Thailandia: il paese del sorriso 2
Grazie alle sollecitazioni della mia ragazza, alle notizie raccolte su internet, su guide e riviste specializzate, ed ai consigli dei nostri amici, ci siamo decisi di farne la meta delle nostre vacanze.
Prenotando solo i voli da e per l’Italia con la nostra conoscenza abbastanza maccheronica dell’inglese ma con molta buona volontà e predisposizione al sapersi “arrangiare” e al non perdersi mai d’animo, siamo riusciti a trascorrere 24 giorni fantastici in questo paese strepitoso.
Oggi mi sento di consigliare un viaggio del genere a tutti coloro che amano conoscere posti e persone più che grandi hotels e camerieri, a tutti quelli che desiderano immergersi nella natura e nella storia piuttosto che vederla di corsa dai finestrini chiusi di un pulmino con aria condizionata.
Per questo ho creato questo sito (www.Thailab.Info), per dare qualche idea, qualche consiglio e per raccontare un viaggio veramente molto bello.
11 agosto 2002 domenica San Marino – Bangkok – Ayuthaya.
Finalmente si parte! In auto (ci accompagnano) da San Marino a Bologna dove prendiamo il volo che, via Francoforte, ci porta diretti fino a Bangkok. Viaggiamo tutta la notte e arriviamo in in perfetto orario, a conferma della ben nota efficenza teutonica della Lufhtansa.
12 agosto 2002 lunedì Bangkok – Ayuthaya.
Dall’aeroporto della capitale Thailandese andiamo a piedi, semplicemente attraversando un cavalcavia pedonale, alla stazione ferroviaria di Donmuang.
Ci siamo solo noi due di razza occidentale tra decine e decine di thai locali che, tra veditori ambulanti di cibo e generi vari, tranquilli attendono i loro treni.
Riusciamo a fare due biglietti (51 bath cadauno) di terza classe per Ayuthaya un pò facendoci capire e molto grazie alla cortesia dei bigliettai che si prestano in mille modi per aiutarci. E’ da sottolineare che tutti gli orari ferroviari sono scritti in caratteri thai, che noi assolutamente non comprendiamo.
Per le dimensioni e le strutture della stazione, sembra di essere in piena thailandia rurale eppure i biglietti vengono stampati col computer e sopra vi sono indicati il numero di carrozza e di sedili che in tale maniera ci vengono riservati.
Il treno è stracolmo di gente in ogni dove e mentre stiamo pensando che il sistema di prenotazione funziona peggio che in Italia e di dover fare tutto il tragitto (1 ora circa) in piedi, arriva una specie di superpoliziotto ferroviario che gentilmente ma con efficacia mette tutti a sedere al proprio posto in meno di un minuto.
Arrivati ad Ayuthaya prendiamo un tuk-tuk e ci facciamo portare all’ Hotel Ayothaya scelto, mentre eravamo sul treno, tra quelli indicati sulla nostra guida L.P.
Il tuk-tuk equivale ad un nostro apecar. Ti fanno salire sul cassone, sempre super addobbato e molto personalizzato, e ti sballottano alla massima velocità per le vie del centro, frenando sempre all’ultimo minuto ed infilandosi in ogni pertugio del traffico.
L’hotel dispone di aria condizionata, Tv, frigo doccia calda e WC in camera e ci costa 1000 bath a notte (ne passeremo due qui) e nel complesso è un pò vecchiotto, ma non è male e c’è pure la piscina.
Si è fatta notte e girando per il mercato, pieno di venditori di cibo (almeno dicono che sia cibo), magliette e DVD alquanto non-originali, ci ritroviamo a cenare in un tipico localino in legno (da “Pa-Toi”) proprio di fronte alle rovine della città antica illuminate da magnifici fuochi artificiali prima e dai lampi di un breve ma intenso temporale poi. 13 agosto 2002 martedì Ayuthaya.
Ci alziamo e dopo avere fatto colazione per strada con biscotti e succhi d’arancia (80 bath), affittiamo due biciclette (80 bath per tutto il giorno) per visitare i templi e le magnifiche rovine della città.
Assolutamente da non perdere, questo Parco Storico dichiarato Patrimonio dell’Umanita dall’Unesco è agevolmente visitabile in bici grazie sia alla morfologia pianeggiante del terreno che all’ottimo stato di mantenimente dei percorsi e delle strade che collegano i vari siti archeologici.
Unica avvertenza: occhio al sole! Infatti, seppure il cielo fosse stato costantemente nuvoloso e nonostante le creme protettive usate, a sera possiamo vantare una bella abbronzatura rosso-aragosta da muratore. Da non perdere i vari Wat Ratburana, i tre grandi Chedi del Wat Phra Si Sanphet, il tempio bianco di Phu Khao Thong, gli splendidi monasteri (tra cui il Wat Yai Chai Mongkhon) immersi in una quiete irreale, tra prati verdissimi e statue di buddha addobbate con vesti gialle (ce n’era una distesa, bellissima).
