Parigi di nebbia vestita
A darmi il benvenuto due giorni fa è stato uno sciopero generale dei treni che mi ha reso alquanto complicato raggiungere il centro dall’aeroporto di Charles de Gaulle, cosa in genere molto semplice per le numerose corse e per la presenza di bus che fanno la spola. Altri operai “en grève”, li ho poi incontrati di fronte il Municipio, l’Hotel de Ville il giorno dopo. A confermare un’aria di crisi fitta come la nebbia che in questi giorni ammanta tutto, il viale degli Champs Elysées è illuminato, splendidamente ad ogni modo, a risparmio energetico. E per finire, da ieri è scattato l’allarme terrorismo per della dinamite fortunatamente non innescata ai conosciuti magazzini Printemps, con conseguente presenza di polizia e gendarmerie in ogni angolo della città…Eppure Parigi appare sempre la stessa, magari meno ostentata ma pur sempre grandiosa, consapevole di un fascino unico e senza tempo che ammalia e mi convince ogni volta a farvi ritorno.
Nonostante tutto i Parisiens conducono la vita di sempre e quando, davanti una cioccolata calda da Angelina, un’accogliente ed elegante sala da the in Rue de Rivoli, più o meno di fronte le Tuileries, chiedo notizie più precise al personale a proposito dell’attentato ai Printemps, mi viene risposto con una punta di fatalismo quasi che non li riguardasse, che non li interessasse.
Ho passato il primo pomeriggio passeggiando lungo gli Champs Elysées con una crepe calda al cioccolato tra le mani. Scesa dal metro a Concorde, la piazza con l’obelisco al centro mi ha accolto e stordito con gli Invalides in fondo, l’Hotel Crillon alle spalle illuminato da una cascata di lucine color oro, la ruota panoramica con le Tuileries a sinistra e a destra gli Champs Elysées con l’Arco di Trionfo sullo sfondo…E dire che tanti francesi più o meno illustri hanno perso la testa, ahimè in senso letterale, durante la Rivoluzione Francese in questa piazza! Mi dirigo a destra: nella prima parte del mitico viale mi perdo a curiosare tra le bancarelle di un allegro mercatino natalizio; nella seconda poi, tanti bei negozi dove trovare davvero di tutto: un Virgin store con ogni sorta di cd, dvd, libro e la possibilità di prenotare spettacoli in tutta la città; un Sephora, megaprofumeria, dove lo staff ti accoglie ballando a ritmo frenetico, un Louis Vuitton su tre piani per i più facoltosi, il Lido…Alla fine la sensazione è di trovarsi al centro del mondo, dove ogni cosa è realizzabile.
Il giorno dopo ho passato la mattinata nel cuore della ville lumière, sull’Ile De la Cité e sulla più piccola St. Louis, colegate tra loro e con le due sponde, la rive gauche e la rive droite, da una serie di ponti. In poco spazio si concentra la storia di Francia: le rovine della Parigi primordiale, la Conciergerie e le prigioni della Rivoluzione francese, la Sainte Chapelle e poi lei, la Signora, Notre Dame de Paris, celebre per le figure mostruose e i preziosi decori che ne abbelliscono la parte esterna, imponente e solenne per i giochi di luce e ombra delle ampie volte e gli antichi mosaici di vetro colorato all’interno. L’ambiente induce al silenzio e alla riflessione, la fretta è interdetta. La maestosità richiede un incedere lento e una mente vuota per permettere alle emozioni di circolare libere. Quando sono uscita, mi sentivo più leggera, soprattutto più serena, e con questo stato d’animo ho dedicato un po’ di tempo al mercato delle piante e degli uccelli con le sue “chinoiseries” e una serie infinita di case e gabbiette per uccelli.
Mi son poi fermata a chiaccherare con la proprietaria di un piccolo negozio sul viale principale dell’isola di Saint Louis, “La Petite Scierie”, dove si vende un ottimo foie gras, delizia francese, prodotto in una fattoria poco distante da Parigi. Madame me ne offerto un assaggio con dell’ottimo vino bianco…Niente male davvero.
Riscaldata dal vino mi sono persa tra i grandi viali dello shopping parigino: tutta la zona alle spalle del Centre Pompidou, Rue de Rivoli, Faubourg Saint Honorè, il Forum des Halles, il “ventre” di Parigi, centro commerciale infinito con alle spalle la bellissima Saint Eustache e tutt’attorno bistrots tipici come “Au Pied de Cochon”, gente di tutti i tipi e di tutte le razze, purtroppo tanti clochards, i senzatetto.
