alle 10 siamo partiti alla volta della penisola di Quiberon e considerato che avevamo nuovamente esigenze di bucato, batterie telefoni scariche ecc. Ci siamo sistemati (alle 14) al camping Beausejour in Boulevard du Parco a St. Julien.
Siamo arrivati un po’ tardi a causa del gran traffico che abbiamo trovato soprattutto sull’unica strada della penisola.
Dopo aver pranzato e un po’ riposato (Carla ha fatto il bucato) ci siamo fatti una bella doccia, si è cenato presto ed in bicicletta abbiamo raggiunto il centro di Quiberon proseguendo fino alla Pointe du Conguel. Quando ormai era buio, parcheggiate le bici siamo andati a spasso sul lungomare di Quiberon concedendosi un buon gelato.
A mezzanotte, con Charlie sempre nel cestino e avvolto in un maglione per il fresco, rientro difficoltoso al camper in quanto non ci ricordavamo la strada fatta all’andata e qui devo ammettere che se non era per Carla io il campeggio non lo avrei ritrovato.
Giovedì, 18 agosto (Penisola di Quiberon, Guerande: Tappa di avvicinamento ai Castelli della Loira) Mentre Carla faceva colazione, io e Charlie in bicicletta siamo andati al vicino LIDL a fare scorta d’acqua ed al nostro rientro abbiamo deciso che Carla sarebbe andata in spiaggia, proprio di fronte al campeggio, mentre io e Charlie sempre con l’immancabile bicicletta e cestino saremmo andati a vedere un pezzo di costa selvaggia (Cote Sauvage) che è situata sul lato occidentale della penisola del Quiberon, questa costa inospitale, oggi protetta dal Conservatoire du littoral, è un susseguirsi di falesie frastagliate. Grotte, spaccature e abissi si alternano a spiaggette di sabbia fine sulle quali le onde si infrangono rotolando (attenzione, divieto di balneazione a causa delle onde di fondo). Rocce di ogni grandezza e profilo creano corridoi in cui il mare forma vortici mugghianti. La punta del Percho, a nord, è il punto panoramico migliore per osservare il fenomeno.
Abbiamo pranzato all’una in quanto alle 14 dobbiamo lasciare il campeggio (in realtà dovevamo lasciarlo entro le 12 ma siamo riusciti ad avere un abbuono di due ore).
Continueremo ad andare verso sud per avvicinarsi ai Castelli della Loira passando per il Golfo di Morbihan.
Per i nostri gusti il Golfo di Morbihan si può tranquillamente evitare, è un luogo di lusso ed i camper non sono proprio i benvenuti.
Vedendo sulla strada indicazioni che mandavano ad un mulino a marea, le abbiamo seguite e, trovato il mulino non si è potuto visitare in quanto era in restauro. Ci trovavamo a Kernes dove comunque abbiamo potuto scaricare il serbatoio delle acque grigie che era al limite.
Per la cena ed il pernottamento ci fermiamo a Guerande e sostiamo nel parcheggio Athanor che si trova su un piazzale asfaltato che è all’angolo dell’edificio della Posta vicinissimo alla Polizia Municipale ed al cimitero.
Dopo cena, a piedi, abbiamo raggiunto il centro che è racchiuso in alte mura, qui ho acquistato le carte con i fari di francesi.
Venerdì, 19 agosto (Guerande, Le Croisic, St. Nazaire, Montjean) Partenza alle 9 per un’altra tappa di avvicinamento ai Castelli della Loira che sono il prossimo vero obiettivo del viaggio.
In ogni caso, percorrendo la strada che attraversa le saline nella rada di Le Croisic, ci fermiamo sulla strada, nei pressi di Kervalet, per vedere come avviene la raccolta e preleviamo, non autorizzati, un sacchetto di sale.
Facciamo sosta a Le Croisic e scopriamo che è una cittadina molto, molto carina ed abbiamo anche constatato che pratica, in genere, prezzi inferiori rispetto ad altri centri visitati.
Abbiamo fatto una lunga passeggiata sul molo che porta fino alla Pointe du Croisic dove c’è un bel faro. Ai lati del molo, considerato che c’era bassa marea, un numero impressionante di uomini, donne, ragazzi, giovani, anziani tutti freneticamente intenti a cercare frutti di mare.