A sera passiamo in stazione per prenotare il treno che domani ci portera da Ayuthaya a Phitsanulok (un rapido di seconda classe, dalle 08:11 alle 12:51, costo 350 bath cadauno).
Cena da “Malakor” (ancora di fronte alle antiche rovine, magnificamente esaltate da fari che le colorano di dolci tinte arancio) dove gustiamo riso con gamberi, gamberi fritti e zuccotto di riso, frutte varie e acqua (che consigliamo di bere solo da bottiglie sigillate) il tutto veramente buono ed alla modica cifra di 200 bath.
Oggi abbiamo fatto una scarpinata che non finiva più. In compenso abbiamo visto un sacco di templi, tutti belli, molti elefanti e una vegetazione fantastica. Abbiamo anche notato che tutta la gente del posto, mentre pedalavamo sotto il sole del mezzogiorno, ci guardava come se vedessero due marziani in bicicletta. A pranzo abbiamo mangiato riso con vongole e spezie varie in un baracchino molto tipico dove c’eravamo solo noi ed i venditori.
Stasera abbiamo il di dietro rotto per colpa della sella, tanto da sperare di non salire piu in bici per tutto il resto delle vacanze. Ed ora a nanna.
14 agosto 2002 mercoledì Ayuthaya – Phitsanulok.
Paghiamo l’Hotel, prendiamo un tuk-tuk per la stazione (40 bath) e alle 8:20 partiamo in perfetto orario col treno di seconda classe diretti a Phitsanulok. Questo treno è un pò meglio di quello preso un paio di giorni fa. Ci sono i sedili reclinabili ed c’è parecchio spazio per le gambe, i ventilatori girevoli appesi al soffitto assieme ai finestrini tutti aperti al massimo danno una notevole e gradita aerazione.
Alle 9:30 siamo a Lopburi e riusciamo, pur senza scendere dal treno, a vedere le famose scimmie che l’hanno letteralmente invasa.
Ad ogni stazione salgono e scendono in continuazione vari venditori ambulanti di cibo e, come un pò tutti i thailandesi presenti sul treno, anche noi ci azzardiamo ad acquistare qualcosa. Noi prendiamo riso con pollo (20 bath), del buon gelato al cocco (5 bath), bibite ed acqua ma in vendita c’era di tutto dal pesce seccato sotto sale a pezzi di carne consevato in uno strano e poco attraente liquido rossastro, da verdure mai viste prima a dolci allo spiedo molto graditi ai locali che non abbiamo avuto il coraggio di assaggiare.
Il treno arriva a Phitsanulok almeno un’ora dopo il previsto e l’ultima mezz’ora, mentre tentiamo di capire quale possa essere la stazione dove dobbiamo scendere, la passiamo assieme ad una coppia di milanesi che tentano la nostra stessa impresa (arrivare a Chiang Mai in treno con tappe intermedie per visitare le antiche capitale del Regno Siam).
Arriviamo sfatti dal caldo e passiamo all’Information della stazione dove ci spiegano, mostrandocene addirittura una foto, che per Chiang Mai c’è un diretto di 2^ classe che fà anche servizio cuccette.Meno male, perchè parte alle 22:00! Prendiamo un tuk-tuk (40 bath) per l’Hotel Thep Nakorn (scelto sulla L.P. In treno) che ci costa 600 bath a notte.
Ci facciamo una meritata e necessaria doccia e, dopo avere cambiato 200 dollari USA, torniamo alla stazione dove prenotiamo una “sleeping upstair e downstair” sul rapido di domani notte (costo: sopra 290 e sotto 340 bath).
Facciamo un giro in centro dove in un banchettino del mercato ci mangiamo dei tagliolini trasparenti con soia, uova, arachidi, gamberini minucoli e verdurine. Vorremmo dell’acqua fresca (e in bottiglia ben chiusa) e siccome non ne hanno, andiamo io e la signore proprietaria del banchetto del cibo in una bottega lì di fianco a comprarla: fantastico! Tra l’altro il cibo è ottimo e spendiamo solo 20 bath.
Facciamo una tappa in tuk-tuk (40 bath) ai templi a nord della cittadina (che per il resto è ben poco interessante) e da qui arriviamo al lungofiume per vedere le abbastanza famose “case galleggianti” che lo contraddistinguono.
Ci fermiamo che è ormai sera sulle gradinate dell’argine del fiume che sono mirabilmente adornate con tappeti, cuscini dai colori caldissimi e tavolini in legno ognuno con la propria candela o lampada accesa.
Ci facciamo un paio di bibite comodamente seduti ascoltando la musica diffusa dai vari venditori di bevande e cibi.
Sul fiume le case galleggianti, oggi per lo più trasformate in eleganti ristoranti per turisti, riflettono le luci di centinaia di lumini e luci che ne delineano le forme nel crepuscolo della sera thailandese.