Ho riattraversato la Senna alla volta del Musée D’Orsay. Ne consiglio a tutti la visita, anche ai più allergici alla storia dell’arte e ai musei, anche solo per l’emozione di tornare indietro nel tempo che avverti appena metti piede nella sala centrale: il museo D’Orsay è stato creato all’interno di una vecchia stazione ferroviaria, i cui resti più significativi sono i grandi orologi attraverso i cui vetri si ammira Parigi da una prospettiva suggestiva. Quegli stessi orologi che un tempo regolavano le partenze e gli arrivi dei treni, oggi ti fanno rivivere fasti di altre epoche, colori e paesaggi di autori alternativi e geniali come gli Impressionisti di inizio ventesimo secolo: l’azzurro degli occhi di Van Gogh nel suo autoritratto riempe l’intera sala a lui dedicata, il dipinto della piccola stanza colorata del pittore ad Arles sembra non avere confini reali, l’aria estiva che si respira nella “Sièste d’apres Millet”, mi ricorda i paesaggi di Saint Remy in Provenza. Il viaggio nel sud della Francia prosegue con la luce che filtra dagli alberi o sotto l’imponente facciata della cattedrale di Rouen di Monet. E’ difficile dimenticare la grazia delle ballerine di Degas e la soffice neve dei paesaggi di Sisley xxxx
Oggi è stata la volta del Quartiere Latino. Non ho resistito e son tornata ancora una volta nella parte più vicina alla Senna dove la libreria inglese Shakespeare &CO è ormai monumento nazionale, poi però mi sono diretta verso Place de la Contrescarpe e Rue Mouffetard che non avevo mai visto. Tanti locali etnici, enoteche, boulangèries (panifici) con ampia varietà di croissants, pains au chocolat, baguettes e pane di ogni forma e qualità, Belle cioccolaterie con bonbon e cioccolatini dalle fogge stravaganti e poi tanti banchi alimentari tra cui diverse pescherie con molluschi e crostacei dalla Normandia e dalla Bretagna. Da provare le “coquilles de Saint Jacques”, una sorta di fasolare dalla polpa bianchissima e corposa come quella dell’aragosta. La conchiglia è quella usata come simbolo di appartenenza dai pellegrini del Cammino di Santiago dedicato a San Giacomo, Saint Jacques appunto. Io le ho mangiate cotte su una griglia in ghisa rovente, la Pierrade…Squisite.
Ca va sans dire, Parigi offre ogni tipo di cucina, ma sarebbe un peccato non provare, che so, i formaggi, dal Camenbert al Brie, dal Roquefort ai tomini di chevre da gustare caldi; i Bordeau e i Borgogne, vini rossi vellutati e corposi; le zuppe saporite come quella alla cipolla; le carni pregiate di anatra e agnello. Non occorre spendere una fortuna per mangiare discretamente. Tante le brasseries e i bistrots con piatti semplici e gustosi,, dai cui tavolini si osserva in maniera del tutto privilegiata la Francia a passeggio. Tanti i Bar à vin dove i formaggi e non solo, si accompagnano a selezioni di vino eccellente. Segnalo l’Ecluse sul Quai des Grands Augustins, rive Gauche. Da evitare quasi sempre i locali con menu turistico fin troppo economico. Il risparmio non è reale se il cibo è scadente. Se poi si vuol abbinare la gola alla storia e alla letteratura francese, si possono scegliere i famosi Cafè Flore, Les Deux Magots e la Brasserie Lipp nel quartiere di Saint Germain dès Pres, dove Sartre e Simone de Beauvoir creavano quella che sarebbe diventata la corrente esistenzialista.
Sempre più difficile è invece rivivere l’atmosfera bohemienne di Montmartre e Place du Tertre…Decisamente turistiche, bisogna avere molto tempo e pazienza per rintracciare angoli autentici dove nasceva una Parigi rivoluzionaria e fuori dagli schemi.
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Che sorpresa il Marais, un quartiere in movimento che ha saputo conservare il suo cuore autentico, il vecchio quartiere ebraico. Dalla Rue Pavée fino Rue des Rosiers, con i suoi ristoranti e takeaway di piatti tipici ebraici, è facile incontrare ebrei vestiti e pettinati alla maniera tradizionale. Sembra che il tempo si si fermato mentre tutt’attorno frenetiche strade e stradine come Rue des Francs Bourgeois pullulano di attività commerciali ognuna unica, perchè frutto di stilisti d’avanguardia o veri e propri tesori di antiquariato. Per gli appassionati del genere consiglio il Village Saint Paul, vero e proprio villaggio dentro la città a sud del Marais, e il Marché de Enfants Rouges più a nord.
Il gioiello del Marais resta Place des Vosges, perfetta, simmetrica con i suoi palazzi antichi, i giardini, i portici e le arcate.
xxxx Prima di lasciare Parigi ho voluto rivisitare il Louvre. Ho rivisto i capolavori di Leonardo, Veronese, Rubens e tanti altri. Il Louvre resta comunque una location eccezionale anche solo per la sua stessa struttura. Gli ampi corridoi e le gallerie lo rendono un luogo magico dove immaginare re e cortigiani. Se poi lo sguardo cade sulle piramidi di vetro è innegabile per quanto scontato che la mente corra al romanzo di Dan Brown, il Codice da Vinci: chi ha dimenticato i templari, i tesori e i misteri di una trama così avvincente.
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Ieri pomeriggio ho dovuto decidere quale parte della città scegliere perchè il viaggio sta terminando, oggi si parte.
Dopo un giro tra i fasti di Place Vendome, Rue de la Paix, l’Opera e Place de la Madeleine, dove un salto da Fauchon, Ladurée e la Maison de la Truffe è irrinunciabile per gli amanti della gastronomia francese ad alti livelli, dopo tutto ciò ho scelto di fermarmi sotto la Tour Eiffel e godermi lo spettacolo di infinite lucine argentate e intermittenti che allo scattar di ogni ora rendono ancor più brillante ed effervescente il simbolo re di Parigi.
Poi mi son diretta ancora una volta nei pressi del Quartiere Latino, più precisamente Boulevard Saint Michel, il Boul Mich per i tanti studenti della Sorbona, giovani e viaggiatori che ne affollano i cafè e localini.
La serata volge al termine e mi ritrovo ad osservare il lento scorrere della Senna, i suoi ponti alla luce fioca dei lampioni. E’ un qualcosa di unico, irripetibile altrove, con lo struscio dei bateaux -mouche e Notre Dame sullo sfondo. Ancora una volta, allontanata la confusione e il clamore, la magia a Parigi fa capolino. Dal nulla, un ragazzo appare facendo acrobazie con i pattini ai piedi…È davvero bravo, lo applaudo e glielo dico…Non si stupisce, mi sorride e scompare…L’ho solo immaginato? Forse…D’altronde a Parigi è possibile.