Partenza seguendo la strada costiera (Cote Sauvage) che offre stupendi scenari sulla costa rocciosa alternati a spiaggette sabbiose destinate a scomparire con l’alta marea. Questa zona non ha niente da invidiare alla penisola di Quiberon.
Passiamo sul lungomare di La Baule con a fianco l’immensa spiaggia oggi battuta da un vento fortissimo che solleva la sabbia.
Facciamo una sosta sul mare prima di St. Nazaire, dalle 15 alle 17 cioè fino a che la marea ha fatto scomparire la spiaggetta sulla quale ci eravamo fermati.
Ci rimettiamo in cammino e ben presto si raggiunge il maestoso ponte sull’estuario della Loira. Lungo 3356 mt., questo ponte attraversa la Loira e la domina da un’altezza di 61 mt. C’è molto vento che soffia lateralmente e siamo un po’ preoccupati, fino all’ultimo ci siamo chiesti se era o meno il caso di percorrere il ponte pur sapendo che se non l’avessimo fatto ci sarebbe mancato e così superata l’ultima uscita possibile per evitarlo non c’è rimasta alternativa. Non abbiamo sentito particolari effetti del vento forse perché andavamo molto piano per il traffico in ogni caso è stato molto suggestivo. Sulla destra si sono notano i Cantieri Navali de l’Atlantique.
Così dopo la Normandia anche la Bretagna è andata. Purtroppo.
Alle 20,30 eravamo a Montjean e vista l’ora abbiamo deciso di fare sosta per la cena ed il pernottamento. A fianco del parcheggio individuato si teneva una festa locale e così abbiamo approfittato per fare cena in compagnia a base di porchetta ed uno stupendo contorno di fagioli oltre ad una buona insalata di mare con riso, salmone affumicato e crostata di mele.
La festa è proseguita con le esibizioni di gruppi folcloristici provenienti da Sri Lanka, Equador e Ucraina.
A mezzanotte un po’ infreddoliti siamo andati a dormire e nel pieno della notte alcuni deficienti tra i quali uno in motorino ci hanno svegliato. Per fortuna , dopo un’ora, un bel temporale gli ha spento i bollenti spiriti e li ha mandati a dormire.
Sabato, 20 agosto (Montjean, Rigny-Ussè, Azay-le-Rideau, Villandry) Oggi è una bella giornata, partiamo alle 9 per i Castelli della Loira. Breve sosta ad Angers della quale vediamo di sfuggita il Castello e la Cattedrale di una altezza sbalorditiva.
Ripartiti percorriamo la strada che passa per il parco della Loira e costeggiamo il fiume per diversi km. Notiamo moltissimi campeggi e aree picnic su tutto il percorso.
Veloce sosta a Saumur per una foto al castello innalzato sul piedistallo che domina sulla Loira, ha un aspetto fiero con le sue torri dai tetti a punta. All’altezza dei centri abitati un po’ più grandi, troviamo quasi sempre un ponte che attraversa il fiume. Ne percorriamo alcuni per seguire più da vicino la Loira zigzagando cosi da una sponda all’altra. Il percorso è piacevole, il panorama rilassante, traffico quasi nullo e clima giusto: sole caldo e aria fresca.
Sosta a Chinon dove su uno sperone roccioso è costruita la più grande fortezza di Francia.
All’uscita da Chinon un gregge di pecoroni travestiti da umani attraversa la strada in modo sparpagliato fuori dalle strisce pedonali non molto distanti. Indico ad una pecorona quasi sotto al camper che non va bene ed un pecorone che non ce l’ha fatta ad attraversare mi urla :<< Fermarti no>>? Eccolo, mi pareva sono italiani, ci facciamo riconoscere dappertutto e allora visto che tanto ci avevano riconosciuti, il pecorone si è preso dello stronzo ed il consiglio ad attraversare sulle strisce.
Alle 13 raggiungiamo Rigny-Ussè e parcheggiamo proprio sotto al castello, pranziamo e visitiamo il castello.
