Tour Madagascar
05/08 Giornata interminabile di attesa e notizie frammentarie, dopo essere stati trasportati in aeroporto ci aspettano altre lunghe ore in cui la stanchezza ci mette tutti a dura prova. Finalmente tutto sembra pronto, ci imbarchiamo e verso le 17.30 partiamo.
06/08 Viaggiamo tutta la notte. Siamo stanchi dopo tante ore in piedi e lo stres subito.
Il nostro tour subisce una piccola modifica, saltiamo la prima tappa, la notte ad Antsirabe.
Arriviamo ad Antananarivo alle 03.45 della mattina. C’è buio, fa freddo. Dopo una fila interminabile per ottenere il visto d’ingresso, finalmente ritiriamo i nostri bagagli.
Usciamo dall’aeroporto e incontriamo Titi, la nostra guida-autista locale, con addosso una giacca a vento rossa ed un sorriso carico di entusiasmo. Gli chiedo se conosce la cittadina di Tanjombato appena fuori Tanà e gli spiego che abbiamo delle bambine in adozione a distanza e che ho portato apposta per tutti dei regali e delle medicine e per incontrare suor Paola, la responsabile della Missione Vincenziana.
Lungo il percorso scopro che Titi ha 34 anni, la nostra stessa età, è magro, alto, ha i baffi e i capelli nerissimi. E’ un po’ timido, ma molto cortese e dolce.
Per le strade c’è un sacco di gente nonostante sia ancora buio. I negozietti che aprono, gente che corre, donne che portano ceste sulla testa con ortaggi o pane, una città piena di vita. Arriviamo alla missione dopo aver girato attorno a Tanà , il sole sta sorgendo ed io sono molto emozionata per l’incontro che sto per fare. Alcuni bambini corrono a chiamare suor Paola e dopo poco ci compare una suora minuta e piccola, molto dolce e altrettanto emozionata, ci abbraccia e riceve con gioia i nostri doni. Ci fermiamo qualche istante a parlare con lei, ma dobbiamo riprendere la nostra strada per Antsirabe (169 km circa 3ore e mezzo).
Attraversiamo diversi villaggi con case in terra rossa, le campagne sono verdissime e ammiro la tipica coltivazione a terrazze degli altopiani. Antsirabe è una cittadina ricca di costruzioni coloniali, vediamo tantissimi pousse pousse e facciamo un giro in un mercatino colorato: frutta, verdura, oggetti in stagno e tessuti. Risaliamo in macchina e passiamo per Ambatolampy cittadina famosa per la lavorazione dello stagno, utensili e pentole appesi ed impilati fuori dai negozi.
Il paesaggio è montuoso, specchi d’acqua ovunque nelle coltivazioni a terrazza, risaie, verde brillante.
Ad Ambositra pranziamo con Titi che ci consiglia piatti tipici a base di riso e carne di maiale o riso accompagnato da una pappetta verde di foglie di manioca. Visitiamo poi la cittadina ricca di botteghe per la lavorazione del legno, produzione di oggetti intarsiati con disegni geometrici e negozi che vendono oggetti in paglia di tutti i colori.
254 km circa 8 ore di strada tortuosa per raggiungere in serata il Parco Nazionale di Ranomafana – Hotel Setam Lodge. 07/08 Ore 8.00 iniziamo la nostra visita al Parco Nazionale di Ranomafana, pioviggina e fa freddo. Questo parco è stato creato nel 1986 ed il suo territorio è prevalentemente montuoso, ricoperto da foreste e ricco di corsi d’acqua che attraversano la fitta vegetazione. La visita la parco non inizia tanto bene: a causa delle abbondanti piogge del giorno precedente, c’è molto fango e si scivola, ed il freddo rende più difficile avvistare i lemuri.
Per accedere al Parco è obbligatorio affidarsi ad una guida ANGAP, l’ente nazionale che gestisce i parchi e si prende cura della loro manutenzione.
Ci addentriamo nella foresta seguendo un sentiero, troviamo due lemuri notturni rannicchiati sugli alberi (lepilemure) e avvistiamo anche tre tipi di lemuri diurni: lemure dal ventre rosso, lemure dalla fronte rossa e l’indri, il più grande dei lemuri. Questo vive in piccoli branchi, si nutre di foglie e salta da un ramo all’altro.