Lasciamo questa magica atmosfera per tornare in centro, in tuk-tuk ovviamente, e passiamo alla bus station per controllare gli orari della corriera che domani ci porterà a Sukhothai.
Facciamo un altro giretto in centro, che è abbastanza animato e con pochissimi occidentali, dove assaggiamo degli spiedini di calamari fritti (10 bath l’uno) e dolci locali molto buoni.
15 agosto 2005 giovedì ferragosto Phitsanulok – Sukhothai Sveglia all’alba, di nuovo. Lasciamo l’hotel e ne prendiamo un altro (Hotel Asia, veramente molto economico – 200 bath) per lasciare le nostre valigie e potere fare una doccia stasera prima di prendere il treno notturno per Chiang Mai.
Oggi prendiamo un samlor, cioè una specie di risciò a pedali, con cui un tipo secco secco, che non capisce una sola parola d’inglese, ci fa fare il giro di mezza città prima di arrivare (per caso?) al stazione dei pulman dove volevamo andare. Gli diamo 30 bath e prendiamo il bus air-conditioned per Sukhothai che ci costa 84 bath a persona.
Sulla corriera, con la quale non abbiamo avuto nessun problema, reincontriamo la coppia di milanesi conosciuta sul treno.
Arrivati al Parco Storico di Sukhothai, noleggiamo di nuovo due biciclette (20 bath cad.) e paghiamo il biglietto di ingresso (320 bath a testa) e poi, via di nuovo tra rovine meravigliose, pedalando in parchi verdeggianti curatissimi ed in mezzo a cento laghetti e fiumiciattoli dall’acqua limpida.
C’è però un sole boia ed un caldo porco: per fortuna soffia un gradevole venticello.
Da venditori ambulanti, compriamo e mangiamo il pomelo (che sarebbe tipo un grosso pompelmo) ed i lichi (grappoli di acini simili a quelli dell’uva da sbucciare).
Ci fermiamo a mangiare in un locale veramente tipico con solo 4 thailandesi ad un altro tavolo e neanche l’ombra di un “farang”. Ordiniamo due risi (uno col pollo e l’altro con le verdure) alla padrona che non capisce una parola di inglese. Ordiniamo in thailandese, chissà che cosa arriverà? Stamattina abbiamo visto un sacco di Bhudda, alcuni veramente belli (soprattutto quello del Wat Si Chum che era gigantesco). Avevavamo detto che non avremmo più preso la bici e invece abbiamo dovuto cambiare idea, almeno queste di oggi sono meglio di quelle di Ayuthaya! Il riso è arrivato (proprio quello che avevamo ordinato) ed è veramente buono. Tanto buono che ne prendiamo un altro, stavolta coi gamberetti (khao phat kung). Arriva anche questo nel solito piatto con forchetta e cucchiaio (qui non danno mai i coltelli) ed è squisito pure questo. Ottimo pure il conto: 80 bath in tutto.
Continuiamo a pedalare tutto il pomeriggio ammirando altre bellissime rovine in un parco fantastico, conservate tra prati deliziosi e una miriade di canali, laghetti ed isolotti. Se non fosse per il gran caldo sarebbe da non fermarsi mai. Prima di lasciare il Parco Storico, visitiamo pure il museo.
Riprendiamo il bus, in verità siamo sul cassone di un camioncino, che fa da navetta tra la “old-city” e new-Sukhothai (10 bath a testa) e da quì prendiamo un bus air-conditioned (veramente scassato) che ci riporterà a Phitsanulok (costo 32 bath a testa).
Con un tuk-tuk andiamo a recuperare le nostre valigie (che avevamo lasciato in deposito all’hotel Thep Nakorn) e ci facciamo portare all’hotel Asia.
Questo si rivela una vera “monnezza”! Però noi dobbiamo solo farci una doccia (tra l’altro l’acqua è fredda) e cambiarci prima del viaggio in treno che ci attende stanotte.
Cena veloce con spaghetti di riso (30 bath) e poi compriamo un pò di dolci tipici per il viaggio. Finalmente ci laviamo: puzzavamo come mufloni! Prendiamo lo “sleeping-train” dove ci attendono 8 ore di viaggio e le nostre cuccette sono, una sopra e l’altra sotto, le ultime due del treno. Il vagone letto è composto da brande (dotate di lenzuola e coperte, in verità molto pulite) ai lati del corridoio centrale e da questo divise solo da tende che i finestrini semi aperti fanno svolazzare da tutte le parti. Non c’è l’ombra di un occidentale, ma tutti si mostrano molto cordiali tra loro e con noi.
Sembriamo un pò accampati, ovviamente dalle foto viste alla stazione il treno sembrava molto ma molto meglio, ma l’importante è arrivare sani e salvi a Chiang Mai! Il viaggio prosegue con altri 18 giorni di racconti interessanti e suggerimenti da cogliere al volo. Visita il nostro sito se vuoi ulteriori notizie o mandaci una mail, saremo felicissimi di risponderti.
Ciao Gigi e Cristina.
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