Questo castello è considerato il Palazzo della Bella Addormentata nel Bosco infatti al suo interno è stata ricostruita la favola. Situato al limitare del bosco di Chinon e affacciato sul fiume Indre, il castello d’Ussé ha ispirato Charles Perrault per la favola della Bella Addormentata nel Bosco. Questa massa bianca costruita in tufo calcareo, una pietra locale, si innalza sulle fondamenta di una fortezza dell’XI sec. La camera del re, tappezzata di seta con motivi cinesi, era prevista nel caso in cui il sovrano passasse da quelle parti.
Giudizio: Buono.
Verso le 16 ci siamo diretti al castello di Azay-le-Rideau trovando posto al parcheggio P2 riservato ai bus ma c’erano solo camper. C’era stata sconsigliata la visita all’interno così aspettiamo le 18,15 ed entriamo con 3 euro anziché sette a testa e vediamo solo l’esterno. Costruito parzialmente sul fiume Indre, questo, che era un gioiello, si dovrebbe riflettere nelle acque che lo circondano. A forma di L, era un tempo fortificato ma è diventato in seguito un’elegante dimora.
Non sappiamo l’interno (sconsigliato) ma l’esterno è veramente deludente, mal tenuto, scrostato, tutto intorno all’edificio sarebbe prevista l’acqua e c’è solo qualche pozzanghera piena di rifiuti, l’erba del parco completamente secca. Inaudito con tutta l’acqua che hanno a disposizione.
Giudizio: molto deludente.
Il prossimo castello sarà quello di Villandry, dove arriviamo dopo le 19. Parcheggiamo a non più di 200 mt. Dal castello in un piazzale riservato ai camper e dove c’è anche una toilette che ho utilizzato per scaricare le acque nere.
Dopo cena una breve passeggiata fino all’ingresso del castello che visiteremo domani mattina.
Domenica, 21 agosto (Villandry, Chenonceaux, Amboise) Il tempo sembra promettere bene, ieri pomeriggio, nel trasferimento a Villandry, abbiamo preso un leggero temporale. Questa mattina abbiamo dedicato tre ore alla visita del castello e dei suoi giardini. Costruito alla fine del rinascimento, il castello de Villandry ha conservato il mastio della fortezza originaria. Annunciando gli albori dell’architettura classica, sorprende soprattutto per la decorazione spagnola. La sala con soffitto proveniente da Toledo è stata arredata dallo spagnolo Carvallo, che ha arredato il castello, di sua proprietà, con mobili e quadri spagnoli.
Per quanto riguarda i giardini di Villandry, si entra nell’universo dei giardini all’italiana di epoca rinascimentale, che variano seguendo le stagioni rivelando ogni volta un volto nuovo. Sulle tre terrazze , si potranno ammirare il giardino d’acqua circondato di tigli, il giardino decorativo ornamentale composto da bossi e cespugli che disegnano forme geometriche come la croce di Malta, della Linguadoca e dei Paesi Baschi, l’orto ornamentale dove si potrà ammirare l’immensa varietà di colori creata dalla verdura e dagli alberi da frutta. Infine, tra l’orto e la chiesa, quello che viene chiamato il giardino dei “semplici” contiene erbe aromatiche e medicinali. Dall’alto del mastio, si potrà godere di una splendida vista su queste aiuole ordinate, curate, rese ancor più belle dalla presenza di canali, fontane e cascatelle che conferiscono freschezza all’insieme. È uno dei parchi più belli di Francia.
Giudizio: Molto buono.
Alle 13.30, dopo aver pranzato, siamo partiti alla volta del castello di Chenonceaux. Durante il tragitto, 14 km. Prima della meta, abbiamo fatto una sosta per carico e scarico a Le May comune di D’Athée-sur-Cher in una bella e comoda area ben segnalata, completamente gratuita. Da notare che al punto acqua ci sono numerosi biglietti di ringraziamento lasciati dai camperisti, abbiamo aggiunto anche il nostro.