Al termine dell’escursione partiamo verso la città di Fianarantsoa, facciamo numerose soste per fotografare le montagne con le coltivazione a terrazze, villaggi e le case della tribù dei Betsileo, fatte di mattoni rossi e ricoperte d’argilla con tetto a punta. Vediamo numerosi forni per la cottura dei mattoncini d’argilla. Ci fermiamo in un piccolo villaggio dove tanti bambini ci corrono incontro per farci festa, si lasciano fotografare tranquilli e ridono quando si rivedono nei nostri display. Hanno giochi semplici, trottole, carretti e cerchi in legno che fanno andare con un bastone.
Fianarantsoa è la seconda città del Madagascar, fondata nel 1830 per volere della regina che voleva creare un centro tra Tanà e la parte più meridionale del paese.
Dopo pranzo visitiamo la parte alta della città, la parte vecchia. Camminiamo tra le viuzze acciottolate e vediamo la cattedrale del 1890 , arrivati alla sommità del monte godiamo di un panorama stupendo, la città nuova resta di sotto e tutt’attorno le montagne. Bambini ovunque, vogliono fare amicizia e chiedono doni. Titì ci scorta in questa passeggiata e ci porta poi in un punto panoramico da dove si può vedere il lago Anosy in lontananza tra le montagne.
Usciamo dalla città e ci troviamo in un territorio completamente rurale, montagne verdissime e risaie ovunque che rispecchiano i colori del cielo al tramonto, sono senza fiato per la bellezza di questo posto. Lungo la strada incontriamo tantissima gente che torna dal lavoro nei campi portando ceste di verdura colme e i loro zebù usati nel lavoro dei campi. Sono cordiali e ci sorridono.
Hotel du Lac.
08/08 Al nostro risveglio il lago davanti all’hotel è coperto da un sottile strato di nebbia, è presto e la luce è quella delicata dell’alba.
Partenza ore 7.00 per Ambalavao, cittadina famosa per il grande mercato degli zebù che richiama allevatori da tutta l’isola. Ci fermiamo per una breve sosta alla cartiera di Antaimoro, dove viene fabbricata una carta decorata con petali di fiori.
Ad Ambalavao visitiamo velocemente anche il mercato generale, dove tra grida assordanti dei venditori si può trovare un po’ di tutto. Vediamo poi il mercato degli zebù che consiste poi in grandi recinti dove all’interno si trovano gli zebù destinati alla vendita e tutt’attorno gli allevatori. C’è veramente un sacco di gente, quasi tutti uomini, ed un sacco di bambini che si arrampicano sulla recinzione e ci osservano con stupore. Titì ci spiega che a questa vendita partecipano persone che arrivano anche dalla capitale e che poi con la loro mandria camminano anche più di un mese per raggiunge- re la loro casa, e altre vengono portate con le navi nelle vicine isole Comore, Seychelles e Reunion. Lo zebù è molto importante per la vita dei malgasci, oltre ad essere un popolo di allevatori, viene usato anche in agricoltura per trainare i carri o dissodare il terreno nelle risaie, esso ha anche notevole importanza nei matrimoni e nei funerali. Nella tribù dei Bara vige l’usanza che lo sposo offra ai genitori della futura moglie almeno uno zebù che deve essere rubato da un altro villaggio, dando così prova di coraggio. Nei funerali o cerimonia della seconda sepoltura, gli zebù vengono sacrificati agli dei.
Ci fermiamo per una breve visita alla Riserva Anjaha che ospita una piccola colonia di lemuri catta ed alcune tombe della tribù Betsileo.
Ripartiamo verso il Parco dell’Isalo, il paesaggio diventa sempre più arido, ci sono montagne di granito grigio e le verdi pianure lasciano il posto alla prateria, distese di sterpaglia, termitai e qualche albero da frutta presso i villaggi (mango e papaia). Il sole è caldo e la strada è quasi tutta dritta, e Titì ci regala la vista del tramonto dalla famosa “finestra “ sull’Isalo, una roccia con una spaccatura quadrata che sembra fatta apposta per fare da cornice al sole che tramonta.
Ranohira Hotel Relais de la Reine, bellissimo giardino in mezzo al deserto e alle rocce. 09/08 Alle 7.00 partiamo per la cittadina di Ranohira dove incontriamo la nostra guida ANGAP, Honorien, e paghiamo il biglietto per l’ingresso nel Parco. Honorien ci spiega che i soldi del biglietto vanno all’ANGAP che li utilizza in parte per curare i parchi, renderli accessibili ai visitatori e apportare miglioramenti e in parte per pagare le guide.