Arrivati al castello parcheggiamo gratuitamente all’interno nell’area per camper e iniziamo la visita percorrendo un lungo viale alberato. Fiabesca passerella di pietra bianca che attraversa il fiume Cher, questo castello, dedicato a numerose donne (fra cui Diana di Poitiers) si compone di tre parti: un mastio, una costruzione rinascimentale decorata da torrette, una lunga galleria voluta da Caterina de’ Medici. Dipinti, mobili e arazzi arredano l’edificio. Giardini in stile rinascimentale, che anticipano quelli del secolo di Luigi XIV, si estendono ai suoi piedi. Al pianterreno si trova la sala delle guardie, con pavimento in maiolica, seguita da una splendida cappella in cui si potrà ammirare il bassorilievo di una Madonna con Bambino del XVI sec. La visita continua con la stanza di Diana di Poitiers decorata da un caminetto di Jean Goujon. All’estremità del vestibolo principale inizia la galleria che attraversa il fiume Cher per 60 mt. Nella stanza di Francesco I, sontuose tele decorano i muri, come Le tre Grazie di Van Loo e una Diana di Poitiers Cacciatrice del Primaticcio. Attraverso un sontuoso scalone, uno dei primi a rampa dritta, si accede al primo piano. Dopo un vestibolo, si visiteranno la Camera delle Cinque Regine, quella di Caterina de’ Medici, di Cesare di Vendôme e di Gabriella d’Estrées. Le cucine che si trovano nei piloni cavi del castello hanno un imponente mobilio; l’office, la dispensa, la macelleria, la cucina e il refettorio del personale costituiscono le principali parti di questo stupefacente insieme. Giudizio: un gioiello del Rinascimento che si riflette nelle acque del fiume Cher.
Alle 17,30 partiamo da Chenceaux diretti ad Amboise dove arriviamo alle 17,50 e parcheggiamo appena fuori dal centro in un parcheggio libero sotto le piante in Quai du General De Gaulle di fronte ad una pizzeria alla quale ricorreremo per la cena, in attesa della quale andiamo a fare un giro nella città in bicicletta.
Chi ha visto il castello prima di noi non ha manifestato un grande entusiasmo e così abbiamo deciso di saltarlo anche perché dopo aver visto Chenceaux forse si sarebbe dimostrato una delusione. Cena in camper a base di pizza il cui prezzo non è in base agli ingredienti ma in base al diametro. ( 7 euro/piccola per Carla – 10 euro/media per me). Lunedì, 22 agosto (Amboise, Chaumont, Chambord, Bourges) Partiamo da Amboise alle 9 con bel tempo, attraversiamo il fiume e ci fermiamo per fare una foto al castello e ad una enorme statua in bronzo di Leonardo da Vinci che qui è sepolto.
Ci fermiamo a Chaumont, parcheggiamo a fianco della Loira e a piedi ci arrampichiamo verso il Castello, che vediamo solo esternamente, attraverso un parco di pini secolari su ognuno dei quali Charlie ha lasciato il suo segno.
Alle 11 e 30 siamo a Cheverny per la visita dell’omonino castello, in camper ci eravamo preparati i panini da consumare nel parco del castello ma quando siamo arrivati all’ingresso la bigliettaia ci ha detto che Charlie non poteva entrare, a nulla è valsa la nostra insistenza, a nulla è servito dire che in tutti gli altri castelli è entrato senza problemi, al guinzaglio nel parco in braccio nel castello. Non ci è rimasto che rinunciare. Per quanto,forse, sarà stato bello questo castello non valeva sicuramente il sacrificio nostro e di Charlie di lasciarlo da solo in camper sotto al sole per diverse ore. Di quel castello non abbiamo voluto vedere neanche una cartolina, proprio non esiste.
E tutto sommato è andata bene così perché ci ha permesso di dedicare più tempo al castello di Chambord al cui interno abbiamo utilizzato molto anche le biciclette.
Arriviamo a Chambord verso le 12,30 dopo aver percorso prima una lunga strada in mezzo ad un bosco poi siamo entrati nella parte recintata del Parco di Chambord continuando a percorrere una strada sempre dritta. Dopo oltre quattro Km. Dall’entrata nel parco intravediamo il castello. Parcheggio gratuito in uno dei tanti piazzali. Consumiamo il pranzo a base di panini non consumati a Villandry e tirate fuori le bici raggiungiamo il castello. Giriamo in lungo ed in largo i suoi lunghi e dritti viali bianchi e poi ci avventuriamo sempre in bici nel percorso detto del “Cardinale”. E’ un percorso che si fa con il castello alle spalle, costeggia un canale d’acqua che abbraccia la base del castello e dopo almeno un chilometro attraversiamo grazie ad un ponte. Rifacciamo il percorso, a ritroso sempre lungo il canale, con frequenti soste per mangiare qualche buona mora fino a raggiungere nuovamente il castello.