Vediamo alcune tombe del popolo dei Bara e ci spiega la cerimonia della commemorazione dei morti, usanza per cui avviene una prima sepoltura alla morte e in seguito nell’anniversario, il corpo viene riesumato e sepolto in una tomba definitiva più in alto nella roccia, di solito incassato in una caverna e poi chiusa con tante pietre. Il corpo viene pulito e ravvolto in un lenzuolo nuovo e viene fatta una grande festa con tutti i parenti ed il villaggio intero.
Ci mostra la pianta dell’aloe, baobab nano e la pianta di nome “tapia” dove di solito i bachi da seta vi fanno il bozzolo.
Il Parco dell’Isalo fornisce panorami stupendi, ammiriamo distese di praterie dorate, montagne di roccia scavate dall’erosione dalle diverse sfumature di colore, giallo-verde i licheni, arancio per il ferro e bianco del calcare.
Proseguendo si vedono profondi canyon dove in fondo scorre un corso d’acqua e tutt’attorno c’è la foresta pluviale, foglie verdissime, muschio e goccioline d’acqua che cadono ovunque, vediamo la bella piscina naturale alimentata da una cascata.
Lungo il percorso arriviamo poi ad una zona adibita a campeggio con piazzole per montare le tende, zona cucina, tavoli in pietra e le docce. Decidiamo di consumare il nostro pranzo al sacco qui e veniamo circondati da una famiglia di lemuri bruni e diversi lemuri catta, che cercano di rubarci il cibo, gli do un pezzettino di banana e riesco facilmente a toccarne uno.
Proseguiamo poi per vedere la Piscina Nera e la Piscina Blu, due cascate spettacolari che scendono dalla roccia e formano delle vere e proprie piscine naturali, chiamate così per le diverse sfumature di colore. Qui riusciamo a vedere una coppia di lemuri bianchi Sifaka di Verreaux molto rari da avvistare. Prendiamo il sentiero che ci porta alla Cascade de Nymphes dove facciamo una breve sosta prima di affrontare l’ultimo tratto che ci riporta al parcheggio.
Salutiamo Honorien che si è rivelato una guida esperta e preparata, e che mi ha insegnato “tsarabè” che significa bellissimo. 10/08 Partiamo presto verso Tulear, ci aspettano 243 km, attraversiamo parte del territorio della tribù dei Bara per giungere sulla costa sud-occidentale del paese dove vivono i pescatori della tribù dei Vezo. Ci circondano montagne brune dalle cime piatte per l’erosione e praterie dorate dove l’erba è secca per il vento ed il caldo.
In lunghi tratti vediamo distese nere a causa degli incendi frequenti in questa zona, e questo crea un forte contrasto di colori con il giallo della paglia, marrone delle montagne e l’azzurro del cielo limpidissimo.
In questa zona sono stati scoperti dei giacimenti di zaffiri, troviamo alcuni paesi che vivono proprio su questa ricchezza, dove sono nate agenzie per la vendita e il commercio di queste, gestite in gran parte da tailandesi e cingalesi. Poco più avanti troviamo invece il villaggio dei minatori che vanno nelle cave sotterranee ad estrarre le pietre, un ammasso di capanne di paglia con attorno animali domestici lasciati liberi.
Lasciamo il Parco dell’Isalo ed entriamo nel territorio del Parco Nazionale Zombitse. Le montagne si abbassano ed il territorio diventa pian piano pianeggiante, sempre arido e vediamo qualche albero di Baobab. Titì ci spiega che la parola bao bab significa in malgascio albero – padre.
Nei pressi di Andranovory troviamo tanti villaggi in cui le donne hanno il viso dipinto di giallo e rosso. Titì ci spiega che usano una radice che viene schiacciata con una pietra ed il ricavato viene spalmato sul viso per proteggersi dal sole e per le macchie della pelle.
Arriviamo a Tulear dove facciamo una breve escursione nel mercato delle conchiglie e ci concediamo uno spuntino con Titì prima del nostro volo per Antananarivo. Lo ringraziamo e nel salutarlo gli regalo il vocabolario di italiano-francese per i suoi prossimi studi di lingua italiana, sono felice perché è una brava persona.