Parcheggiate le bici facciamo il biglietto per l’interno e Charlie? Nessun problema. In realtà poi all’entrata hanno voluto che mettessimo Charlie all’interno dello zaino. Evidentemente Charlie ha capito e non ha opposto resistenza, come fece al cimitero di Colleville, poi una volta dentro l’ho preso in braccio come tutte le altre volte ed abbiamo girato indisturbati. Il castello, immenso, sormontato da 365 camini e da torri che ricordano l’epoca medievale, è uno dei più significativi esempi dell’architettura rinascimentale ed il più grande fra i castelli della Loira. Francesco I lo fece costruire a partire dal 1518. 1800 operai presero parte a questa grandiosa impresa. La dimora reale viene terminata solo nel 1545, ma Francesco I muore due anni dopo. Dal 1547 al 1559, è Enrico II, suo figlio, che prosegue i lavori e fa costruire la cappella. Luigi XIV vi soggiorna nove volte fra il 1660 e il 1685 e stabilisce il suo appartamento al centro della facciata principale; la sua presenza si accompagna a quella di Molière, che vi mette in scena per la prima volta, nel 1670, Il Borghese Gentiluomo. Nel 1809, Napoleone offre il castello al maresciallo Bertiehr, che però lo trascura. Il conte di Chambord, che non riuscì a diventare re nel 1871, è uno degli ultimi proprietari del castello, prima che lo Stato lo riscatti nel 1932. A pianta feudale (un quadrilatero circondato da quattro torri che racchiude un mastio a quattro torri), possiede 440 stanze e numerose scale, fra cui il famoso scalone centrale a doppia spirale. Dalla meravigliosa terrazza, si possono osservare il parco e la foresta circostante, molto ricca di selvaggina. Non si conosce con certezza il nome dell’architetto, ma è sicuro che Leonardo da Vinci, allora alla corte di Francesco I, abbia partecipato alla progettazione di questo castello.
Giudizio: al pari o leggermente inferiore rispetto a Chenoceaux.
Rientro al camper e verso le 17,30 partenza per Bourges, il viaggio è praticamente al termine. Arriviamo a Bourges intorno alle 19,30 e ci sistemiamo in Place des Marroniers in un parcheggio libero e comodo per la presenza di una toilette a pagamento (euro 0,40) dove ho scaricato le acque nere.
Dopo cena passeggiata in centro con veduta esterna della bellissima Cattedrale magistralmente illuminata. La pioggia ha fatto accelerare il ritorno al camper e ci ha tenuto compagnia per tutta la notte.
Martedì, 23 agosto (Bourges, St. Laurent-sur-Saone, Chambery, Bourgneuf) Partenza alle 8,45 con il cielo grigio e la temperatura autunnale, Sostiamo per il pranzo alle 12,45 a St. Laurent-sur-Saone siamo in riva al fiume e continua a piovere. Ci siamo ricordati che da qui siamo passati all’andata, infatti avevamo fatto un po’ di coda sul ponte oggi attraversato in senso inverso rispetto a venti giorni fa.
Siamo ripartiti verso le 15 e 30 facendo una sosta sul lago nei pressi di Aix-en-le-Bains, abbiamo attraversato Chambery che è assolutamente inospitale per i camper e ci siamo fermati per la cena e la notte a Bourgneuf 20 km. Dopo Chambery.
Inizialmente abbiamo parcheggiato davanti al cimitero poi un tizio del vicino ristorante ci ha detto che potevamo parcheggiare nel piazzale vicino al ristorante dove c’è anche il camper service ed infatti abbiamo scaricato le acque grigie. Forse pensava a due clienti in più. Faceva anche pizzeria ma la più economica costava 7,50 euro, mentre una poco più condita 10 euro. Abbiamo optato per le nostre riserve alimentari.