Arriviamo a Tanà alle 14.30 e ci concediamo una visita al mercato artigianale della capitale per un po’ di shopping.
Hotel Royal Palissandre. 11/08 Traumatica sveglia alle ore 3.30,trasferimento in aeroporto per il volo per Diego Suarez (ore 6.10-7.30).
Diego Suarez resta a nord del Madagascar ed è una zona ricca di montagne rocciose alte e prati di erba gialla secca, il clima è caldo secco e c’è sempre vento, la costa è bagnata dal Canale di Mozambico.
I nostri accompagnatori ci portano in hotel (Grand Hotel) per sistemare i bagagli e poi partiamo subito per visitare il Windsor Castle. Al termine di una strada sterrata, che sembra non finisca mai(!) circa 2,30 ore, ci arrampichiamo sotto il sole cocente delle 13 su una montagna ricoperta di sterpaglia secca, in cima alla quale c’è una formazione rocciosa. Il percorso è un po’ difficile, ci sono tanti cespugli spinosi ed è piuttosto ripido. Diversi alberi di baobab spiccano tra gli alberi verdi che si trovano tutt’attorno alla costruzione che si trova in cima. Dopo 45 minuti di cammino ci troviamo finalmente ai piedi di una scalinata di roccia che ci porta ai resti di un fortino francese, conquistato poi nel 1942 dalle forze britanniche, per questo il suo nome: Windsor Castle. Dalla cima (391mt) si gode di una vista stupenda, la nostra fatica è stata ricompensata: la Baia di Courrier ed il Cap D’Ambre, Canale di Mozambico che si incontra con l’Oceano Indiano.
Al nostro ritorno l’autista ci accoglie con un succulento picnic: riso alla cantonese, pollo arrosto con verdure, fagottini fritti e banane. Dopo un po’ di meritato riposo ammirando il panorama, ripartiamo per la cittadina di Diego. Sfortunatamente buchiamo una gomma della jeep, è strano restare isolati in questa terra disabitata su un sentiero dove non passa nessuno, restiamo fermi più di un’ora, poi riusciamo a cambiare la ruota e ripartiamo. 12/08 Ore 8.30 incontriamo Ben la nostra guida ANGAP per i giorni successivi e ci dirigiamo al Parco della Montagne d’Ambre per iniziare la visita a piedi.
Il suo territorio è costituito da un grande massiccio vulcanico ricoperto dalla foresta pluviale, il sentiero all’interno di questo è piacevole, si possono ammirare diversi tipi di alberi e Ben ci spiega le varie differenze e le proprietà medicinali, tipo la pianta del chinino che serve per la malaria, vediamo anche diversi tipi di orchidee.
All’interno del Parco vediamo diverse cascate, Antankarana e la Cascade Sacrèe, così chiamata perché il popolo che abita questa regione crede che lo spirito dei morti sia in questo luogo e loro vi vanno per pregare e fare delle richieste portandogli dei doni.
Dopo pranzo con la jeep raggiungiamo la cascata Antomboka, la più bella delle tre, con una caduta d’acqua di 80 Mt.
Notte Natural Lodge. 13/08 Ore 9.00 siamo pronti e mentre aspettiamo l’arrivo di Ben ci godiamo il panorama che ci offre il Parco della Montagne d’Ambre che ci circonda, alberi e foresta a perdita d’occhio.
Carichiamo i bagagli sulla jeep e lasciamo il Parco per dirigerci agli Tsingy Rouge, una curiosa formazione di colore rosa-rosso ottenuta dalla combinazione di argilla, sabbia e acqua, si presentano come delle torri a punta all’interno di una valle dove al centro scorre un fiumiciattolo. Fa un caldo tremendo perché ci troviamo in una valle incastrata tra le montagne, ed il colore degli Tsingy rossi ci regala un contrasto bellissimo con il cielo azzurro.
Siamo entusiasti di questa vista, stamattina l’atmosfera in macchina era un po’ fredda perché la visita di ieri al Parco era stata secondo noi troppo rapida, e quando l’abbiamo fatto notare, Ben si era un po’ risentito.
Ripartiamo ripercorrendo a ritroso la strada sterrata che ci ha portato agli Tsingy Rouge e alla fine di questa ci fermiamo in un’area attrezzata per picnic. Antonien, il nostro autista, ci stupisce tirando fuori dal bagagliaio del fuoristrada un frigo carico di riso, pesce ai ferri, frutta e spezzatino per loro, accompagnato dalle immancabili baguettes. Io ero ancora un po’ indisposta da ieri sera e ho mangiato poco, mi sentivo osservata da loro che al contrario mangiavano con una voracità che mi stupiva, ma mi ha fatto pensare che forse non tutti i giorni erano così fortunati e quindi probabilmente, non approvavano che io avanzassi del cibo.
Raggiungiamo nel pomeriggio la Riserva di Ankarana e depositiamo le valigie nella capanna dove dormiremo stanotte e partiamo a piedi per esplorare una parte della Riserva.
Raggiungiamo un canyon dove una scalinata in pietra porta all’ingresso di una caverna, la Grotta di Chauves Souris, ovvero dei pipistrelli. Ben ride, mi chiede se sono coraggiosa e se voglio entrare, ci raccomanda di non toccare la roccia perché vi si trovano degli scorpioni. Ci armiamo di pila ed entriamo, è buia, umida, puzzolente e piena di insetti. Ci sono stalattiti e stalagmiti, e sopra le nostre teste sentiamo una presenza inquietante confermata da gridolini stridenti. Puntiamo il raggio di luce verso l’alto e vediamo una nube di pipistrelli che vola sopra le nostre teste, e tanti occhietti gialli che ci guardano. Mi manca l’aria…Usciamo, il sole sulla pelle, la luce mi da la sensazione di vita.
Proseguiamo il percorso fino a raggiungere i Petits Tsingy, questi sono in roccia grigia di origine carsica o calcarea, hanno punte affilate e taglienti dovute all’erosione e hanno la forma a torre come gli altri. Ci sono diversi punti panoramici per osservarli e in alcune zone vi si può passare in mezzo, facendo attenzione a non sfiorarne la superficie tagliente.
Vediamo saltare da un ramo alcuni lemuri coronati e avvistiamo anche alcuni lemuri fulvi. Ben ci propone un percorso extra, un sentiero che porta ad un punto panoramico, ma per raggiungerlo dobbiamo accelerare notevolmente l’andatura perché questo è lungo 2.8 km ed è quasi tutto all’interno della foresta. Non incontriamo nessuno vediamo alberi secolari con tronchi enormi, e nonostante la fretta attraversare la foresta mi da una gran pace. L’ultimo pezzo è veramente ripido, ma raggiunto il crinale…Sorpresa panorama a 360° con monti e foresta tutt’attorno, roccia grigia alberi dalle diverse sfumature di verde , alcuni secchi ed altri in fiore. Un sorso d’acqua e ripartiamo perché sono già le 17.00 ed il sole sta per tramontare. In 30 minuti siamo giù, è quasi una corsa, usciamo dalla foresta e ci resta l’ultimo tratto dove c’è una buona visibilità, sono sfinita. Ben ci fa notare che il sentiero all’interno della foresta non è segnalato, ed è conosciuto solo dalle guide più esperte, il buio costituisce un pericolo notevole perché ti fa perdere l’orientamento e non è raro perdersi.
Siamo esausti ma felici per tutto quello che abbiamo visto, ripercorrendo la strada che porta all’accampamento ci sentiamo appagati .
Dopo una doccia gelida, ci sediamo con Ben a chiacchierare e beviamo un po’ di birra fredda. Antonien ci chiama a tavola e ci stupisce con una cena fantastica: tagliatelle in brodo, ci serve del riso bianco con granchi, insalata mista e per finire banana flambè, gli faccio i complimenti per la cucina e mi regala un sorriso fantastico.
Sono commossa perché questi ragazzi danno tutto quello che possono per farti stare bene, sono persone riservate e timide, ma molto dolci. Con Ben abbiamo sciolto il ghiaccio, mi racconta che ha 24 anni, studia all’università e conosce tre lingue. Lavora come guida ANGAP sei mesi all’anno ed è pagato a giornata, gli altri mesi studia e vive con quello che ha guadagnato in precedenza. Ci fa i complimenti per la nostra andatura di oggi pomeriggio perché è un percorso che di solito richiede un giorno intero di visita. Restiamo con lui a contemplare il cielo stellato più bello del mondo…Quello africano. 14/08 Notte nella capanna all’interno del parco, il letto non era poi così scomodo, e la zanzariera ci ha riparato dagli insetti ed ospiti indesiderati. Ci svegliano i galli dell’accampamento che cantano e si rispondono a vicenda, Ben viene a chiamarci, la colazione è pronta: caffè, frutta, burro, pane e zucchero. Rifocillati chiudiamo i bagagli e partiamo per vedere i Petits Tsingy e la grotta sotterranea, dove un fiume che si forma durante la stagione delle piogge vi si butta e scompare nel sottosuolo.