Mercoledì, 24 agosto (Bourgneuf, Modane, Lanslebourg, Passo del Moncenisio, Santena) Partenza alle ore 8,45 per l’ultima giornata di questa vacanza.
Ci fermiamo 20 Km. Prima di Lanslebourg, dove c’è un comodo parcheggio in prossimità di un complesso di forti, ben conservati (Esseillon) e dove c’è la più grande strada ferrata di Francia ed uno spettacolare ponte detto del Diavolo che attraversa un precipizio impressionante.
La sosta per il pranzo l’abbiamo fatta sulle rive del lago del M. Cenisio ancora in territorio francese dove ci siamo fermati fino alle 15 considerato che c’era un bel sole.
Nuova sosta un po’ più in basso per fare scorta di acqua montana da bere a casa dove siamo arrivati alle 17,15.
Conclusioni Siamo partiti pieni di entusiasmo ma con qualche timore considerato che questo era il nostro primo lungo viaggio in camper e per di più in un paese straniero. I timori iniziali sono però ben presto svaniti per lasciare il posto ad una certa dimestichezza nelle funzioni di tutti i giorni e negli spostamenti. Abbiamo trovato veramente molte aree di carico e scarico tutte gratuite. Soprattutto Normandia e Bretagna sono da considerarsi delle isole felici per i camperisti.
Il fatto di aver organizzato il viaggio in precedenza stabilendo i luoghi da visitare e trascrivendo tutto in comode dispense facilmente consultabili durante gli spostamenti, ha fatto si che abbiamo guadagnato tempo prezioso che ci ha consentito di vedere moltissimi posti.
Il navigatore Tom-Tom, da noi chiamato amichevolmente Tom, ci ha dato un grosso contributo tanto da farsi considerare indispensabile soprattutto per reperire facilmente le aree si sosta ma non solo. Le strade che abbiamo percorso (Nazionali e Dipartimentali) si sono rivelate veramente belle, spaziose, ben segnalate, poco frequentate e soprattutto senza pedaggio. L’esperienza è stata più che positiva anche in relazione al fatto che i luoghi visitati sono veramente eccezionali. Durante questo viaggio abbiamo privilegiato la visita delle coste normanne e bretoni che offrono spettacoli naturali di una bellezza indescrivibile. Abbiamo volutamente tralasciato la visita delle città in quanto le avevamo già viste con un viaggio organizzato nel 2002.
Altro elemento eccezionale che ci ha facilitato sicuramente il viaggio è stato offerto da un tempo splendido. Siamo partiti con la consapevolezza di trovare il classico tempo nordico con nuvoloni grigi, pioggerellina frequente e mare mosso. Abbiamo invece trovato un cielo di un azzurro intenso, zero nuvole e purtroppo mare piatto: INCREDIBILE. In venti giorni ne abbiamo trovati tre nuvolosi ed una notte di pioggia. Il sole caldo durante il giorno ci ha regalato un bel colorito alla nostra pelle ed il fresco della sera ci ha concesso ottime dormite. Il nostro viaggio è finito in bellezza fra i castelli della Loira.
Sarà perché eravamo alla fine del viaggio, sarà perché avevamo, fino a quel momento, visto luoghi ove la natura ha dato il meglio di se e più di una volta ci ha lasciati sbalorditi da tanta bellezza, dobbiamo dire che nonostante la maestosità e la positività del luogo, la zona dei castelli non ci ha entusiasmato poi così tanto. Forse troppo normali e scontati? Così non si può dire delle scogliere. Forse perché noi abitiamo in un luogo dove ci sono numerosissime ex residenze reali tanto da indurci a giudicare bello ma non così eccezionale un luogo così decantato e gettonato come i Castelli della Loira. Concludiamo dicendo che la nostra è stata una vera e propria scorribanda fra punte, baie, scogliere, falesie, spiaggette, spiaggione, porticcioli, fari, barche in secca, gabbiani, erica, granito, ardesia, fiumi, estuari e ponti maestosi.
Sono mancati all’appello il cielo nordico e l’oceano infuriato ma lo spettacolo non è sicuramente mancato. Carla, Franco e Charlie.