Passiamo in mezzo a queste torri di roccia grigia dalle forme strane, ci sono piante bellissime e Ben ci spiega i loro nomi e le caratteristiche, ad esempio l’Euforbia cresce sulla roccia.
Ci spiega l’origine della parola “tsingy” che in malgascio significa camminare in punta di piedi, perché il popolo che abitava questa zona per fuggire all’invasione di una tribù nemica, attraversandoli era costretto a camminare in punta di piedi proprio per la loro forma a punta. Poi ridendo ci interroga sui vari nomi degli alberi: Euforbia, Dracena, Pandanus, Palissandro e Arbre Vasà.
Terminata la visita partiamo per il villaggio di Ankify, ci fermiamo per pranzo e per fare alcune foto ai villaggi lungo la strada, ai fiumi, donne che fanno il bucato, bambini che giocano nell’acqua, mercati colorati di frutta e verdura.
Lungo il tragitto per ringraziarli della loro gentilezza e preparazione gli preparo delle buste con un piccolo biglietto. Siamo arrivati all’Hotel La Mer, compilo velocemente il questionario che Ben mi porge mentre loro ci scaricano i bagagli. Metto le buste dentro al questionario e fermo tutto con il cappuccio di una penna, gli lascio inoltre caramelle per il ritorno.
Li saluto ed entro in camera, dopo pochi istanti sento bussare, è Ben che con un sorriso radioso è venuto a ringraziarmi “Vous avez oblié quelque chose…” mi dice porgendomi la penna, gli dico che è un regalo, lo saluto nuovamente mandandogli un bacio con la mano. Scendo in spiaggia per un bagno nel Canale di Monzambico e sono un po’ triste perché la parte di tour è finita e sono consapevole che ciò che vedrò nei prossimi giorni non è il vero Madagascar. 15/08 Trasferimento con barca veloce a Nosy Be, dove prendiamo poi un taxi per raggiungere la parte dell’isola di fronte a Nosy Sakatia che raggiungiamo poi con un’altra imbarcazione.
Sakatia Lodge bel complesso composto da otto bungalow immersi in un bel giardino tropicale, ristorante e dyving.
Qui restiamo alcuni giorni facendo snorkeling sulla barriera corallina e visitiamo la spiaggia deserta che si trova nella parte opposta dell’isola. 18/08 Trasferimento nel pomeriggio con barca al Vanilla Hotel a Nosy Be. 20/08 Alle 8.00 siamo pronti per partire con un piccolo gruppo di italiani per un’escursione organizzata da uno dei tanti ragazzi che abbiamo trovato sulla spiaggia.
Eric è puntualissimo, ci trasporta con taxi al porto dove ci aspetta una barca. Il mare è una tavola e ci dirigiamo subito a Nosy Komba dove visitiamo a piedi un piccolo parco naturale dove vivono alcune specie di lemuri. E’ divertente, fa un caldo incredibile, ma questi lemuri un po’ addomesticati si buttano dagli alberi per cercare cibo, gli offriamo banane dalle nostre mani. Attraversiamo il villaggio ed è un susseguirsi di bancarelle che vendono collanine e tovaglie intarsiate bellissime.
Partiamo per Nosy Tanikely, l’isola è una perla circondata da un mare cristallino, la sabbia è bianca, palme e acqua limpidissima. Facciamo un po’ di snorkeling e poi Eric ci stupisce con un pranzo a base di pesce sulla spiaggia.
Alle 15.30 è ora di tornare perché la marea sta salendo e il mare cresce, le onde sono alte e saltiamo un po’. Questa giornata conclusiva è stata bellissima per il mare e per averci fatto conoscere Eric che ci ha dimostrato ancora una volta di come i malgasci siano persone speciali, volenterose e solari.